66. Una vera veggente
"Per la miseria, fate più chiasso di una mandria al pascolo! Con tutto lo spazio a vostra disposizione, dovevate proprio radunarvi qui a cianciare come un branco di zitelle di campagna petulanti?"
Dietro l'uscio semiaperto fece la sua comparsa il volto cavallino di una donna che li guardò malevola, con tutta l'aria di essere stata disturbata e di voler essere lasciata in pace. Dato che l'abitazione all'interno era buia, poiché le finestre erano ancora serrate e la strega si era appena sporta con il viso, le due gemelle capirono solo che era molto bassa e che aveva una voce sottile e querula, come quella di una bambina capricciosa. Ebbero immediatamente la conferma che la pazienza e la gentilezza non erano tra le sue virtù e dal suo tono indignato si intuiva che quella mattina doveva essere decisamente di malumore, a meno che fosse sempre così ogni giorno. Priscilla pensò che non li avrebbe nemmeno fatti entrare in casa o che, comunque, li avrebbe sbattuti fuori senza complimenti. Poco male, poiché, in tal caso, potevano tornare benissimo anche più tardi, magari quando la venerabile signora non avrebbe avuto la luna tanto storta. L'ansia e la paura di essere rifiutata le facevano desiderare di procrastinare ulteriormente l'incontro con lei; non poteva fare a meno, suo malgrado, di provare un poco di soggezione e di scoraggiamento, dato che Virna non era affatto cortese come Gremilda. Harden, però, non si fece minimamente turbare dalla brusca accoglienza ricevuta e cercò subito di avviare le presentazioni, seppure in modo più formale e pacato del solito.
"Le mie più sentite scuse, venerabile Virna, ma non potevamo proprio attendere oltre! Il gran giorno è arrivato! Come probabilmente voi sapete già, ieri sono arrivati da Bre Bile i miei... anzi, i nostri amici tanto attesi e davvero non vedevano l'ora di fare la vostra conoscen..."
"Pluah, risparmia il fiato, noioso trombone! Avete disturbato la mia lettura mattutina delle foglie di tè, proprio sul più bello, tra l'altro!"
"Oh, ci dispiace, già già, cara Virna. Non era assolutamente nostra intenzione! Ma sappiamo che siete mattiniera e, se non ricordo male, una volta avete detto che non stimate le persone che dormono troppo e anche che... Com'era, Daven? Il mattino ha il toro in bocca? Una cosa così..."
"L'oro, papà."
"Ah, già già, ecco. Suona molto meglio così, mi confondo sempre con questi detti."
Con un gran sospiro rassegnato, dovuto alla consapevolezza che, per quel giorno, il suo consueto appuntamento con le foglie di tè sarebbe saltato, la donna spalancò del tutto la porta e si fece più avanti, restando comunque ancora sulla soglia a braccia incrociate. Il suo aspetto non poteva essere più diverso da quello del resto degli abitanti di Fair Stone Bourgh: era facile supporre che fosse loro ospite e non una di loro. Faceva un effetto bizzarro, quasi comico, vederla così minuta ed esile quanto un fuscello accanto a un tipo massiccio come Harden. Era bassa e smilza a tal punto che le due ragazze pensarono entrambe che sarebbe bastato un soffio di vento a sollevarla e trascinarla via. Non avevano mai visto nessuno dall'aspetto tanto gracile prima di allora, eppure essa dava l'impressione di non essere affatto debole o bisognosa di protezione. Al contrario, pareva circondata da un alone di autorità, come se nessuno potesse mancarle di rispetto o prenderla in giro a causa della sua statura. Ciò non era dovuto certo al suo abbigliamento, visto che, nel complesso, appariva persino trasandata; portava una lunga e logora veste di color verde scuro, che era almeno di due taglie in più di quanto avrebbe dovuto essere e che arrivava fino a terra, formando una specie di strascico nel quale avrebbe potuto facilmente inciampare. Priscilla spalancò gli occhi dalla sorpresa: si era aspettata una vecchia noiosa, sdentata e ricurva, ma Virna non era né gobba né canuta e aveva persino tutti i denti, o per lo meno, quelli davanti c'erano tutti. Aveva una capigliatura color castano chiaro, che le arrivava alle spalle, incredibilmente riccia e spettinata, come se si fosse alzata dal letto solo un attimo prima. Il volto magro e allungato era solcato giusto da qualche ruga, soprattutto attorno ai grandi occhi grigi dalle palpebre lievemente cascanti, circondati da due grosse occhiaie che ne facevano risaltare ancora di più la grandezza. Dava l'impressione di essere un'ottima osservatrice a cui non sfuggiva nulla e di saper vedere lontano, in ogni senso: gli occhi erano la sua caratteristica più evidente, quella che colpiva di più al primo sguardo e che dava ragione di credere che potesse essere una vera veggente. Inoltre, aveva il naso aquilino e le labbra talmente sottili e pallide da sembrare quasi inesistenti; Priscilla fu costretta a ricredersi pure su quello, visto che l'aveva immaginata con un enorme naso a patata con tanto di verruca e con dei lisci capelli bianchi dritti come fusi. Questa volta il suo sesto senso l'aveva davvero delusa, tuttavia, per quanto concerneva il carattere, era certa di non essersi sbagliata.
Virna cominciò a fissare in cagnesco gli ospiti, soffermandosi per diversi secondi su ciascuno di loro come se fosse in grado di mettere a nudo le loro anime. Nel silenzio generale, Harden si schiarì la voce e le indicò Leowulf, il quale si sforzò di sorridere amichevolmente sperando di fare una buona prima impressione.
"Dunque, questo è..."
Ma Virna, guardando il padre delle ragazze con aria di sufficienza, lo interruppe scocciata.
"Zitto, zitto! Chi vuoi mai che sia? Te l'ho detto di non sprecare fiato, no?! Non ci vuole un genio per capire che costui è Leowulf, il tuo caro amichetto del cuore di cui mi hai parlato fino alla nausea... Uhm, un tipo piuttosto banale, come mi aspettavo, del resto."
L'interessato arrossì e abbassò lo sguardo, pensando che fosse meglio rimanere muto. Cominciò a capire perché Virna non fosse una persona con cui si potesse andare d'accordo facilmente. Prevedeva guai: sarebbe stato difficile, se non impossibile, che Priscilla potesse starsene zitta e buona a essere giudicata in modo non troppo lusinghiero con una sola occhiata. La strega, con aria vagamente più interessata, pose gli occhi sulle gemelle, dapprima su entrambe, quindi prima sull'una e poi sull'altra. Le due trattennero il fiato. Lucynda arrossì per quell'esame che trovava inquietante e che la faceva sentire completamente esposta; pur non avendo poteri, si rese conto subito che quella donna era speciale e per un attimo ebbe paura che fosse in grado di vedere tutto di lei, anche le cose di cui si vergognava, come il fatto che, a volte, provasse invidia nei confronti della sorella. E se avesse capito che si era invaghita di Daven e l'avesse smascherata davanti a tutti? Figurandosi tale eventualità, provò pudore e distolse lo sguardo, che, fino a quel momento, aveva cercato coraggiosamente di tenere fisso su di lei per non sembrare una codarda. Priscilla, invece, pur trattenendosi a stento dal gridare a quella donna quanto la trovasse maleducata e irritante, non cedette e mantenne le sue pupille fisse su di lei, come faceva ogni volta che desiderava intimidire qualcuno. Non le avrebbe dato la soddisfazione di metterla in imbarazzo: se pensava che bastasse così poco per spaventarla o impressionarla, ebbene, la signora si sbagliava di grosso. All'improvviso, Virna fece un cenno verso Lucynda, che sobbalzò dalla sorpresa di essere interpellata per prima.
"Uhm, tu sei Lucynda, dico bene? Una luce nell'oscurità."
La ragazza, incapace di dire alcunché a causa del turbamento dovuto al suo sguardo penetrante, si limitò ad annuire timidamente.
"Questo viaggio influenzerà la tua vita in modo incredibile, ragazzina."
Lucynda sollevò la testa e la guardò, meravigliata per quell'affermazione sibillina proclamata con così tanta sicurezza: non l'aveva scambiata forse per Priscilla? Virna la fissò ancora e a lei parve che il suo sguardo si fosse appena un po' addolcito, anche se non avrebbe potuto giurarlo: magari, era solo una sua impressione, dato che, quando la veggente le parlò di nuovo, il suo tono di voce era più pacato e solenne di prima.
"Sei più forte di quello che tu stessa credi, per cui ce la farai. Anche se avere troppe responsibilità non richieste e tanto potere ti rendono fragile e ti portano a perdere te stessa, fino al punto di volerti annullare..."
Troppe responsabilità, lei? Quale potere?! A quel punto, sicura che quella strana donna stesse prendendo un gigantesco abbaglio, Lucynda prese coraggio e protestò debolmente, pur mantenendo un tono cortese.
"Penso proprio, venerabile Virna, che mi abbiate confuso con qualcun altro. Con tutto il rispetto, io non..."
Ma Virna, sorridendo con l'espressione di chi la sa lunga, la interruppe alzando una mano.
"A volte, i sogni si realizzano, cara, a volte no, non possiamo sempre avere quello che vogliamo. Mentre, a volte, possiamo avere tutto, proprio tutto, pure ciò che mai avremmo pensato di poter avere, tranne l'unica cosa che il nostro cuore brama veramente. La vita è amara e crudele e spesso si fa beffe di noi, viaggiatori precari lungo la via dell'esistenza."
Ognuno rifletté tra sé riguardo a quella pillola di saggezza pronunciata in tono così solenne, interpretandola in base a ciò che sentiva. Lucynda, la più impressionata di tutto il gruppo, si chiese se davvero Virna avesse visto qualcosa di grande nel suo futuro, proprio in lei, che si considerava così scialba e banale. Fu Priscilla ad interrompere l'atmosfera pesante che si era creata, cogliendoli tutti di sorpresa con uno sbuffo seguito da una risata di scherno.
"Francamente, mi sarei aspettata di meglio da una veggente tanto famosa! Tali parole potrebbero essere riferite a chiunque e dette da chiunque: non sono niente di speciale, tutti potrebbero saltar su a parlare di quanto la vita sia difficile e io stessa posso confermare che i poteri sono anche un fastidio, tanto da arrivare a pensare che sarebbe meglio non possederli!"
Leowulf fu il primo a reagire, cercando di correre ai ripari nel timore che la figlia avesse offeso in maniera irrimediabile la donna che avrebbe potuto aiutarla.
"Priscilla! Chiedi subito scusa! È questo il modo di rivol..."
Virna, però, lo interruppe con un gesto imperioso del braccio.
"Le scuse non servono. Si capisce alla prima occhiata che vostra figlia è fornita di una buona dose di impertinenza e sfacciataggine e, francamente, non mi aspettavo nulla di meno."
A tale critica inaspettata riguardo al suo carattere, l'interessata sbottò indignata.
"Ma da che pulpito, come osa?!! Mi pare che anche lei sia piuttosto sfacciata, pretende di sapere tutto sulle persone giudicandole dall'apparenza? Si ritiene tanto superiore solo perché qualche volta azzecca qualche previsione di fronte a qualche allocco credulone?! Comunque, io sono qui! Me lo dica in faccia quanto mi trova sfacciata e impertinente!"
Lucynda, vedendo che oramai la sorella aveva perso le staffe, la fermò mentre cercava di avvicinarsi alla veggente, tenendola per le braccia.
"Pris, suvvia, calmati! Non è comportandoti così che riceverai il suo aiuto!"
Ma la gemella non le diede retta: si dimenò, svincolandosi facilmente dalla sua presa e, prossima alle lacrime, alzò ancora di più la voce, mentre tutti - tranne Virna, che appariva perfettamente tranquilla - la guardavano sbigottiti, comprese diverse persone del villaggio che, allarmate dalle grida, erano uscite di casa o si erano affacciate alla porta per capire cosa stesse succedendo.
"Ah! Sapessi cosa me ne faccio io del suo aiuto! Non lo voglio, siete voi, tu e papà, che mi avete costretto a venire qui! E non vi ho chiesto neppure di essere aiutata! Se vi do tanto fastidio con i miei poteri incontrollabili, toglierò il disturbo, non vi complicherò più la vita! Me ne andrò a vivere da sola da qualche parte e..."
Con grande sorpresa di tutti, Leowulf si avvicinò a lei con uno scatto improvviso e le diede un sonoro schiaffo su una guancia. Il gesto deciso e inconsueto del padre la zittì all'istante, lasciandola stordita. Non era la prima volta che Priscilla, con il suo caratterino, metteva a dura prova la pazienza del genitore, ma egli non aveva mai reagito in tal modo. Lucynda, scossa dal vederlo veramente arrabbiato per la prima volta nella sua vita, si coprì con una mano la bocca aperta per lo stupore. Nessuno, nemmeno Harden, osava commentare l'accaduto; poi, con voce tremante ma autoritaria, Leowulf sgridò la figlia.
"Ora basta con le tue scenate, Priscilla! Hai già dato abbastanza spettacolo, non ti permetto di dire certe sciocchezze, bugie che neppure tu pensi davvero! Soprattutto di fronte a persone che conosci a malapena e che, tuttavia, si sono offerte di aiutarti! Devi smettere di comportarti da ingrata o di fare la vittima, pensando sempre di essere l'unica al mondo ad avere problemi!"
Priscilla, tenendo lo sguardo rivolto a terra, non proferì parola e si morse il labbro inferiore, portandosi una mano a coprire la guancia colpita, che le bruciava enormemente; non tanto per il dolore fisico e nemmeno per la rabbia, dato che, in fondo, sapeva di essersi meritata almeno uno schiaffo con il suo atteggiamento esasperante. Ciò che le faceva più male era il fatto che il padre gliel'avesse dato davanti a persone che, come aveva sottolineato lui stesso, erano praticamente degli estranei per lei e, soprattutto, davanti a quella donna. Ora, senz'altro l'avrebbe considerata pure una bambina immatura e non avrebbe voluto avere nulla a che fare con lei. Non avrebbe voluto sprecare il suo prezioso tempo con un caso disperato come il suo, non avrebbe voluto insegnare alcunché a un'ingrata ragazzina ingestibile e incontrollabile, non l'avrebbe aiutata. Già vedeva negli occhi di Lucynda, della madre e degli altri abitanti di Bre Bile la delusione e il biasimo per il disonore arrecato al villaggio a causa del suo cattivo carattere; erano già insopportabili quelli che aveva appena visto negli occhi del padre, il quale doveva averne fin sopra ai capelli di lei. Le si formò un groppo in gola così fastidioso da renderle arduo respirare, eppure dai suoi occhi non usciva ancora una singola lacrima: no, non avrebbe pianto, avrebbe preferito che le fosse tagliata la lingua, piuttosto di farsi vedere piagnucolosa e debole. Lucynda, che percepiva la sua sofferenza, fece per avvicinarsi a lei, ma Virna la fermò mettendole una mano sul braccio, scuotendo appena la testa e rassicurandola con un breve sorriso. Poi, la veggente si rivolse alla sua futura allieva direttamente, proprio come lei le aveva chiesto.
"Non ho mai detto che la sfacciataggine sia di per sé una cosa cattiva. Sai, esistono delle specie di erbacce che le gente estirpa di continuo, ritenendole solo una scocciatura; eppure, alcune di queste, in realtà, celano in sé dei notevoli poteri curativi. Tuttavia, anche l'impertinenza va dosata, come tutte le cose. Io stessa so di essere arrogante, certe volte, e non lo nascondo, ma so che non bisogna tirare troppo la corda: non vuoi perdere l'affetto di chi ti vuol bene e ritrovarti da sola con i tuoi demoni, non è vero?"
Eccola, la sua più grande paura, quella che nemmeno lei aveva mai osato ammettere a se stessa. Priscilla, che per tutto il tempo aveva tenuto il capo abbassato, sollevò lo sguardo verso Virna e la guardò con una nuova luce negli occhi: la luce di chi si aggrappa a una speranza che si giudicava ormai perduta, la luce di chi trova inaspettatamente qualcuno in grado di capire ciò di cui si ha più bisogno. In quel preciso istante, Lucynda, pur non essendo capace di prevedere il futuro, ebbe il presentimento che tutto sarebbe andato bene per la gemella, soprattutto dopo averla udita porre una domanda in tono sorprendentemente umile e rispettoso.
"E voi mi aiuterete a domarli, questi demoni?"
La veggente si limitò ad annuire e, senza aggiungere altro, rientrò in casa voltandole le spalle, non prima, però, di averle fatto cenno di seguirla. La ragazza non se lo fece ripetere due volte e si affrettò a raggiungerla prima che le sbattesse la porta in faccia: era certa che Virna avesse un carattere volubile quanto il suo e temeva ancora che potesse cambiare idea. Giunta sulla soglia, però, si girò e mormorò delle scuse a suo modo, rivolgendosi a tutti.
"Bene, mi spiace di avervi fatto preoccupare. So che è difficile avere a che fare con me e..."
A quel punto si bloccò, incerta su come proseguire. Lucynda si commosse e accorse subito in suo aiuto, prendendo la parola.
"Oh, Pris, sei sempre mia sorella e non avrei desiderato che tu fossi diversa di una virgola, perché sei tu e vai bene così come sei!"
Il padre annuì, sollevato per quel mutamento inaspettato e con gli occhi lucidi.
"Io... Entrambe... Entrambe, vi voglio bene così come siete..."
Priscilla trasse un profondo sospiro, felice di udire che non aveva perso il loro affetto.
"Vi prometto che farò del mio meglio, a dopo!"
"Su su, entra, c'è del lavoro da fare. Te l'ho detto, no, che non mi piace perdere tempo?! Regola numero uno."
La sua allieva obbedì e Virna richiuse la porta sbattendola, senza neppure curarsi di salutare. Lucynda si augurò che non fosse troppo dura con la sorella, che non ci fossero troppe regole oltre a quella appena annunciata e che, soprattutto, Priscilla riuscisse a controllarsi e non le saltasse addosso. L'aspettava davvero un lungo e duro periodo di addestramento, ma ce l'avrebbe fatta, perché la sua gemella, nel bene e nel male, era incredibile e anche lei sarebbe diventata presto una vera veggente.
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