97. Ritorno a casa

Tutto diventò bianco: nient'altro che una densa nebbia bianca, vaporosa e tiepida circondò Merlino, Artù e Sir Gillian, facendo perdere loro ogni senso dello spazio e del tempo. I tre giovani si sentirono stranamente leggeri, come se loro stessi fossero diventati vapore, come se stessero volando sospesi nel vuoto, inglobati dalla stessa consistenza delle nuvole. Percepirono sensazioni che la prima volta, forse a causa della velocità più elevata, non erano stati in grado di percepire; si sentivano quasi immateriali, senza forma né corpo, fatta eccezione per il punto in cui si toccavano: ognuno si teneva aggrappato con forza alla mano del compagno più vicino, obbedendo alla raccomandazione di Gilbert. Fisicamente, erano smarriti chissà dove, tuttavia erano certi di non esserlo davvero. Erano in balia di qualcosa che non potevano controllare, eppure non provavano affatto paura: si fidavano del vecchio mago e sapevano che stavano per giungere finalmente a casa.
Fu con questa rassicurante consapevolezza che Artù, il primo ad aver attraversato il portale, fremette di gioia nell'avvertire che qualcosa stava cambiando: la nebbia cominciò a diradarsi molto velocemente e i suoi occhi azzurri scorsero delle macchie di colore indistinte, visualizzando parecchie immagini in sequenza e in modo troppo rapido per riuscire a distinguerle. Strizzando le palpebre nel tentativo di capire dove egli e i suoi compagni si trovassero, il principe iniziò a metterle a fuoco; riconobbe un bosco, un villaggio, una buia galleria sotterranea, alcuni cavalli al galoppo in una radura, uno strapiombo di ghiaccio e una spada incastonata in una roccia. La scena più inquietante, però, fu decisamente quella di uno spaventoso e immenso drago che volava nel cielo notturno. Comunque, non fece in tempo a riflettere su queste visioni né a comprendere se esse fossero reali o meno, perché, in un battito di ciglia, la nebbia scomparve e per una manciata di secondi provò la sensazione di essere avvolto da un vortice che lo risucchiava. Dopodiché, con sua grande sorpresa, si accorse di essere immerso completamente in acqua: serrò le labbra trattenendo il fiato, turbato per il fatto di sentirsi pesante e impacciato. Guardò verso l'alto e, vedendo la luce, si rese conto di essere vicino alla superficie. Tramite un'unica, poderosa bracciata, trascinando con sé Merlino, emerse con la testa dall'acqua e scoprì così di essere non in un lago o in un fiume come aveva creduto, ma semplicemente all'interno della sua tinozza, nella sua stanza; ne fu stupito, perché prima, non avendo visto alcuna parete attorno al proprio corpo, aveva pensato di trovarsi in un ambiente molto più ampio. Toccando il fondo, si alzò in piedi e sentì la mano del corvino, anch'essa affiorata dall'acqua, stringere ancora più forte la sua; d'istinto, la tirò verso di sé per aiutarlo ad alzarsi.
Merlino si sollevò tossendo ad occhi chiusi e sputacchiando; si appoggiò al biondo con tutto il suo peso, poiché si sentiva le gambe malferme e la testa confusa a causa delle immagini che aveva a sua volta appena intravisto. Tra le altre, aveva di nuovo scorto la scena misteriosa già osservata per caso nella sfera di Priscilla: Sir Leon che avanzava verso il trono portando in mano quello che pareva... Sì, ora ne era sicuro: era un anello. Un anello che, per di più, gli sembrava recare uno stemma familiare, che, purtroppo, non aveva fatto in tempo a vedere; l'immagine era scomparsa ancora sul più bello, una vera sfortuna! Evidentemente, era destinato a non sapere cosa riservasse il futuro. Artù, ignaro dei suoi pensieri, richiamò la sua attenzione.

"Ehi, attento! Si scivola, mi fai cade..."

Successe tutto in un attimo: le gambe del principe urtarono i bordi della tinozza ed egli perse l'equilibrio, cadendo all'indietro e battendo malamente il fondoschiena; lui e Merlino, bagnati fino al midollo, si ritrovarono sul pavimento, proprio mentre Sir Gillian, che aveva lasciato la mano del servitore non appena aveva intuito di essere giunto a destinazione, emergeva ugualmente fradicio lanciando grida entusiastiche.

"Siamo arrivati! Wow, che esperienza, ragazzi! Ho avuto i brividi, c'erano delle cose così strane là dentro! Sembrava un sogno... Oh, cavoli, siete finiti fuori, va tutto bene?"

Il cavaliere uscì con agilità dalla tinozza, Artù lo guardò scocciato e gli rispose con sarcasmo, invidiando la sua uscita disinvolta; eppure, i suoi occhi luccicavano, poiché non riuscivano a celare la gioia per essere tornato a casa, malgrado l'arrivo poco trionfale e i vestiti zuppi. Dopotutto, non c'era nessuno nella stanza e avrebbe potuto darsi una sistemata con comodo prima di palesare il suo ritorno.

"Sicuro! Starei benissimo, se solo Merlino si levasse da sopra di me! Sta diventando tua abitudine usarmi come materasso? L'hai fatto anche ieri!"

Merlino, accortosi del suo buon umore, si rialzò senza fretta, non prima, però, di aver starnutito addosso al biondo, che lo fissò più contrariato che mai.

"Beh, non è colpa mia! Non sono mica abituato a viaggiare così... Ma guarda, abbiamo bagnato dappertutto!"

Artù sbuffò.

"Te l'ho già detto, ci penserai tu! Avresti preferito finire nell'abbeveratoio dei cavalli?"

"Ma sì, pazienza! Comunque, avevo ragione, visto?! Nessuno l'ha spostata! Dovremmo cambiarci tutti e tre al più presto se non vogliamo prenderci un malan..."

La porta si spalancò all'improvviso. Dato che quella era la stanza di Artù, era alquanto insolito che qualcuno l'aprisse senza bussare; doveva trattarsi di una persona che, passando nel corridoio in quel momento, aveva riconosciuto le loro voci e non aveva esitato ad accertarsi della loro effettiva presenza. Era Ginevra.

Per un attimo, nessuno fiatò. Sul viso della giovane, rimasta pietrificata sulla soglia, dapprima si dipinse un'espressione di incredulità, come se non credesse ai propri occhi; poi, lentamente, mentre si rendeva conto che i tre uomini presenti nella stanza non erano una visione dovuta alla stanchezza e al desiderio di rivederli sani e salvi, le sue labbra si incurvarono all'insù in un dolcissimo sorriso, illuminando i grandi occhi scuri e sinceri che non riuscivano mai a nascondere le sue emozioni. Essi si posarono soprattutto su Artù, fissandolo trasognata per qualche secondo di troppo, cosa che, del resto, stava facendo anche lui con lei: ancora steso a terra, egli se ne stava a bocca semiaperta a contemplare la ragazza per la quale provava una forte attrazione, trovandola di una bellezza abbagliante. Nonostante i suoi capelli folti e ricci fossero più spettinati del solito, avesse le occhiaie e portasse un vestito verde piuttosto modesto, gli appariva più bella e splendente di qualsiasi principessa o regina vestita con l'abito più sontuoso e appariscente del mondo. Soltanto allora, mentre lei si trovava lì, davanti a lui, capì fino in fondo quanto gli fosse mancata e quanto vedere il suo sorriso fosse per lui necessario ogni giorno: Ginevra era un raggio di sole che illuminava la sua vita frenetica, avventurosa e densa di impegni e doveri; la sua purezza, la sua semplicità, il suo buon carattere l'avevano conquistato ed era convinto che nessun'altra avrebbe potuto assistere Morgana con la sua stessa dedizione e pazienza. Il silenzio si prolungò, parlando al posto di entrambi con tutta la forza travolgente delle parole non dette, finché Merlino, che li osservava con espressione scaltra, si schiarì la gola, interrompendo così l'incanto di quel momento magico. Certo, era uno spasso osservare Artù tutto bagnato e con la faccia da baccalà in tale circostanza e, se fosse stato per lui, il giovane mago non avrebbe esitato a prenderlo in giro e metterlo in imbarazzo; ma la sua amicizia con Ginevra, nei confronti della quale provava un profondo affetto, valeva di più rispetto alla tentazione di prendersi gioco di lui: non voleva metterla a disagio, pertanto non fece commenti e si limitò a salutarla, sventolando allegramente una mano in segno di saluto.

"Ehilà, Gwen! Come va?"

Lei distolse finalmente lo sguardo da Artù, posandolo su Merlino; quindi, si mise a correre verso l'amico ridendo e lo abbracciò stretto.

"Oh, non posso crederci, siete tornati! Tutti e tre! State bene?"

Artù, che, nel frattempo, si era alzato, geloso e smanioso di ricevere pure lui un abbraccio di bentornato così caloroso e prolungato, si schiarì a sua volta la voce per separarli: erano decisamente troppo vicini per i suoi gusti ed era molto infastidito dall'idea di aver pensato che avrebbe dato qualsiasi cosa per essere nei panni di Merlino. Ad ogni modo, cercò di parlare come se la cosa gli fosse indifferente.

"Stiamo benissimo, Ginevra, grazie. Abbiamo avuto un'esperienza davvero strana, magica in tutti i sensi, ma bella tutto sommato. Si può dire che siamo tornati da eroi, non è vero, Merlino?"

L'interpellato annuì e scostò dolcemente Ginevra da sé: non voleva che Artù se la prendesse e interpretasse male il loro rapporto. Appena era giunto a Camelot, aveva provato una certa attrazione, forse ricambiata, verso la ragazza; dopo Gaius, lei era stata la sua prima vera amica lì ed era nata una complicità intima e spontanea tra di loro. Però, col tempo l'attrazione era sfumata ed entrambi avevano capito di essere solo ottimi amici, anche perché, intanto, Ginevra aveva sviluppato una spiccata simpatia per Artù; considerata la sua posizione di semplice serva, non aveva ancora avuto il coraggio di esprimere i suoi sentimenti al diretto interessato e neppure, forse, di ammetterlo a se stessa. Ma il suo atteggiamento, soprattutto in situazioni del genere, rivelava i suoi sentimenti, dunque era stato facile per Merlino intuirli e pure comprendere che, a giudicare dalle reazioni del biondo ogni volta che i suoi occhi si posavano sulla giovane, anche Artù si era invaghito di lei. Li reputava una coppia ben assortita, nonostante la differenza di ceto sociale e le conseguenti difficoltà che avrebbero dovuto superare in futuro. Del resto, se era vero che Artù era destinato a essere il più grande re di tutti i tempi, probabilmente sarebbe stato il promotore di grandi cambiamenti: senz'altro, sposare Ginevra per amore e non per ragione di stato sarebbe stato un atto rivoluzionario e avrebbe avuto un grosso impatto su tutti, ricevendo l'approvazione e la stima di alcuni o suscitando scalpore e indignazione in altri. Per il momento, comunque, entrambi si comportavano ancora come due adolescenti impacciati: di questo passo, sarebbe trascorso molto tempo prima che qualcosa cambiasse tra loro. Merlino voleva aiutarli ad accelerare le cose, però, in fondo, si divertiva un mondo ad osservare il loro imbarazzo e la loro timidezza: li trovava così teneri e carini che non poteva fare a meno di affezionarsi a loro ogni giorno di più ed era felice di potersi considerare uno spettatore privilegiato dell'amore che stava sbocciando tra il futuro sovrano di Camelot e una serva onesta e dal cuore d'oro, nobile non per lignaggio ma d'animo. Messe da parte tali riflessioni, il giovane mago rispose sia ad Artù che a lei.

"Oh, voi di sicuro, Artù! Del resto, non potete proprio evitare di fare l'eroe dovunque andiate e anche Sir Gillian è stato fenomenale! Sono solo io che non faccio mai nulla di che, immagino. Stiamo bene veramente, Gwen, calmati e non metterti a piangere! Va tutto a meraviglia, abbiamo viaggiato attraverso un portale, ma siamo tutti interi e sani come pesci... Anche se dobbiamo cambiarci come ve... Etciù!"

Soltanto allora Ginevra, che aveva gli occhi lucidi, parve notare le loro condizioni e trasalì; tra l'altro, abbracciando l'amico, si era bagnata pure lei, anche se non le importava.

"Ma certo, dovete cambiarvi subito o vi ammalerete! Ero talmente contenta che... Non ci ho badato, ecco tutto. Sono solo... Che sciocca che sono, sono lacrime di gioia, non posso trattenerle... Scusatemi."

Artù fu tentato di accarezzarle le guance per asciugargliele, ma, mentre stava per avvicinarsi a lei, Ginevra si schiaffeggiò con forza da sola, sorprendendo il trio e rivolgendosi poi a se stessa.

"Su, Gwen, ricomponiti, forza! Non puoi stare qui a perdere tempo, c'è così tanto da fare! Bene, ottimo... Voi allora cambiatevi, io intanto andrò ad avvisare del vostro arrivo. Vostro padre, Artù, non ha chiuso occhio stanotte ed è così preoccupato che non ha voluto ancora fare colazione né pranzare come si deve. Lady Morgana sta cercando di confortarlo, ma lui è davvero turbato e angosciato all'idea che siate in mano a degli stregoni... A proposito, dove siete stati?"

Il principe le rispose.

"A Bre Bile, però sono sicuro che nessuno qui abbia mai sentito nominare questo villaggio."

"Oh, beh io no, non mi pare. È lontano? E che avete fatto? Che vi hanno fatto?"

"Beh..."

"Oh, no no, non è il momento ora, me lo racconterete dopo, vero?! Voglio sapere tutto, assolutamente tutto e nei minimi dettagli, sono curiosa! Ah, comunque ho una bellissima notizia da darvi: la ragazza accusata della sparizione di Sir Gillian è stata liberata, Gaius ha convinto il sovrano che non potesse essere lei la responsabile."

I due cavalieri si scambiarono un'occhiata divertita.

"Lo sappiamo già, Ginevra."

"Già, ne sono lieto. Mi spiace che abbia sofferto a causa mia, è stata trattata ingiustamente. Più tardi le farò visita e mi scuserò; anche se non ne ho colpa, sono veramente dispiaciuto per lei. Se soltanto non mi fossi trovato lì..."

"Non potevate prevederlo, Sir Gillian. Sono sicura che lei e la sua famiglia non ce l'hanno con voi, siete una vittima delle sfortunate circostanze come lei."

Detto ciò, la ragazza guardò Merlino con espressione confusa.

"Ma come fate a sapere che è stata rilasciata?"

"Uhm, è un po' lunga da spiegare... Hai mai sentito parlare di persone che vedono le cose attraverso una sfera di cristallo?"

"Oh, come no?! Sicuro, adesso si spiega, è logico, una sfera di... UNA SFERA DI CRISTALLO, hai detto? Veramente? Caspita, chi avete incontrato? No no, non rispondermi, ora me ne vado sul serio. A dopo, con permesso."

Artù, tuttavia, la fermò, poco prima che lei uscisse emozionata dalla stanza per spargere ai quattro venti la notizia del loro ritorno a casa.

"Solo una cosa, Ginevra, scusa..."

Lei si voltò, chiedendosi con emozione che cosa stesse per dirle: solamente udire il suo nome pronunciato da lui le aveva fatto accelerare il battito del cuore.

"Prima hai detto che mio padre non ha ancora pranzato. Ma non avrebbe dovuto aver già cenato, invece? Che ore sono adesso?"

Alla domanda inaspettata del biondo, Merlino e Sir Gillian si volsero entrambi verso le grandi finestre, notando così che fuori non sembrava affatto sera: c'era ancora chiaro, sebbene il sole fosse tramontato da un pezzo quando erano partiti da Bre Bile.

Lei gli rispose con aria meravigliata ma, al contempo, un po' delusa; Merlino intuì che avesse immaginato che Artù volesse dirle qualcosa di molto più romantico o personale. Povera Gwen, la testa di fagiolo di cui si era innamorata non capiva proprio i sentimenti di una fanciulla!

"No, ho detto giusto, è passata da poco l'ora di pranzo."

"Quindi noi... Cioè, io e Merlino... Siamo stati via... quanto esattamente?"

Ginevra lo guardò perplessa, domandandosi il perché di tale domanda. Forse, Artù aveva sbattuto la testa e non stava bene come le aveva assicurato? O forse qualche stregone gli aveva fatto qualcosa di male?

"Beh, soltanto da ieri sera, prima di cena, quando ci siamo accorti che siete spariti insomma... Io e Gaius siamo entrati qui e abbiamo capito... Cioè, lui ha capito che un portale, giusto? Sì, un portale vi aveva portati via da Camelot e... Oh, a proposito, come sarà felice anche lui di sapere che siete tornati! Comunque, ora la cuoca preparerà un banchetto con i fiocchi e immagino che vostro padre mangerà con voi ascoltandovi... Ma perché, qualcosa non va?"

Artù scosse il capo e le sorrise.

"Oh, no, è tutto a posto, va' pure, Ginevra, grazie. A dopo."

"Allora vado, con permesso."

Ginevra uscì e Artù continuò a fissare pensieroso la porta per qualche istante, mentre ciocche di capelli dorate gli sgocciolavano sul viso.

"Che strano..."

Sir Gillian, che era del suo stesso parere, annuì. Merlino, in realtà, non era affatto sorpreso di questa differenza di orario: sapeva già che il tempo scorreva diversamente a Bre Bile, perciò il fatto che a Camelot fossero trascorse delle ore in meno dalla loro scomparsa non l'aveva sorpreso. Tentò di dare una vaga spiegazione al fenomeno, tenendo presente che Artù e Sir Gillian non sapevano di essersi spostati anche in termini temporali nel futuro, oltre che spaziali.

"Dev'essere a causa dei portali; Gaius mi ha detto che possono modificare il passaggio del tempo. Gilbert deve essersi dimenticato di dircelo o forse siamo noi che non lo abbiamo ascoltato bene, potete chiedere delucidazioni a Gaius dopo."

Artù si indignò per la sua tranquillità.

"E quando pensavi di dirmelo? Ti tieni sempre delle informazioni tutte per te, non mi pare corretto! Se me l'avessi detto, non sarei sembrato strambo a Ginevra. Chissà cosa avrà pensato, mi ha guardato in modo così strano!"

"Oh, io non mi preoccuperei per questo: avrà semplicemente pensato che siete stanco o che avete sbattuto la vostra bella testolina regale da qualche parte o magari che fosse una scusa per trattenerla..."

Il biondo, innervosito al pensiero di aver fatto una figuraccia, si passò una mano tra i capelli bagnati, scompigliandoseli tutti. Merlino cominciò a cercargli un asciugamano e dei vestiti asciutti nell'armadio sorridendo di nascosto.

"Ma... Io non intendevo... Non era una scusa... Ah, accidenti a te, Merlino!"

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