capitolo diciassette
SOPHIE
"Devo dire che è bello non dover cucinare per una volta" Sophie sospirò, posando le posate e lasciandosi andare contro lo schienale della sedia, socchiudendo gli occhi e ascoltando le voci degli altri clienti del locale: stranamente quella sera c'era più gente rispetto al solito, quando era entrata aveva notato delle facce sconosciute ed Eloise correva qua e là come una piccola ape indaffarata.
"Conosco molto bene la sensazione" sentenziò Eloise, avvicinandosi al suo tavolo e posandole una mano sulla spalla, voltando poi la testa verso l'entrata quando il rumore della porta che si apriva risuonò sopra il mare di chiacchiere: "Ciao, Roy" esclamò e Sophie sorrise, notando come le guance dell'amica si coloravano di rosso.
Le piaceva Roy, il tipo allampanato e sempre vestito di nero che passava molto spesso dal locale.
"Buonasera" mormorò Roy, avvicinandosi a loro e sistemandosi la montatura quadrata, mentre faceva vagare lo sguardo sulla sala: Sophie l'aveva sempre visto seduto allo stesso tavolo ogni volta che era andata lì.
Per la precisione quello più distante dal bancone, dal quale poteva avere un'ottima visuale della sala.
Peccato che, per quel giorno, il suo tavolo era stato occupato da una coppia di piccioncini più interessati a tubare fra di loro che a mangiare: "Perché non ti unisci a Sophie? Così non mangi da solo" dichiarò Eloise, spostando la sedia davanti a quella di Sophie e facendogli cenno di accomodarsi.
Sophie sorrise, mentre Roy faceva passare lo sguardo dalla seduta a lei: "Ma io..." bisbigliò, voltandosi verso il suo tavolo e poi tornando a fissare quello.
"Davvero, accomodati. Lo faccio per avere solo un tavolo occupato, capitemi" lo esortò Eloise, mettendogli le mani sulle spalle e costringendolo a sedersi: "Cominciano ad arrivare i turisti, gente che si perde da queste parti e deve mangiare."
"Eloise!" la riprese Sophie, ridacchiando: capiva benissimo quello che intendeva l'amica ma non bisognava sbandierarlo in quel modo.
"Ehi, sono loro che si perdono. Io faccio solo i miei affari" decretò Eloise, mettendosi le mani sui fianchi e sorridendole: "Roy per te il solito?" domandò, spostando poi l'attenzione da lei all'uomo.
Roy annuì con la testa ed Eloise li lasciò da soli: "Non penso che siamo mai presentati, Roy Joffrin" dichiarò, allungandole una mano sopra il tavolo.
"Sophie Hamon" si presentò, stringendo le dita dell'uomo per pochi secondi, prima che lui ritirasse le proprie.
"Oh, Hamon come..."
"Evangeline Hamon" concluse per lui Sophie, piegando le labbra in un sorriso: "Era mia nonna."
"Grande donna, con uno spiccato senso dell'arte" Roy si sistemò gli occhiali, guardando un punto oltre le spalle di lei e lasciò andare un sospiro, prima di scuotere la testa: "Ho ancora in galleria un quadro che mi aveva chiesto di restaurare, se vuole posso portaglielo."
"Certamente" Sophie annuì, prendendosi il volto fra le mani e fissando l'uomo: "Posso farle una domanda?"
Roy la guardò, sistemandosi gli occhiali e annuendo con la testa: "Perché una galleria d'arte in un posto come questo?" gli domandò Sophie, cercando così di dare una motivazione al perché di un simile esercizio in un posto come Fourcès.
"Oh, è presto detto" mormorò Roy, intrecciando le dita davanti a sé e guardandole: "Anche questi bifolchi hanno bisogno di arte e poi gli affitti costano poco da queste parti" dichiarò con molta semplicità, alzando lo sguardo e fissandola senza nessuna espressione in volto: "Lavoro principalmente online e molti degli incauti clienti di Eloise sono miei clienti."
"Astuto" mormorò Sophie, annuendo con la testa: certo, se lavorava online non aveva bisogno di essere chissà dove, esattamente come lei e, proprio in virtù di questo, aveva scelto un posto dove l'affitto era basso in modo da avere meno spese.
Veramente intelligente.
"Grazie mille" mormorò Roy, accettando il complimento con un cenno della testa e guardando poi alle sue spalle.
Sophie si voltò, sorridendo alla vista di Fabien sulla soglia del locale: lo salutò con un gesto della mano, attirando così la sua attenzione e vedendolo raggiungere il suo tavolo con poche falcate: "Ceni dal nemico?" le chiese, posando le mani sulla spalliera della sua sedia, costringendola così a piegare all'indietro la testa.
"Eloise è mia amica" gli disse Sophie, assottigliando lo sguardo e storcendo la bocca: "Finito di lavorare, detective?"
"Sì" Fabien le sorrise, dando una veloce occhiata all'altro occupante del tavolo, prima di dedicare di nuovo tutta l'attenzione a lei: "Tutto a posto alla fattoria?"
"Sì, niente di nuovo."
Fortunatamente non era successo nient'altro, sembrava che chiunque avesse preso di mira la sua fattoria si fosse calmato: magari essere stato quasi scoperto l'aveva intimorito.
Non lo sapeva e, sinceramente, non voleva incontrarlo per approfondire la questione.
Fabien aveva indagato sulla targa che aveva trovato, ma non era arrivato a niente: sembrava che l'auto fosse stata rubata da un po' di mesi e il vecchio proprietario non ne sapeva niente della fattoria Hamon.
"Avvisami se succede qualcosa" Sophie annuì, piegando leggermente indietro la testa e sorridendo, osservando poi Fabien chinarsi su di lei e sentendo le sue labbra sfiorarle la guancia: "Joffrin" Fabien salutò l'altro uomo, mentre lei si portava una mano alla guancia.
Da quando in qua la baciava?
Toccare? Certo, l'aveva fatto tante volte, sembrava che Fabien comunicasse anche con il tocco oltre che con le parole.
Ma baci? Era la prima volta che gliene dava uno, seppur uno semplice e casto sulla guancia.
"Agente Richard" mormorò Roy, ricambiando il saluto.
Fabien se ne andò e Sophie si chiese due cose, mentre lo guardava uscire dal locale: perché era andato lì se non aveva preso nulla e non voleva mangiare e poi...
Perché l'aveva baciata? Insomma, finora si erano solo toccati un po', carezze lievi, era scappato un quasi bacio che era stato interrotto da Tulipe ma...
Perché Fabien Richard doveva farla sentire come una ragazzina?
Era stata fidanzata per parecchio tempo, adesso si scandalizzava per un bacetto sulla guancia dal bel poliziotto di paese? Dio, stare in campagna e da sola le stava facendo male.
"Qualcuno ha marcato il territorio o sbaglio?" domandò Eloise, avvicinandosi al tavolo e mettendo un piatto di carne condita con una salsa decisamente invitante davanti a Roy.
"Cosa?"
"Fabien" Eloise ammiccò con gli occhi, indicando la porta e ridacchiando: "Gli piaci e ha segnato il territorio."
"Punto primo io non sono un palo della luce su cui schizzare la pipì" si fermò, notando come Eloise incrociava le braccia: "Secondo, non è un animale."
"Quando vuole l'essere umano è più animale di..." Eloise si fermò, facendo schioccare la lingua sui denti: "Beh, qualsiasi animale."
"Questo discorso non ha senso" dichiarò Sophie, alzandosi e recuperando la sua borsetta, frugando all'interno alla ricerca delle chiavi dell'auto.
"Certo, certo. Fai finta di niente" la rimbeccò Eloise, dandole un lieve schiaffo sulla spalla e ridacchiando, prima di tornare dietro il bancone.
"Ci vediamo domani, Eloise."
"A domani" la salutò l'amica, mentre lei rivolgeva poi un cenno di saluto a Roy e usciva dal locale: rabbrividì appena, ricordandosi di portarsi dietro un cardigan la prossima volta che sarebbe uscita di sera.
Si avviò verso l'esterno del paese, raggiungendo la sua macchina e mettendola in moto, avviandosi tranquillamente verso casa.
Sorrise, osservando i campi immersi nell'oscurità notturna: sapeva benissimo com'erano alla luce, perfettamente arati e già seminati, pronti a darle il sostentamento monetario di cui aveva bisogno.
Alzò l'attenzione verso la sua casa che sarebbe dovuta essere immersa nel buio e invece c'era una luce proprio nel punto dove era l'entrata.
Si fermò alla base della collina sulla quale sorgeva la sua fattoria, notando i fanali accesi davanti al suo cancello e guardando l'auto, per quanto potesse vedere nell'oscurità notturna: non le sembrava quella di Fabien, per niente.
Dal poco che vedeva le sembrava decisamente più piccola, dalle forme ben diverse rispetto al SUV di lui, quella le ricordava...
L'auto che aveva visto lì intorno.
Spense il motore e prese il cellulare, azionandolo e scorrendo subito la lista dei contatti, scegliendo quello di Fabien e chiamandolo: "Ti ho lasciato cinq..."
"Sono alla fattoria" lo interruppe subito, guardando l'auto ancora ferma e con i fanali accesi che puntavano verso il cortile: non si stavano facendo problemi a mascherare la loro presenza, quasi come se non gli importasse chiunque erano.
"Dove sei?"
"In macchina" gli rispose subito, continuando a fissare la luce dei fanali e stringendo il volante: "In fondo alla strada. Se fanno del male a..."
"Arrivo. Tu rimani dove sei" le ordinò Fabien e poi rimase in silenzio: Sophie non si azzardò a chiudere la comunicazione, sentendo i rumori che venivano dall'altra parte del telefono.
Strinse il volante, guardando l'auto ancora ferma davanti il suo cancello e domandandosi cosa stavano facendo: i suoi animali erano al sicuro? Non stavano facendo loro del male?
Voleva andare, mettere in moto l'auto e andare a proteggere ciò che era suo, ma non riusciva a muoversi. I piedi erano incollati ai pedali e le mani sembravano attaccate al volante: poteva stare lì, immobile nell'oscurità, sentendo i rumori che Fabien stava facendo provenire dal cellulare.
Tulipe stava bene?
Le galline? E le capre?
Strinse i denti, provando a spostare la mano verso il quadro delle chiavi ma senza riuscirci.
Guardò nuovamente verso la fattoria, ringraziando mentalmente i campi che le permettevano di vedere. Notò i fanali dell'auto accendersi e poi quest'ultima scendere lungo la strada, arrivando fino a quella principale.
Trattenne il fiato, osservando i fanali puntarsi verso di lei e rimase immobile, nell'oscurità dell'abitacolo della sua macchina, osservando l'altra passarla accanto.
Guardò l'interno, sperando di carpire qualcosa in quella manciata di secondi ma senza riuscire nell'impresa: le era sembrato un volto sconosciuto, molto anonimo quello dell'uomo che era venuto via dalla sua casa.
"Ehi? Sophie?" la voce di Fabien la fece sobbalzare e lei prese il cellulare, accorgendosi di quanto stava tremando la sua mano.
"Non l'ho mai visto" disse subito, guardandosi indietro e vedendo un paio di fanali proprio dietro la sua auto: "Il tizio nell'auto, non lo conosco" continuò, sperando che non fosse lo sconosciuto.
"Sono dietro di te" Fabien l'avvisò, sfanalando con la luce dei fari della sua auto.
Era lì.
Non era più sola.
Inspirò profondamente, riuscendo finalmente a muovere le mani e mise in moto l'auto, procedendo veloce fino alla sua casa. Aspettò che Fabien scese di macchina e fece lo stesso anche lei, allungando una mano e catturando un lembo della giacca dell'uomo, seguendolo passo passo.
Fabien si diresse subito verso la rimessa, prendendole la mano e tirandola a sé mentre lei sospirava: gli animali stavano tutti bene ed erano tranquilli.
Le capre stavano ruminando con serenità l'erba che Garcia aveva portato loro quel pomeriggio e le galline dormivano placide nella voliera.
Sophie sorrise, vedendo Tulipe correre goffa verso di lei con le ali spalancate: "Ehi, bellezza! Stai bene?" le domandò, chinandosi e carezzando l'animale, stringendolo a sé.
Sentì Tulipe posarle il becco sulla spalla e strusciare il muso contro la sua guancia, mentre lei chiudeva gli occhi: stavano bene, stavano tutti bene.
Sentì Fabien muoversi e allontanarsi da lei, mentre lei stringeva con più forza Tulipe a sé, sentendola docile contro di lei.
Quanto tempo era passato quando Fabien tornò, Sophie non sapeva dirlo con certezza: sentì Tulipe sibilare appena e poi il tocco gentile dell'uomo sulla sua spalla. Lei alzò lo sguardo, incontrando quello nella penombra di Fabien e vedendolo storcere la bocca, prima di aprirla: "Hanno rotto i vetri" la informò in modo semplice, senza edulcorare più di tanto la notizia.
"Cosa?" Sophie lasciò andare l'oca, balzando in piedi e avviandosi all'esterno, osservando la sua casa e poi notando le persiane rotte del pianoterra: "No, no" piagnucolò, avvicinandosi a una finestra e notando il vetro rotto: era stato colpito con qualcosa proprio al centro.
I bordi del vetro rotto erano frastagliati e, se si fosse affacciata, avrebbe potuto vedere senza problemi il resto frantumato sul pavimento della sala da pranzo: "Ma perché mi fanno questo? Cosa ho fatto?" si domandò Sophie, guardando anche l'altra finestra che dava sul cortile anteriore ridotta alla stessa maniera.
Si sentiva...
Violata nella sua sicurezza.
Era già successo la notte in cui Tulipe era stata ferita ma, adesso, quella sensazione era tornata più forte: qualcuno era stato lì, quell'uomo anonimo che aveva visto venir via, e si era preso l'autorità di distruggere ciò che la proteggeva durante il suo sonno.
Come poteva sentirsi sicura in casa sua se un estraneo si arrogava il diritto di distruggere le sue finestre?
Se la volta successiva fosse entrato mentre lei dormiva?
Chi glielo impediva?
Inspirò, sentendo la gola stringersi e l'aria cominciare a mancarle dai polmoni: non voleva stare lì, non voleva rimanere lì da sola quando qualcuno poteva entrare così facilmente in casa sua.
Non...
"Sistemo questi e poi rimango a dormire qui. Va bene?"
Sophie si voltò verso Fabien, sbattendo le palpebre e cercando di capire cosa aveva detto ma senza riuscire a riportare una sola parola alla sua mente: "Cosa?" mormorò, guardandolo e scuotendo il capo.
Fabien le sorrise, scostandole una ciocca dal volto: "Ho detto che sistemo le finestre e poi rimango a dormire qui" le ripeté l'uomo, scandendo bene ogni parola e sorridendole: "Hai un po' delle scatole?"
"Sì, credo" Sophie scosse il capo, indicando con un gesto vago la zona degli animali: "Nella rimessa" aggiunse perché, se non ricordava male, c'erano ancora gli scatoloni con cui aveva portato il mangime l'ultima volta.
Fabien annuì e si diresse verso la rimessa, tornando con due pezzi di cartone abbastanza grandi da sostituire i vetri rotti: entrò poi in casa e, dopo aver pulito il pavimento, appoggiò i cartoni alle finestre e li fissò con lo scotch che aveva trovato.
Il tutto sotto lo sguardo vigile di Tulipe che controllava i lavori con la stessa perizia di un ingegnere: "Domani bisogna chiamare qualcuno per ripararle" dichiarò Fabien, accertandosi che il pezzo di cartone non sarebbe venuto via e guardando poi lei.
"Rimani davvero qui?"
"Sì. Non me la sento di lasciarti da sola e sembrano essere diventati più..." Fabien si fermò, piegando le labbra in una smorfia e poi annuendo a qualcosa che gli era venuto in mente: "Audaci" continuò, poi indicando la porta del salotto: "Dormo sul divano."
"Se non ti dà problemi, c'è una camera in più sopra" Sophie indicò il piano superiore con un cenno del capo e sorridendo all'uomo: "Ho cambiato tutto, ma era quella di Evangeline."
Aveva sistemato quella stanza nel caso avesse avuto ospiti, ma lei personalmente non sarebbe mai riuscita a entrarci: "Va bene, grazie" assentì Fabien, sorridendole e massaggiandole una spalla.
A quanto pare lui non si faceva problemi.
"Davvero. Resti qui? Tua nonna?"
"Penso che mi sbatta fuori se provo a tornare a casa" le disse Fabien, scuotendo il capo e spingendola verso le scale: "Su, vai a letto" le disse, con un sorriso dolce che gli piegava le labbra.
Sophie annuì con la testa, stringendo maggiormente a sé Tulipe e salì alcuni gradini, fermandosi e voltandosi: "Fabien?" lo chiamò, bloccandolo nell'atto di togliersi la giacca di pelle e vedendolo subito spostare lo sguardo su di lei: "Grazie."
a/n: incredibile ma vero, mi sono ricordata di aggiornare questa storia nel giorno corretto!
In verità non ho chissà cosa da dire in queste note finali, tranne che la trama si sta piano piano muovendo sia in ambito di coppia che in ambito di 'ma chi ce l'ha così tanto con Sophie?', infine...
Ecco a voi l'ultimo personaggio assurdo di Fourcès: il caro Roy, colui che ha come obiettivo di vita portare la cultura in un luogo che ha dato i natali al Trio dentiera. Ci riuscirà?
Detto ciò, come sempre mi scuso per gli eventuali errori e vi ringrazio tantissimo per tutto il supporto che mi date.
Infine, vi do appuntamento alla prossima settimana con un nuovo capitolo!
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