98. Quattro chiacchiere con Gaius
"Beh, è davvero straordinario, Merlino! Le omniole sono portentose e il pozzo dei desideri è qualcosa di così incredibile, insieme a tutto il resto, che non ci avrei mai creduto se non fossi stato tu a raccontarmelo! Comunque, non per lamentarmi, ma vorrei farti notare che questa è almeno la quarta volta che mi ripeti le stesse cose."
"Scusate, Gaius, avete ragione; il fatto è che voi siete l'unico con cui posso confidarmi e sono certo che mi capiate! Se mi fossi tenuto tutto dentro, sarei come minimo esploso: il segreto dell'esistenza della Vertelch è talmente pazzesco che quest'avventura mi sembra ancora un sogno! Conoscere altre persone come me, poi, che nel futuro mi considereranno con così grande ammirazione, è qualcosa di cui non riesco proprio a capacitarmi... Oh, vorrei tanto che anche voi aveste conosciuto Gilbert, Priscilla e Lucynda! Per non parlare di Clarius, con il suo accento strampalato e la sua abilità illusoria! Sareste tutti andati d'accordo a meraviglia e voi avreste potuto consultare una marea di libri, confrontando le vostre conoscenze."
Il medico smise di pestare dentro a un mortaio il misto di erbe medicinali al quale si stava dedicando nel suo laboratorio in quel momento, alzò il capo e sorrise con tenera indulgenza al giovane magro e chiacchierone seduto su uno sgabello davanti a lui.
Erano passati tre giorni dal suo ritorno a Camelot e Gaius sapeva che, finché non fosse accaduto qualcosa di nuovo, gli sarebbe toccato sorbirsi a rotazione la storia della fonte dei quattro elementi o delle due gemelle o dell'elezione della nuova Vertelch, ma non gli pesava: era felicissimo di riavere Merlino con sé e comprendeva il suo entusiasmo per la missione che aveva portato a termine con successo. Inutile dire che era fiero di lui, quanto un padre lo è del figlio o del nipote prediletto: era questo il sentimento con cui lo aveva riabbracciato dopo le lunghe ore passate a chiedersi come se la stessero cavando lui e Artù. Non aveva mai smesso di essere ottimista, però, non essendo al corrente di chi avesse aperto i portali, in cuor suo non aveva potuto fare a meno di preoccuparsi; davanti al re e a Gwen, tuttavia, aveva celato la propria inquietudine, dimostrandosi lucido e razionale e invitandoli con fermezza ad attendere e a sperare. Per fortuna, tutto si era risolto nel migliore dei modi e ciò che Merlino gli aveva confidato in gran segreto l'aveva sorpreso moltissimo all'inizio. Il vecchio medico era giunto alla conclusione che, malgrado le sue immense conoscenze e la sua notevole esperienza, c'erano ancora tante cose di cui era ignaro e che l'equilibrio del mondo dipendeva dalla magia e da chi la possedeva, molto di più di quanto avesse mai creduto.
Logicamente, le spiegazioni dategli da Merlino erano ben diverse da quelle fornite da Artù e Sir Gillian, ormai note a tutti gli abitanti del castello e a gran parte dei sudditi. I due, dopo essersi asciugati e resi presentabili, erano stati accolti con somma gioia soprattutto dal re, che aveva abbracciato il figlio cercando di nascondere gli occhi lucidi per l'emozione, e dagli altri cavalieri; questi ultimi, lanciando trionfanti grida di giubilo, li avevano addirittura sollevati in aria per festeggiare. In seguito, Artù e Sir Gillian avevano narrato la battaglia contro i Menearth con l'entusiasmo prorompente di chi è uscito vincitore da una battaglia dura e rischiosa. Per ciò che riguardava Bre Bile e la sua piccola comunità, erano rimasti sul generico; di comune accordo, si erano limitati ad assicurare di essere stati trattati con estremo rispetto da un gruppo di maghi molto pacifici, spiegando come e perché essi avessero richiesto l'aiuto di Artù tramite lo stratagemma del portale: temendo un rifiuto e avendo a disposizione pochissimo tempo per fermare i piani di una strega malvagia, era sembrata loro la soluzione più rapida rispetto a venire di persona al castello. Non erano dunque entrati nei particolari, non avevano lodato Gilbert apertamente né tantomeno avevano dichiarato di aver apprezzato la loro compagnia o la loro cucina. Benché interrogati con insistenza da Uther, avevano giurato di non avere la minima idea dell'ubicazione di quel villaggio, cosa peraltro vera. Artù non disse mai una sola parola nemmeno riguardo al lago, al bosco o all'entrata magica della cascata: non voleva fornire al padre indizi di nessun tipo. Aveva deciso di agire così per proteggere Bre Bile, per distogliere il sovrano dall'idea di inviare una spedizione laggiù allo scopo di vendicarsi del rapimento e dell'onta subita, come, in effetti, egli aveva immediatamente pensato di fare. Sir Gillian e Merlino avevano collaborato col principe senza remore; il primo mentì con abilità, motivato dal fatto che stava nascondendo parte della verità a fin di bene: perciò, non si era sentito troppo a disagio di fronte allo sguardo penetrante e scettico del re e, d'altro canto, credeva che, più che a quest'ultimo, la sua lealtà andasse proprio ad Artù. Inoltre, poiché per la prima volta era stato protagonista e testimone di uno scontro del genere, non gli dispiacque affatto essere lui a parlarne, spiegando le loro tattiche nelle varie fasi. L'unico suo rammarico fu questo: non aver potuto controbattere a Uther quando costui disse che avergli cancellato la memoria per calmarlo e sfruttarlo ai loro scopi era stata un'azione intollerabile e imperdonabile, degna di stregoni da eliminare senza pietà; il cavaliere si era morso la lingua per trattenersi dal riferirgli che lui, verso Bertha e tutti gli altri abitanti di Bre Bile, non provava alcun risentimento, visto che, mettendosi nei loro panni, avrebbe agito allo stesso modo.
Per il secondo, invece, non fu difficile stare zitto dietro ai compagni d'avventura e annuire alle loro parole: Uther era l'unica persona davanti alla quale teneva a freno la sua parlantina molto volentieri, per paura di tradirsi, anche se a volte, vedendo le ingiustizie che commetteva, moriva dalla voglia di dirgliene quattro e di rivelargli dei propri poteri. Il re l'aveva ignorato quasi del tutto, come se per lui fosse un'invisibile nullità; di certo, non gli importava molto che fosse tornato. Gli si era rivolto direttamente solo alla fine dell'interrogatorio per chiedergli se avesse qualcosa da aggiungere, domanda alla quale si era limitato a rispondere un secco 'no, Sire.'
I tre avevano altresì omesso di informarlo a proposito della scatolina magica contenente le vesti ricevute in dono. In seguito, Merlino la nascose nell'abitazione dove viveva con Gaius, in mezzo a delle vecchie scartoffie di nessun valore per un estraneo, dopo aver ottenuto il suo consenso; era ovvio che, se le avessero mostrate a Uther, egli avrebbe impartito l'ordine immediato di sbarazzarsene, poiché era convinto che non ci si potesse fidare dei doni di uno stregone. Non a caso, aveva colto quell'occasione per ribadire la propria opinione sulla magia e per esortare tutti a non farsi ingannare dalla gentilezza subdola e ammaliatrice di qualunque mago e strega. Era stato un sollievo che Morgana gli avesse fatto cambiare argomento: in fondo, quello era un giorno lieto per Camelot e andava celebrato. Così, alla fine si era deciso di allestire un banchetto al quale avrebbero partecipato la famiglia reale, i membri più influenti della corte, i cavalieri al completo e, in onore di Merlino, anch'egli festeggiato, una buona parte dei numerosi servitori del castello. Ovviamente, a loro sarebbe stato riservato un tavolo apposito e avrebbero fatto a turno qualora mancassero i posti a sedere, ma sarebbe stato comunque un evento eccezionale per delle persone abituate da sempre a servire invece che a essere servite. L'evento si sarebbe svolto quella sera stessa e ormai mancavano poche ore, cosa che non impediva ad Artù di far sgobbare il suo servo e non esentava Gaius dal dover compiere il proprio dovere, come stava facendo. Mentre egli stava preparando gli ingredienti per un decotto contro i reumatismi destinato al bibliotecario, era tornato Merlino, che si era messo a raccontargli ancora di Bre Bile in tono sognante e nostalgico. L'anziano era felice di poter godere di nuovo della sua compagnia; non avrebbe più saputo immaginare la sua vecchiaia senza la presenza di quel ragazzo coraggioso, onesto e speciale, destinato a grandi cose. Riteneva anche che gli spettasse il compito di consigliarlo e farlo riflettere poiché, pur sapendo badare perfettamente a se stesso, aveva bisogno di qualcuno che vegliasse su di lui mentre proteggeva nell'ombra Artù. Così, scherzando, gli rammentò i suoi compiti: era sempre piacevole fare quattro chiacchiere a tu per tu, però, non era il momento adatto per farlo, per nessuno dei due.
"Beh, è ovvio che non mi dispiacerebbe conoscere Gilbert e gustare un'omniola, ma suppongo che non ci si possa fare nulla, mi dovrò accontentare delle tue parole... Allora, visto che sei qui a chiacchierare spensierato e a guardarmi lavorare con le mani in mano, ne deduco che Artù, in uno straordinario slancio di generosità in previsione di stasera, ti abbia concesso delle ore libere: una vera fortuna per te!"
Merlino scoppiò a ridere come se Gaius avesse appena detto qualcosa di estremamente buffo.
"Ah, no, ma vi pare! Figuriamoci, al contrario mi ha riempito di cose da fare, proprio perché avrò la serata libera e, secondo lui, devo recuperare il tempo che perderò a festeggiare. Deve aver paura che mi impigrisca e mi sta letteralmente tirando il collo! Se non mi aiutassi un pochino con... con i trucchetti che voi sapete... Beh, non ce la farei mai a finire tutto entro stasera."
Gaius lo ammonì con aria seria.
"Bada a non farti scoprire."
"Tranquillo! Prudente è il mio secondo nome, mi accerto sempre che non ci sia anima viva nei paraggi, altrimenti... Olio di gomito!"
"Ottimo, signor Prudente, quindi perché sei qui?"
Merlino aggrottò le sopracciglia e assunse un'espressione pensierosa.
"Perché, dite?"
"Già, perché? Ahimè, ragazzo mio, hai davvero la testa sulle nuvole ultimamente! Capisco che tu abbia vissuto un'avventura indimenticabile, però penso che sia ora che tu torni a Camelot nella nostra epoca, con i piedi saldi a terra: la tua mente è ancora laggiù! Non possiedo una sfera di cristallo come la tua tanto decantata amica Priscilla, ma se continui a essere così distratto e al settimo cielo, Artù si accorgerà che hai qualcosa di strano, farà due più due e si chiederà cosa ti sia accaduto di speciale a Bre Bile: ti ricordo che, a quanto ne sa lui, tu non l'hai seguito fino alla caverna, non hai combattuto e, soprattutto, non hai niente da spartire con degli stregoni."
Merlino sospirò.
"Lo so, che posso farci?! È più forte di me pensare a Gilbert, Priscilla, Lynn e a tutti gli altri! È come se li conoscessi da una vita, anche se non è così e se vivono nel futuro. Avete mai provato questa sensazione?"
Gaius sorrise, perché provava la stessa cosa nei confronti del suo giovane interlocutore.
"Oh, sì, credo di sì. È istintivo e naturale stringere amicizia con chi è simile a noi, sebbene possa capitare pure il contrario: a volte, viceversa, sono gli opposti che si attraggono. In ogni caso, la tua vita è qui, si è soltanto incrociata con la loro per un breve tratto, ma - mi duole dirtelo - probabilmente non li rivedrai più."
Merlino emise un altro sospiro sconsolato.
"Ah, lo temo anch'io. Non è che io voglia tornare là, non fraintendetemi: sto bene a Camelot e, malgrado tutto, ho imparato a considerarla la mia casa; è solo che mi sono affezionato sul serio a quelle persone e l'idea di non rivederle più è molto difficile da accettare. Persino ad Artù piacerebbe incontrarle di nuovo, soprattutto i due gemellini, credo; lui non sa che è praticamente impossibile. A meno che... A meno che io impari ad andare nel futuro o qualcuno di loro venga nel passato!"
Gaius scosse la testa, augurandosi che non avesse intenzione di commettere qualche grossa sciocchezza.
"Uhm, è meglio non scherzare con il tempo né con il fuoco; mi pare di avertelo già detto ieri. Sono sicuro che Gilbert è ricorso ai portali esclusivamente per la situazione di emergenza in cui si trovavano."
"Sì, anche lui ci ha spiegato quanto sia difficile e rischioso prima di rispedirci indietro; non mi ha voluto dire nulla nemmeno della scena strana che ho visto nella sfera per sbaglio, quella che mi ha fatto sentire tristissimo e che vi ho raccontato, avete presente?"
Gaius annuì; la cosa l'aveva turbato più di quanto avesse rivelato a Merlino: temeva che egli avrebbe dovuto affrontare prove molto difficili, che l'avrebbero inevitabilmente segnato e cambiato.
"Penso che avrei agito così anch'io."
"Visto che voi e Gilbert la pensate allo stesso modo?"
"Allora farai meglio a darci retta, se non altro per il rispetto dovuto ai nostri capelli bianchi. Viviamo il presente, Merlino, e affrontiamo il futuro un giorno alla volta! Tanto, hai già abbastanza da fare di solito, no?"
"Non posso negarlo... Ecco, a proposito del presente, adesso ricordo perché sono qua! Ho incrociato Morgana mentre portavo una marea di biancheria sporca a lavare e... Anzi, in verità mi sono praticamente scontrato con lei perché andavo di fretta e non l'ho vista. Mi sono scusato subito, che figura! Lei non se l'è presa, mi ha persino aiutato a raccogliere quello che mi era caduto e intanto mi ha pregato di chiedervi di prepararle un rimedio contro il mal di testa e di portarglielo di persona al più presto: ci tiene a partecipare alla festa di stasera, ma non si sente molto bene. È per questo motivo che ho lasciato perdere le faccende che stavo diligentemente sbrigando e sono venuto da voi. Vi ci vorrà molto?"
"Per l'erba morella! Se tu non avessi perso tempo in chiacchiere, a momenti sarebbe già pronto! Avresti dovuto dirmelo subito!"
"Avete ragione, ma..."
"Nessun ma, Merlino! Torna tra mezz'ora, finisco qua e mi metto all'opera. Che disdetta! L'ho terminato giusto ieri, per fortuna ho tutto quel che mi serve in casa. Nel frattempo, tu vai a fare qualcosa, invece di stare qui a guardarmi e a rallentarmi! Lo dico per il tuo bene: Artù sarebbe capace di impedirti di prender parte al banchetto se entro stasera non avrai terminato i tuoi compiti."
"Suvvia, non oserebbe farmi una cosa del genere, in fondo sono festeggiato anch'io! Si è comportato così bene a Bre Bile!"
"Se lo dici tu..."
"Oh, la sapete l'ultima? Gwen mi ha detto che mi daranno il posto d'onore al tavolo della servitù, proprio a me, vi rendete conto? Dovrò fare un discorso prima del brindisi, no? Sono agitato, non so cosa dire: avete qualche suggerimento?"
Gaius lo guardò con un sopracciglio alzato, ma non emise una sillaba e riprese a battere energicamente col pestello. Merlino capì che era arrivato il momento di andarsene e si alzò grattandosi la testa.
"Ohi, pensandoci bene... Forse Artù sarebbe anche capace di punirmi se non mi sbrigo. Vado subito, Gaius! A dopo, buon lavoro!"
"Anche a te, Merlino, e non scordarti di tornare tra mezz'ora, mi raccomando."
"Non lo farò, ho la testa sulle spalle, io!"
"Comunque, non preoccuparti troppo del discorso, basta che tu sia spontaneo e conciso. Qualche parola di circostanza basterà, ma non nominare Bre Bile, Gilbert e nessun altro stregone."
"Grazie, ci proverò, ma essere conciso non rientra tra le mie numerose doti."
"Me ne sono accorto. A me non dispiace, però tieni presente che sarà una festa, non un convegno. "
Merlino sventolò una mano e uscì. Rimasto solo, Gaius emise un sospiro e sorrise tra sé continuando a lavorare. Era meraviglioso che tutto quanto fosse tornato alla normalità; tuttavia, quella spensierata quiete probabilmente non sarebbe durata a lungo, dal momento che a Camelot i guai erano sempre dietro l'angolo. Anzi, lì era normale averne uno nuovo al giorno. Il medico borbottò scherzando tra sé.
"Già, un problema al giorno, la magia lo leverà di torno! Speriamo..."
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