Capitolo cinque

SOPHIE

Poggiò le mani sulle ginocchia, inspirando a fondo l'aria e sentendo la gola bruciarle: lasciò andare un lungo sospiro, tirandosi su e voltandosi verso l'abitazione, notando Tulipe ferma sulla porta d'ingresso con le ali spalancate, quasi come se stesse facendo una danza della vittoria.

Quella stronza di un'oca l'aveva rincorsa per tutto il giardino, non lasciandole un attimo di respiro almeno finché lei non era scappata fuori dal cancello e aveva corso lungo la strada che portava alla fattoria.

Era circondata dai terreni aridi, quelli che un tempo avevano fornito il maggior sostentamento alla fattoria e adesso erano solo un mucchio di terra secca: sbuffò, appoggiandosi alla staccionata in legno in un punto che le sembrava poter reggere il suo peso.

Quella mattinata era cominciata anche bene: aveva provato alcune ricette per il suo blog, aveva registrato il primo video da mettere sul canale YouTube e poi si era dedicata al cortile, sistemando un'ampia zona, contenta che il suo corpo si stesse abituando a quelle mansioni di fatica.

Era andato tutto bene, almeno finché Tulipe non aveva deciso che era giunto il momento di farle capire chi comandava.

Sbuffò, guardando il terreno: doveva decidere cosa fare con quello, era sicura che se avesse aspettato ancora un po', con la primavera alle porte, li avrebbe resi ingestibili per tutto l'anno.

Non era durante quella stagione che la campagna rifioriva e si rimetteva in moto?

Continuò a guardare la terra arida, finché la quiete fu spezzata dal rumore forte e costante di un motore: Sophie si voltò, osservando il trattore rosso che, imponente, mangiava la strada con le ruote grosse; rimase a guardarlo, storcendo la bocca al rumore che squarciava l'aria, scostandosi appena dalla staccionata, quando il mezzo svoltò nella sua strada e la risalì con facilità.

Sophie osservò il mezzo, notando la persona all'interno dell'abitacolo e riconoscendo uno dei vecchietti del trio combinaguai, anche se non sapeva esattamente quale dei tre fosse, se Garcia o Vincent o l'altro di cui non sapeva il nome.

"Buondì, ragazza" la salutò l'uomo, fermando il mezzo e alzando un braccio in segno di saluto.

"La prego, niente risse per oggi" sospirò Sophie, ascoltando la risata grassa del vecchietto; rimase a fissarlo, mentre scendeva dal trattore e le si avvicinava, recuperando un pacchetto di sigarette dalla tasca della camicia e accedendosene una.

"Devi davvero pensare a cosa fare" le disse l'uomo, avvicinandosi a lei e appoggiandosi alla staccionata, soffiando fuori il fumo mentre Sophie tornava a fissare il campo con una smorfia sulle labbra: "Immagino che ti sembreremo degli impiccioni, ma vogliamo solo il tuo bene..." l'uomo si fermò, facendo un nuovo tiro di sigaretta: "Un campo così lasciato incolto, è veramente un peccato."

"Non so cosa fare e non ho i mezzi" mormorò Sophie, non c'era motivo di nascondere la sua situazione e si voltò verso l'uomo, scivolando poi verso il trattore: "Mi servirebbe uno di quelli e non oso pensare a quant'altro."

"Da queste parti ci si dà una mano, ragazza mia" le disse l'anziano, dandole una manata sulla schiena e ridendo sguaiato, mentre scuoteva la cenere della sigaretta: "E anche quegli altri due rompiscatole sono disposti a darti aiuto, fidati" si fermò, stringendole la spalla e guardandola negli occhi: "Devi solo decidere cosa vuoi farci."

Sophie annuì, tirando su con il naso e socchiudendo le palpebre, cercando di mettere un freno alle lacrime: non era tanto la proposta d'aiuto ma il fatto che, con quelle poche parole, l'anziano le aveva fatto intendere una cosa importante.

Non era sola.

Poteva fare affidamento su di loro, se voleva.

"Non lo so e ho paura a chiedere a voi" Sophie si fermò, mentre un timido sorriso le affiorava sulle labbra: "Il detective Richard mi arresta se faccio scoppiare un'altra rissa."

Era certa che sarebbe successo se Fabien Richard l'avrebbe fatto effettivamente, se si fosse riunita con il trio della dentiera e qualcosa avesse fatto partire una nuova scazzottata.

L'anziano scosse il capo, soffiando fuori il fumo: "Certo, come se non fosse il primo a farla per questo bel culetto" decretò, dandole una generosa manata sul sedere.

Sophie sobbalzò, allontanandosi dal vecchio e vedendolo ridere sguaiato: quel...

Come si permetteva? Ma lo sapeva che quello poteva essere inteso come molesta sessuale?

Lo fissò male, non ricordando nemmeno cosa le aveva detto e l'uomo scosse il capo, buttando la cicca per terra e spegnendola con il tallone: "Alle volte mi chiedo come vivete voi giovani" decretò, incrociando poi le braccia al petto: "Comunque giuro di non fare altre risse, anche se darai retta a quei coglioni."

"Giura?"

"Su mia moglie."

Non ricordava se era lui quello che aveva fatto partire la rissa perché gli era stata toccata la consorte, ma Sophie annuì, era sicura che un tipo del genere avrebbe mantenuto un giuramento se c'era di mezzo il buon nome della compagna: "Potrei invitarmi per una riunione strategica davanti una buona tazza di tisana..."

"Tisana? Vino, come minimo."

"L'alcool rende scemi" decretò Sophie, scuotendo il capo: non avrebbe fornito loro una motivazione per una rissa e, cosa più importante, non voleva che finissero in coma etilico.

Fabien Richard, detective stazionato a Fourcès, avrebbe potuto arrestarla anche per quello.

Non avrebbe dato nessun pretesto a quell'uomo.

"Vino veritas" commentò il vecchio, mentre Sophie intrecciava le braccia al seno e lo fissava, ben decisa a tenere la sua posizione; rimase a guardarlo, tenendo testa allo sguardo dell'uomo e sorridendo quando lo vide alzare le mani e scuotere il capo: "Va bene, tisanina come le signore perbene" decretò, indicando con un gesto ampio delle braccia la tenuta: "Ti aiuteremo a risistemare questo posto. Anche in onore della buon'anima di Evangeline."

Sophie annuì, osservandosi intorno e sentendosi un po' rincuorata: se il trio della dentiera l'avrebbe aiutata forse, e sottolineava forse nella sua testa, quel posto sarebbe diventato quello che era stato sotto la guida di sua nonna.

Forse anche gli animali avrebbero riconosciuto la sua supremazia su di loro.

Fissò la casa e la rimessa, osservando Tulipe pattugliare il perimetro con la sua andatura sculettante: "Posso farle una domanda?" domandò, voltandosi verso l'uomo e vedendolo mentre annuiva con la testa: "Perché nessuno ha preso gli animali?"

"Perché quella stronza di un'oca non fa avvicinare" le rispose prontamente l'anziano, sputando per terra: "Dopo che tua nonna è morta, in verità, li avevamo presi per portarli al sicuro, ma a quelli è importato un cazzo e sono scappati alla prima occasione" si fermò, storcendo la bocca in un ghigno, mentre puntava lo sguardo verso la rimessa: "Sono tornati qui e quella stronza non lascia avvicinare nessuno" Sophie annuì, voltandosi anche lei e vedendo Tulipe, quasi com se si fosse sentita chiamata in causa, alzare il lungo collo candido e aprire il becco: "Sono fortunati che tu sei venuta quasi subito, altrimenti sarebbero morti."

Sophie si voltò verso la casa: quell'ingrata di Tulipe invece di trattarla come se fosse un'intrusa avrebbe dovuto stendere le sue piume dove passava se non moriva di fame e se qualcuno adesso si prendeva cura di lei.

Tutti quei bastardi dovevano farlo, invece di divertirsi alle sue spalle.

Glielo avrebbe detto quando avrebbe dato loro da mangiare, appena Tulipe avesse deciso che poteva rientrare.

"Via, devo andare o mia moglie sguinzaglia Fabien per i campi" commentò l'uomo, scostandosi dalla staccionata e ritornando al suo trattore: "Sento quegli altri due per la nostra riunione" le disse, dopo essere salito.

"Grazie e..."

"Niente risse, ho capito" dichiarò l'anziano, azionando il motore e iniziando a ripercorrere la strada in retromarcia, squarciando nuovamente l'aria con il rumore forte e disturbante del motore.

Sophie rimase a osservarlo mentre si immetteva nella strada principale, ascoltando il suono che, adesso che era lontano, sembrava più il ronfare di una grossa bestia.

Guardò il pesante mezzo continuare per la sua via e notare l'auto grigio metallizzato che giungeva dalla direzione opposta e svoltare anche questa nella sua strada.

Quello doveva essere un giorno di visite, a quanto pareva.

Rimase al suo posto, notando l'auto fermarsi all'inizio della salita che portava alla fattoria e poi un uomo sconosciuto scendere dalla vettura e guardarsi attorno, prima di notarla e salutarla con un cenno del capo, cominciando a risalire lungo il sentiero sterrato.

"Buongiorno" la salutò l'uomo, con la voce spezzata dal fiatone, e fermandosi a pochi passi da lei: Sophie annuì, osservandolo e studiando la figura piena dell'uomo. Non era grasso, aveva quella robustezza che le veniva spontaneo associare agli uomini di mezz'età: aveva i capelli brizzolati pettinati all'indietro e gli occhi chiari erano piccoli e nascosti in parte dalle palpebre calanti.

Era un uomo che lavorava all'aperto, era una sensazione che avvertiva vedendolo, eppure c'era qualcos'altro: "Immagino che tu sia la nipote di Evangeline, mi ha parlato parecchio di te" commentò il nuovo arrivato, mentre le labbra nascoste dalla barba si muovevano e il sorriso gli storse appena i lineamenti.

"Non posso dire altrettanto" mormorò Sophie, alzando le spalle: sua nonna non le aveva mai parlato molto, nelle poche volte in cui si erano sentite prima della sua dipartita, era più interessata alla vita di Sophie.

"Gilles Potain" si presentò l'uomo, allungando una mano verso di lei e Sophie gliela strinse, sentendo la forza in quella stretta: "Proprietario della Potain Costruzioni" continuò Gilles, tastandosi le tasche dei pantaloni e tirando fuori un cartoncino spiegazzato, porgendoglielo.

Sophie lo accettò, rigirandoselo fra le dita e osservando poi l'uomo, notando come lo sguardo di questo si era posato sui campi: "Con tua nonna abbiamo parlato molto spesso di questa proprietà" le disse, guardandola nuovamente e sorridendo: "Le ho proposto tante volte di venderla. La prenderei subito, a qualsiasi cifra."

Sophie abbassò lo sguardo sul biglietto che teneva ancora fra le dita, inspirando profondamente e lasciando andare l'aria: dubitava fortemente che la nonna avesse dato tante opportunità a quell'uomo, considerando quanto doveva essere affezionata a quella terra.

Le aveva lasciato da parte i fondi per far riprendere la fattoria con tanto di clausola che doveva usarli per quello, quindi dubitava che l'idea di vendere l'avesse anche solo sfiorata: "Immagino che, per una giovane e bella donna come te, la vita da queste parti sia..."

"Non è in vendita" lo interruppe Sophie, allungando la mano con il biglietto da visita.

"Ti conviene pensarci bene, signorina."

Non voleva pensarci, voleva seguire il flusso del suo istinto e quello strano senso di protezione che l'aveva invasa quando Gilles aveva cominciato a parlare: quella era casa sua, quelle poche parole si erano subito scolpite nella sua mente e l'avevano invasa, facendola parlare.

"La nonna non ha venduto e non lo farò nemmeno io" dichiarò, allungando la mano verso di lui ed esortandolo così a riprendere il suo biglietto da visita: "Non potrei tradire così la sua memoria."

"Faresti l'affare della tua vita" commentò Gilles, mentre i suoi occhi perdevano la luce affabile che avevano avuto e i lineamenti del viso assumevano un'aria più severa più minacciosa mentre recuperava il biglietto: "Non mi importa di quanto offri, la voglio comprare."

"Ed io le ripeto che non è in vendita" decretò Sophie, trattenendo il bisogno di fare un passo indietro: se avesse anche solo osato mostrare un po' di debolezza, sentiva che quell'uomo l'avrebbe mangiata viva.

Incrociò le braccia al petto, allargando appena i piedi e rimanendo al suo posto: Gilles assottigliò lo sguardo, scuotendo il capo: "Sei tale e quale a tua nonna" le disse, mentre le labbra gli fremevano sotto la barba: "Tornerò e spero di trovarti più propensa."

Sophie scosse la testa, continuando a rimanere ben salda nella sua posizione: "Buona giornata, monsieur."


a/n:  beh, almeno a questo giro ho postato nel giorno corretto. Continuano le avventure di Sophie in quel di Fourcès e una nuova conoscenza è stata fatta. 

Per questo giro non mi dilungo tantissimo e vi faccio i soliti discorsi finali: un grazie tantissimo a tutti voi che commentate e mettete stelline a questa storia, sono contentissima di sapere che vi sta piacendo! E mi scuso per gli eventuali errori lasciati qua e là, appena possibile la revisionerò per eliminarli!

Come sempre vi do appuntamento a giovedì prossimo!

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