77. Delusione e decisione

"Beh, è stata davvero una sorpresa, già già... Ma se non posso proprio fare nulla per convincervi a restare ancora un po', non insisterò oltre. Uhm, che peccato non aver visto lo Straydor, eh, Leo? Beh, è giusto che fate come desiderate, già già. Mi spiace un botto, però, come ti ho già detto ieri sera: non vedrete le nozze e vi perderete il banchetto. Non per vantarmi, ma penso che sarà un evento memorabile!"

"Oh, sono certa che ce ne faremo una ragio... Ahi!"

La mattina del giorno seguente, di buon'ora, la famiglia di Bre Bile era in procinto di partire, dopo aver ricevuto in dono un'abbondante scorta di Noculos da gustare durante il viaggio e aver infagottato le stesse poche cose con cui era giunta a Fair Stone Bourgh un mese prima. In quel momento, tra una chiacchiera e l'altra, i tre stavano consumando l'ultima, deliziosa e generosa colazione preparata dalle mani d'oro di Gremilda nella sua linda e graziosa cucina. Erano tutti seduti attorno al tavolo e, oltre agli ospiti, c'erano anche la padrona di casa e Harden, il quale, esprimendo il proprio dispiacere per la loro partenza, manteneva la consueta e sgrammaticata loquacità. Stavano un po' stretti, tuttavia la cosa non infastidiva nessuno di loro, come accade quando ci si trova a proprio agio in una piacevole compagnia.
Il capo del villaggio era già stato informato della loro decisione la sera precedente, dopo che Leowulf era tornato da lui a dormire per l'ultima volta. Egli e le figlie avevano discusso a lungo durante la cena, che non era stata affatto tranquilla e allegra come l'uomo, al settimo cielo per i miglioramenti di Priscilla, si era aspettato; non era un caso che buona parte della colazione fosse costituita dai resti del pasto serale, avanzato a causa del dibattito che aveva fatto loro perdere l'appetito. Messo in scena brillantemente e senza troppa fatica il piano che le gemelle avevano concordato assieme, dopo qualche inutile e debole tentativo di resistenza da parte di Leowulf, alla fine egli aveva capitolato, decidendo di accontentarle. Del resto, anche lui cominciava a sentire moltissimo la mancanza della moglie e trovava giusto assecondare il volere di Priscilla, visto che si era impegnata tanto e meritava una ricompensa; inoltre, non poteva sopportare l'idea di rimettersi a litigare con lei e di udire i suoi strilli di protesta, proprio ora che il loro rapporto pareva migliorato. Comunque, a convincerlo in maniera definitiva ci aveva pensato Lucynda, la quale aveva espresso il medesimo desiderio della sorella, motivato dalla nostalgia di casa; in effetti, il genitore l'aveva trovata un po' distante negli ultimi giorni, anche se aveva attribuito alla cosa scarsa importanza, ritenendo che la sua aria spenta fosse dovuta solamente al fatto che non si fosse ancora abituata al clima o a muoversi così tanto. Dunque, pur sapendo di dare un dispiacere all'amico, si era deciso a partire quella mattina stessa: il piano segreto delle due complici era riuscito alla perfezione.

Durante la notte, Lucynda, a causa della tensione, non aveva quasi chiuso occhio: entro poche ore avrebbe dovuto salutare Daven e non l'avrebbe rivisto mai più. Non avrebbe più sentito la sua voce, non avrebbe più udito la sua risata né avrebbe più visto i suoi occhi o i suoi ricci, le sue espressioni, i suoi gesti. Era la soluzione migliore o almeno questo era ciò che continuava a ripetersi per farsi coraggio. Tuttavia, la mente della ragazza era ancora preda di molteplici interrogativi, che la tormentavano e non le lasciavano un attimo di tregua. Che cosa si sarebbero detti? Che faccia avrebbe fatto, lui, nel vederla andarsene per sempre? Sarebbe riuscita a salutarlo con il sorriso sulle labbra e a non piangere, augurandogli sincere felicitazioni, senza tradirsi di fronte a tutti? Era in preda a un'agitazione tremenda e continuò a rigirarsi nel letto fino all'alba, neanche fosse stata lei a doversi sposare. Doveva dirgli addio, ma il suo cuore non era pronto e, forse, non lo sarebbe mai stato, anche se la sua testa le diceva che quella di lasciarsi il suo primo amore alle spalle era l'unica decisione giusta da prendere in quell'intricata situazione: era sempre stata altruista, lei, e non avrebbe mai barattato la propria felicità con l'infelicità altrui. Non vedeva l'ora di essere nelle braccia della madre, per chiederle qualche consiglio da donna a donna e confessarle ciò che le pesava sul cuore non appena si fosse sentita pronta ad aprirsi con lei. Sì, ci sarebbe voluto del tempo, ma alla fine le avrebbe giovato tornare a Bre Bile e lasciare che il volto di Daven divenisse soltanto un ricordo.

Priscilla, invece, dormì in modo abbastanza decente, anche se avrebbe preferito restare a letto fino a tardi per recuperare il sonno arretrato: allenarsi mentalmente - e pure fisicamente, visti i servigi che aveva dovuto prestare - sotto l'occhio vigile di Virna era stato davvero faticoso. Leowulf, però, era stato irremovibile e aveva sottolineato la necessità di partire poco dopo l'alba, per evitare le ore più calde e potersi fermare per il pranzo in base a una precisa tabella di marcia, che aveva già efficientemente e minuziosamente elaborato. Tutto sommato, anche Priscilla non ci teneva affatto a camminare sotto il sole cocente, come avevano già fatto durante il viaggio di andata, e trovava ragionevole l'idea del padre, sebbene fosse un sacrificio non da poco per lei; si era sforzata di alzarsi e prepararsi con gli occhi ancora gonfi di sonno consolandosi con il pensiero che lo faceva per amore di Lucynda, ma era decisamente di cattivo umore. Per tale motivo, udite le parole di Harden, il quale, tra un boccone e l'altro, esprimeva il proprio rammarico per la loro mancata partecipazione al banchetto nuziale, la giovane veggente aveva risposto in tono sarcastico e piuttosto sgarbato, alzando gli occhi al cielo, come a sottolineare che a lei non dispiaceva per nulla. Ovviamente, Leowulf, seduto al suo fianco, le aveva subito pestato un piede sotto il tavolo, interrompendola e biasimandola così per la sua maleducazione.

"Eh ehm, volevi dire che ci verrà il magone, non è vero, figliola? Però, vedi, Harden, come ti ho già spiegato, lei e Lucynda non vedono l'ora di tornare a casa da Lympha. Sai com'è, non erano mai state via tanto a lungo prima... Ti confesso che le capisco, manca pure a me! Ora che Virna ha finito con lei, penso proprio che sia meglio andarcene, abbiamo abusato anche troppo della vostra ospitalità: siamo in debito con voi."

A tale affermazione, proferita per pura e semplice cortesia, sul volto di Harden comparve un'espressione offesa: i suoi occhi si scurirono, come se egli avesse ricevuto un affronto personale, e, cosa assai preoccupante, smise di mangiare di colpo. Si pulì le mani sfregandole con nervosismo nel tovagliolo a sua disposizione, spiegazzandolo ben bene e gettandolo poi con noncuranza sul tavolo; infine, scosse forte la testa, alzando la voce in tono deciso e sputacchiando inavvertitamente mentre parlava, cosa che portò Priscilla a fare una smorfia schifata.

"Ah no no, questo no, Leo! Non ti permetto di dire nulla del genere, è stato solo un piacere per noi, qua non ci sono debitori né debitanti... Debuttanti... "

Leowulf gli suggerì timidamente la parola adatta.

"Creditori, intendi?"

"Ma sì, quello, ecco! Te l'ho già detto ieri sera e te lo ripeto ora, qui di fronte alle tue figlie! Siamo amici, no? Quasi fratelli! Certo, se lo sapevo prima... Giusto un poco in anticipo, ecco... Organizzavamo qualcosa di carino anche per stamani, una bella colazione tutti insieme, che so! Non che questa non va bene, Gremilda, è un pasto con i fiocchi, davvero! Intendo più in compagnia, ecco! Non vorrete scappare via così, come dei ladri, no? Aspettate almeno che tutti escono a salutarvi."

Per fortuna, l'omone era già tornato quello di sempre: l'espressione sul suo viso si era distesa e il tono di voce si era ammorbidito, segno che egli non si era veramente arrabbiato. Aveva soltanto voluto ribadire che era stato un piacere aiutarli e che non l'aveva fatto in previsione di alcun tornaconto personale; secondo lui, tra amici non si dovevano fare complimenti, perciò non si poteva certo parlare di debiti da ripagare come se ci fosse in ballo qualche transazione di affari. Leowulf, che, in verità, non voleva ritardare la partenza nemmeno di un minuto per non essere costretto a modificare il suo programma perfetto, tentò ancora debolmente di protestare.

"Ma no, non è il caso di svegliare tutto il villaggio per noi!"

"Puah, sciocchezze! Daven se ne sta già occupando: sta facendo il giro a tutte le porte, così almeno vi saluteremo per bene. Siamo comunque tipi mattinieri, non è affatto un problema né un disturbo, è solo il minimo, già già!"

Le sue parole rassicurarono Lucynda, che, non vedendo la causa dei suoi tormenti insieme al padre, si era domandata la causa della sua assenza con tanta ansia da farsi venire un principio di emicrania; non aveva osato chiedere una spiegazione a Harden e gli fu grata per avergliela fornita spontaneamente. Ora che ne sapeva il motivo, si sentì veramente una sciocca ad aver pensato che Daven non la volesse salutare e fosse rimasto a letto: non era un vigliacco e non sarebbe mai stato così scortese da compiere un'azione del genere. Ignaro di aver detto qualcosa di così importante per lei, il capo del villaggio proseguì il suo discorso.

"Certo, è stato inaspettato, non posso negarlo... Vi consideravo gli ospiti d'onore del matrimonio ormai, ma, visto che queste signorine preferiscono così, rispetto la vostra decisione, care! Non posso mica tenervi in ostaggio, ma non ce l'ho con voi, non temete! Anzi, scusate se ho alzato la voce prima. Ma, come di certo saprete... Uom che grida non morde, niente paura!"

Lucynda, che, fino ad allora si era limitata ad annuire confermando quanto detto dal padre, gli sorrise dolcemente: era veramente un brav'uomo, generoso, simpatico e di buon cuore. Come avevano previsto, era molto dispiaciuto del fatto che non si fermassero per le nozze, ma non aveva intenzione di insistere troppo affinché cambiassero idea; in fondo, non era un tipo autoritario, anche se ne aveva senz'altro l'aspetto, ed era istintivo portargli rispetto. Le rincresceva non poter ricambiare la sua onestà con altrettanta sincerità, rivelandogli la vera motivazione della loro decisione, ma era convinta che fosse meglio così, per lui e per tutto il villaggio; non voleva complicare le cose o addirittura poter essere considerata una "rovina matrimoni" da quelle persone che avevano accolto lei e la sua famiglia in modo tanto ospitale. Con ironica amarezza, Lucynda si ritrovò a pensare che Harden, se avesse saputo la verità, avrebbe potuto benissimo riferirsi a lei come "l'acqua cheta che rovina i ponti", visto lo scompiglio che si sarebbe venuto a creare nel caso dell'annullamento dello sposalizio per causa sua. No, non poteva proprio creare un tale parapiglia, soprattutto se Daven non era d'accordo. Non si sarebbe rimangiata la propria sofferta decisione proprio ora. L'unica cosa che la ragazza poteva fare era ringraziare l'amico del padre assicurandogli che non avrebbe mai scordato quella vacanza: era l'unica verità che poteva comunicargli.

"Grazie mille, è stato bellissimo il periodo passato qui tra voi, davvero. Ci siamo sentiti sempre a casa, tra persone amiche, e abbiamo imparato molto. Lo ricorderò per sempre."

Harden si accorse che aveva gli occhi lucidi e, attribuendo il suo umore esclusivamente alla commozione, allungò una delle sue grandi mani per accarezzarle la testa, scompigliandole i capelli sotto lo sguardo inquieto di Priscilla. Quest'ultima, oltre ad essere preoccupata per la sorella che sembrava prossima alle lacrime, temeva anche che l'omone stesse per fare lo stesso con lei. Per fortuna, egli, dimostrando molto tatto, si limitò a toccarle appena una spalla, un gesto amichevole che, eccezionalmente, la ragazza trovò accettabile.

"Complimenti per i tuoi progressi, Priscilla! Stavo quasi dimenticando di farteli, che sciocco! Sono sicura che a Virna mancherai, sarà molto soddisfatta e orgogliosa di te, già già... Sei senz'altro la sua migliore allieva, la sua pupilla!"

Lei cercò di non rivelare quanto tali parole le facessero piacere, perciò mantenne un'espressione altezzosa e distaccata, alzando il mento e guardandolo con aria di superiorità, come se il proprio successo fosse stato scontato fin dall'inizio. Lucynda rise sotto i baffi, ammiccando verso Leowulf: per certi aspetti, la gemella non sarebbe mai cambiata.

"Ah, naturale! Più che la migliore, forse sono anche l'unica! Vorrei proprio vedere chi sarebbe capace di sopportarla tanto a lungo, a parte me! Non ci sarà certo la coda fuori dalla sua porta per diventare sua apprendista!"

"Dicevi, cara?"

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