81. L'ultimo abbraccio

Lucynda, intuendo quanto Priscilla si sentisse colpevole nei suoi confronti, si fece finalmente coraggio. Continuando a stringere in mano la pietra ricevuta da Merlino come se fosse un amuleto da cui attingere energia positiva, si alzò da terra e guardò la gemella con uno sguardo colmo di affetto e di tenerezza. Fu in quel momento che si rese conto realmente della distanza che le separava: anche se la somiglianza tra di loro era palese, Priscilla pareva la sua bisnonna piuttosto che sua sorella. Certo, era ancora arzilla, in gamba e più che autosufficiente, ma l'incessante trascorrere di settimane, mesi e anni aveva lasciato un segno oltremodo evidente su di lei, nel suo fisico e, sicuramente, anche nella sua mente. Non appena l'aveva riconosciuta, Lucynda non aveva dato molta importanza alla cosa, perché, per lei, l'anziana e piccola donna davanti a sé era sempre la sua Pris, cocciuta, testarda, risoluta e orgogliosa, eppure disposta a fare qualsiasi cosa per aiutarla; la trovava allo stesso tempo uguale e diversa rispetto a com'era quando l'aveva lasciata, forse più affidabile e meno volubile, più riflessiva e meno egoista. Soltanto allora, tuttavia, la ragazza fu colpita davvero dal suo aspetto fragile: le sembrava così triste e bisognosa di supporto, così depressa e gracile, che si sentì stringere il cuore al pensiero di non poterle starle accanto. Vederla tanto invecchiata l'addolorava; la consapevolezza che lei, obbligata ad andarsene da Bre Bile dopo essersi immersa nella fonte, non avrebbe potuto assisterla nella sua vecchiaia e che non avrebbero più potuto essere il sostegno l'una dell'altra, com'era sempre stato, la rattristava enormemente. Beh, era naturale che Priscilla fosse invecchiata e non poteva fare nulla a riguardo, però vivere insieme a lei sarebbe stato bello comunque pure in tali circostanze; forse, sarebbe stata una convivenza un po' bizzarra, ma in ogni caso perfetta, perché loro due si intendevano alla perfezione. Priscilla l'aveva salvata, era tutto ciò che le era rimasto della sua famiglia e non le sarebbe dispiaciuto restare accanto a lei il più a lungo possibile; anzi, era proprio quello che desiderava e non avrebbe affatto costituito un sacrificio della sua giovinezza, degli anni che le sarebbero stati restituiti a compenso di quelli che aveva perso. Ricompensa che non la eccitava per nulla, tutt'altro: la spaventava. Non aveva idea di cosa le sarebbe capitato una volta uscita da quella caverna e, malgrado l'aspetto lugubre e isolato di essa, si era abituata a vivere lì, senza dover pensare al cibo o a qualsiasi altra cosa che non riguardasse il controllo dei quattro elementi. Il suo futuro era totalmente incerto, tutto da costruire a partire da zero, senza alcuna certezza. Purtroppo, sapeva bene che la fonte non faceva eccezioni, ma, per rincuorare Priscilla, cercò di mostrarsi serena.

"Ciò che hai detto, Pris, non è assolutamente vero! Se tu fossi un fallimento come sorella, ora non ti troveresti qui! Avresti lasciato fare tutto a Merlino e Gilbert e, soprattutto, non saresti mai salita su un drago d'acqua! Per giunta, alla tua età! Se solo papà avesse potuto vederti... Non avrebbe mai immaginato una cosa simile: che faccia avrebbe fatto! Non ci avrebbe creduto nemmeno se l'avesse visto con i propri occhi."

Sorridendo, la giovane si voltò verso Merlino. Quest'ultimo, nel frattempo, era rimasto in silenzio, chiedendosi perplesso chi mai fosse Daven. A quanto pareva, per Lucynda era stato davvero importante e anche Priscilla, che aveva l'aria sconvolta dopo aver saputo di lui, doveva averlo conosciuto bene. Tuttavia, il mago non voleva essere indiscreto, né forzare una delle due a dargli spiegazioni più precise che li avrebbero ulteriormente ritardati o che magari avrebbero suscitato altre lacrime. In fondo, non erano affari suoi, aveva già appreso abbastanza: la morte tragica di Daven era stata la causa scatenante della crisi di Lucynda, che doveva averlo amato molto in passato. Per qualche motivo a lui ignoto, i due innamorati si erano separati e la fanciulla non era mai riuscita a dimenticarlo, nonostante fossero trascorsi molti anni. Decise che si sarebbe accontentato di ciò che aveva intuito dalle loro parole, era una vicenda molto triste e i dettagli del passato non dovevano interessargli più di tanto. Spettava a Priscilla decidere cosa raccontare a Gilbert e agli altri abitanti di Bre Bile; lui, invece, sarebbe tornato a Camelot con Artù e Sir Gillian appena possibile, visto che la loro missione si era conclusa.
A ogni modo, ascoltò con lo sguardo animato da vivace curiosità le parole che Lucynda, in tono fin troppo allegro, data la situazione, sembrava voler rivolgere solo a lui, escludendo la sorella.

"Sai, Merlino, Pris si è sempre rifiutata di salire su qualsiasi animale, fin da bambina! E pensa che nostro padre era un esperto di animali, magici e non! È stata veramente coraggiosa a salire sul tuo drago, ti ha dato la più grande dimostrazione di fiducia che potesse darti."

Sorpreso e compiaciuto, Merlino non perse l'occasione di punzecchiare la veggente, allo scopo di sollevarle il morale: in quel momento, pareva che i ruoli si fossero invertiti e che fosse più abbattuta lei rispetto a Lucynda. Gli dispiaceva molto vederla in tale stato, le si era affezionato e la preferiva persino quando era arrabbiata e scorbutica. Dunque, si rivolse esclusivamente alla Vertelch, ignorando a sua volta l'anziana di proposito e parlando di lei come se non fosse lì con loro. Aveva capito al volo le intenzioni di Lucynda e sapeva come provocare l'irritazione di Priscilla per distoglierla dai suoi pensieri.

"Caspita, sono onorato che il mio Kilgharrah sia stato il primo essere su cui lei sia mai salita. Sì, è stata molto coraggiosa, ma l'ha fatto solo per te, Lucynda, non certo per me. Probabilmente, se le circostanze fossero state diverse, mi avrebbe strozzato dopo averle proposto il mio piano. Comunque, se lei volesse, per il ritorno... Beh, ora mi sono riposato e, se mi dai dell'acqua, sono disponibilissimo a far comparire di nuovo il mio Kil..."

Ciò bastò a far reagire Priscilla.

"NON CI PENSARE NEMMENO! Voglio vivere ancora un poco, ho dei progetti che voglio portare a termine, maghetto da strapazzo! Andrò a piedi, è mille volte più sicuro! E tu, che hai da ridere sotto i baffi, Lucy? Vi state prendendo gioco di una povera vecchia, vero? A me non la fate, carini!"

Lucynda assunse un'aria innocente e si dondolò sul posto con le labbra arricciate e gli occhi bassi, come una bimba che finge di non sapere cosa abbia fatto di male.

"Ma no, cara, che vai a pensare? Non oseremmo mai! Anzi, stavamo ammirando il tuo coraggio, mi hai davvero impressionato! È pure uno dei motivi per cui, all'inizio, non potevo riconoscerti: in base alla tua impresa, non avrei mai potuto supporre che fossi tu, anche se avevo già visto il tuo nuovo aspetto da lontano, grazie allo specchio. Mi spiace se te la sei presa, Pris, non tenermi il muso!"

Merlino le resse il gioco, sentendo crescere la sua simpatia per lei; caratterialmente, gli ricordava un po' Ginevra: era piuttosto scaltra e intelligente, ma anche dolce e affettuosa.

"Assolutamente, la mia era solo un'offerta sincera, per non sottoporre le vostre gambe stanche a uno sforzo eccessivo, visto quanto abbiamo già camminato! Ah, comunque, vedo che, appena vi fa comodo, ammettete subito la vostra veneranda età!"

Priscilla lo fulminò con lo sguardo, come se volesse incenerirlo o profetizzargli la morte più atroce e dolorosa immaginabile.

"La tua lingua impudente ti caccerà nei guai, giovanotto! Suggerirò ad Artù di imbavagliarti, gioverebbe anche a lui! Sei un tale spudorato... E tu, signorina, è inutile che ridi tanto! È tutta colpa del tuo drago di fuoco se ho rischiato un colpo apoplettico e sono dovuta salire su quel... coso instabile e umido e viscido e... Beh, non importa, ti perdono perché non eri in te, e tu... perdona me per... insomma, il passato e tutto quanto..."

Lucynda, intenerita dal suo atteggiamento impacciato, tornò seria, scosse la testa e le parlò con sincerità.

"Non ho proprio niente da perdonarti, Pris, tu mi hai salvata! Non mi riferisco solo a oggi, ma sempre! Ti ricordi? Papà era solito dire che io ero la luce della famiglia, perché cercavo sempre di trovare il lato positivo di ogni situazione, anche quando tu vedevi tutto nero! Ma io non l'ho mai vista in questi termini: tu eri la mia luce, lo sei ancora e lo sei sempre stata. Riuscivo ad essere ottimista, forte e sorridente perché c'eri tu accanto a me! Ci siamo sempre completate a vicenda, noi due siamo un po' come Merlino e Artù: due facce della stessa medaglia! Non trovi anche tu?"

Priscilla rimase muta: era così emozionata che non sapeva cosa dire, al punto che non le importava neppure di essere paragonata al ragazzo che aveva definito poco prima 'maghetto da strapazzo'. Lucynda proseguì, col proposito di riferirle tutto ciò che provava; non voleva avere rimpianti con lei, anche se le parole non le sarebbero mai apparse sufficienti per descrivere l'affetto che provava per la gemella.

"Non ti avrei mai cambiata con nessun'altra e mai ti cambierei. Forse, potrò anche scordarmi di te e di Bre Bile, di essere stata la Vertelch e persino di aver incontrato il sommo Merlino, ma di una cosa sono certa: nel mio cuore, ovunque andrò e qualunque strada prenderò, sentirò sempre un vuoto, uno spazio speciale riservato a qualcuno, anche se a questo qualcuno io non saprò dare un volto, perché così i Sette Saggi hanno deciso e non posso certo oppormi a leggi secolari! Quel qualcuno sei tu, Priscilla. Non la brama di poteri, non Daven, non i nostri amici, non chiunque altro, ma tu. Il nostro legame è più forte di qualsiasi cosa e, in qualche modo, così come è sopravvissuto a tutti questi anni che ci hanno separato, sopravviverà ugualmente, anche se saremo lontane. Perderò i miei ricordi più preziosi, ma l'amore resterà vivo a sostenermi, in una maniera o nell'altra; non verrà perduto, ne sono sicura. Sentirò di essere stata amata e sarò pronta di nuovo ad amare e tu sarai sempre mia sorella, la sorella rompiscatole a cui voglio un bene dell'anima. Ti voglio bene."

Priscilla annuì, mentre una lacrima di commozione le scendeva lungo la guancia. Prese un lungo respiro e, dopo un attimo di esitazione, le rispose facendo parlare il cuore, quel cuore che, in quel momento, emozionato dalle parole appena udite, sentiva scoppiare di affetto.

"Anche io... Anche io ti voglio... Ti voglio tanto bene, Lucy."

Ce l'aveva fatta e non era stato nemmeno così terribile, tutt'altro: si sentiva leggera, felice e in pace con se stessa. Una volta superato l'imbarazzo, Priscilla si rese conto che non c'era proprio niente per cui sentirsi imbarazzata; era bello, semplicemente bello poter dire questa frase a qualcuno, che, per di più, ricambiava lo stesso sentimento. Sì, doveva decisamente imparare a dirlo più spesso e ad essere più onesta, faceva bene allo spirito. Ora, però, doveva pensare soltanto alla sorella, dalla quale, con enorme dispiacere, si sarebbe dovuta separare di lì a poco.
Lucynda, curvandosi un poco, la abbracciò di nuovo; stavolta, era un abbraccio che sapeva di addio, perché entrambe erano consapevoli che sarebbe stato l'ultimo.

Alle spalle di Priscilla, Merlino restò in silenzio, riflettendo su ciò che aveva udito; Gilbert gli aveva accennato che la Vertelch avrebbe dovuto calarsi di sua spontanea volontà nella fonte dei quattro elementi e percorrere i cunicoli senza voltarsi, allontanandosi poi per sempre da Bre Bile e dimenticando di aver ricoperto un ruolo così importante. Fino ad allora, però, non aveva realmente afferrato cosa ciò significasse: Lucynda avrebbe perso anche gli altri suoi ricordi, ogni memoria relativa al villaggio in cui era nata e si sarebbe dimenticata persino di avere una sorella. Proprio ora, che l'aveva rivista dopo tanto tempo, era costretta a dirle addio e ad andarsene come un esule raminga, senza punti di riferimento, senza nemmeno un ricordo delle proprie origini; era davvero una cosa crudele e, più che un risarcimento, tutto ciò gli pareva una condanna, una punizione a cui doversi sottomettere. Priscilla, al contrario di lui, doveva aver sempre saputo cosa avrebbe comportato per Lucynda e per lei stessa l'elezione di una nuova Vertelch: non avrebbero più potuto vedersi né parlarsi e sarebbero state ancora più lontane di quanto lo fossero già state negli anni passati. Ciononostante, non si era mai lamentata a riguardo, anzi, era evidente quanto ammirasse i Sette Saggi. Forse, da quelle parti nessuno osava criticare ciò che essi avevano escogitato, perché era una cosa da tempo conosciuta e accettata; o, forse, davvero gli abitanti di Bre Bile ritenevano che quella fosse la soluzione migliore per tutti, compresa la Vertelch. A lui, invece, sembrava un'ingiustizia, ma giudicò che fosse meglio tenersi tale opinione per sé, soprattutto dal momento che si trovavano dentro al monte.
Accorgendosi che Lucynda, ancora stretta a Priscilla, guardava nella sua direzione, il giovane mago le strizzò un occhio, complimentandosi così per la riuscita del suo piano. Lei lo ringraziò con il solo movimento delle labbra e lui le fece un cenno, accettando il suo ringraziamento; dopodiché, distogliendo gli occhi dalle due donne, puntò lo sguardo oltre di loro, verso la fonte, con espressione seria, in attesa.
Lucynda annuì, più rivolta a se stessa che a lui, e cominciò a prepararsi mentalmente al distacco. Già, ora, toccava soltanto a lei. Priscilla sembrava essersi ripresa e udirla parlare a quel modo le aveva dato a sua volta la spinta di cui necessitava. Sentirla menzionare dei progetti, poi, l'aveva riempita di gioia, perché significava che, sorprendentemente, sua sorella voleva fare nuove esperienze, come se ciò che era accaduto l'avesse spronata ad aprirsi di più verso gli altri. Non avrebbe più dovuto preoccuparsi per lei in quel senso, c'era Gilbert al suo fianco e lui non l'avrebbe mai lasciata sola. Aveva intuito da tempo che il vecchio mago teneva davvero molto a Priscilla: ogni volta che era venuto a trovarla in qualità di capo di Bre Bile, egli non aveva mai dimenticato di portarle notizie di lei e, anche se la criticava spesso e sosteneva che fosse impossibile averci a che fare, era innegabile che gli occhi chiari gli si illuminassero di una luce particolare tutte le volte che la nominava. Lucynda voleva bene anche a Gilbert, lo ammirava per la sua saggezza e la sua capacità di mantenere la calma nelle situazioni più problematiche. Le dispiaceva non potersi scusare di persona con lui, per avergli scatenato contro i propri poteri quando non era in sé. Riteneva che formassero proprio una bella coppia e sperava che entrambi, cocciuti com'erano, se ne rendessero conto al più presto. Quanto a lei, non poteva più tergiversare e rimandare l'inevitabile: era giunto il momento di compiere il proprio dovere e di lasciare quel posto per sempre. Da sola e verso una nuova vita.

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