85. L'attesa di Gilbert
Lynn, Gherda e il resto degli abitanti di Bre Bile non erano stati i soli a essere logorati dall'angoscia di un'attesa frustrante: anche Gilbert aveva provato la stessa sensazione di impotenza e di ansia nell'aspettare il ritorno di Merlino e Priscilla dalla caverna in cui si erano addentrati per raggiungere la Vertelch e tentare di convincerla ad abbandonare il suo posto. Il vecchio mago era rimasto ad attenderli a lungo all'interno del passaggio riducente, chiedendosi con inquietudine sempre più crescente quale potesse essere la causa del loro ritardo. Infatti, pur essendo al chiuso, si era accorto subito che Lucynda si era finalmente calmata, poiché aveva percepito un netto cambiamento nell'atmosfera esterna. Il suo istinto gli aveva dunque suggerito che la missione era stata portata a termine con successo; presto ci sarebbe stata una nuova Vertelch ed era impaziente di scoprire se Lynn sarebbe stata la predestinata, come egli si aspettava, e di portarla a destinazione, assolvendo così il proprio compito. Nonostante fosse lieto per il buon esito del suo piano, non riusciva a mantenere la calma che, di solito, lo contraddistingueva; dal momento che Merlino e Priscilla ancora non accennavano a tornare, non aveva potuto evitare di angosciarsi e continuare a camminare avanti e indietro nel passaggio, con la sola compagnia di una luce magica che aveva fatto di nuovo apparire non appena aveva varcato la finta parete di roccia. A causa della tensione, la stanchezza e la voglia di dormire che aveva provato a seguito della lotta con i Menearth gli erano completamente passate ed era più sveglio che mai; il suo cervello era in fermento, costellato di domande a cui non sapeva rispondere: e lui non sopportava di essere totalmente all'oscuro di qualcosa, di non avere il minimo indizio, in qualunque circostanza e in questa ancora di più. Da cosa potevano essere stati trattenuti Merlino e Priscilla? Stavano forse parlando con Lucynda? Era probabile... O erano sorti altri problemi e non riuscivano a tornare indietro? Si erano persi nel labirinto? Erano feriti? Se la Vertelch era davvero tornata quella di sempre, come egli supponeva, avrebbero già dovuto essere lì! Per tutti i gorgilli, che stavano combinando? Se solo avesse saputo servirsi anche lui di una sfera, l'avrebbe portata per tenerli d'occhio!
Alla fine, dopo aver brevemente riflettuto tra sé e sé, aveva preso la decisione di far addormentare i suoi valorosi accompagnatori, piuttosto che bloccare il passaggio intrappolandoli e mettersi lui stesso a schiacciare un pisolino come aveva pensato all'inizio: una soluzione semplice ed efficace per trattenerli senza, magari, dover subire le loro domande. Quindi, dopo che egli aveva varcato l'entrata illusoria seguito da Artù e Sir Gillian - stavolta, i due non avevano avuto difficoltà ad attraversarla, prendendo una breve rincorsa e dirigendosi decisi contro le rocce indicate - , si era deciso a mettere in atto questo piano: doveva assolutamente evitare che il principe scoprisse l'assenza del suo servitore a Bre Bile e subodorasse qualcosa. Pertanto, aveva pronunciato sottovoce un incantesimo dormiente alle loro spalle, mentre essi procedevano rapidi ad ampie falcate, impazienti di narrare la loro impresa e di tornare a casa al più presto. Entrambi i cavalieri non avevano fatto in tempo ad accorgersi di nulla: avevano già attraversato il bivio presente nel passaggio e stavano chiacchierando allegramente, immaginando le facce radiose dei gemellini al loro ritorno, quando erano caduti a terra come due belle pere mature, presi da una sonnolenza improvvisa, come se qualcuno avesse dato loro una forte botta in testa e fossero svenuti di colpo. Visto che erano tuttora rivestiti dell'armatura ricevuta dal pozzo dei desideri e pesavano non poco, Gilbert aveva provveduto a spostarli tramite la magia, facendoli lievitare in aria per un breve tratto e portandoli poco più avanti, per poi depositarli, con estrema delicatezza, seduti contro una parete; in fondo, si trattava del futuro re di Camelot e di un suo prode cavaliere: non poteva mica maltrattarli come dei sacchi di patate, anche se erano incoscienti! Riguardoso e zelante verso i suoi ospiti pure in tale frangente, il mago aveva cercato, per quanto possibile, di metterli in una posizione comoda, l'uno vicino all'altro, in modo che non venisse loro il mal di schiena per essere rimasti a terra tanto a lungo. Si sentiva un po' in colpa, quasi come se avesse tradito dei compagni alle spalle, ma non aveva potuto agire diversamente, per il bene di tutti loro. Comunque, dalla maniera in cui ora entrambi russavano rumorosamente, grugnendo talvolta parole come "Testa di Pietra" o "Canaglia, fatti sotto!", era evidente che fossero molto stanchi, al di là del sortilegio di cui erano caduti vittime: un bel riposo, profondo e ristoratore, non avrebbe potuto certo danneggiarli, anzi, ne avevano un gran bisogno, dopo il combattimento faticoso che avevano affrontato. Sir Gillian aveva appoggiato la testa sulla spalla di Artù e quest'ultimo, a sua volta, la teneva inclinata e adagiata contro il capo dell'amico; Gilbert aveva tolto loro gli elmi, affinché riposassero meglio, e aveva tirato un sospiro di sollievo, sapendo che si sarebbero svegliati soltanto quando egli in persona avesse pronunciato la formula apposita. Nemmeno se la galleria in cui si trovavano fosse crollata, essi si sarebbero destati: solamente uno stregone con poteri superiori ai suoi avrebbe potuto vanificare l'incantesimo.
Quanto a lui, era almeno mezz'ora che si era messo a camminare nervoso avanti e indietro di fronte a loro, mentre aspettava che Merlino e Priscilla tornassero; si augurava con tutto il cuore che entrambi stessero bene e che, per l'amica, l'incontro con la sorella non fosse stato troppo doloroso. Sapeva benissimo quanto ci tenesse a lei e l'idea che Lucynda, accecata da folle ira, potesse farle del male, fisicamente o spiritualmente, lo tormentava quasi quanto il pericolo che correva il mondo intero. Più i minuti passavano, più perdeva la concezione del tempo: non riusciva a tollerare di restare nell'incertezza che, nonostante la tempesta fosse cessata e la Vertelch si fosse tranquillizzata, qualcosa ancora potesse andare storto. Cominciava a pentirsi di averli lasciati andare da soli, anzi, cominciava a pensare che il proprio piano fosse stato troppo azzardato, troppo rischioso. E se Lucynda si fosse rifiutata in ogni caso di lasciare la fonte? Se Merlino fosse stato sopraffatto da ulteriori trappole dei Sette Saggi o se Priscilla si fosse fatta prendere dal nervosismo e dal suo caratteraccio e si fossero divisi? Sapeva per esperienza personale che era difficile non litigare e perdere la pazienza con lei. O se non fosse riuscita a convincere la sorella? Forse, stavano soltanto chiacchierando amichevolmente, scambiandosi gli ultimi saluti e rimandando il momento dell'addio di qualche minuto, però non poteva fare a meno di angustiarsi: avrebbe potuto fare qualcosa di diverso, qualcosa in più rispetto a quanto aveva fatto fino ad allora?
In quel momento, il vecchio mago si ricordò della discussione che aveva avuto proprio con Priscilla la sera precedente all'arrivo di Merlino e Artù a Bre Bile. Ovviamente, lei non aveva perso l'occasione di criticarlo per aver sbagliato l'epoca in cui aprire i portali e per non essere riuscito a fare di meglio. Lui si era difeso come poteva, fiducioso che Merlino, anche nella sua versione giovanile, potesse aiutarli.
"Beh, sai benissimo che non siamo riusciti a scoprire dove egli si nasconda nella nostra epoca! Persino tu, che mi biasimi tanto, con la tua prodigiosa sfera non sei riuscita a stanarlo! Ora come ora, il suo volere è non essere scovato e disturbato da nessuno al mondo, desidera crogiolarsi nella sua solitudine e credo - voglio credere - che non sappia nemmeno cosa stia accadendo; per questo, nonostante le tue capacità, sei riuscita a vedere solo della nebbia fitta ogni volta che hai provato a visualizzarlo. I suoi poteri superano i tuoi e anche i miei, naturalmente; non sono stato in grado di aprire un portale nel luogo in cui si trova, nemmeno con l'aiuto di Thomas e del suo incantesimo di richiamo sono riuscito a individuarlo. Comunque, meglio averlo qui direttamente dal passato, anche se è ancora inesperto, piuttosto che non averlo affatto."
"Puah, spero che tu abbia ragione e che non siano due pappemolli, lui e il principe! Altrimenti, bell'affare portarli qui in gita turistica! Se quel biondino si metterà a minacciarci come ha fatto Sir Gillian, gli tapperò la bocca con un bel mazzo di ortica! Comunque, signor Ottimismo, non c'è bisogno di ricordarmi che anche io ho fallito, lo so benissimo! Io ce l'ho messa tutta, non è colpa mia."
"Ma certo, non volevo incolparti di nulla: nessuno può competere con Emrys, ecco tutto.... La Vertelch, però, potrebbe dargli del filo da torcere, soprattutto ora che non è ancora all'apice delle sue... "
"Ah, quell'idiota! Mi fa venire un nervoso! Adesso che abbiamo bisogno di lui, si comporta come un topo spaurito che si nasconde nella sua tana!"
"Non possiamo biasimarlo, si sente in colpa per la morte di Artù, lo sai bene... Dopo tutti questi anni, ancora lo sta aspettando e chissà ancora per quanto lo aspetterà: sarà fedele e leale al suo re per l'eternità. Non giudicarlo; forse anche tu, un giorno, proverai un senso di colpa simile per qualcosa e comprenderai, in parte, l'irrimediabile dolore di non poter mutare il passato. Non che io te lo auguri, ovviamente, cara... Dico solo che potrebbe capitare a tutti, insomma..."
Priscilla l'aveva fissato con aria poco persuasa, ma non aveva ribattuto alcunché, segno che le sue parole l'avevano colpita.
"E poi guarda, secondo me non tutto il male viene per nuocere, come dicono: Lucynda si potrebbe trovare persino più a suo agio nel confrontarsi con un giovane Merlino piuttosto che con uno vecchio e con la barba lunga! Potrebbe aprirsi di più con lui e averne meno paura. Dopotutto, da un certo punto di vista, sarebbe più vicina a lui per età, piuttosto che a stagionati bacucchi come noi."
La veggente aveva annuito con aria pensierosa, salvo poi rendersi conto di essere stata inclusa in una definizione che non le garbava affatto.
"Uhm, potrebbe essere, sì... Aspetta, parla per te! A chi hai dato del...? A me no di certo, spero! Non sono ancora messa così male, io!"
A quel punto, egli l'aveva guardata con affettuosa condiscendenza, ridendo sotto i baffi.
"Oh, andiamo... Ti immagini se avessi mandato te ad accoglierli al posto di Lynn? Ad Artù sarebbe venuto un colpo e sarebbe scappato sui monti veloce come un cavallo selvatico."
"Ah, se davvero ha così poco fegato, allora non scommetto una delle mie unghie sul suo aiuto. Anzi, una pellicina del mio mignolo, sissignore! In ogni caso, la colpa del mio singolare aspetto è tua!"
"Oh, suvvia, non ricominciare con la solita solfa! Sono responsabile solo della tua altezza... voglio dire, della tua bassezza... Non vorrai darmi la colpa anche degli anni che passano e delle rughe che..."
"Guardati tu allo specchio, spilungone! Il tempo sta passando anche per te, non stai certo diventando più bello! Basta, me ne vado a letto! Domani sarà una giornata lunga e faticosa, farò meglio a cercare di chiudere occhio per qualche ora, invece di stare qui a bisticciare con te come una comara inacidita!"
"E bacucca..."
"E bacu... Oooooh, antipatico!"
Ricordando l'espressione mortalmente offesa di Priscilla ogni volta che egli alludeva alla sua età, Gilbert si mise a ridacchiare da solo per qualche secondo; tornò serio quasi subito per la preoccupazione e decise che era passato troppo tempo per stare ancora lì ad aspettare perdendosi in mille congetture. Perciò, dopo aver dato un'ultima occhiata ai due cavalieri, i quali seguitavano a dormire beati e ignari della sua ansia, iniziò a tornare indietro, pensando di camminare fino all'entrata della caverna o, forse, di addentrarsi persino al suo interno. Non sapeva bene cosa avrebbe fatto o cosa avrebbe potuto fare, ma non riusciva più a starsene con le mani in mano. Tuttavia, la sua apprensione si dileguò non appena avvertì che Merlino e la veggente avevano varcato la parete di roccia ed erano finalmente entrati nel passaggio; infatti, il vecchio mago aveva mandato avanti una delle sue luci magiche proprio presso l'ingresso e ciò gli consentì di percepire la loro presenza anche senza essere là. Impaziente di rivederli, continuò ad andare loro incontro a passi rapidi, preceduto dalla luce che aveva tenuto con sé, finché li scorse poco dopo aver oltrepassato il bivio di parecchi metri. Dimentico della sua abituale compostezza, li salutò da lontano sventolando entusiasta una mano, mentre le due luci incantate si incontravano in aria prima di loro, dando inizio a una vera e propria danza di gioia per festeggiare quell'incontro tanto atteso da tutti e tre.
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