91. Bentornato, Artù!

Non appena sentì che Artù richiedeva la sua presenza, Merlino si fece largo tra la folla chiedendo permesso e agitando le braccia in aria per farsi notare.

Mentre i due cavalieri giacevano addormentati all'interno del passaggio riducente, anche lui aveva avuto modo di riposarsi dalla sua emozionante missione ed ora era pronto a recitare la sua parte. Naturalmente, al suo arrivo tutti l'avevano acclamato da eroe al punto da farlo arrossire; per il giovane mago era stato davvero gratificante rendersi conto di godere della stima e dell'affetto di altri stregoni: quella era la cosa di Bre Bile che gli sarebbe mancata di più una volta tornato a Camelot, dove veniva trattato come un semplice servo e - pur avendo degli amici e delle persone a lui estremamente care come Gaius e Ginevra - non aveva una famiglia con cui condividere il suo segreto. Nonostante fosse ormai diventato un uomo e fossero passati diversi anni da quando era un bambino problematico che scorrazzava per Eldor, il suo villaggio natale, creando scompiglio e misteriose stranezze, sentiva spesso la mancanza di sua madre Hunith, che lo aveva sempre protetto e amato in modo incondizionato come soltanto una madre può fare. Certo, il suo trasferimento a Camelot era stato un bene anche per lei e la presenza di Gaius era di grande sostegno, ma pure il medico doveva vivere nascondendo i propri segreti, oltre a quello del suo coinquilino: vivere nel regno di Uther era una sfida, un rischio continuo. Merlino non aveva mai provato la sensazione di far parte di un gruppo di eguali e di poter essere se stesso senza timore di essere giudicato negativamente, come in quelle ultime ore. Era bellissimo, eppure non tutto era perfetto: si sentiva lodato ben più di quello che, a suo parere, meritava. Sapendo che il suo io del futuro aveva di fatto negato il proprio aiuto isolandosi dal resto del mondo, continuava a pensare di non essere degno di tanti ringraziamenti, ma era comunque lieto di essersi reso utile e, soprattutto, di aver conosciuto persone come Gilbert, Lynn, Lucynda e Priscilla, che l'avevano accolto e accettato con gentilezza e generosità. Al contrario, quest'ultima, mal sopportando di essere al centro delle attenzioni generali al suo ritorno a casa, era scesa quasi subito nel covo di Gilbert col pretesto di dare un'occhiata alla propria sfera; in realtà, desiderava riflettere in solitudine su ciò che era accaduto e attendere il ritorno dell'amato in un ambiente a lei congeniale. Non era ancora pronta a parlare della gemella e di Daven ai suoi concittadini, sebbene sapesse perfettamente che era un compito che spettava a lei. D'altra parte, nessuno aveva insistito con Merlino per sapere cosa fosse successo a Lucynda; dall'espressione triste e malinconica di Priscilla, tutti avevano compreso quanto quell'esperienza fosse stata dura per lei e si erano limitati a complimentarsi con lui chiedendogli un resoconto dell'avventura, ma astenendosi dal rivolgergli domande esplicite sull'origine dell'ira della Vertelch. Visto che il problema si era risolto, essi erano disposti a lasciare alla veggente, che era molto rispettata nonostante il suo caratteraccio, tutto il tempo necessario per riprendersi. Per i maghi di Bre Bile era stata una vera gioia far compagnia al grande Emrys senza dover fingere di non conoscere la sua fama ed essere tesi per l'ansia di tradirsi, soprattutto per i gemellini, che avevano avuto l'agognata occasione di manifestare apertamente la loro sperticata ammirazione per lui approfittando dell'assenza di Artù. Moryan l'aveva fissato a lungo a bocca aperta e con le pupille verdi spalancate che brillavano di pura felicità, mentre Romyan, al settimo cielo, si era addirittura seduto sulle sue ginocchia per rivolgergli un'incalzante sfilza di interrogativi sulla sua vita al castello, sul re, sul principe e sui suoi strabilianti poteri. Merlino, lusingato e felice della sua vivace curiosità, gli aveva risposto più che volentieri, spendendo fiumi di parole su quanto fosse divertente destare Artù di buon'ora aprendo le tende della sua finestra all'improvviso o su come fosse riuscito a fargliela sotto il naso aiutandolo a sua insaputa. Anche a lui piaceva moltissimo la compagnia di quei due bambini e capiva benissimo perché fossero riusciti a conquistare persino il biondo in pochi istanti: erano così spontanei, vivaci e sinceri che faceva bene allo spirito parlare con loro; per giunta, gli occhi di entrambi emanavano un fascino particolare, a cui pure Merlino era sensibile. Per un attimo, egli si era rivisto bambino e aveva immaginato come avrebbe potuto essere la sua infanzia se avesse avuto degli amichetti altrettanto speciali: di sicuro, essa sarebbe stata molto più movimentata e allegra. Il suo amico Will era sempre stato fedele e gentile, ma non era un mago come lui, mentre quei due gemelli... chissà quali poteri celavano dentro di loro! Dopo molti gridolini, battute e risate, la madre aveva intimato ai figlioletti di lasciare respirare e riposare il loro beniamino, perciò li aveva richiamati affinché la aiutassero a pulire la casa dai danni del temporale; ovviamente, anche Merlino, non abituato a starsene con le mani in mano mentre attorno a lui tutti gli altri si affaccendavano con tanto impegno, si era offerto di aiutare, ma gli avevano assicurato che non c'era bisogno che si scomodasse ancora. Pertanto, egli aveva atteso il ritorno di Gilbert, Artù e Sir Gillian in casa di Gherda, facendosi raccontare dalla cuoca quali fossero i piatti più particolari da lei preparati, visto che, al momento di separarsi dal principe, gli aveva detto che magari avrebbe passato il tempo a farsi istruire a tal proposito. Beh, forse Artù, vedendo i disastri provocati dalla tempesta, avrebbe capito che durante quelle ore anche lì avevano avuto molte preoccupazioni e non gli avrebbe chiesto cosa avesse fatto in quel lasso di tempo; tuttavia, era meglio avere in mente qualcosa da narrargli per non farlo insospettire, pertanto Gherda gli aveva parlato del suo prodigioso grembiule e della preparazione di dolci con frutti e bacche sconosciuti a Camelot. Grazie alla parlantina vivace e bizzarra della donna, non si era annoiato nemmeno per un secondo e il tempo era volato.
Quando aveva udito le urla dei gemelli e le festose grida di accoglienza ad Artù, nonostante anche lui fosse impaziente di salutarlo, non era uscito subito dall'abitazione; pensò che l'amico e Sir Gillian dovessero godere di un momento di gloria interamente per loro, proprio come era toccato a lui prima: se lo meritavano, dopo aver dato prova di tanto coraggio. Così, era rimasto sulla soglia a osservare la reazione del biondo di fronte a quel festeggiamento magico, notando con piacere e sorpresa che non sembrava ostile o spaventato per le scritte colorate che gli aleggiavano attorno: una differenza notevole rispetto a quando erano arrivati! Chissà, forse quell'avventura aveva contribuito a fargli cambiare atteggiamento verso la magia e avrebbe dunque inciso positivamente nel caso che, un giorno, fosse costretto a rivelargli il suo segreto.
Fu con sincera emozione che rispose alla sua domanda, mentre gli abitanti di Bre Bile si spostavano prontamente per lasciarlo passare, senza però comportarsi con eccessivo riguardo verso di lui per non destare sospetti nel nobile.

"Sono qui, Artù!"

Merlino si commosse nel vederlo tirare un respiro di sollievo quasi impercettibile agli occhi degli altri, ma non ai propri. Si accorse che la posa delle sue spalle appariva più rilassata e l'espressione del viso, stanco ma soddisfatto, si era fatta più distesa non appena aveva udito la sua voce: si era preoccupato per lui, nonostante fosse convinto di essere stato il solo ad essere in serio pericolo tra loro due. Il tono seccato e brusco con cui gli parlò non riuscì a trarre in inganno Merlino neppure per un momento: Artù era molto contento di rivederlo, sebbene non lo desse a vedere.

"Oh, eccoti finalmente! Perché ti fai vedere soltanto adesso? Cominciavo a pensare che te ne fossi andato a bighellonare da qualche parte!"

"E dove? Non ci sono locande da queste parti, ricordate?"

"Già! Allora? Non hai nulla da dirmi?"

"Cosa volete che vi dica? Avete già ricevuto abbastanza complimenti per oggi: non mi unirò al coro generale, altrimenti il vostro ego potrebbe gonfiarsi talmente tanto che fareste strappare le cuciture della veste magnifica che indossate. Oh, a proposito, dal vostro abbigliamento deduco che per questa volta non mi tocca aiutarvi a disfarvi dell'armatura!"

Artù fece una smorfia, ripensando per un attimo alla spada magnifica che non avrebbe più rivisto.

"E sì, purtroppo non ho nulla da farti fare... Ti è andata bene! Ehm... Tutto a posto, tu?"

"Non c'è male, e voi?"

"Non c'è male, direi. Sono tutto intero."

"Ottima cosa: sarebbe stata un'enorme seccatura per me tornare a Camelot senza di voi e dover spiegare tutta la faccenda da solo."

"E anche doverti cercare un altro impiego, immagino."

A quel punto, Merlino, ritenendo di averlo stuzzicato a sufficienza, smise di scherzare e lo guardò seriamente, con uno sguardo colmo di ammirazione e fedeltà, constatando l'evidenza per esprimere il suo sollievo e la sua gioia; il giovane principe assomigliava ogni giorno di più al re giusto e degno che sarebbe diventato e lui era orgoglioso di assistere in prima fila alla sua trasformazione, tappa dopo tappa.

"Siete tornato!"

"Già, sono tornato."

"Bentornato, Artù!"

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