67. Progressi

Il gruppo rimasto fuori restò in silenzio per qualche istante, fissando con grande curiosità la porta da cui non proveniva alcun rumore, finché Harden batté le mani, riscuotendoli tutti dai loro pensieri.

"Ebbene, abbiamo avuto un bel po' di emozioni stamani, già già! Tutto bene, Leo?"

"Cosa? Oh sì, certo, amico. Anzi, no, mi devo scusare... Prima, con Priscilla io... Temo di aver esagerato. Spero che tu e tuo figlio ora non pensiate male di me! Io..."

Lucynda, intuendo al volo la preoccupazione e l'imbarazzo dell'amato genitore, intervenne per giustificarlo con estrema decisione e quasi con una nota di disperazione nella voce.

"Papà è il miglior padre del mondo, davvero, non ci ha mai picchiate! Ci vizia persino più di mamma, anche Priscilla ve lo potrebbe giurare! Certo, a volte bisticciamo, ma..."

Una mano si appoggiò sulla sua spalla, stringendola come a volerla rassicurare; voltandosi, la ragazza vide Daven che le sorrideva gentile e, a tale vista, si zittì all'istante, avvertendo un incomprensibile calore che si propagò dal punto in cui egli la stava toccando con delicatezza fino al suo cuore.

"Lo sappiamo, Lucynda, lo sappiamo. Non potremmo mai pensare male di lui; io l'ho conosciuto di persona solo ieri, ma è come se lo conoscessi da sempre. Mio padre lo stima profondamente e non ho ragione di dubitare del suo giudizio. Inoltre, credo che qualcuno che ama così tanto gli animali non potrebbe mai trattare male le proprie figlie. Sono sicuro che è un ottimo padre e una brava persona."

Mentre Leowulf ringraziava il giovane per le sue parole, Harden la rassicurò a sua volta, mettendole una mano sull'altra spalla; per fortuna, dimostrando inaspettato riguardo verso la fanciulla, egli dosò la propria forza senza stringere troppo, anche se il suo tocco fu comunque meno delicato di quello del figlio .

"Ahahah, non ti preoccupare, Lucynda! Si sa che, a volte, come si dice, una sculacciata può risolver ogni litigata!"

Daven sogghignò, mentre padre e figlia si scambiavano un'occhiata divertita, lieti di sentirsi tra amici, esattamente come se fossero a casa propria.

"E questa dove l'hai sentita, padre?"

"Non si dice così? O beh, poco male, lo dico io ora, già già! Anche io qualche scappellotto te l'ho dato, no? Ma solo quando davvero lo meritavi..."

Il figlio, fingendosi rammaricato e pentito al ricordo di qualche sua marachella, confermò le sue parole con tono esageratamente solenne.

"Non posso negarlo, purtroppo, riconosco le mie imperdonabili e molteplici colpe. Comunque, Leowulf è un agnellino al tuo confronto!"

"Vuoi dire che io ho esagerato, qualche volta?"

"Oh, voi esagerate un po' in tutto, padre! Soprattutto a tavola!"

A quel punto, scoppiarono tutti a ridere. Harden, ricordandosi che si trovavano in un luogo poco adatto a fare conversazione, fu il primo a smettere.

"Dunque, bando alle ciance! Togliamoci da qui davanti in fretta, già già, prima che la venerabile Virna esca fuori per tirarci le orecchie o darci un bello schiaffo pure lei! Vi assicuro che non ci tengo per niente a farla infuriare!"

Lucynda sbuffò, nel fallito tentativo di trattenere una risata pensando a un omone come lui schiaffeggiato da una donnetta come Virna.

"Allora, Leo, che ne dici di andare subito a fare una bella escursione? Pensi di farcela o sei troppo vecchio per queste cose?"

"Vecchio io? Figurati, ti seminerò in un baleno, sarai tu a mangiare la polvere!"

Prima di andarsene con l'amico, Leowulf posò una mano sulla testa di Lucynda, accarezzandola con affetto.

"Fa' la brava, figliola, e ascolta sempre la tua guida, capito? Te la affido, Daven."

"Non la perderò di vista, parola mia!"

Harden, che si era già allontanato, lo esortò a spicciarsi.

"Hei, guarda che ti lascio indietro!"

"Ma sì, sì, arrivo!"

Strizzando un occhio ai ragazzi, Leowulf si affrettò a seguire Harden accelerando il passo.
Una volta rimasta sola con Daven, Lucynda non seppe cosa dire e rimase persa nei suoi pensieri per un po', fino a quando egli, schiarendosi la voce, non prese la parola.

"Bene, che ne dici di spostarci da qui? Virna potrebbe uscire sul serio e non vorrei mai essere sgridato da lei!"

Lucynda gli sorrise e annuì, cominciando a camminare al suo fianco per il villaggio.

"Sarebbe davvero così terribile come sostiene tuo padre?"

"Oh, te lo assicuro! Un'esperienza che non auguro nemmeno al mio peggior nemico!"

"Che sarebbe?"

"Chi?"

"Il tuo... Il tuo peggior nemico."

"Oh, in effetti non penso di averne uno. Solo che suonava così bene!"

Lucynda rise di cuore: si sentiva meno nervosa rispetto a quanto si aspettava e trovava davvero piacevole la sua compagnia. Pensò che, nonostante ciò che provava per lui, in fondo era facile parlargli, poiché egli sapeva come mettere a suo agio il proprio interlocutore per mezzo delle sue battute e della sua disinvoltura. Si sentì fiduciosa: stava chiaramente facendo progressi, visto che riusciva a comportarsi normalmente, dandogli anche del tu con naturalezza, e si rese conto che si era preoccupata troppo per niente. Avrebbero potuto realmente diventare amici, una volta che lei si fosse messa in testa che loro due non potevano essere nulla più di questo, considerate le circostanze.

"Sei proprio simile a Harden, per certi aspetti!"

"Davvero? In quali?"

"Nel senso dell'umorismo, ad esempio, anche se rispetto a lui sei più... ehm..."

"Acuto? Raffinato e meno grossolano? Non aver paura, papà non può sentirti e io sarò muto come un pesce! Non vado certo in giro a sbandierare ai quattro venti le confidenze che delle fanciulle così graziose mi fanno spontaneamente!"

Lucynda rise di nuovo, poi arrossì improvvisamente, rendendosi conto del complimento che le aveva rivolto. Ne fu molto felice, fin troppo: per cercare di darsi un contegno e non sembrare tanto emozionata, si convinse che doveva essere solo il suo modo di essere cortese con lei in quanto ospite e che avrebbe detto la stessa cosa a Priscilla - che, del resto, era praticamente identica a lei, perlomeno nell'aspetto - o a qualunque altra ragazza. Presa da tali considerazioni, non si accorse neppure che avevano smesso di camminare, fino a che, distogliendo lo sguardo da un'abitazione che stava fissando senza realmente vederla, si accorse che Daven la stava osservando chiamandola ripetutamente con aria interrogativa, come se fosse in attesa di una sua risposta.

"Oh, scusa tanto, mi stavo guardando attorno... Così tante cose nuove e... Mi hai chiesto qualcosa?"

Cielo, doveva sembrare una stupida! Che figuraccia!
Il giovane le sorrise comprensivo.

"Naturale, devi sentirti ancora spaesata, ma vedrai, presto ci farai l'abitudine."

In cuor suo, lei dissentì: non si sarebbe mai abituata a guardare quei suoi  meravigliosi occhi verdi senza provare una fitta al cuore e sentirsi così emozionata, ma annuì ugualmente.

"Ti ho solo chiesto cosa vuoi fare oggi: preferisci visitare il villaggio o vuoi subito avventurarti nella natura selvaggia? No, a parte gli scherzi, dimmi pure, a te la scelta."

Lei non ebbe alcun dubbio e rispose immediatamente scegliendo la prima alternativa.

"Per oggi va benissimo se stiamo qui, sono ancora un po' stanca per il viaggio e preferirei non camminare troppo, se non è un problema. Mi piacerebbe conoscere altre persone e chiacchierare un po' con loro, vedere come vivete, insomma."

In parte si trattava di una scusa, dato che, in tal caso, non sarebbero stati completamente soli e non si sentiva ancora pronta a ciò: temeva di essere un libro aperto e di non riuscire a nascondergli la sua sciocca infatuazione. Non sarebbe stato facile considerarlo solo un amico come si era proposta di fare. Tuttavia, c'era anche del vero nelle sue parole, poiché ci teneva a conoscere meglio altri abitanti e a vedere come essi trascorressero le loro giornate, soprattutto per comprendere la loro relazione con le pietre e la magia.

"Ogni vostro desiderio è un ordine! Andiamo a dare subito fastidio a Nilda, se non è già avvolta e soffocata nei fili."

"Oh, non vorrei disturbar..."

"Al contrario, ti vedrà come un'ancora di salvezza, potrà interrompere con una scusa valida la sua strabiliante opera! Avete quasi la stessa età e ieri avete già parlato, perciò ti sentirai più a tuo agio. Se non le parli tutti i giorni, è simpatica, a modo suo. Io, però, non potrò entrare con te: non posso vedere l'obbrobrio che sta realizzando con le sue manine da fata. Intanto, farò un giro e organizzerò le altre visite, così se qualcuno ha qualcosa in casa che farebbe meglio a nascondere, è avvisato!"

Detto ciò con il suo solito tono scanzonato, egli la invitò a dargli il braccio, che lei accettò con un timido sorriso dopo un attimo di esitazione.

                              ***
Quella sera stessa, mentre Lucynda e Leowulf stavano già cenando a casa di Gremilda raccontandosi a vicenda la loro giornata, Priscilla fece il suo ingresso trascinando pigramente i piedi e sedendosi in silenzio senza nemmeno salutarli; aveva l'aria decisamente stravolta, quasi quanto quella del giorno prima. Gremilda si affrettò a servirle la cena - torta salata ripiena agli asparagi selvatici e finocchi lessati alle erbe aromatiche - riempiendole abbondantemente il piatto. Priscilla le fece un leggero cenno in segno di ringraziamento e cominciò a mangiare, mentre tutti quanti la osservavano muti e immobili in attesa che lei si decidesse a raccontare qualcosa di ciò che aveva fatto da Virna. Ma la ragazza, visibilmente affamata, come se non avesse toccato più cibo dopo la colazione, sembrava intenzionata a non rivelare nulla e a mangiare il più in fretta possibile per andarsene subito a letto. Teneva gli occhi fissi sul suo piatto, senza badare per nulla ai loro sguardi curiosi e insistenti, fino a quando, sollevando il bicchiere per bere un sorso d'acqua, si accorse che tutti e tre, persino Gremilda, la stavano fissando intensamente.

"Beh, che avete tutti quanti? Non mi avete mai visto mangiare? Se non sbaglio, l'ho fatto anche stamani; non vivo di aria e visioni, non c'è nulla di strano."

Lucynda fu la prima a trovare il coraggio di chiederle ciò che erano estremamente ansiosi di sapere.

"Beh, sei tu quella strana! Ci rivediamo dopo mezza giornata, arrivi qui e ti metti a mangiare senza dirci una sola parola! Dunque?!"

Priscilla farfugliò a bocca piena con aria annoiata.

"Dunque che co... sa?"

"Ma come! Oh, andiamo, lo sai benissimo! Com'è andata oggi?"

Per tutta risposta, lei alzò le spalle, continuando a mangiare come se non le fosse successo nulla degno di essere raccontato.

"Insomma, non tenerci sulle spine! Ti sei trovata bene? Che hai fatto?"

Dopo che Lucynda ebbe ottenuto soltanto un'altra ambigua alzata di spalle, Leowulf intervenne a sua volta, rivolgendo a Priscilla una sfilza di domande, ben sapendo che si sarebbe innervosita e che, probabilmente, gli avrebbe risposto solo per zittirlo.

"Pensi di aver già imparato qualcosa di utile? Vedo che sei affamata, è stato difficile? Cosa ne pensi ora della venerabile Virna? Che impressione ti ha fatto? Sarai in grado di..."

Come aveva previsto, l'interrogata reagì immediatamente, sbattendo i pugni sul tavolo e interrompendo la sua serie di quesiti.

"Perdincibacco! Dal momento che siete tanto curiosi di farvi gli affari miei..."

"Se permetti, cara figliola, sono anche un po' i nostri, siamo una famiglia e..."

"Ma sì, sì, non scaldarti tanto! Soddisferò la tua curiosità in breve, caro paparino, così potrò gustarmi in pace il resto della mia meritata cena e poi andare a dormire, cosa che non vedo l'ora di fare. Sono tanto stanca che crollerò come un sasso... Come se qui attorno i sassi non fossero già abbastanza, ahahah!"

Lucynda e Leowulf si scambiarono un'occhiata perplessa: non era da lei ridere delle sue battute sprezzanti in quel modo sguaiato e ancora non riuscivano a capire dal suo tono sarcastico come se la fosse cavata.

"Dunque, se oggi ho appreso qualcosa di utile? Se proprio ci tenete a saperlo, ho imparato che spolverare dei servizi da tè chiusi in una credenza da tempo memorabile, lucidare dell'inutile chincaglieria fino a farla brillare tanto da potercisi specchiare e riordinare delle scartoffie antidiluviane di dubbia utilità, ebbene, tutto questo è estremamente stancante! Soprattutto se, nel mentre, bisogna sorbirsi dei sermoni approfonditi su come la gioventù di oggi sia pigra o su come si indossino correttamente cappelli, cappucci e ogni altro genere esistente di copricapi! Ho sicuramente fatto qualcosa di utile, sì, ma solo per lei! Ed è stato estremamente difficile rimanere buona e tranquilla a sentire tutti i suoi discorsi strampalati senza capo né coda, discorsi che, anche se ne avessi voglia - e naturalmente non ne ho - non riuscirei mai a riferirvi, perché non ho la minima idea di cosa abbia blaterato."

La sorella e il padre rimasero a fissarla a bocca aperta sconcertati, mentre lei riduceva la pasta della torta a pezzetti minuscoli, come se volesse disintegrarla.

"Comunque, secondo lei, è tutto filato liscio come l'olio, visto che, quando mi ha congedato poco fa, dopo avermi fatto sgobbare come la sua servetta personale per tutto il giorno senza nemmeno concedermi una pausa per uno spuntino, ha detto che la giornata di oggi le serviva per conoscermi: ovvero testare la mia tempra, capire quanto fossi determinata e - sue testuali parole - osservare la mia capacità di estraniare la mente dal contesto circostante mantenendo la concentrazione sul mio obiettivo."

"E quindi, Pris? Ti ha detto proprio che l'hai superata, questa sorta di prova?"

Priscilla alzò le spalle con aria apparentemente indifferente per l'ennesima volta e riprese a mangiare. Li fece stare sulle spine ancora per qualche istante, poi, finalmente, rivelò bisbigliando ciò che morivano dalla voglia di sapere.

"Mi ha detto di tornare domani mattina."

Leowulf e Lucynda batterono le mani entusiasti, mentre Gremilda si complimentò con un sorriso caloroso, servendole un'altra fetta di torta. Anche Priscilla, in realtà, era molto più felice rispetto a quanto dimostrasse la sua espressione, tuttavia sarebbe stata di gran lunga più soddisfatta se avesse già cominciato l'addestramento vero e proprio. La gemella parve leggerle nella mente e, allungando una mano verso di lei, le fece coraggio.

"Sono certa che farai presto progressi, sei stata brava a dimostrarti docile e obbediente e a portare a termine i compiti bizzarri che ti ha affidato."

Priscilla, finalmente, le fece un sorriso.

"Non sarà facile, temo, ma ce la metterò tutta! E voi, raccontatemi un po', che avete fatto? Scommetto che vi siete divertiti più di me!"

Con grande entusiasmo, Leowulf ricominciò a narrare da capo il resoconto della sua giornata con Harden: in effetti, sembrava essersi divertito parecchio, anche se non avevano incontrato il presunto animale misterioso di cui l'amico asseriva di aver visto le orme nelle settimane precedenti. Erano andati a zonzo sui sentieri di montagna, ricordando i vecchi tempi e chiacchierando del più e del meno; si sarebbero impegnati  maggiormente nella ricerca nei giorni successivi. Anche Lucynda aveva trascorso ore molto piacevoli: come le aveva assicurato Daven, Nilda era stata più che lieta di vederla e di interrompere la sua opera di tessitrice, che, del resto, non aveva ancora iniziato. Quando Lucynda era entrata nella sua stanza, la futura sposa stava fissando con aria abbattuta il foglio dove avrebbe dovuto disegnare il modello dell'abito da realizzare. Lei, pur non essendo molto esperta in proposito, aveva provato a darle delle idee, indagando sui suoi gusti e basandosi sui pochi matrimoni a cui aveva assistito nella sua vita. Quando se ne era andata, lasciandola al suo compito per andare a conoscere altri abitanti del villaggio, Nilda era molto più di buon umore rispetto a quando era arrivata. Leowulf annuì orgoglioso.

"Naturale, figliola! Tu sai sempre cosa dire per confortare gli altri, riesci persino a tirar su il morale a tua sorella, per cui..."

"Vorresti forse dire che io sono un caso disperato? Non sono poi così tanto musona."

"Beh, di sicuro sei un caso difficile! Ammetterai che ci vuole pazienza con te."

"Oh, anche con te, papà! Sono certa che la mamma sopporti a stento molteplici dei tuoi difetti, primo fra tutti quello di lasciare i calzini in giro, indossandoli poi spaiati. Ma lei, come Lucy, è troppo buona per arrabbiarsi sul serio con te e lascia sempre correre, anche se non lo sopporta."

"Chissà se la mamma si sentirà sola senza di noi."

"Io dico che si considererà un po' in vacanza."

"Già."

Dopo altre notizie riguardo alle persone che Lucynda aveva conosciuto - tutte simpatiche e amichevoli -, Gremilda, finita la cena, cominciò a sparecchiare; Lucynda si offrì subito di aiutarla, ma la buona donna rifiutò, dicendole di andare pure a dormire come Priscilla, che, stanchissima, se ne era già andata da tavola per prima. Leowulf, però, fu più insistente e, prima di tornare a dormire da Harden, volle assolutamente aiutarla almeno ad asciugare i piatti, cosa che, a turno, faceva spesso con la moglie. Lucynda augurò loro la buonanotte e si recò in camera, dove fu sorpresa di trovare la sorella ancora sveglia. Era seduta sul proprio letto, nonostante stesse chiaramente crollando dal sonno, come se la stesse aspettando.

"Pris, non dormi ancora?"

"Volevo solo chiederti se Daven fosse stato cortese con te; non l'hai quasi menzionato, nonostante siate rimasti insieme praticamente tutto il giorno, e la cosa mi puzza. Perché, se quel farfallone ti ha mancato di rispetto o ti ha fatto qualcosa, io vado lì da lui adesso e lo sistemo con un bel pugno sul..."

"Ma no, certo che no, è stato sempre gentile e affabile. Non l'ho menzionato perché ho preferito raccontarvi degli altri, alla fine io e lui non abbiamo poi parlato molto oggi. Del resto, lo conoscete già e non avevo nulla di nuovo da dire riguardo a lui."

Priscilla la guardò con aria poco convinta, dato che si era accorta dello strano rossore apparso sul volto della gemella non appena le aveva fatto il nome del giovane. Tuttavia, era troppo stanca per continuare a discutere e Lucynda, dopotutto, sembrava sincera riguardo al comportamento irreprensibile del suo accompagnatore, perciò lasciò perdere e cominciò a sistemarsi sotto le coperte, strascicando le sue ultime parole per la stanchezza.

"Buon per lui, altrimenti, io... Se ti fa delle battute inopportune, lui... Devi dirmelo, capito? Perché ti conosco... Non oseresti lamentarti di lui con papà. Lo riferirebbe subito a Harden e... Tu non vuoi mai creare dispiaceri agli altri, piuttosto sopporti tutto da sola e..."

Lucynda, commossa dal fatto che la sorella si dimostrasse così protettiva verso di lei, si affrettò a rassicurarla, accarezzandole la testa già posata sul cuscino.

"Non ho nulla di cui lamentarmi riguardo a Daven, te lo giuro, sorellina. Adesso dormi bene, domani ti aspetta un'altra dura giornata."

Priscilla si era già addormentata, con aria sfinita ma serena; Lucynda era certa che quella notte entrambe avrebbero dormito bene, visto che anche lei era stanca e non era più agitata e sconvolta come la sera prima. Sussurrando, le disse ancora qualcosa, sapendo che non poteva udirla.

"Nulla, davvero nulla di cui lagnarmi: è così bello passare del tempo insieme a lui! Ma temo che presto diventerà doloroso per me e la colpa sarà solo mia e del mio sciocco cuore."

Già, di quel cuore che perdeva un battito ogni volta che vedeva i suoi occhi o che la faceva ridere. Aveva un segreto e non poteva confessarlo a nessuno, nemmeno a sua sorella profondamente addormentata. Poteva soltanto continuare a tenerlo nascosto, sperando che nessuno, soprattutto Daven, se ne accorgesse.

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