86. La gioia di ritrovarsi
Merlino, felice di rivedere Gilbert dopo tutto ciò che era accaduto, gli rivolse subito un enorme sorriso; gli pareva che fossero passati più giorni da quando si erano divisi, sebbene non fosse così, e fu lieto di constatare con i propri occhi che anche lui stava bene e che li stava aspettando. Priscilla, invece, visibilmente esausta e provata, camminava lenta dietro al giovane e, all'apparenza, non dimostrò alcuna gioia per il loro incontro.
All'interno della caverna, la donna aveva sempre preceduto il compagno d'avventura procedendo a passi rapidi nonostante la stanchezza, come se volesse allontanarsi dalla gemella il più in fretta possibile; l'aveva spronato ripetutamente in modo sgarbato perché si desse una mossa, ma, non appena erano usciti all'aperto, aveva cambiato radicalmente atteggiamento, soprattutto dopo aver visto la luna rossa in cielo: aveva diminuito il passo e assunto un'espressione apatica, quasi indifferente, chiudendosi nel silenzio più totale, tanto che Merlino, varcata la parete illusoria di roccia, si era girato indietro più volte per accertarsi della sua presenza. Non aveva detto alcunché nemmeno alla vista della luce di Gilbert, come se l'avesse data per scontata, e pareva molto abbattuta, ma, probabilmente, aveva solo bisogno di tempo per metabolizzare tutto quanto. Fu dunque Merlino il primo a parlare.
"Gilbert, che piacere vedervi! Grazie per la luce, Lucynda stava per immergersi nella fonte quando l'abbiamo lasciata, tutto bene! Missione compiuta! Comunque, tra poco penso che anche lei..."
Non potendo trattenere oltre il proprio entusiasmo nel rivederli davanti a sé sani e salvi, il vecchio mago lo interruppe, impedendogli di continuare la frase: percorse velocemente la distanza che li separava e lo abbracciò con trasporto, come se lo stregone più potente di tutti i tempi, la persona che egli stesso ammirava di più al mondo, fosse il suo nipote più caro.
"Sono così contento... Sapevo che ce l'avresti fatta, Merlino! Grazie."
Il giovane, sorpreso da quel gesto affettuoso, rimase per un momento con le braccia rigide lungo i fianchi; non si aspettava che Gilbert lo accogliesse così amichevolmente. Poi, superata la sorpresa iniziale, ricambiò la sua stretta, dandogli persino qualche pacca sulla schiena; la sua innata modestia lo spinse a dire che non aveva fatto tutto da solo.
"Beh, non è soltanto merito mio: Priscilla è stata essenziale, avevate ragione, è stata fantastica! Senza di lei non ce l'avrei mai fatta! E anche Lucynda, poverina... Ha un gran cuore, aveva solo bisogno di aiuto e conforto... Oh, e poi anche il pozzo! Il suo contributo è stato decisivo, davvero!"
Gilbert, annuendo, finalmente lo lasciò andare e, con gli occhi lucidi dall'emozione, si girò verso la piccola strega che li stava osservando con aria distratta, senza fare commenti; egli si rese conto subito che l'esperienza l'aveva segnata profondamente e che le cose, per lei, non sarebbero state più come prima. Provò un moto di tenerezza nel vederla un po' deconcentrata e assente, come se il suo cuore e la sua mente stessero ancora rivivendo i momenti trascorsi con la sorella. Sembrava persino stordita e, scorgendo i suoi occhi arrossati, intuì che aveva pianto. Povera Priscilla! Forse, in fin dei conti, la più coraggiosa di tutti loro era stata proprio lei... L'amico le si rivolse in tono più dolce del solito, augurandosi che avrebbe superato presto il dolore di non poter più rivedere Lucynda, l'altra metà di se stessa, e di saperla lontana; conoscendola bene ed essendo consapevole del fatto che lei nascondesse sempre i suoi veri sentimenti, era convinto che fosse felice di rivederlo, per quanto la sua gioia fosse offuscata da una triste stanchezza e celata da una maschera d'indifferenza. Cercò, dunque, di tirarla su col morale, facendo leva sulla sua vanità.
"Priscilla cara, sei stranamente silenziosa. Non dico che mi aspettassi un abbraccio o un bacio da parte tua, ma almeno un saluto potresti farmelo... Hai sentito gli elogi che il sommo Merlino ti ha appena riservato? Non hai niente da dire per ringraziarlo e ricambiarlo?"
La veggente sbuffò infastidita e roteò le pupille, mettendosi a braccia conserte: per un attimo, sembrò comportarsi come al solito.
"Capirai, mi pare il minimo! Era del tutto prevedibile che le cose sarebbero filate lisce solo se anche io l'avessi..."
All'improvviso, però, il suo tono cambiò totalmente e si abbassò, quasi come se stesse meditando tra sé e sé.
"Beh, no, nemmeno io... da sola avrei risolto... Quel drago..."
Priscilla cominciò a bofonchiare altre frasi spezzate e incomprensibili con espressione imbarazzata; per Gilbert, quel suo strano comportamento era la conferma che qualcosa, in lei, era cambiato. Forse, era diventata più umile, più riflessiva, più attenta a ciò che diceva e più disposta ad ammettere la verità; o forse, si trattava solamente di una fase passeggera e, dopo qualche giorno, sarebbe tornata scorbutica e acida come sempre. Comunque, dopo i complimenti ricevuti, egli si sarebbe aspettato una grassa risata da parte sua, o perlomeno che si vantasse per qualcosa che aveva fatto nel labirinto; invece, non pareva averne la minima intenzione e la cosa lo colpì parecchio. Pure Merlino si stupì della frase successiva che uscì dalle labbra della veggente, anche se una parte di lui, considerate le loro vicissitudini, lo prevedeva; ora che la conosceva meglio, Priscilla gli era più simpatica rispetto a prima e si era affezionato molto anche a lei.
"Beh, insomma, sono d'accordo con lui: è stato un lavoro di squadra e, inoltre, siamo stati aiutati."
Merlino annuì con complicità facendole l'occhiolino.
"Oh... Sicuro, un ottimo lavoro di squadra! E non eravamo soli, abbiamo ricevuto un aiuto inaspettato! Da parte di una celebrità, potremmo dire!"
Gilbert sorrise con calore: quei due davano l'impressione di intendersela alla perfezione oramai ed egli era curioso di udire un resoconto completo di ciò che era successo, ma probabilmente ci sarebbe voluto molto tempo, troppo rispetto a quello che avevano a disposizione. Pertanto, egli non chiese nulla e si limitò a commentare che pure per il suo gruppo valeva lo stesso.
"Anche per noi è stato un lavoro di squadra, l'unione fa davvero la forza, giusto?"
Solo allora Merlino si ricordò che Artù e Sir Gillian avrebbero dovuto essere con Gilbert; allarmato prima dalla loro assenza e in secondo luogo dal fatto che essi potessero vederlo lì dove non avrebbe certo dovuto essere, prese a guardarsi attorno con preoccupazione.
"Ma... Artù?! E Sir Gillian? Dove sono? Cosa..."
Il vecchio mago lo rassicurò immediatamente.
"Calmati, Merlino, stanno benone entrambi. Li ho lasciati poco più in là, stanno dormendo come bambini. Non potevo portarli indietro al villaggio prima che tu vi tornassi, no? Era l'unica soluzione metterli fuori combattimento, o meglio, era quella migliore, a parer mio."
"Giusto, il combattimento! È stato rischioso, non è vero? So che hanno dato del filo da torcere ai Menearth, devono essere esausti."
"Già, lo sono in effetti. Si sono comportati egregiamente, hanno fatto onore a Camelot! Venite, venite, vi porto da loro, così li potrai vedere con i tuoi occhi. Non temere di essere scoperto, non si sveglieranno senza un mio comando."
Gilbert si avviò lungo la galleria precedendo i due amici ritrovati e, poco dopo, le sue luci fluttuanti nell'aria illuminarono i corpi dei cavalieri, ancora profondamente addormentati e con indosso l'armatura: erano rimasti nella stessa posizione di quando li aveva lasciati. Merlino fu contentissimo di rivedere Artù e, sapendo che egli non poteva svegliarsi, non esitò a inginocchiarsi accanto a lui per ascoltare da vicino il suo ritmico russare.
"Stanno proprio dormendo come ghiri! Devono essere stanchissimi... Anche così equipaggiati, fanno tenerezza, non trovate?"
Priscilla, ignorando quel grazioso quadretto, lanciò un'occhiata penetrante a Gilbert.
"Non sono gli unici a essere stanchi, a quanto vedo... Dovresti andare presto a nanna anche tu, non sei mica più un giovanotto come loro! Scommetto che sei rimasto qui a guardarli e a farti mille pippe mentali camminando avanti e indietro mentre ci aspettavi, invece di riposarti."
Gilbert sospirò: non poteva nasconderle proprio nulla.
"Oh, bazzecole! Dormirò quando potrò, ora non posso certo permettermelo. Avrò un sacco di tempo dopo, adesso ho altro da fare, no? Non è affatto finita qui: dovrò accompagnare la nuova Vertelch sino alla fonte e poi salutare Artù, Merlino e Sir Gillian... congedarli come si deve, insomma, e naturalmente aprire un portale per riportarli a Camelot nella loro epoca! Ah, e voglio anche sentire per bene cosa vi è successo nei dettagli! Toccherà a te dopo, Priscilla, riferirmi tutto, adesso non credo che ce ne sia il tempo... Solo allora potrò riposare."
Lei lo guardò con aria severa ma affettuosa, come una madre che rimprovera il figlio per essersi strapazzato troppo.
"Di' la verità, hai voluto strafare con i Menearth, vero? Hai giocato a fare l'eroe?"
Egli si schermì con disinvoltura.
"Ma no, non ho fatto nulla di eccezionale! Il minimo, davvero; la maggior parte del merito va a loro e a voi, che avete distratto la Vertelch. Dimmi un po' tu, piuttosto: da quando ti sta così a cuore la mia salute?"
Priscilla scrollò le spalle ed emise uno sbuffo leggero, come se egli avesse appena detto un'assurdità; tuttavia, nonostante avesse il cappuccio alzato, Gilbert si accorse che era arrossita, confermandogli così che egli aveva colto nel segno e che la sua preoccupazione nei suoi confronti era sincera. Nemmeno la battuta che la veggente pronunciò in seguito gli fece cambiare idea: era molto felice di rivederlo sano e salvo, anche se le sue parole sarcastiche esprimevano il contrario.
"Beh, in ogni caso vedo che sei tutto intero anche tu. Che peccato, quegli armadi di pietra non ti hanno schiacciato neppure per sbaglio? Almeno ti saresti abbassato un po' o ti avrebbero raddrizzato la gobba... Non dovevano essere poi tanto forti se non ti hanno torto un capello."
"Sentivo proprio la mancanza delle tue battutine, mia cara! Cominciavo a temere che tu fossi diventata d'indole più gentile e comprensiva..."
"Ah, ti piacerebbe, vero? Non contarci troppo, non ho alcuna intenzione di rammollirmi né di perdere la sana abitudine di criticarti; come mi divertirei, altrimenti? Comunque, dobbiamo parlare, io e te: preparati!"
"Sono tutt'orecchi, dimmi pure!"
"Da soli!"
Gilbert e Merlino, meravigliati dall'urgenza che trapelava dalla sua voce, si scambiarono un'occhiata perplessa.
"Beh, ora non lo siamo, ma non credo che sia un problema se Mer..."
"Niente affatto! Intendevo a quattr'occhi, zuccone, solo io e te, ESCLUSIVAMENTE! Una volta che lui e i suoi degni compari si saranno levati di torno, ecco... Si tratta di una... una faccenda personale."
"Oh, sicuro, d'accordo allora. Come mai sei tanto rossa in faccia? Perché non abbassi il cappuccio? Forse hai troppo caldo alla testa o l'agitazione ti ha fatto venire la febbre o..."
"Sto benissimo così, non preoccuparti e pensa ai fatti tuoi!"
"Se lo dici tu... Ma che mi devi dire di tanto importante? Non è che vuoi chiedermi scusa per aver preso il Consultrotolo senza domandarmelo?"
Merlino rimase di stucco e capì che anche Priscilla, dall'espressione stupita che le era comparsa sul volto, non si aspettava assolutamente una domanda del genere. Gilbert ridacchiò.
"Oh, andiamo, credevate davvero che potessi non accorgermene? Mi sottovaluti, cara: ho preso le mie precauzioni per proteggerlo, pertanto ho capito quasi subito che eri tornata indietro a prenderlo, anche se non ero sicuro delle tue intenzioni all'inizio; per questo, Merlino, ti ho detto che non avevo idea del perché fosse tornata indietro quando me l'hai chiesto. Ma ho ancora degli assi nella manica dei quali tu sei all'oscuro, a quanto pare... Comunque, ve l'avrei dato più che volentieri, per chi mi hai preso? Per una buona causa come questa, non avrei certo rifiutato di prestarvelo; se è per questo che mi volevi parlare, non ce n'è bisogno, a meno che tu non l'abbia perso o danneggiato, ecco."
Merlino, percependo la sua ansia a tale prospettiva, si affrettò a rassicurarlo.
"No, ce l'ha Priscilla nella sua fantastica tasca; è intatto, non temete."
"Bene, allora è tutto a posto. Perché non dici nulla, cara? Pensavi di farmela, ammettilo! Eheheh, stavolta ti ho sorpreso io! Vi è stato utile, almeno?"
Merlino annuì entusiasta, sollevato che egli non se la fosse presa, mentre la strega lo fissava indispettita senza ribattere.
"Altroché, è uno strumento davvero unico e originale! Farebbe comodo a chiunque. Grazie ai suoi versi abbiamo capito che..."
Il giovane si ammutolì bruscamente; il motivo fu subito evidente anche ai suoi interlocutori, dato che pure loro si accorsero che un'entità dotata di grande potere magico si stava avvicinando. La luce destinata a eleggere la Vertelch successiva era infatti entrata nel passaggio riducente e ora stava venendo verso di loro. Era di un bianco molto intenso, quasi abbagliante, e di natura diversa da quelle che Gilbert e Merlino utilizzavano per orientarsi nel buio. Quest'ultimo avvertì di nuovo la potenza immane dell'energia della fonte e si considerò privilegiato: quanti, estranei a Bre Bile, potevano sostenere di averla veduta, oltre a lui? Probabilmente nessuno; si sentiva fortunato, anzi onorato di assistere alla cerimonia dell'elezione così da vicino. Tutti e tre la contemplarono in silenzio solenne mentre passava sopra le loro teste e proseguiva il suo percorso lentamente, fluttuando con eleganza e sicurezza in direzione del capanno. Soltanto il russare inconsapevole di Artù, che, in aggiunta, mugugnò un'imprecazione, disturbò il suo passaggio, ma ormai essa li aveva superati; man mano, divenne sempre più piccola, un candido bagliore che si fece sempre più lontano, sino a sparire.
"Maledetto Testa di Pietra! Te la faccio vedere io... te la faccio... Vedrai! Aspetta e vedrai!"
Merlino si voltò verso il biondo aggrottando le sopracciglia e poi scoppiò a ridere.
"Povero Artù! Credo proprio che sognerà quei tipi per un bel po'!"
Gilbert annuì, sorridendo comprensivo.
"Lo temo anch'io, non dimenticherà quest'avventura tanto presto, e neanche io! Sicuramente diventerà il pezzo forte delle mie memorie, se finirò di scriverle!"
Priscilla sbuffò.
"Puoi risparmiarti la fatica, non interesserebbero a nessuno: non sprecare pergamene!"
"Come sei cattiva!"
Egli, evitando di bisticciare con lei inutilmente, tornò serio: non era certo quello il momento di stare lì fermi a discutere per delle sciocchezze.
"Or dunque, lasciamo qui i nostri due campioni per il momento; come hai visto, Merlino, sono perfettamente al sicuro. Li sveglierò quando tornerò indietro da solo al villaggio, adesso torniamo al capanno: io dovrò accompagnare subito la nuova Vertelch fino alla fonte, intanto voi potrete riposarvi un poco prima del mio arrivo con Artù e Sir Gillian. Immagino che sarete bersagliati di domande, ma penso che saranno tutti ben lieti di occuparsi di voi e non ci vorrà molto."
Dopo aver lanciato una breve occhiata incerta a Priscilla, che si era messa a dare dei buffetti sulle guance del principe indifeso, Merlino rivolse una domanda al capo di Bre Bile.
"E Lucynda? Quando passerà?"
Illuminando il percorso soprattutto a beneficio del giovane, come aveva già fatto scendendo al piano inferiore della propria casa, Gilbert iniziò ad avviarsi e Merlino seguì il suo esempio.
"Il percorso della Vertelch destituita, una volta che avrà superato la parete illusoria, sarà diverso dal nostro, gliel'hai spiegato, Priscilla? Quando hai finito di divertirti, vieni pure, grazie!"
La strega, che era già rimasta indietro di parecchi passi, si affrettò a raggiungerli, non prima, però, di aver infierito sui due inermi cavalieri con una dispettosa tirata d'orecchi.
"Uhm... Cosa? Ah sì, gli ho accennato qualcosa all'andata."
"Sì, quando vi ho domandato del bivio, giusto? Quindi, per lei si crea un passaggio alternativo e, se non ho capito male, c'è un'altra parete provvisoria a causa della quale non può proseguire finché la nuova Vertelch non è passata... Non devono incontrarsi, ho detto bene?"
Gilbert annuì.
"Esattamente, essa si dissolverà solo una volta che la nuova prescelta sarà giunta sul monte e pure dopo che io sarò tornato al villaggio. Vecchio e nuovo non si devono incontrare, immagino che sia una sorta di scaramanzia; secondo i Sette Saggi, che si attennero ai versi di un'antica ballata popolare, nessun'alba trova noi uomini vagabondi dove il tramonto ci ha lasciato: non iniziamo mai un giorno senza averne prima terminato un altro*, così sarà sempre per l'eternità, fino alla fine dei tempi."
"Uhm, ha senso, effettivamente è così. Priscilla mi ha detto che non sapeva il perché, grazie per l'affascinante spiegazione."
Gilbert non poté trattenersi dal sogghignare: era certo del fatto che anche lei lo sapesse e pensò che non avesse detto nulla al loro ospite per non ritrovarsi a dover recitare versi, poiché trovava ridicoli e antiquati quelli in rima. A lui tale avversione era sempre parsa bizzarra, visto che, dopotutto, le profezie erano il suo pane quotidiano: spesso la prendeva in giro bonariamente proprio per questo motivo. Tuttavia, non era il momento opportuno per prendersi gioco della veggente e, poiché lei non diceva nulla, decise di cambiare argomento, rispettando il suo volere. In fondo, si trattava di una piccola bugia innocente rispetto alla sfilza di panzane che egli stesso aveva rifilato ad Artù e Sir Gillian.
"Lucynda dovrà attendere pure che il capanno sia vuoto: per lei, anche la scalinata risulterà inaccessibile finché anche solo uno di noi sarà al suo interno."
"Insomma, deve andarsene senza essere vista da nessuno!"
"Già."
"Meno male che l'ho già salut..."
Merlino si morse la lingua, pensando a Priscilla che camminava alle sue spalle: non era il caso di parlare di saluti, doveva essere ancora doloroso per lei. Ciononostante, curioso com'era, non poté fare a meno di porgere un'altra domanda.
"Ma, scusate, dopo dovrà uscire dalla cascata da cui siamo entrati io e Artù! Deve per forza attraversare il villaggio e qualcuno potrebbe vederla comunque, o no?"
"No, non è mai accaduto, che io sappia."
"Ma come..."
"Lo scoprirai dopo, Merlino, vedrai: capirai tutto quando Lucynda si dirigerà verso l'uscita di Bre Bile. Oh, guardate, la scala! Ci siamo."
Il giovane, guardando davanti a sé, notò che, oltre alle due luci di Gilbert, che si erano fermate ai piedi della scalinata, c'era una terza luce, più intensa e luminosa: la luce della fonte era già pronta a intraprendere il viaggio di ritorno al monte e se stava immobile in aria, come se fosse in attesa. Era dunque già scesa? Aveva già compiuto la sua scelta? Gilbert si fermò a una decina di passi dai piedi della scala e guardò verso l'alto; Merlino e Priscilla lo imitarono: se la Vertelch era già stata designata, avrebbero appreso la sua identità da un momento all'altro.
Infatti, non dovettero aspettare a lungo: ecco che qualcuno cominciò a scendere lentamente, qualcuno che i tre conoscevano bene. I suoi passi, leggeri e un po' incerti, risuonarono per l'intera galleria, rendendo quei secondi ancor più solenni. Finalmente la nuova prescelta era lì, davanti ai loro occhi, con un'espressione alquanto smarrita e sbigottita; pareva dubbiosa e intimorita, come se ciò che le stava accadendo fosse troppo per lei, come se stesse pensando che ci dovesse essere un errore, come se si aspettasse che qualcuno dall'alto la richiamasse, dicendole che si trattava di uno scherzo, e andasse al suo posto. Fino all'ultimo, aveva temuto di cadere a causa di quei gradini stretti e ripidi, facendo così una figuraccia epica, o aveva immaginato che la luce sparisse all'improvviso, lasciandola al buio; era tesa come una corda di violino sul punto di spezzarsi. Tuttavia, dopo aver percorso l'ultimo gradino con successo, non appena sollevò il capo e vide Gilbert, Merlino e Priscilla, sorrise sollevata e la tensione dentro di lei si sciolse all'istante.
*Nota Autrice: per questa parte mi sono ispirata a una citazione di Khalil Gibran:
"Noi vagabondi, sempre alla ricerca della via più solitaria, non iniziamo un giorno senza averne terminato un altro; e nessuna alba ci trova dove il tramonto ci ha lasciato."
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