65. Segreti tra sorelle
La mattina seguente, Priscilla si svegliò riposata e piena di grinta, meravigliando la sorella che, al contrario, non aveva quasi chiuso occhio, afflitta da troppi pensieri, o meglio, da uno in particolare: l'immagine di due penetranti occhi verdi, infatti, le aveva riempito il cervello impedendole di prendere sonno. Anche quando a notte fonda, finalmente, si era addormentata, aveva fatto molti sogni strani, di cui non ricordava granché, a parte la presenza di un giovane dalla voce suadente che la invitava a seguirlo; costui le aveva dichiarato più volte la propria intenzione di mostrarle paesaggi assolati che le avrebbero tolto il fiato e dei quali si sarebbe innamorata. Egli portava una maschera che celava il suo volto, ma non era difficile immaginare chi fosse, poiché i suoi occhi, da cui si sentiva attratta come se fosse stata vittima di un incantesimo, potevano appartenere solo a una persona. Prima di allora, Lucynda non aveva mai fatto sogni del genere; di solito, sognava i suoi familiari o persone che conosceva, anche se c'era un sogno particolare e ricorrente che la turbava fin da bambina e che non aveva mai raccontato a nessuno, nemmeno a Priscilla o alla madre. Almeno una volta al mese, sognava di vivere da sola su una montagna, in una grande grotta, nella quale i giorni scorrevano tutti sempre uguali l'uno all'altro; lassù si trovava avvolta nella più completa oscurità e solitudine, eccetto un uomo anziano che, qualche volta, la veniva a trovare per fare quattro chiacchiere. Eppure, egli non le portava da mangiare e non era nemmeno il suo aguzzino, visto che, sebbene Lucynda non ricordasse di cosa parlassero, la trattava con gentilezza e rispetto, come se lei fosse una persona importante. Era alquanto bizzarro, perché non aveva mai sognato di provare a scappare da lì, come probabilmente avrebbe fatto qualsiasi persona curiosa e dotata di un minimo di intraprendenza. Perciò, non le pareva di essere prigioniera e ormai accoglieva quelle immagini con rassegnata tranquillità ogni volta che si ripresentavano. Non aveva mai compreso il significato di questo sogno né tanto meno cosa mai ci facesse una ragazza come lei rinchiusa in una grotta, ma non si risvegliava più agitata al pari delle prime volte: era come se lì avesse trovato il suo posto del mondo, come se si sentisse finalmente completa e utile, come se non fosse più solo la copia più pacata di Priscilla. Lì, lei era davvero qualcuno, qualcuno che faceva qualcosa di importante, anche se quel qualcosa le sfuggiva completamente. Chissà, forse un giorno avrebbe capito il significato di tale strana visione; nonostante non avesse le capacità divinatorie della gemella, era convinta che essa contenesse qualcosa di reale, di vero e che non fosse solamente una fantasia della sua mente. Comunque, durante quella notte non aveva per nulla sognato la grotta: ciò le succedeva sempre solo quando dormiva profondamente e per molte ore di seguito. Il pensiero di dover passare tanto tempo con Daven l'aveva tormentata fin dal giorno precedente e ancora le chiudeva un po' lo stomaco. Seduta a un tavolino al fianco di Priscilla, si sforzò di sembrare sorridente e tranquilla e di mangiare la colazione che Gremilda aveva preparato per loro. La donna, infatti, appena aveva sentito che le sue giovani ospiti si erano alzate, aveva delicatamente bussato alla porta della loro stanza, dicendo che le aspettava in cucina per mangiare qualcosa e che presto sarebbe passato Harden per condurle a fare la conoscenza della venerabile Virna. Dunque, Lucynda stava cercando di non pensare a cosa l'aspettasse e di comportarsi normalmente per ricambiare la perfetta ospitalità della padrona di casa.
L'umile cucina, di dimensioni modeste, così come il resto dell'abitazione, era pulita e accogliente. Su un piccolo tavolino di legno era stata disposta con cura una colazione piuttosto semplice ma sostanziosa: insieme a un infuso di erbe caldo e intensamente aromatico, il cui profumo si era piacevolmente diffuso in tutto il piccolo ambiente, Gremilda aveva servito alle ragazze due frittatine a testa, su cui potevano spalmare a scelta del miele o della marmellata di more di rovo. Su un piatto da portata disposto al centro del tavolo c'erano anche dei Noculos, affinché ciascuna potesse servirsi da sé. Accanto ad esso, era stato posizionato un grazioso vaso blu pieno di fiori di campo di vari colori: un tocco di femminilità che allietava l'atmosfera. Lucynda ringraziò con calore la donna, che le osservava con simpatia e che era rimasta in piedi, esortandole a non fare complimenti perché lei aveva già mangiato. Poi, fischiettando un motivetto allegro, prese a spazzare il pavimento, nonostante esso fosse già perfettamente pulito. Lucynda, che aveva ancora la testa tra le nuvole, cominciò a spalmare il miele ambrato sulla sua prima frittatina con estrema lentezza e precisione; nel frattempo, Priscilla aveva già divorato la prima metà della sua, dopo averla ricoperta con un generoso strato di marmellata. La sorella la osservò perplessa.
"Ehi, Pris, a quanto pare la fame non ti manca stamattina!"
Priscilla bevve un lungo sorso di infuso e la guardò alzando le spalle, con l'aria di chi è ormai rassegnato all'inevitabile. Lucynda trovava davvero strano il fatto che non avesse ancora pronunciato una singola critica o lamentela da quando si era svegliata ed era ancora più strano vederla così affamata: di solito, di prima mattina era molto musona e pigra, preferiva svegliarsi tardi. A colazione, poi, mangiava spesso svogliatamente e senza alcun entusiasmo. Doveva aver dormito meglio di lei; Lucynda non poté fare a meno di invidiarla per questo, visto che lei aveva tutti i muscoli delle gambe indolenziti e si sentiva uno straccio. Avrebbe voluto tornare sotto le coperte e restarci per il resto della giornata, ma scartò tale ipotesi appena un attimo dopo averla formulata: non voleva far preoccupare nessuno dicendo che non si sentiva bene, dato che non stava poi così male, né poteva comportarsi da vigliacca evitando i problemi. Tanto, prima o dopo, avrebbe dovuto incontrare di nuovo il figlio di Harden e non poteva rimangiarsi la parola, dato che erano già d'accordo. Priscilla, ignara di ciò che le frullava per la testa, le rispose farfugliando tra un boccone e l'altro.
"Che vuoi farci, Lucy? Ho deciso di fare... Com'è che si dice? Buon viso a cattivo gioco? Visto che oramai sono qui e non posso sottrarmi all'incontro con questa celeberrima strega, tanto vale andarci a pancia piena, no? E poi, non vorrai forse che tutto questo cibo vada sprecato! Sarebbe un peccato!"
Così dicendo, prese anche qualche dolcetto mettendolo nel proprio piatto.
Lucynda iniziò a mangiare, dimenticando per un attimo il suo nervosismo e constatando che la sorella aveva ragione; il cibo era squisito, anche se dubitava di riuscire a finire tutto. A bocca piena, Priscilla riprese il suo discorso.
"Se non le piacerò, torneremo a casa: io non... Uhm, buona questa marmellata... Io non la supplicherò di certo, sua Signoria! E scommetto che non ci sopporteremo a vicenda! Come pensi che potrei andare d'accordo con una tipa così stramba?! Ah, non ci capiremo di sicuro! Sarà una mezza pazza! Pazzi pure il papà e il suo amichetto del cuore a proporre 'sta cosa!"
"Ssst, non dire così!"
Lucynda lanciò un'occhiata a Gremilda, che era ancora affaccendata nella stanza, ma faceva discretamente finta di non sentire.
"Anche ieri, prima di metterci a tavola, eri convinta di non trovare niente di adatto da mangiare per noi e invece guardati, ora!"
La sorella alzò le spalle, con aria poco persuasa. Poi, tutt'a un tratto, Lucynda capì, ricordandosi qualcosa che aveva già notato in passato. Al contrario di lei, che, quando era agitata, si sentiva lo stomaco chiuso, Priscilla diventava più affamata e loquace del solito se era nervosa per qualcosa che doveva affrontare. La sua fame era dovuta al nervosismo, era evidente che l'idea di incontrare Virna di lì a poco l'angustiava moltissimo. Probabilmente, a dispetto delle sue parole d'indifferenza, una parte di lei desiderava davvero essere aiutata e vivere con maggiore serenità, una parte di lei sperava ardentemente che quel viaggio potesse cambiarle la vita o almeno migliorarla. E lei che pensava solo a Daven! Come aveva potuto pensare di essere la più agitata delle due? Che sciocca egoista! Presa dal senso di colpa, Lucynda sospirò profondamente senza sapere cosa dire.
Priscilla, che aveva finito le sue frittatine e aveva cominciato a masticare i Noculos con vigore, la guardò con aria interrogativa.
"Che hai, non hai fame? Non hai ancora mangiato nemmeno mezza frittatina! Non ti è passato il mal di occhi o sei ancora addormentata?"
Sì, oltre a divorare cose dolci come se non ci fosse un domani, parlava anche troppo: era decisamente nervosa, per quanto cercasse di nasconderlo. Lucynda abbozzò un sorriso e inventò una scusa.
"Oh, no, sto bene, non preoccuparti. Devo aver mangiato troppo ieri!"
"In tal caso, posso aiutarti a finire l'altra? Se non ti dispiace, naturalmente... Ho ancora un languorino."
"Certo, Pris, prendila pure!"
A quel punto, Gremilda si avvicinò al tavolo con aria visibilmente turbata, stropicciandosi le mani.
"La colazione non è di tuo gradimento, cara? Posso prepararti qualcos'altro, se vuoi."
Lucynda, arrossendo, scosse forte la testa e afferrò di colpo il bricco contenente l'infuso per versarsene una tazza abbondante, facendone cadere qualche goccia sulla tovaglia.
"Oh no, signora, la ringrazio, è tutto perfetto! È solo che stamattina non ho molto appetito, ieri ho mangiato davvero tanto al banchetto e non sono abituata, tutto qui! Non si preoccupi, veramente!"
La donna, rassicurata, annuì.
"Capisco. Devo preparare altro infuso magari? Bello caldo fa bene allo stomaco."
"Grazie, ma credo che per noi sia più che sufficien..."
"Preparane ancora, Gremilda! Voglio che anche Leo lo provi!"
La massiccia figura di Harden entrò dalla porta della cucina, che era pure quella principale dell'abitazione. Egli sembrò occupare tutta quanta la stanza con la sua sola presenza e, in un attimo, essa sembrò più piccola e più affollata, soprattutto dopo l'ingresso di Leowulf, che seguì l'amico chiedendo educatamente il permesso. Quest'ultimo fu lieto di vedere le figlie già in piedi e fu anche meravigliato del fatto che Priscilla avesse un'aria meno scontrosa. Gremilda, strizzando un occhio in modo scherzoso, si affrettò sollecita a obbedire.
"Oh, ai suoi ordini, capo! Buongiorno, Leowulf, spero che abbiate dormito bene! Gradireste pure qualcosa da mangiare? Se aspettate, posso prepararvi altre frittatine."
Leowulf scosse la testa e si avvicinò al tavolo, afferrando lesto uno dei Noculos dal piatto di Priscilla e portandoselo alla bocca.
"No, gra... Grazie, non si disturbi troppo, l'infuso e un paio di questi basteranno. Ho già man... giato delle uova strapazzate prima."
Priscilla si mise a strillare protestando contro il gesto del padre.
"Ehi, quello era mio! Se hai già mangiato, lascia mangiare me!"
Harden scoppiò a ridere, mentre Leowulf faceva spallucce e mormorava una scusa in tono giocoso, suscitando un risolino soffocato da parte di Lucynda.
"Beh, avevo ancora un buchetto nello stomaco e uno di questi non si rifiuta mai. Anzi, mi stava giusto chiamando, non avete sentito?!"
Priscilla, però, non gradì la sua battuta e replicò all'istante, anche se chi la conosceva bene, come la gemella, sapeva che non se l'era veramente presa: il genitore, con quello scherzo, le aveva dato modo di distrarsi.
"E io, invece, sento qualcuno dire che nostro padre è peggio di un bambino! Mamma si stancherà presto di te!"
"Uhm, la tua è una previsione o solo una minaccia?"
"Ah, chi lo sa?! Ti lascerò col dubbio, paparino!"
"La mamma adora i bambini, quindi non c'è problema se mi comporto come tale, vero, Lucy?"
Quest'ultima, che aveva recuperato l'appetito per mezzo dell'atmosfera creatasi, sentendosi davvero come se fosse a casa propria, annuì e afferrò pure lei un paio di Noculos, prima che finissero. Harden, nel frattempo, si complimentò a modo suo con la giovane ospite più ribelle.
"Ahahah, vedo che Priscilla è sempre pronta alla battaglia, Leo! È proprio una leonessa! Virna troverà pane per i suoi denti, ne sentiremo delle belle!"
A tali parole, Lucynda notò subito che il volto della sorella si era adombrato e che, intanto che gli adulti sorseggiavano l'infuso servito da Gremilda nelle eleganti tazze riservate alle occasioni speciali, discutendo del più e del meno, essa rimase taciturna e corrucciata.
Mentre gli uomini ringraziavano la padrona di casa congedandosi per recarsi da Virna tutti insieme, Lucynda si avvicinò a Priscilla e le sussurrò all'orecchio un incitamento, cosicché solo lei potesse udirla. Sapeva che ne aveva bisogno e che, in quel momento, avrebbe voluto darsela a gambe levate o tornare a letto, come lei stessa aveva pensato poco prima a causa di Daven; quest'ultimo, per fortuna, non si era ancora visto.
"Tranquilla, Pris. Andrà bene, sono certa che avete tante cose in comune, ti capirà!"
Priscilla sgranò gli occhi incredula, come se le avesse detto che un giorno sarebbe diventata una cavallerizza provetta.
"Figuriamoci! Nessuno può capirmi, Lucynda, nessuno!"
Lucynda si oscurò in volto: quelle parole, proferite in tono così tagliente, l'avevano in parte ferita, anche se era sicura che la gemella non ne avesse avuto l'intenzione.
Infatti, essa, vedendo la sua espressione amareggiata, cercò subito di rimediare durante il tragitto verso l'abitazione di Virna, mentre camminavano a distanza dietro a Leowulf e Harden.
"Io non volevo dire che... Non intendevo... Insomma, so che tu un po' mi capisci..."
Lucynda annuì debolmente senza guardarla.
"E che mi sei sempre vicina e ti sono grata per questo, ma..."
"Ma non sono in grado di capirti, lo so perfettamente, non c'è bisogno che lo ripeti! Del resto, abbiamo soltanto la stessa faccia: io non ho le tue visioni, non le avrò mai e non saprò mai nemmeno cosa significa avere dei poteri e..."
"E sei fortunata per questo! Io ti invidio, credimi, Lucy! Sei la persona al mondo a cui mi sento più legata e questo non cambierà mai, neanche quando sarò una vecchia zitella gobba e sdentata!"
Lucynda si commosse; raramente dalla bocca della sorella uscivano ammissioni del genere e, vedendo che Harden e Leowulf si erano fermati davanti alla porta di un'abitazione, cercò di fare una battuta, pur sapendo che non era all'altezza dell'umorismo paterno.
"Mi auguro che pure io non mi ritroverò sdentata! Come farei a masticare i Noculos, altrimenti? Ma perché mai dovresti finire zitella? Chissà, forse un giorno incontrerai un tipo simpatico come papà e te lo sposerai!"
"Che il cielo non voglia! Beh, non ho bisogno di prevederlo, perché so perfettamente che nessuno tranne te sarebbe in grado di sopportarmi! Del resto, io non ho alcuna intenzione di sopportare nessun uomo, che egli sia un tipo saccente o megalomane o un burlone! No, grazie!"
Lucynda scoppiò a ridere.
"Oh, Pris, sei unica! Ti voglio bene!"
Lei aprì la bocca, forse per dirle altrettanto, ma ormai erano arrivate troppo vicine a Harden perché la ragazza osasse proferire una simile sdolcinatezza, pertanto si limitò ad annuire sorridendole.
Leowulf le mise una mano sulla spalla con aria incuriosita.
"Di che state confabulando, voi due? Non starete litigando, spero!"
Priscilla scacciò la mano, simulando un tono da cospiratrice.
"Certo che no, padre caro. Segreti tra sorelle! Comunque, se proprio ci tieni a saperlo, stavamo discutendo di uomini!"
Inutile dire che Leowulf rimase di stucco: avrebbe immaginato tutto, tranne quello. Boccheggiò fissando ora una figlia ora l'altra con sguardo smarrito.
"Uo... uomini, hai det-detto? O- ora?"
Harden si incuriosì.
"Oh oh, sentiamo un po': a quali conclusioni sareste arrivate, graziose signorine?"
Priscilla non si fece scrupoli nel rispondergli in modo impertinente e lapidario.
"Che gli uomini sono inutili!"
Lucynda cercò di protestare, anche se il suo tono suonava divertito.
"Pris! Non abbiamo detto proprio così..."
"Oh, hai ragione, sorella, abbiamo detto ben di peggio! Cose che non sarebbe EDUCATO riferire a degli aitanti esemplari del sesso in questione, non è vero?"
Lucynda non riuscì a trattenersi dal ridere, almeno fino a che una voce alle loro spalle la fece trasalire, ponendo bruscamente fine al suo divertimento.
"In tal caso, spero di costituire un'eccezione alla vostra illuminante conclusione, care fanciulle!"
Naturalmente, egli non poteva comparire in un momento meno opportuno. Lucynda si sentì imbarazzata al punto da sentirsi morire di vergogna e si fece tutta rossa come una fragola, mentre si girava verso Daven, che fece loro un inchino per salutarle.
"Buongiorno, dolci pulzelle! Buongiorno, Leowulf! Papà... Spero che abbiate dormito bene."
Leowulf rispose per tutti, mentre Priscilla, che mal sopportava la parola 'pulzella', soprattutto se riferita a lei e per giunta preceduta dall'aggettivo 'dolce', alzava gli occhi al cielo, mormorando chissà cosa. Lucynda gli rivolse un cenno nervoso, distogliendo subito lo sguardo da quegli occhi troppo verdi che - pensò - dovevano essere nati per tormentarla; in quel momento, non avrebbe proprio saputo rispondere nulla di sensato e non poteva certo dirgli che non aveva chiuso occhio pensando a lui. Per la barba di Merlino, stava per sposarsi! Per fortuna, non ci fu più modo di parlare tra di loro, perché, all'improvviso, la porta si aprì lentamente, cigolando sui cardini e facendo sobbalzare le due ragazze, una più dell'altra.
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