76. Appoggio incondizionato

Le due sorelle seguirono volentieri il suggerimento della donna: si sedettero all'esterno dell'abitazione, su una panca in pietra rozzamente levigata che si trovava proprio accanto alla porta d'entrata, in attesa del ritorno del padre, con il quale avrebbero di certo discusso della partenza. Priscilla, soddisfatta e di umore raggiante, era in vena di parlare molto più del solito e cominciò a chiacchierare allegra mentre entrambe osservavano il vasto cielo sopra di loro; il tramonto stava per cedere il posto al manto blu della notte e iniziavano a splendere le prime timide stelle.

"Che pensi che vorrà fare papà? Vorrà attendere il matrimonio di Daven prima di partire, no? Beh, per quanto mi riguarda, la scelta mi è abbastanza indifferente, io potrei mettermi in marcia pure stasera stessa, se non fossi così stanca. Un bel riposino senza pensieri mi ci vuole proprio! Ah, finalmente domattina potrò dormire finché voglio! Niente più servizi da tè da spolverare, mobili da lucidare o fondi di tisane da leggere! Meno male, perché per quelli sono proprio negata, cosicché inventavo predizioni a casaccio, una più fantasiosa e assurda dell'altra... Ma sospetto che Virna l'abbia capito; ha detto che ci vuole occhio per cose del genere e io possiedo una Vista adatta soprattutto alle sfere di cristallo, appunto. Meglio così, mi piacciono decisamente molto di più! Lo sai che si possono vedere anche il passato e il presente, oltre al futuro? Si può pure spiare gente del tutto ignara di essere osservata! Comunque, a me pare che anche lei, a volte, inventi delle grandi panzane solo per impressionare ed esercitarsi per le predizioni vere. Non dirle che te l'ho detto, però, mi raccomando! Ehi, Lucy, mi ascolti? O sto parlando con la panca?"

Lucynda, che si era persa nei propri pensieri non appena la gemella aveva nominato Daven, assentì con aria distratta e malinconica.

"Oh, sì, sì, ti ho sentito, Pris, è naturale. Bisogna avere l'occhio... Già..."

"Uhm, a che stai pensando? Mi sembri giù."

Sforzandosi di sorridere, la ragazza si voltò verso di lei e scosse il capo.

"Ma no, perché dovrei esserlo? Sono felice per te, felicissima! Stavo pensando alla mamma, a quanto sarà contenta e orgogliosa di te! Mi manca tanto, non vedo l'ora di riabbracciarla: penserai che sono una mammona, ahahah!"

Priscilla, però, sapendo già da tempo con certezza che la gemella le stava nascondendo qualcosa, non ci cascò e la fissò con aria preoccupata. Sentì che era arrivato finalmente il momento opportuno per chiederle cosa la turbasse.

"Sicura che sia soltanto questo? La verità è che mi sembravi più felice appena siamo arrivati qui; ultimamente, invece, ti trovo strana... Non negarlo, so che mi nascondi qualcosa! A volte, sei pensierosa e mi sembri molto triste, anche se cerchi di non darlo a vedere. Certo, siamo state insieme ben poco da quando siamo qua, ma come puoi pensare che io non l'abbia notato? Sai bene che percepisco il tuo stato d'animo anche quando siamo lontane e non mi puoi ingannare: qualcosa non va."

Lucynda, ancora restia a raccontarle il suo segreto, cercò di negare l'evidenza, attribuendo la sua tristezza alla lontananza da Bre Bile; del resto, non era una completa bugia: cominciava veramente a sentire la mancanza del luogo in cui aveva sempre vissuto e sentiva che aveva bisogno di farvi ritorno al più presto per rasserenarsi e voltare pagina.

"Oh, ma no, mi spiace se ti ho dato quest'impressione, non è nulla, Pris, davvero. Dev'essere la nostalgia di casa, tutto qua. Non credo di essere adatta per viaggiare e stare via a lungo come faceva papà!"

A quel punto, Priscilla, vedendo che non otteneva nulla, decise di andare al dunque, senza più mezzi termini.

"Tu non me la racconti giusta, signorina! Non è che quel damerino da strapazzo ti ha fatto qualcosa? Se c'entra lui, lo sistemo io, basta una tua parola e si pentirà di..."

La gemella le afferrò una mano stringendola con forza e guardandola dritta negli occhi con un'espressione spaventata e amareggiata che la colpì come un pugno nello stomaco; capì subito che la cosa era più grave e seria di quanto avesse ipotizzato, perché sua sorella stava soffrendo, soffrendo per un amore impossibile.

"No, no, non mi ha fatto nulla... Almeno, nulla che non volessi anch'io, ma è tutto finito... Anzi, non è nemmeno iniziato, suppongo, ma ti prego, non è il caso di parlarne qui fuori."

"Che accidenti vuoi dire? Non ti avrà messo le mani addo..."

"Ssst, per la barba di Merlino, abbassa il tono di voce, se no Gremilda ti sentirà! No, non temere... È solo che... è complicato, ecco."

Priscilla aggrottò le sopracciglia, incrociò le braccia e assunse un'aria offesa, fissandola con ancor maggiore insistenza.

"Da quando ti vergogni a parlare con me? Pensavo che noi due ci dicessimo sempre tutto. Forse non sarò brava a dare consigli come la mamma, però so ascoltare."

"Cosa? No, io non mi vergogno, è solo che... Insomma, le cose sono più difficili di quanto credi, anche per lui... Non è colpa sua..."

"Ah, basta girarci intorno, tanto l'ho capito da un pezzo che lui ti piace: basta osservarti quando lo guardi, come un orso affamato che vede del miele! Francamente, pensavo che tu avessi degli standard più alti; non è proprio il mio tipo, ma al cuor non si comanda, dicono... I gusti sono gusti, non si può farci niente, immagino; nemmeno tu sei perfetta, a quanto pare! Che avrà poi di tanto speciale, a parte l'altezza, io non riesco proprio a comprenderlo! Meglio gli occhi azzurri a quelli verdi e poi fa troppo lo spirit..."

Udendo questa inaspettata serie di commenti schietti e così personali, Lucynda rimase a guardarla con la bocca spalancata dallo stupore: era assolutamente esterrefatta, non credeva che Priscilla si fosse accorta dei suoi sentimenti per Daven, visto che aveva fatto del suo meglio per nasconderglieli. Tuttavia, avrebbe dovuto prevederlo, data l'intensità del loro legame e considerata la sua perspicacia; era stato sciocco, da parte sua, credere che non si fosse accorta di nulla, ma lei aveva agito così solo per il suo bene, per non turbarla inutilmente e distrarla dal suo apprendimento. Appena superata la sorpresa iniziale, temendo che qualcuno nei paraggi potesse udire cosa stesse dicendo, si affrettò a tapparle la bocca con entrambe le mani, balzando in piedi come se la panca fosse divenuta rovente all'improvviso e ponendosi di fronte a lei.

"Ssssttt, accidenti, Pris!!! Abbassa la voce, devi proprio urlarlo ai quattro venti?! Ti sentiranno!"

Soltanto quando la gemella le fece un cenno col capo, per dirle che aveva capito e che poteva fidarsi di lei, Lucynda le tolse le mani dalla bocca, rimettendosi a sedere composta mentre lei riprendeva fiato e si lamentava del trattamento subito.

"Oh, cavoli, mi hai tappato pure il naso! Volevi forse che soffocassi? Tanto non c'è in giro un'anima, sono tutti troppo impegnati a cucinare o mangiare a quest'ora e Gremilda sta fischiettando mentre è indaffarata a prepararci la cena."

Lucynda si avvide subito che Priscilla non aveva tutti i torti; probabilmente, le loro chiacchiere non interessavano a nessuno e Gremilda stava canticchiando davvero a voce troppo alta per sentirle. Inoltre, si era già dimostrata una persona estremamente discreta e sapevano entrambe che non avrebbe mai origliato di proposito la loro conversazione. Tuttavia, era meglio essere prudenti, perciò Lucynda la implorò sussurrando.

"Scusami, ma io... Beh, è un segreto, lo capisci, no? Non deve saperlo nessuno, soprattutto non papà e Harden. Non voglio che lo sospettino, ti prego! E nemmeno la gente di qua, non voglio rendermi ridicola. Anche se penso che la venerabile Virna lo sappia già, non lo deve sapere nessun altro! Tanto, non ha importanza."

Priscilla, rispettando il suo volere, cominciò a bisbigliare a sua volta.

"Daven, però, lo sa, vero? Gliel'hai detto? Anche lui, forse non se ne rende conto, ma, quando crede di non essere visto, ti guarda in un modo... Pure tu gli piaci, è evidente, perciò mi chiedevo cosa stesse succedendo; ho aspettato a parlartene, perché avrei preferito che tu me l'avessi confidato spontaneamente, ma hai finto per parecchio tempo che tutto andasse bene e la cosa iniziava a infastidirmi molto."

"Scusami tanto, sono stata zitta fino ad ora solo perché non volevo farti preoccupare per me, ti vedevo così stanca ogni sera! Ti racconterò meglio tutto quando saremo tornate a casa, cosa che intendevo fare comunque: te l'avrei detto, te lo giuro. Ora, qui... non me la sento, c'è parecchio da spiegare."

"Immaginavo che fosse per questo motivo, anche se avevo il dubbio che ti vergognassi a dirmelo o che addirittura lui si fosse approfittato di te."

"Ma che dici? Non è affatto quel tipo di persona! Sono sicura che anche tu, se lo conoscessi meglio, lo troveresti gentile, altruista e così affasci..."

Nel sentirla parlare con quel tono estasiato e sognante tipico delle fanciulle perdutamente innamorate, Priscilla alzò gli occhi al cielo; decise subito di interromperla prima che gli elogi delle innumerevoli virtù di Daven le facessero passare l'appetito. Inoltre, nonostante lei di amore non sapesse praticamente un bel niente, sospettava che non fosse opportuno per sua sorella pensare ai motivi per cui adorava il suo principe azzurro: probabilmente, il fatto che lo giudicasse così perfetto le avrebbe reso ancora più difficile toglierselo dalla testa.

"Ah, ti prego, risparmiami il suo panegirico, ti credo sulla parola! Se fosse un bruto senza un briciolo di cervello, non ti piacerebbe, no? Mia sorella sarà pure una sentimentale dal cuore tenero, ma non è una sciocca."

Lucynda sorrise amaramente.

"Beh, la tua opinione mi è di gran conforto, cara. Però, dopotutto, un po' sciocca devo esserlo davvero, temo: non mi ero mai innamorata prima d'ora e devo andare ad innamorarmi di uno che è proprio a un passo dal matrimonio."

La ragazza sospirò sconsolata, senza aggiungere altro. Dopo un minuto di silenzio, Priscilla le rivolse una semplice domanda.

"Che vuoi fare?"

Per un attimo, l'interrogata la guardò con perplessità; poi, supponendo che si riferisse al suo rapporto con Daven, cercò di risponderle in tono cinico e distaccato, come se separarsi da lui non le causasse un gran dispiacere: non voleva, non poteva scoppiare a piangere su quella panchina, lì fuori, dove chiunque avrebbe potuto vederla.

"Che intendi? Non ho intenzione di fare proprio nulla; lui rimarrà qua, si costruirà la sua nuova famiglia e noi torneremo a Bre Bile e tanti saluti..."

"Intendevo con il matrimonio: vuoi restare comunque a vederlo o torniamo a casa domani stesso? Per me è uguale, anzi, forse sarebbe pure meglio evitare di partecipare a un altro dei loro banchetti. Immagino già la puzza di carne e la babilonia che ci sarà! Ben peggio della festa di fidanzamento... Cioè, non ci tengo affatto a rimanere, ecco."

"Uhm, a dire il vero, non ci avevo ancora pensato seriamente fino a questa sera. Non credevo che tu terminassi i tuoi incontri con Virna prima che Nilda finisse il suo abito; davo per scontato che ci saremmo fermati qualche giorno in più. Penso che papà vorrebbe di certo parteciparvi, non vorrebbe mai rischiare di offendere Harden, perciò temo che..."

Priscilla la interruppe subito scuotendo forte la testa e guardandola con aria seria.

"No, no, non pensare a papà, pensa a quello che preferisci fare tu. Vuoi vedere Daven mentre si sposa? Davvero? Saresti più tranquilla, ti metteresti il cuore in pace o soffriresti ancora di più? Perché io so che stai soffrendo, Lucy, lo sento e mi dispiace tantissimo. Se io fossi al tuo posto, non resterei assolutamente e se è per evitarti un'ulteriore, vana sofferenza, dirò a papà che esigo che lui mi riporti a casa al più presto e che non sopporto di stare qui un giorno più del necessario, anche se, alla fine, devo ammettere che le cose sono andate meglio di quanto mi aspettassi. Beh, glielo dirò a costo di recitare e di essere fastidiosa e sarò convincente! Dopodiché, gli dirai che non vedi l'ora di riabbracciare la mamma e che anche tu sei d'accordo et voilà! Saremo due contro uno, non potrà far altro che accettarlo e accontentarci, lo conosci. Potremmo persino andarcene già domani! Basta una tua parola e io sarò con te, per stavolta non stare a preoccuparti degli altri: devi fare ciò che va meglio per te."

Lucynda le sorrise con sincerità, confortata dal suo appoggio e dall'affetto che traspariva dalle sue parole.

"Da quando sei diventata così loquace? Non ti riconosco più!"

Lei scrollò le spalle.

"Sarà che sono sollevata di aver risolto qualche cosa, finalmente! Poi, questa cosa della sfera, non so... Mi sento come se avessi trovato la mia strada, ecco. Prima, mi sentivo così smarrita e pensavo che i miei poteri fossero solo una seccatura, una forza superiore a me stessa in grado di dominarmi e manovrarmi. Invece, ora che ho capito come controllarli e sfruttarli, mi sento un'altra, ecco. Vedo le cose in un'altra prospettiva e sono pronta ad affrontare il mio futuro prendendolo per mano."

"Mi fa davvero piacere sentirti così positiva. Mah, in realtà, sono un po' confusa riguardo a ciò che sarebbe meglio per me. Non so se sarà peggio o meglio, però, una cosa la so: non voglio assistere al matrimonio, non riuscirei a fingere di sorridere e... Insomma, io... Non credo che ce la farei, anche se mi rendo conto che sarebbe da maleducati andar..."

Lucynda pronunciò a malapena le ultime parole; le veniva da piangere, nonostante stesse facendo del proprio meglio per trattenersi. Ma, ora che Priscilla sapeva ogni cosa e si dimostrava così gentile offrendole il suo appoggio incondizionato, era difficile non lasciarsi andare e trattenere i singhiozzi davanti a lei. Prese un bel respiro e cercò di ricomporsi, visto che il padre poteva arrivare da un momento all'altro; grazie alla gemella, che le strinse la mano donandole conforto e sicurezza, riuscì a riprendersi e a scacciare indietro le lacrime, evitando di trasformarsi in una fontana vivente. Per un attimo, si chiese cosa avrebbe fatto senza di lei e come sarebbe stata diversa la sua vita se fosse nata figlia unica: Priscilla era l'unica persona sul cui sostegno avrebbe sempre scommesso a occhi chiusi e le sue successive parole - pronunciate con quel tono spiccio e risoluto che, a volte, le invidiava - le infusero ancora più forza.

"Bene, allora è deciso! Maleducati o no, partiremo prima delle nozze. Le festeggeranno benissimo anche senza di noi, non penso che rovinerai la giornata a nessuno, sta' tranquilla, Lucy. Però... Sei proprio sicura che non te ne pentirai? Ti sta davvero bene così?"

Priscilla avvertiva con preoccupazione che la sorella stava attraversando un momento di grande fragilità e voleva sincerarsi che la sua scelta fosse ben ponderata e non presa sull'onda dell'emotività.

"Sì, sono sicura, Pris. Sarà già difficile salutarlo, lo farò, certo, ma sarà difficile."

La giovane veggente annuì comprensiva.

"Immagino di sì, ma temo che questo non si potrà evitare; nemmeno io sarei così cafona da partire senza salutare tutti, in fondo ci hanno ospitato per un mese e non ci hanno fatto mancare nulla."

"Ti vedo molto maturata: chi sei tu e che ne hai fatto di mia sorella?"

"Non ti piace questa nuova versione di me? Beh, venire qui ci ha cambiate, entrambe abbiamo avuto le nostre esperienze, anche se tu, forse, a questo punto avresti preferito non venire."

Lucynda scosse la testa con decisione.

"No, questo no. Sono felice di essere venuta, davvero. Di questo non mi pentirò mai, ne sono certa. Sarò sfortunata in amore, che vuoi farci?"

"Sfortunata in amore, fortunata nel gioco, dicono. Consolati, può darsi che vincerai una fortuna ai dadi. In tal caso, dovrai regalarmi una sfera nuova di zecca, non una di seconda mano!"

"Ahahah, va bene, me ne ricorderò, ma è altamente improbabile che accada."

"Mai dire mai, Lucy! Non sai cosa succederà domani, magari Daven si pentirà di aver lasciato andare un angelo come te e..."

"Oh, no, cara, questo lo escludo; ti spiegherò presto perché, ma non è possibile."

"Beh, allora, chissà, diventerai la strega più potente del mondo e sarai ancora più forte del sommo Merlino! Controllerai le tempeste, i terremoti e i fulmini e tutti ti rispetteranno e onoreranno immensamente. Nessuno potrà opporsi al tuo volere!"

Lucynda scoppiò a ridere.

"Ahahah, stai facendo predizioni a casaccio tu, adesso! Non darai retta alle parole che ha pronunciato Virna quando mi ha incontrata, vero? Dai, è più probabile che io vinca ai dadi, allora. Figurati se può accadere una cosa del gene..."

Sentendosi pizzicare una coscia attraverso il tessuto della veste, s'interruppe bruscamente; Priscilla aveva scorto per prima la figura del padre che avanzava verso di loro lungo il sentiero tra le abitazioni del villaggio e aveva richiamato la sua attenzione con un pizzicotto. Lei aveva il volto girato verso la gemella e non l'aveva visto subito, ma non fu affatto meravigliata di vederlo praticamente saltellare per la gioia: sembrava quasi un bambino nel giorno del suo compleanno e si augurava che la sua allegria non svanisse del tutto dopo aver discusso con loro riguardo alla partenza. Mentre Priscilla le sussurrava due domande con aria indifferente, senza voltarsi verso di lei e senza quasi muovere le labbra, Lucynda alzò una mano in direzione del genitore e la sventolò in segno di saluto, gesto che fu immediatamente ricambiato con gran entusiasmo.

"Sta arrivando, pronta? Ti viene ancora da piangere?"

Lei le rispose con un bisbiglio appena udibile ma colmo di determinazione; la presenza della gemella le dava la forza di un gigante e la faceva sentire in grado di affrontare qualsiasi cosa.

"No, posso farcela, Pris. Ho te dalla mia parte, con te ce la farò, sempre."

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