89. Due eroi ingannati...

"Principe Artù, mi sentite? Sono sinceramente spiacente di disturbare il vostro meritato riposo, ma credo che dovreste proprio svegliarvi ora... Ehi, Sir Gillian, anche voi, vi prego!"

"Uhm... Ma cosa... Merlino, chiudi il becco! Voglio dormire anco..."

Dopo aver avvertito il lieve tocco di una mano su un braccio, Artù spalancò a fatica gli occhi, lottando faticosamente contro le palpebre pesanti e cercando di mettere a fuoco quello che supponeva essere il volto del suo servitore venuto a svegliarlo come ogni mattina. Pertanto, egli, ancora semicosciente, lo stava maledicendo tra sé e sé: non voleva affatto alzarsi e il sogno che aveva appena fatto era stato talmente incredibile ed emozionante che ne voleva subito fare un altro. Non capitava tutti i giorni di sognare un duello entusiasmante, vinto con l'aiuto di una spada prodigiosa, contro un tizio brutto e grosso quanto un armadio; il principe si era sentito immensamente forte e potente, soprattutto grazie a quell'arma misteriosa e unica. Era così insonnolito e poco lucido che impiegò qualche secondo in più del normale per rendersi conto di parecchie cose, tra le quali ricordare dove egli si trovasse e cosa avesse appena fatto nella realtà. Prima di tutto, capì che chi l'aveva tanto educatamente invitato a svegliarsi non poteva essere Merlino: egli sarebbe stato molto meno cortese, non avrebbe usato certo quel tono rispettoso e - dettaglio non trascurabile - la voce non era la sua, ma apparteneva a un uomo più anziano che gli pareva di conoscere. Oltre a ciò, non appena cominciò a far funzionare il cervello, Artù si accorse che non stava dormendo tra le linde e pregiate lenzuola del suo spazioso e confortevole letto; al contrario, era scomodamente appoggiato contro una dura parete di pietra e aveva pure un tremendo torcicollo e una spalla indolenzita, visto che si era addormentato con il capo inclinato e appoggiato a quello di una persona al suo fianco, la quale, a sua volta, dormiva appoggiata a lui. Infine, i suoi occhi chiari e assonnati visualizzarono con espressione assai confusa quelli azzurrissimi e attenti di un uomo anziano che stava cercando di svegliarlo scrollandolo gentilmente con una mano posata sul suo braccio. Riconoscendo Gilbert e ricordando di colpo l'arrivo a Bre Bile e la battaglia con i Menearth, il principe balzò in piedi così rapidamente che Sir Gillian, il quale seguitava a ronfare beato vicino a lui, finì per terra svegliandosi in maniera alquanto brusca.

"Ahi... Ma cosa..."

Ignorando i suoi lamenti, Artù, tutto agitato, prese a tempestare il vecchio mago di domande, dopo aver dato giusto un'occhiata sommaria attorno a sé.

"Gilbert! Che accidenti è successo? Siamo ancora nel passaggio ri.... ridotto, non è vero? Non ricordo proprio di essermi addormentato, quella dannata strega è finalmente sbucata fuori e mi ha lanciato un sortilegio?"

Reprimendo un sorriso per tale erronea supposizione, dato che era proprio lui il responsabile del sonnellino forzato dei due cavalieri, Gilbert si affrettò a rassicurarlo e si apprestò a pronunciare il discorsetto che si era ben preparato durante il viaggio solitario di ritorno dal monte.

Egli, infatti, aveva accompagnato Lynn alla fonte dei quattro elementi senza problemi, spiegandole tutto ciò che doveva ancora sapere e rispondendo a ogni sua domanda. L'innata curiosità e l'entusiasmo della ragazza avevano ormai preso il sopravvento sul timore: i due non avevano fatto altro che parlare e camminare per l'intero tragitto e non c'era mai stato nemmeno un attimo di silenzio tra loro, almeno fino a quando Lynn si era ammutolita alla vista della fonte, senza sapere come esprimere a voce alta l'emozione travolgente che le sgorgava dal profondo del cuore. La luce bianca che li aveva accompagnati lungo tutto il cammino era sparita immergendosi nei fluidi, che avevano subito emesso un vapore così caldo e denso da costringerli entrambi a chiudere le palpebre per qualche secondo. Gilbert aveva quindi incoraggiato la nuova Vertelch ad avvicinarsi alla vasca e a toccarne il bordo per entrare in comunicazione con gli elementi. Dopodiché, Lynn, i cui occhi verdi come smeraldi brillavano di una luce nuova, lo aveva ringraziato per l'ennesima volta e gli aveva assicurato che poteva stare tranquillo, perché si sentiva già diversa e perfettamente a suo agio lì: quello era proprio il posto perfetto per lei, anche se non l'aveva mai saputo fino a quel giorno; era strano, ma sapeva di essere arrivata a casa ed era convinta che lei e i quattro elementi sarebbero andati più che d'accordo. Perciò, con un luminoso sorriso sulle labbra, gli aveva detto di tornare al villaggio senza alcuna preoccupazione nei suoi riguardi: non sarebbe scoppiata a piangere, non si sarebbe sentita troppo sola lì dentro e avrebbe dato sicuramente una sbirciatina ogni tanto a Bre Bile con il grande specchio magico per osservare come andassero le cose laggiù. Gilbert, accorgendosi che, nonostante tali affermazioni, aveva gli occhi lucidi e la voce le tremava, l'aveva abbracciata con affetto paterno, dicendole che era fiero e orgoglioso di lei e che gli sarebbe mancata moltissimo.

"Ahimè, dovrò fare a meno della mia assistente preferita! Chi mi aiuterà d'ora in avanti quando ne avrò bisogno?"

"Oh, beh, potete sempre chiedere a Priscilla... O ai gemellini, se si tratta di qualcosa di semplice: scommetto che ne sarebbero felicissimi!"

"Sicuramente più di Priscilla! Se le chiedessi di portarmi qualcosa, lei mi direbbe di alzare il fondoschiena pigro che mi ritrovo e di provvedere da solo."

"Probabile... Io credo, però, che, in fondo, sia gentile e altruista, anche se devo confessare che non l'avevo veramente compreso fino a poco fa, purtroppo. Ma che ve lo dico a fare? Voi la conoscete meglio di me, no? Vi conoscete da una vita! Oh, dimenticavo, vi devo restituire questa: quassù non mi occorre e potrebbe essere più utile a voi."

Detto ciò, si era tolta la pietra verde che portava sempre al collo e che serviva appunto a Gilbert per chiamarla all'occorrenza. Egli, tuttavia, esitò a riprendersela.

"Sei sicura? So che non te ne sei mai separata da quando te l'ho data. Certo, non potremo adoperarla, ma puoi tenerla se vuoi... Considerala un semplice gingillo per farti compagnia e tenermi vicino al tuo cuore, ahahah..."

Lynn, sebbene tentata dall'offerta, la rifiutò con decisione, dando prova di grande maturità e saggezza.

"Non sarebbe giusto, non è una semplice collana e voi sarete comunque sempre con me, come i miei genitori! Questo è il mio destino, l'avete detto voi e Priscilla, no? Sì, probabilmente ci saranno momenti in cui mi sentirò sola, ma il tempo passerà in fretta e poi verrete a farmi visita ogni anno... Caspita, io... la Vertelch! Ancora stento a crederci! Mi sento attraversata da un'energia pazzesca, devo mettermi al lavoro!"

Gilbert l'aveva salutata sorridendo del suo entusiasmo e augurandosi che esso non si spegnesse mai; l'ultima cosa che voleva al mondo era che quella ragazza così spensierata e spontanea sprofondasse nello stesso baratro di folle disperazione in cui era caduta Lucynda. Sperava vivamente che la sua pupilla non conoscesse mai la tristezza e l'angoscia soffocante del senso di colpa.

Cercando di essere ottimista e di avere fiducia in lei, il capo di Bre Bile si era quindi affrettato a tornare da Artù e Sir Gillian e aveva pronunciato la formula per svegliarli. I due, però, forse perché stanchi e provati dalla loro avventura, non si erano destati immediatamente, perciò egli aveva dovuto chiamarli e scuoterli con pazienza per un bel po'. Povero Artù, che, per un attimo, aveva creduto di essere nel suo letto! Per non parlare di Sir Gillian, che aveva battuto la testa e pareva ancora più intontito del principe, il quale sembrava già pronto a combattere un altro nemico, animato dall'acceso spirito battagliero che lo contraddistingueva; peccato che, in realtà, non ci fosse nessuna strega malvagia... Gilbert non poteva certo confessare di essere stato lui a farli cadere in quel sonno profondo, ma il predestinato "re di una volta e del futuro*" doveva ancora avere paura della sua presenza, dato che aveva subito pensato a lei.

"Niente affatto, Artù, calmatevi; le cose sono molto più semplici di quanto crediate. Non temete, siamo ancora nel passaggio riducente e non ho visto la strega, credo proprio che abbia rinunciato al suo piano, dopo aver capito con chi avesse a che fare... Sir Gillian, prendete la mia mano, ecco: va tutto bene?"

Il cavaliere accettò il suo aiuto allungando a sua volta una mano e tenendosi l'altra sulla testa dolorante; probabilmente, gli sarebbe venuto un bel bernoccolo, che avrebbe potuto sfoggiare a Camelot facendolo passare come un'onorevole ferita di guerra.

"Oh, sì. Grazie, Gilbert, abbastanza. Ho la testa dura, non preoccupatevi, anche se non sarebbe stato male indossare il mio elm... AH, MA... ACCIDENTI! Siamo di nuovo vestiti come prima! Le nostre armature... sono sparite?!"

Al suo grido, Artù, che non si era ancora reso conto di indossare la veste bianca e dorata che gli era stata donata appena era giunto a Bre Bile, si fissò con sgomento le braccia e ammutolì, guardandosi poi intorno con estremo dispiacere mentre comprendeva appieno cosa ciò significasse: era scomparsa pure la sua amata spada e certamente non l'avrebbe più rivista. Sir Gillian, d'altro canto, sentiva già la mancanza della sua strepitosa balestra e - ora che sapeva di essere un cavaliere - di un abbigliamento più adatto a sé, sebbene non avesse alcun motivo di vergognarsi dell'umile tunica da contadino che indossava.
Stavolta, Gilbert poté dire loro la verità, almeno per quel che riguardava le armature di cui si erano serviti.

"A quanto pare, a missione conclusa, il pozzo le ha pretese indietro; vi avevo avvisato che si trattava solo di un prestito, no? Come vedete, naturalmente vi sono stati restituiti intatti gli abiti che portavate prima di esprimere i vostri desideri. Spero che non vi dispiaccia troppo arrivare a Camelot con questi: ve li regaliamo volentieri, è il minimo che possiamo fare, considerato quello che voi avete fatto per noi."

Dall'espressione amareggiata di Artù, era evidente che gli spiaceva eccome e lo stesso valeva per Sir Gillian; del resto, era logico che entrambi avrebbero preferito sfoggiare un abbigliamento più virile sia al villaggio, dove si aspettavano un'accoglienza da eroi, sia in patria, dove tutti dovevano essere in enorme pena per loro e li avrebbero senz'altro festeggiati a dovere al loro ritorno. Forse - pensò Gilbert -, era il caso di far cambiare almeno Artù e Merlino, ridando loro i propri vestiti, più adatti a presentarsi di fronte al re; più tardi, avrebbe fatto tale proposta ai suoi preziosi ospiti, ora era meglio continuare con le spiegazioni.

"Comunque, neppure io mi sono accorto di nulla: non ho visto quando è avvenuta la vostra... ehm, trasformazione, diciamo... Peccato, mi sarebbe piaciuto assistervi, non so come avvenga precisamente..."

"Dormivate anche voi?"

Il vecchio mago si affrettò ad annuire con convinzione, nonostante, in quel caso, si trattasse di una piccola bugia: era vero che nemmeno lui aveva assistito al cambio d'abito, poiché li aveva trovati già privi di armatura quando era tornato da loro dopo aver accompagnato Lynn; però, non aveva affatto avuto il tempo di riposarsi e la cosa cominciava a farsi sentire. Aveva davvero bisogno di un po' di riposo, anche se quella lunga e indimenticabile giornata non era ancora finita.

"Come un sasso, proprio... Sapete, per via dell'incantesimo di prima... Dovevo recuperare le forze, già."

Artù, essendogli grato per tutto l'aiuto ricevuto, si mostrò comprensivo, ma si dichiarò ancora sorpreso: c'era qualcosa che non gli tornava.

"Avete fatto bene, anche voi ve lo meritavate. Pure io ho dormito profondamente e non mi sono accorto proprio di nulla... Incredibile! Davvero strano..."

Sir Gillian annuì.

"Nemmeno io. La cosa più buffa è che io non mi ricordo neppure di essermi addormentato o di essermi appoggiato contro il muro e su di voi, Artù! Vi porgo le mie scuse, sono desolato!"

"Oh, non preoccuparti di questo, anche io devo aver approfittato della tua vicinanza, siamo compagni d'armi, no? Certo che è curioso! Ora che ci penso, nemmeno io me ne ricordo... Avete chiesto voi, Gilbert, di fermarci a riposare?"

"Oh, sicuro, è tutta colpa mia! Ero così stanco, così sfinito.... prosciugato d'ogni energia! Ma ora va molto meglio. Voi vi dovete essere addormentati mentre aspettavate il mio risveglio. Dovete esservi annoiati, avete fatto benissimo, tanto eravamo al sicuro qui!"

Artù e Sir Gillian si scambiarono un'occhiata imbarazzata: entrambi ritenevano che fosse stata una grave leggerezza abbassare la guardia in tal modo, mettendosi in una posizione così vulnerabile; avrebbero dovuto riposarsi a turno, il loro non era stato un comportamento da perfetto cavaliere e, in altre circostanze, l'avrebbero trovato imperdonabile.

"Beh, non ne andiamo fieri, ma anche noi dovevamo essere molto stanchi. Chissà, forse è stato il cambio d'abito a provocarci molta sonnolenza e quest'amnesia..."

Gilbert annuì con vigore: qualunque congettura lontana dalla verità e che escludesse ogni sua responsabilità, per quanto campata in aria, gli era più che gradita.

"Oh, è un'ipotesi da non escludere, potrebbe essere così, Artù!"

"Allora, ce la fate a camminare? Se volete, possiamo portarvi sulle spalle: noi ci siamo del tutto ristabiliti, giusto, Sir Gillian?"

"Sì, sono fresco come una rosa appena sbocciata!"

Egli si annusò scherzosamente le ascelle e sbuffò schifato.

"Anche se, forse, il profumo è ben diverso! Una delle prime cose che farò a Camelot è farmi un bel bagno!"

Artù alzò gli occhi al cielo.

"Non dirlo a me, è da ieri che... Ah, lasciamo stare. Gilbert?"

L'interpellato mentì di nuovo: non voleva essere un fastidio e non se la sentiva di accettare un simile aiuto da parte di due bravi ragazzi che egli non faceva altro che ingannare.

"Oh, no, non siamo lontani dall'uscita, non ce n'è bisogno. Certo, l'età avanza e Priscilla mi direbbe che non sono più un giovanotto e che non devo strafare, ma vi assicuro che mi sono ripreso e vi farò arrivare a casa al più presto. Vogliamo andare? Ci staranno aspettando, magari ci danno già per dispersi!"

"Sicuro, dopo di voi."

* traduzione di "The Once and Future King"

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