90. ... ma acclamati
Grazie alle luci magiche di Gilbert, il trio giunse alla scalinata in pochi minuti e, dopo una rapida salita, arrivò al capanno, trovandolo vuoto. I due cavalieri avevano dipinta sulla faccia l'espressione delusa di chi non riceve gli auguri da parte di nessuno nel giorno del proprio compleanno. Artù esternò subito il proprio disappunto, dando l'impressione di essersi offeso.
"Beh, per fortuna che ci stavano aspettando! E io che credevo che avrebbero come minimo dato fiato alle trombe e che almeno qualcuno ci avrebbe atteso qui dentro... Non c'è anima viva!"
Sir Gillian cercò di mostrarsi più comprensivo.
"Uhm, in fin dei conti non potevano sapere il momento esatto in cui saremmo tornati. Forse, si sono stufati di aspettarci o hanno avuto problemi per il temporale e ora sono impegnati... Potrebbe essere piovuto anche qui, no? Senz'altro ci attendono al villaggio, non qua dentro!"
"E Merlino? Almeno lui avrebbe dovuto stare qui ad attendermi, era suo dovere! Scommetto che non sta facendo nulla di che... Figurarsi se dei maghi hanno bisogno del suo aiuto!"
Udita tale affermazione, per poco Gilbert non scoppiò a ridere; non disse nulla, ma pensò tra sé che, probabilmente, tutti avevano già festeggiato il ritorno vittorioso di Merlino e Priscilla e che per questo a nessuno era venuto in mente che Artù si sarebbe lamentato se avesse trovato il capanno deserto. Beh, era un principe e si aspettava di essere trattato come tale in circostanze del genere: vederlo così imbronciato e simile a un bambinone viziato gli strappò un sorriso, che tentò prontamente di nascondere chinandosi a rimettere a posto il grosso telo scuro che celava l'apertura sotterranea. Sir Gillian, invece, si comportò in maniera più diplomatica cambiando argomento.
"Sarà impegnato anche lui, magari ci sta preparando qualcosa da mangiare; in effetti, non ci starebbe male uno spuntino prima di tornare a Camelot, combattere mi fa venire un gran appetito! Oh, sempre che vi sia qualcosa di pronto, ecco, altrimenti mangeremo al castello. Ci avete già offerto un banchetto coi fiocchi dopotutto, non vorremmo abusare della vostra generosità..."
Il vecchio mago, per il quale l'ospitalità era sacra, scosse deciso la testa; naturalmente, i due giovani, al contrario di Merlino, erano all'oscuro del fatto che Bre Bile fosse ormai a corto di cibo e temevano solo di essere giudicati troppo ingordi, ma egli avrebbe comunque condiviso volentieri tutto ciò che era possibile mettere a loro disposizione.
"Assolutamente no, non permetteremo certo che i nostri salvatori se ne vadano a stomaco vuoto! Che figura ci faremmo se vi facessimo tornare a casa affamati?! Vi procureremo qualcosa da mettere sotto i denti, ma non aspettatevi un lauto pasto come quello di prima. Visto il poco preavviso, ecco..."
Mentre parlavano, i tre erano usciti all'aperto, scoprendo che era già sera: nel cielo, finalmente rasserenato, cominciavano ad apparire le prime timide stelle e la luna piena, pur presentando ancora dei riflessi rossastri, era ora perfettamente visibile nel suo candore perlaceo non oscurato da alcuna nube. Il rosso superstite del tramonto, che aveva ormai ceduto il posto al blu della sera, infondeva un senso di pace, quel genere di pace emersa dopo la furia della tempesta che porta l'animo umano ad apprezzare la tranquillità nel suo giusto valore; soffiava una lieve e umida brezza che recava con sé l'inconfondibile odore di terra bagnata.
"Oh, vedete là? Problema risolto, la natura provvede sempre."
Gilbert additò con espressione sollevata gli alberi delle omniole, che avevano già iniziato a produrre alcuni frutti dopo essere stati in parte danneggiati dalla tempesta; sperò che Artù e Sir Gillian si accontentassero delle sue parole e non indagassero oltre sullo scenario disastrato che si presentava ai loro occhi.
"Le omniole andranno benissimo per il vostro spuntino! Forse sono ancora piccole, ma qualcuna si può comunque cogliere, anche se il risultato non sarà soddisfacente come quando sono mature... Prima, ne abbiamo mangiate parecchie e, mentre combattevate, il tempo dev'essere peggiorato pure qui a valle, quelle mature devono essere cadute e non ce ne sono molte, ecco... Come vi ha spiegato Gherda, da noi capitano questi improvvisi cambiamenti atmosferici di tanto in tanto, ma ce la caviamo sempre: non è nulla di eccezionale, con la magia e un po' di volontà sistemeremo tutto in poco tempo."
"Se lo dite voi... Eppure, dev'essere stato un temporale tremendo! Guardate, anche le case hanno subito dei danni, non mi sembra più il posto di prima..."
Era più che naturale che Sir Gillian e Artù, che avanzava in silenzio verso le abitazioni, fossero attoniti per l'aspetto di Bre Bile: ora che Clarius aveva interrotto l'incantesimo di illusione, le cose si mostravano per quello che erano realmente e per giunta il temporale che si era abbattuto sul villaggio durante la loro assenza era stato molto violento. C'era davvero fango ovunque, le aiuole fiorite coltivate con tanto amore e cura, comprese quelle poche che erano sopravvissute alla siccità, erano praticamente state spazzate via e purtroppo alcuni tetti avevano ceduto malgrado i provvedimenti magici attuati per salvaguardarli. Per un attimo, Gilbert si vergognò di non aver più pensato alle condizioni in cui avrebbe trovato il villaggio, dato che la sua preoccupazione si era interamente concentrata su Merlino e Priscilla, sulla Vertelch e sui due cavalieri che lo seguivano lenti, osservando la zona sbalorditi. Si augurò che tutti quanti stessero bene, nonostante Lynn glielo avesse già assicurato; in effetti, i danni non sembravano troppo gravi nel complesso -grazie al cielo!- e il fatto che alcuni maghi fossero già al lavoro per pulire e sistemare lasciava intendere che non fosse accaduta alcuna tragedia: c'erano infatti parecchi uomini e alcune donne occupati qua e là nei dintorni delle abitazioni e girati di spalle, perciò essi non li avevano ancora visti arrivare.
All'improvviso, due bambini fecero capolino da una porta mentre battibeccavano in maniera animata su qualcosa e, scorgendo il trio, non persero nemmeno un istante: lanciando un grido acuto di gioia, che fu udito sicuramente in tutta Bre Bile, corsero verso di loro come due cavalli al galoppo. Alla vista dei gemelli, sul volto di Artù si aprì un sincero e largo sorriso: quella era proprio la ricompensa che si aspettava di ricevere, non avrebbe potuto chiederne una migliore, più appagante ed emozionante. Il principe si inginocchiò in modo un po' goffo, poiché non era abituato a indossare vesti, e spalancò le braccia, pronto ad accoglierli. Ovviamente, fu Romyan il primo a raggiungerlo e ad abbracciarlo stretto stretto senza alcuna soggezione; Moryan, invece, il più timido, si fermò appena dietro di lui saltellando sul posto per l'entusiasmo e guardando Artù con i suoi occhi verdissimi e traboccanti d'ammirazione e contentezza. Il nobile, ridendo di cuore, allungò una mano sulla sua testa per scompigliargli i capelli, mentre il bambino dai ricci del colore del grano non accennava minimamente a lasciarlo andare e iniziava a tessere le sue lodi all'orecchio assordandolo.
"Artù, sei un eroe! Lo sapevo che ce l'avresti fatta! Non vedevamo l'ora di rivederti, sei in ritardo!"
"Oh, hai ragione, campione! Ho fatto tardi, ma hai visto che ho mantenuto la mia parola di cavaliere?! Però, sono stato aiutato da Sir Gillian e Gilbert; siamo una squadra, non dimenticarli!"
"Appunto, nessuno fa i complimenti a me?! Non ho mai tirato con tanta precisione e bravura, se aveste visto che roba... "
Moryan si avvicinò subito a Sir Gillian e si inchinò con grazia di fronte a lui, ringraziandolo in tono solenne.
"Bentornato, Sir Gillian, nostro grande eroe! Il miglior arciere del mondo e di tutti i tempi!"
Il cavaliere, in realtà, aveva scherzato fingendosi offeso e non si aspettava per nulla un trattamento del genere: diversamente da Artù, non era poi così abituato a essere al centro dell'attenzione e le parole del bimbo gli parvero esagerate e immeritate, dal momento che gran parte del merito per i suoi efficaci tiri andava attribuito alle armi perfette che il pozzo gli aveva prestato.
"Ma no, no, tirati su, figliolo! Non c'è bisogno, non ho fatto nulla di che..."
Artù rise del suo imbarazzo, mentre Gilbert li osservava divertito e commosso; non si poteva negare che il figlio di Uther Pendragon fosse viziato come lamentava Merlino, ma erano proprio due bravi ragazzi, coraggiosi e sinceri. Un cavaliere di Camelot non poteva che essere puro di cuore, nonostante a corte si respirasse l'odio verso gli stregoni.
A quel punto, Artù cercò di convincere Romyan a lasciarlo andare.
"Ehi, mi stai stritolando, guarda che sono senz'armatura adesso!"
Finalmente, il piccolo lo mollò, ma gli afferrò una mano e prese a toccargli le dita una per una con estrema attenzione, come se volesse sincerarsi che ogni falange fosse intatta.
"Già, ho visto: dove l'hai lasciata? Ti preferisco vestito da cavaliere, sei più bello!"
Artù, che dentro di sé concordava con lui, alzò le spalle, poi strizzò un occhio, come se non gli importasse più il fatto che il pozzo l'avesse fatta scomparire, spada compresa.
"Puf... È sparita! Magia, sai..."
Per evitare che il piccolo gli facesse ulteriori domande e scoprisse che proprio lui, il suo grande eroe, si era addormentato così profondamente da non essersi accorto del cambio d'abito, gli chiese del villaggio.
"Allora, hai avuto paura? Mi pare che sia passata una bella tempesta: state tutti bene qui?"
"Sì e sì, era forte tanto, però adesso è finita."
"Eh, già... Anche noi abbiamo finito qui, mi sembra che non abbiate più bisogno di me, no? Gilbert dice che la strega cattiva non tenterà più di derubare il tempio, l'abbiamo scacciata, lei e i suoi tirapiedi: sono diventati polvere, puf! "
"Ben fatto, gliele avete suonate! Sì, penso che staremo bene ora."
Romyan lo guardò con aria dispiaciuta, mentre anche Moryan prendeva coraggio e gli si avvicinava parlando piano.
"Dovete tornare a casa, allora, vero? Ci piacerebbe se... Rimanete ancora un poco, mangiate qualcosa prima di andarvene."
Sir Gillian incrociò le braccia con aria soddisfatta.
"Sai che è un'idea perfetta? Confessa, mi hai letto nel pensiero? Dopotutto, devi avere dei poteri anche tu! Ho proprio un languorino... Giusto un buchetto nello stomaco; è un po' tardi, ma dite che mi sono meritato la merenda?"
Nel frattempo, il grido e le voci avevano richiamato anche gli adulti: molti maghi e streghe si erano avvicinati al gruppo che stava chiacchierando così piacevolmente, ma non avevano voluto disturbare quell'incontro tanto dolce fino ad allora. Udendo il desiderio di Sir Gillian, Gherda esclamò che avrebbe subito provveduto a trasformare le omniole in un godurioso dessert per festeggiare la buona riuscita della missione.
"Il mio grembiule è a vostra disposizione, chiedete pure qualsiasi cosa! Pollo e vino esclusi, magari... Ci starebbe bene un bel dolce con crema ai frutti di bosco, no?"
"Uhm, perché no? Ti va, Artù?"
"Sicuro, proviamo!"
Gherda si sfregò le mani, felice che la sua proposta fosse stata accettata.
"Prima, però... Siete tutti pronti, popolo di Bre Bile? Ringraziamo come si deve!"
Al suo cenno, tutti gli abitanti circondarono i due cavalieri e cominciarono ad applaudire in loro onore, dapprima lentamente, poi sempre più rapidamente, finché, d'un tratto, in aria spuntarono dal nulla delle strisce luminose che aleggiarono attorno ai due giovani, meravigliati e compiaciuti; esse assunsero quindi la forma di tante spirali luminescenti che si trasformarono nei loro nomi, scritti in un corsivo elegante e raffinato, con numerosi svolazzi e ghirigori. Quello di Sir Gillian, di colore blu brillante, era seguito dal disegno di un arco con una freccia incoccata e pronta a partire, mentre la scritta "Artù Pendrangon", di colore rosso infuocato, era accompagnata da un maestoso leone rappresentato nell'atto di ruggire. Inutile dire che tale acclamazione superò persino le alte aspettative di Artù.
Romyan gli domandò cosa ne pensasse.
"Oh, mi piace moltissimo, è spettacolare... Beh, voglio dire, è magia, però... Mi piace molto lo stesso, devo ammetterlo! Grazie."
Gilbert gli mise una mano sulla spalla con atteggiamento paterno, approvando la sua sincerità; i maghi attorno a loro continuavano ad applaudire e ad acclamarli come loro salvatori.
"Che dite, può andare come accoglienza? È meglio di un brindisi? È tutto alla vostra salute!"
Sir Gillian annuì.
"Oh, altroché! È anche troppo, davvero, è perfetto! Giusto, Artù?"
Quest'ultimo passò velocemente in rassegna i volti dei presenti, come se cercasse qualcuno... Qualcuno che avrebbe reso quel momento assolutamente perfetto con la sua sola, insostituibile presenza.
"Già, direi che manca soltanto una cosa o meglio qualcuno: dove si è cacciata quella testa di fagiolo di Merlino?"
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