96. Un portale per Camelot
"Ehi, Gilbert, possiamo entrare?"
Artù bussò con decisione alla porta dell'abitazione del mago, che gli rispose all'istante.
"Oh, venite, venite pure, ragazzi!"
Essi, chiedendo permesso, entrarono frementi ed elettrizzati per ciò che li aspettava. Il capo di Bre Bile era seduto su uno dei tre sgabelli presenti nella stanza, accanto al focolare spento; un altro, al suo fianco, era occupato da Priscilla, che li osservò con aria scocciata, come se, bussando in un momento poco opportuno, avessero interrotto qualcosa d'importante. Alla loro entrata Gilbert balzò in piedi immediatamente e, accogliendoli con un largo sorriso, posò su un tavolino la tazza di liquido ancora fumante che aveva in mano. Sembrava meno stanco di prima: la pausa era stata benefica anche per lui e la paura di fallire l'incantesimo era ormai minima rispetto all'ottimismo da cui si sentiva pervaso. Al contrario, la veggente rimase seduta e seguitò a guardarli irritata senza alcuna traccia di benevolenza, cosa che fece alquanto innervosire Artù e Sir Gillian. Merlino era comunque a suo agio, visto che aveva imparato a interpretare gli atteggiamenti all'apparenza ostili della donna; probabilmente, era solo preoccupata che Gilbert non si fosse riposato abbastanza e non approvava il fatto che non avesse nemmeno finito il contenuto della sua tazza: qualunque tisana o filtro magico essa contenesse, magari gli sarebbe stata d'aiuto per aprire il portale e Priscilla riteneva quindi che fosse meglio per lui finirla con calma, invece di lasciarla a metà per riguardo nei loro confronti. Il dialogo che ebbe luogo successivamente, avviato da Gilbert in tono scherzoso, confermò la congettura formulata da Merlino tra sé e sé.
"Bene bene, eccovi qui. Alla fine vi hanno lasciato andare, eh?"
Artù annuì, ma subito dopo scosse la testa imbarazzato, rendendosi conto che essere d'accordo con una simile affermazione poteva significare che non avesse gradito le attenzioni appena ricevute.
"Già, finalmente! Cioè, no, volevo dire... Siete tutti gentilissimi, è stato un piacere ricevere dei saluti tanto calorosi."
Anche Sir Gillian volle manifestare la sua gratitudine, dando voce con maggiore spontaneità ai propri sentimenti.
"E così affettuosi e speciali! Mi sono emozionato tantissimo, davvero! Ci mancherete, non vi dimenticheremo! Beh, a meno che la mia memoria venga nuovamente cancellata, ahahah!"
"Mi hai tolto le parole di bocca, amico. Ma, Gilbert, sicuro di star bene? Riuscirete a riportarci indietro?"
Fatte queste domande, Artù gettò un'occhiata preoccupata allo stregone e alla tazza che aveva posato, mentre lo sguardo della veggente continuava a trafiggerlo con insistenza, al punto da indurlo a credere di avere qualcosa sulla faccia. Allora, il principe si rivolse a Merlino sottovoce indicandogli il proprio volto per chiedergli se avesse qualcosa di strano; tuttavia, l'amico, nonostante avesse perfettamente compreso la sua richiesta, fece finta di non capire e lo guardò con espressione interrogativa, invitandolo con aria severa ad ascoltare la risposta di Gilbert.
"Ma certo, la pausa è stata più che sufficiente per farmi rilassare sia la mente che il corpo; sono pronto, anzi prontissimo a svolgere il mio compito e a saldare il nostro debito con voi riportandovi a casa. Il merito è anche di Priscilla, che è stata così gentile da prepararmi una tisana speciale bella calda, dal momento che Gherda era impegnata a salutarvi e Lynn non..."
Merlino, ignorando cosa egli volesse dire a proposito dell'assenza della ragazza, gli comunicò precipitosamente la versione già nota ai due cavalieri.
"Sappiamo che Lynn ha il raffreddore. Purtroppo, non ha potuto salutarci, però Gherda ci ha promesso di riferirle i nostri messaggi."
L'anziano mago non sembrò sorpreso; Merlino capì che doveva aver udito i loro discorsi attraverso la porta, perciò era intervenuto preoccupandosi invano.
"Infatti, poverina, me l'hanno detto. L'andrò a trovare presto! Dunque, vi stavo dicendo... Ah sì, questa tisana è utile a noi maghi proprio per potenziare i nostri poteri, ma dev'essere lasciata in infusione per un po' dopo un procedimento particolare e quindi non ho potuto terminarla prima. La stavamo giusto bevendo assieme, non è vero, amica mia?"
Finalmente, lo sguardo irritato della donna si spostò verso Gilbert e la tensione provata da Artù in parte si allentò.
"Appunto! Visto che mi sono disturbata a preparartela, il minimo che tu possa fare per ringraziarmi è finirla, tanto più che ne hai bisogno adesso! Sono sicura che a loro non dispiacerà aspettare un altro minuto, non è vero?"
Percependo il tono minaccioso di Priscilla e della sua domanda retorica, gli ospiti - soprattutto i due cavalieri - si affrettarono ad annuire all'unisono per non contrariarla.
"Oh, no di certo!"
"Ma fate pure con comodo, veramente, Gilbert!"
"Sì, bevetela fino all'ultima goccia! Se vi serve per l'incantesimo... A noi non dispiace aspettare, non è vero, Merlino? Sir Gillian?"
"Assolutamente! Minuto più, minuto meno, cosa volete che sia?"
"È giusto, anche noi ci siamo rifocillati con calma. Bevete pure, non badate a noi!"
La veggente manifestò con un sorrisetto la propria soddisfazione nel vedere Gilbert che, sedendosi di nuovo, riprendeva in mano la tazza.
"Allora approfitterò della vostra gentilezza, ragazzi! Grazie, poi sarò tutto vostro! Scusate, non ho sedie a sufficienza per voi, ma se volete chiamo qualcuno e..."
"Non c'è problema, possiamo restare in piedi, non preoccupatevi."
"Come preferite, del resto non ci metterò molto."
Per evitare di fissarlo mentre beveva, i tre presero a guardarsi attorno. Merlino aveva già avuto modo di osservare tutto ciò che la stanza conteneva, dal tavolo coperto da rotoli e strumenti per le pozioni alla libreria ben ordinata ed estremamente interessante; avrebbe voluto avvicinarsi a quest'ultima e sfogliare qualche volume per sfruttare al massimo ogni istante della sua eccezionale permanenza in un villaggio di maghi: quando mai gli sarebbe capitata ancora una cosa del genere? Tuttavia, stavolta non poteva parlare liberamente con Gilbert, perciò rimase fermo in mezzo ai compagni frenando la propria curiosità e invidiando la sua collezione. Artù, che era già stato lì per cambiarsi senza badare ai dettagli di ciò che lo circondava, e Sir Gillian guardarono gli oggetti presenti con sguardo più distaccato: il pensiero di tornare presto a Camelot distoglieva il loro interesse da qualunque altra cosa.
Nel frattempo, il capo di Bre Bile sorseggiava la tisana lentamente e a occhi chiusi sotto lo sguardo vigile di Priscilla, uno sguardo amorevole e sollecito rassomigliante a quello di una madre che controlla che il proprio bambino beva tutta la sua medicina. Appena la tazza fu vuota, infatti, la vecchia mutò espressione, rilassandosi di colpo. Mentre Gilbert, rialzatosi, si avvicinava ai suoi ospiti per discutere su come e dove avrebbe aperto il portale magico, lei rimase seduta e riprese a bere la tisana che si era versata per fargli compagnia; anche se l'aveva preparata per lui - evento storico, poiché di solito si rifiutava di servirlo come una docile mogliettina, tanto c'erano Lynn e Gherda che lo viziavano pure troppo! -, male non le avrebbe fatto, soprattutto in vista del discorsetto che gli avrebbe rivolto una volta che quei tre si fossero tolti dai piedi. La veggente pareva tranquilla e indifferente, ma dentro di sé fremeva d'impazienza: ora che aveva realizzato i propri sentimenti, non voleva sprecare più nemmeno un istante del tempo che le restava da vivere.
Ignaro dei suoi pensieri, Gilbert iniziò a parlare con la flemma che lo contraddistingueva in ogni circostanza.
"Non vi annoierò con spiegazioni teoriche inutili sul funzionamento dei portali, anche perché tutti e tre sapete già cosa si provi ad essere trasportati: non credo neppure che il resto vi interessi e perderemmo soltanto altri minuti. Quello che voglio concordare con voi è un dettaglio pratico, ossia dove preferite atterrare, diciamo... Per me, sarebbe meglio concentrarmi su un luogo o un oggetto specifico, visualizzandolo nella mia mente e canalizzando lì le vibrazioni cerebrali connesse alla formula magica. Meglio ancora, per andare a colpo sicuro e risparmiarvi il disagio di mete impreviste, sarebbe preferibile scegliere un posto o una cosa a cui sono già stato in grado di connettermi con successo in precedenza. Vale a dire..."
Le sue pupille azzurre si soffermarono su Sir Gillian, il primo di loro giunto a Bre Bile: ricordando la propria esperienza, il giovane intuì cosa il vecchio mago stesse per dire.
"La scuderia dove sono stato risucchiato io per sbaglio, giusto?"
"Quella è una possibilità, ma potrebbe essere un luogo troppo disturbato dalla presenza di persone e animali. Naturalmente non ho mai visitato di persona il vostro castello, l'ho solo visto nella sfera di Priscilla, perciò gli altri miei tentativi seguenti... Beh, mi duole ammetterlo, ma sono stati un buco nell'acqua. Per fortuna, almeno non ho più coinvolto nessun altro oltre a Sir Gillian, finché..."
Stavolta, fu il principe a prendere la parola.
"Avete interrotto il bagno nelle mie stanze."
"Esatto. Mi rincresce di avervi disturbato in un momento così poco appropriato, Artù, ma l'acqua è stato un tramite molto potente, tanto che sono riuscito a trasportarvi in due, sebbene ciò abbia comportato un errore nella destinazione."
Artù rammentò la scena nei dettagli.
"Già, Merlino stava per essere risucchiato mentre provava la temperatura dell'acqua, allora io l'ho afferrato e..."
Merlino intervenne per proseguire il racconto, ricordando il pericolo che avevano corso prima della comparsa provvidenziale di Lynn.
"... siamo finiti in quel posto che pullulava di gente furiosa e scontenta! Ce la siamo vista brutta, vero?"
"Puoi dirlo forte, non ci tengo a fare un'altra capatina laggiù."
Gilbert alzò la mano destra in segno di giuramento.
"Vi capisco, ma potete stare tranquilli: è quasi impossibile che finiate per errore nello stesso posto, nella stessa epoca e nella stessa situazione. Appena sarete spariti tutti e tre, sentirò subito se è andato tutto come previsto; in ogni caso, qualora dovessi disgraziatamente fallire, vi troverò grazie alla sfera di Priscilla e vi recupererò al più presto, vi do la mia parola."
Merlino gli sorrise fiducioso.
"Ottimo, questo è rassicurante, ma siamo sicuri che avrete successo. Comunque, tornando a prima, perché mi avete afferrato, Artù? Adesso che ci penso, avreste potuto limitarvi a urlare senza avvicinarvi, probabilmente sarei stato risucchiato soltanto io."
A tale osservazione, Artù si innervosì: era come se, al posto di ringraziarlo per non averlo abbandonato al suo destino, il suo servitore si stesse lamentando e avesse disprezzato il suo aiuto.
"Ti pare che sia una cosa da discutere ora, Merlino? Che domanda, ho agito d'impulso! Non sapevo niente dei portali e quella luce è apparsa così all'improvviso che ho pensato solo a tirarti via... Invece, ha catturato pure me. Ma ho fatto bene, no? Dopotutto, dovevo essere io a venire qui, mica tu!"
Gilbert s'intromise tra i due nel timore che il giovane mago si tradisse mentre battibeccava con Artù: aveva compreso già da tempo che il miglior modo di calmare quest'ultimo era cantare le sue lodi, pertanto lo fece pure in quest'ultima occasione.
"Davvero, Artù, siete stato coraggioso e impavido di fronte all'ignoto! Vi fa onore che abbiate agito in tal modo per aiutare un amico e per me è stata una fortuna, altrimenti avrei dovuto recuperare Merlino da dove si trovava e riaprire un altro portale per trasportare voi quaggiù: mi avete senz'altro facilitato le cose!"
Com'era prevedibile, il biondo fu lusingato dalle sue parole.
"Ecco, vedi, Merlino? C'è chi sa apprezzare i miei gesti altruistici, invece di criticarmi!"
"Oh, ma io non intendevo criticarvi, mi avete frainteso. Anzi, vi ringrazio ora se non l'ho fatto prima... Stavo solamente ricostruendo le circostanze in cui ci siamo trovati, tutto qui! Siete voi che siete permaloso e saltate alle conclusioni!"
Ciò mise a tacere Artù, che, in cuor suo, pensava che avrebbe messo a rischio di nuovo la propria incolumità seduta stante, se si fosse trattato di soccorrere Merlino. Non poteva farci niente, era più forte di lui impicciarsi negli affari del moro, sebbene, probabilmente, fosse proprio lui a impicciarsi di più nei suoi. Del resto, non credeva affatto che la propria vita fosse più preziosa di quella dell'amico e di chiunque altro, a prescindere dal fatto di essere l'erede al trono, e questo Merlino lo sapeva bene, perciò lo ammirava: la maggior parte dei nobili era realmente altezzosa e superba, mentre sotto l'atteggiamento a volte spocchioso del biondo si celavano l'insicurezza tipica di chi ha un padre autoritario e ingombrante, un profondo senso di giustizia e un cuore generoso pronto a sacrificarsi e a battersi per i propri ideali. Dopo aver parlato in tono affettuoso, Merlino lo guardò sorridendo, come se avessero fatto pace a seguito di una discussione inutile, e poi si rivolse con umiltà al capo di Bre Bile.
"Vi prego di perdonarmi per l'interruzione, Gilbert; è colpa mia, parlo sempre troppo. Quindi, da quel che ho capito, secondo voi sarebbe meglio ricreare il portale nella stessa tinozza da cui siamo arrivati?"
"Beh, è qualcosa di facile da visualizzare sia per voi che per me e, in parole povere, una connessione mentale tra l'artefice dell'incantesimo, cioè io, e voi viaggiatori renderebbe il tunnel spazio-temporale più sicuro e stabile. Grazie alla sfera di Priscilla, ho visto bene le stanze di Artù, oltre alle prigioni e alle scuderie, però c'è un problema: non è detto che quella tinozza si trovi ancora là..."
"Già, potrebbero averla spostata."
Merlino non era dello stesso parere del biondo.
"Io non credo: secondo me, è ancora dove l'abbiamo lasciata. Di solito, sono io a metterla a posto dopo il bagno di Artù e non penso che qualcuno se ne sia preoccupato, una volta scoperta la nostra sparizione. Anzi, teniamo presente che Gaius sospettava già dell'esistenza dei portali: forse, ha osservato con attenzione la stanza e ha fatto lasciare tutto così com'era nella speranza di cogliere più indizi possibili. Conoscendolo, sarebbe proprio da lui!"
Sir Gillian concordava con Merlino.
"Ma sì, vi immaginate che trambusto? Vi avranno cercato tutti ovunque e, non trovandovi, se è vero che Gaius sapeva dei portali e l'ha comunicato al re, probabilmente adesso i cavalieri staranno facendo ronde continue fuori e dentro al castello nel caso che si apra un altro portale o che si noti qualcosa di sospetto. Scommetto che anche ai servi è stato ordinato di tenere gli occhi aperti! Andare a sistemare quella tinozza sarà l'ultimo dei loro pensieri..."
"Allora, Artù, se non vi disturba far entrare Sir Gillian nelle vostre stanze, io proverei a mandarvi là."
"Ma certo che no, fate pure quello che dovete fare, Gilbert. Solo, mi sto chiedendo come faremo a piombarci dentro tutti e tre... Voglio dire, non ci staremo mai contemporaneamente se finiremo nella tinozza."
"Naturale, però è necessario che partiate tutti quasi nello stesso momento: dovrete prendervi per mano e avvicinarvi al portale uno dietro l'altro. Non sono in grado di tenerlo aperto a lungo e aprirne tre per ciascuno di voi per me sarebbe impossibile, anche se ho preso l'elisir di attenzione, oltre alla tisana rinvigorente; rischierei di non trasportarvi tutti nello stesso luogo e nello stesso tempo, perciò l'unica soluzione è farvi andare tutti contemporaneamente. Potrei fare in modo di rallentare un po' il passaggio, cosicché la vostra caduta non sia troppo improvvisa e i primi due abbiano il tempo di spostarsi... Ma non ve l'assicuro, non è una cosa semplice da controllare."
"Oh, non preoccupatevi! Al massimo, se romperemo la tinozza ancora piena, ci penserà Merlino ad asciugare il pavimento, non è vero?"
L'interpellato alzò gli occhi al cielo, rassegnandosi al lavoro extra che, in tal caso, gli sarebbe toccato.
"E sia... Basta tornare a casa, giusto?"
Artù, sorridendo divertito, annuì.
"Potete procedere, Gilbert, siamo d'accordo. E se la tinozza non fosse più nelle mie stanze, al massimo arriveremo in qualche sgabuzzino o ripostiglio, ma non credo che nessuno ci troverebbe qualcosa da ridire, noi no di sicuro! L'importante è giungere a destinazione sani e salvi."
Detto ciò, egli stese la mano verso il vecchio mago, come se lo considerasse un suo pari: se suo padre l'avesse visto in quel momento, l'avrebbe come minimo diseredato, ma a lui non importava, perché ci teneva davvero a congedarsi educatamente da quell'uomo saggio e pacifico.
"Grazie di tutto! È stato interessante conoscere uno stregone del vostro calibro."
Gilbert gli strinse la mano con piacere, apprezzando molto il complimento ricevuto, soprattutto perché per lui era un'enorme gratificazione vedere Merlino - il suo eroe - con un sorriso che andava da un'orecchia all'altra: quelle parole pronunciate dall'erede di Uther erano come musica per chiunque praticasse la magia.
"Grazie a voi, Artù Pendragon! Siete esattamente l'uomo che mi auguravo che foste, non dimenticherò mai il vostro aiuto e il vostro coraggio. Grazie anche a voi, Sir Gillian! Sono onorato di aver conosciuto un cavaliere dalla mira così eccellente!"
Quest'ultimo era tanto emozionato per la separazione imminente che non gli bastò stringere la mano del vecchio: lo abbracciò con affetto sincero, rivivendo nella sua mente i momenti concitati della battaglia, quando era stato al suo fianco mentre Artù sfidava i Menearth e quando entrambi avevano tremato per la sua vita.
"E io sono contento di aver conosciuto un guerriero così in gamba! Mi mancherete, Gilbert!"
"Ahahah, per carità, io un guerriero?! Sentito, Priscilla?"
Lei, rimasta in silenzio sino a quel momento, sbuffò roteando gli occhi.
"Sì, questa è buona! Ha il senso dell'umorismo questo giovanotto!"
Sir Gillian sciolse l'abbraccio, scuotendo la testa.
"Ma no, io dicevo sul serio! A ognuno le sue armi, giusto?"
"I miei sono solo trucchetti magici, definirli armi è eccessivo, davvero! Non ho l'animo di un duellante, per quanto mi riguarda ho avuto emozioni a sufficienza con quest'esperienza; preferisco dilettarmi con le mie pozioni, può essere comunque eccitante per un vecchietto come me! Ma grazie di cuore per le vostre parole, le considero un complimento del quale andare fiero, Sir Gillian."
Infine, Gilbert si rivolse a Merlino cercando di mantenere il sorriso, anche se ormai la commozione che reca con sé ogni addio stava prendendo il sopravvento sul suo cuore tenero ed era prossima a raggiungere l'apice con quell'ultimo saluto; davanti ai cavalieri, i tre maghi presenti nella stanza dovevano continuare a recitare come se si conoscessero appena, eppure il legame che si era creato tra di loro grazie a quell'avventura rendeva quegli ultimi istanti ugualmente speciali. Proprio per questo, la voce di Gilbert tremò appena nel congedarsi dallo stregone più celebre di sempre.
"Grazie anche a voi, Merlino, per il sostegno morale che avete dato ad Artù, oggi e non solo, naturalmente. Grazie anche per l'aiuto... sì, l'aiuto che avete dato a Gherda."
"Ma no, è stata lei ad aiutare me con i suoi consigli in cucina... Grazie a voi dell'ospitalità, Bre Bile è un posto singolare e fantastico, una bella meta per una vacanza fuori dal comune!"
Mentre i due si stringevano la mano con grande rispetto reciproco, Priscilla si avvicinò al gruppo per velocizzare le cose; inutile dire che pure a lei gli addii non piacevano per nulla, ragion per cui mascherò la tristezza con i suoi soliti commenti acidi.
"Su, su, basta con i saluti! Adesso ti tocca farli giungere sani e salvi a casa, altrimenti tutti questi complimenti che ti hanno fatto saranno stati immeritati! È ora che cambino aria, qui c'è troppa magia per loro, dico bene, principino?"
Artù la guardò con aria tesa, temendo che si avvicinasse ulteriormente a lui, ma con suo sollievo la veggente rimase accanto a Gilbert e non sembrò aver voglia di salutarli uno ad uno in maniera formale; d'altro canto, se l'avesse fatto, egli non avrebbe saputo cosa dirle e l'idea di stringerle la mano o addirittura di abbracciarla lo metteva a disagio. Tuttavia, qualcosa doveva risponderle, perciò fece un tentativo che alle sue orecchie suonò ridicolo.
"Oh, beh, sì... Non sono abituato, ma non si sta poi così male... Ovvio, l'aria di Camelot è migliore... Cioè, voglio dire, l'aria di casa è sempre la migliore, no? Lo direbbe il contadino della sua campagna e il cittadino della sua città..."
Possibile che non riuscisse a stare calmo e a esprimersi normalmente di fronte a quella piccola strega? Aveva degli occhi inquietanti, sì, doveva essere colpa delle sue pupille viola e delle sue unghie nere e lunghe... Il biondo cercò l'appoggio di Merlino con lo sguardo, nella speranza che gli desse ragione. Lui, ovviamente, non fiatò: era troppo impegnato a sghignazzare sotto i baffi prendendosi gioco della sua agitazione. Fu Gilbert, empatico come sempre, a venirgli in aiuto.
"Ben detto, Artù, è proprio così! A casa propria ognuno si sente un re, no? Beh, hai ragione anche tu, Priscilla, li abbiamo trattenuti a sufficienza; sono pronto. Oh, un momento!"
Egli batté le mani come se si fosse ricordato all'improvviso di qualcosa e trasse una piccola scatolina di tessuto blu da una tasca della sua veste, talmente piccola da stare nel palmo di una mano. I tre giovani guardarono quell'oggetto misterioso con perplessità, chiedendosi di cosa si trattasse: nonostante le apparenze, doveva essere molto speciale.
"Che sbadato! Sarà l'età, stavo quasi per dimenticare questa... Ecco, tenete! Ho messo le vesti che vi abbiamo regalato qui dentro, in modo che non vi siano d'impiccio durante l'attraversamento del portale: è meglio che non portiate borse, potreste perderle. Questa è una scatolina magica; è leggerissima, sta tranquillamente in una tasca e può contenere un'infinità di cose senza insospettire nessuno. Così, vostro padre, Artù, non le vedrà e non avrà nulla da ridire. Potrebbe anche esservi utile in altre occasioni, ve la regalo volentieri."
Il principe ringraziò e la prese, osservandola con curiosità e rigirandola tra le mani.
"Fantastico! È così piccola e vellutata, non riesco a credere che possa contenere due vesti tanto lunghe! Grazie, Gilbert, è un dono straordinario, lo terremo con cura. Tienila tu, Merlino, per favore, e bada a non perderla."
Merlino obbedì, mettendosela in tasca a sua volta.
"Per chi mi avete preso? Non c'è bisogno che me lo diciate... Grazie, Gilbert, sarebbe stato un vero peccato se le avessimo lasciate qua! Siamo talmente emozionati di tornare a casa che ci stavamo scordando delle vesti, non perché non ci tenessimo, ve lo assicuro!"
Il capo di Bre Bile sorrise comprensivo, mentre Artù annuiva, confermando l'affermazione di Merlino.
"Lo immagino! È più che naturale che vi fosse sfuggito di mente; non preoccupatevi, non mi sono offeso. Bene, adesso è proprio tutto: siamo a posto, possiamo iniziare. Giusto perché lo sappiate, userò un incantesimo non verbale, perciò non è necessario che io lo pronunci a voce alta. Aprirò il portale in mezzo alla stanza, d'accordo?"
Con un movimento del capo e uno schiocco di dita, egli fece comparire dal nulla uno specchio d'acqua nel punto indicato sul pavimento; né Artù né Sir Gillian diedero segno di sorprendersene, nelle ultime ore avevano già visto cose ben più stupefacenti.
"Sì, mi sembra che sia della grandezza giusta... Non era indispensabile, ma è ancora più sicuro generare il portale nello stesso elemento o oggetto da entrambe le parti che entrano in comunicazione. Ah, qui non vi bagnerete, tranquilli! All'arrivo sì, però, sempre che ci sia ancora dell'acqua nella tinozza di Artù. Una volta che vedrete comparire il vortice bianco e che si sarà allargato a sufficienza, datevi bene la mano - non mollate la presa, mi raccomando! - e aspettate il mio segnale per avvicinarvi in fila uno dietro l'altro. Verrete risucchiati, ma - mi auguro - più lentamente della prima volta. Non abbiate paura, andrà tutto bene. Qualche domanda?"
Dopo aver dato un'occhiata ai due compagni per sincerarsi che la pensassero come lui, Artù scosse la testa.
"No, è tutto chiaro. Ci fidiamo di voi, Gilbert."
Egli annuì in segno di ringraziamento per la fiducia accordatagli, assunse un'espressione concentrata e ordinò a tutti di allontanarsi di qualche passo, cosa che essi fecero senza indugio. Mentre Gilbert chiudeva gli occhi e sollevava le braccia davanti a sé, i tre si prepararono alla partenza: Artù, intenzionato a essere il primo, prese saldamente la mano di Merlino, che a sua volta afferrò quella di Sir Gillian dietro di lui. Attesero in silenzio per un lungo minuto, finché nell'acqua apparve un vortice che si trasformò quasi subito in una strana luce bianca, sempre più luminosa. Essa sembrava fatta della stessa consistenza delle nuvole trafitte da un raggio di sole nel cielo primaverile. Il portale apertosi generò nella stanza una corrente d'aria, a causa della quale la veste di Gilbert svolazzava leggermente, così come le pagine di alcuni libri lasciati aperti sul tavolo. Artù si voltò a guardare Merlino e i due si scambiarono un sorriso emozionato: dietro quel portale magico, li aspettava la loro casa, la loro vita, Ginevra, Gaius, Morgana e tutte le persone a loro più care. Quando ritenne che l'incantesimo si fosse stabilizzato a sufficienza per consentire il passaggio dei viaggiatori, Gilbert aprì gli occhi e, continuando a tenere le braccia alzate, fece un cenno ad Artù. Egli non perse tempo e si avvicinò al portale, gridando un ultimo arrivederci e trascinando con sé Merlino, che, poco prima di essere risucchiato, udì la voce cristallina e commossa di Gilbert nella propria mente.
"Addio, Emrys, è stato un onore conoscerti. Grazie. Go raibh maith agat.*"
Il giovane si girò verso di lui, ma l'immagine di Gilbert e di Priscilla, che sollevò una mano in segno di saluto, sparì quasi immediatamente ai suoi occhi, dissolvendosi in una densa nebbia bianca.
Scomparso anche Sir Gillian, Gilbert emise un sospiro stanco ma sollevato, abbassò le mani e il portale si richiuse velocemente; l'acqua svanì all'istante. Egli si asciugò la fronte, bagnata da qualche goccia di sudore, passandovi sopra la manica della veste, dopodiché guardò Priscilla con espressione soddisfatta del suo successo.
"Adesso è davvero finita."
Lei annuì con aria melanconica, pensando soprattutto alla sorella.
"Già."
Lui fece qualche passo per sedersi di nuovo sullo sgabello.
"Rieccoci, tu ed io soli e soletti, mia cara."
Il viso della veggente si rasserenò: amava le abitudini, amava quella casa, amava Bre Bile, ma, ancora di più, amava stare al fianco di quell'uomo, stuzzicarlo, criticarlo e ascoltarlo; pertanto, sorrise di cuore al pensiero di continuare a farlo per il resto dei suoi giorni. Non era una vita noiosa: era assolutamente, deliziosamente perfetta. Guardò il suo compagno con la divertita complicità e la delicata tenerezza che nascono da un amore sincero e profondo: un amore nutrito dall'affinità spirituale esistente tra due anime che condividono da parecchi anni la quotidianità, in spontanea armonia e accordo reciproco.
"E già, sempre tu ed io... Una barba astronomica!"
Gilbert ricambiò il suo sorriso: sapeva benissimo che Priscilla, in realtà, stava nascondendo il suo vero pensiero sotto la vena di sarcasmo che tanto lo divertiva. In fondo, era una delle cose che amava di lei.
"Allora, sentiamo un po': cosa volevi dirmi?"
* "Che il bene sia con voi" in lingua gaelica.
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