64. Una dolce specialità

Leowulf aveva ragione: alla fine, le figlie trovarono comunque qualcosa da mettere sotto i denti e si ritrovarono persino più che soddisfatte del pranzo. Priscilla dovette in parte ricredersi sui suoi pregiudizi, visto che quello smemorato di Harden si era ricordato del fatto che il suo amico e la sua famiglia fossero vegetariani, senza che essi dovessero farlo presente.
Con grande sollievo delle gemelle, alcune signore gentili e sorridenti, quasi tutte dalla stessa corporatura robusta, a un semplice cenno del loro capo avevano subito provveduto a spostare e mettere davanti a loro tutte le pietanze non a base di carne. Esse erano più di quelle che avevano creduto a prima vista, dato che erano servite su piatti e vassoi più piccoli rispetto a quelli enormi su cui era stato disposto "l'Immangiabile". Come antipasto, il trio gustò delle polpette di patate e ortica ricoperte di granella di mandorle, che Priscilla, con cauto entusiasmo, definì "appena passabili". Poi, venne servita una brodaglia dal sospetto colore giallastro, non molto invitante e dagli ingredienti non chiaramente identificabili, che, nonostante l'apparenza, si rivelò sorprendentemente saporita e gradevole. Priscilla, dopo aver esitato a lungo prima di ingurgitare la prima cucchiaiata, annusandola ben più del dovuto nel timore che essa fosse nauseabonda o finanche avvelenata, fece addirittura il bis. Dopo, si rinfrescarono il palato con una bella insalata di erbe di campo, le stesse che anche loro consumavano abitualmente. Per finire, conclusero il pasto con quello che Harden definì una vera "delicatezza", una specialità che le due ragazze non avevano mai assaggiato, ma che Leowulf ricordava ancora con piacere.

"A dire il vero, noi li serviamo alla fine del pranzo e solo nelle occasioni speciali, ecco... Sempre se ci rimane un angolino vuoto dello stomaco dove ficcarli, ahahahah!! Prego, prego, mangiateli pure tutti voi se vi piacciono: non ne abbiamo preparati tanti, non siamo molto amanti delle cose troppo dolci, già già! Ma, ogni tanto, ci vuole una delicatezza leggera, ecco qui."

Detto ciò, egli pose davanti a loro un vassoio colmo di piccoli bocconcini di color marroncino chiaro, grandi quanto una noce. Priscilla storse il naso, per nulla convinta dalla presentazione, mentre Leowulf, i cui occhi si erano illuminati come quelli di un bambino goloso alla vista delle sue leccornie preferite, allungò subito il braccio per afferrarne uno, portandoselo alla bocca e masticandolo con un'espressione di pura soddisfazione. Mentre Priscilla era piuttosto combattuta tra la decisione di rifiutare i dolcetti senza neppure provarli e quella di imitare l'esempio paterno, Lucynda li fissava con aria molto incuriosita: moriva dalla voglia di assaggiare qualcosa di dolce, ma prima desiderava sapere cosa contenessero.

"Sono dei biscotti? Cosa c'è dentro?"

La voce suadente di Daven, che riconobbe all'istante, le giunse improvvisamente all'orecchio, facendola arrossire. Non si era proprio accorta che egli si fosse messo dietro di lei e poco mancò che balzasse dalla sedia per la sorpresa.

"Noi li chiamiamo Noculos: sono a base di miele, mirtilli, fichi essiccati, noci spezzettate e... un ingrediente segreto che non possiamo svelarvi! Ve ne innamorerete al primo assaggio."

"Oh!"

Tutt'a un tratto, Lucynda avvertì un gran caldo e un repentino bisogno d'aria: Daven era troppo vicino, tanto che aveva persino percepito il suo alito dietro alla nuca mentre le elencava con studiata lentezza gli ingredienti. Per di più, egli aveva appoggiato con estrema disinvoltura una mano allo schienale della sua sedia, sporgendosi in avanti; lei lo sentiva incombere su di sé con tutta la sua statura e ciò le faceva provare disagio e soggezione. Incapace di ringraziarlo per la spiegazione, sperando che né lui né nessun altro si accorgessero di quanto la mano le tremasse, l'allungò timidamente per prendere uno dei dolcetti e se lo portò alla bocca. Non erano per niente troppo dolci, come aveva detto Harden; la dolcezza della frutta essiccata al sole era avvolgente e intensa, ma non stucchevole e la croccantezza delle noci si sposava benissimo con il sapore amarognolo e appena caramellato del miele, che solleticava le papille gustative ad ogni morso. Lucynda chiuse gli occhi, assaporando quel miscuglio di aromi così particolare, che sapeva di vita passata all'aria aperta, genuinità e semplicità. Priscilla, che stava studiando con attenzione la sua reazione per decidere se imitarla, le batté impaziente una mano sul braccio.

"E allora? Sono commestibili?"

Tenendo ancora gli occhi chiusi, ella si limitò ad annuire in risposta, mentre seguitava a masticare. I Noculos non erano i biscotti friabili a cui erano abituate: piuttosto, erano come delle palline un po' mollicce e appiccicose, che, però, alla fine si scioglievano lentamente in bocca, colmando di piacere il palato. Tuttavia, a Priscilla non bastò la sua muta rassicurazione.

"Eppure, sei tutta rossa! Sono forse speziati?"

Allarmata dalla sua osservazione, Lucynda si affrettò a mandare giù il boccone rimasto per risponderle, rischiando così che un pezzetto di noce le andasse di traverso. Fu costretta a bere dell'acqua per evitare di tossire.

"No, no, sarà la digestione. Sono deliziosi, provali pure, Pris!"

Non poteva certo rivelarle che la causa del proprio rossore era la presenza dell'aitante giovane alle sue spalle. 

"Bene, se lo dici tu, allora li provo."

Già, Priscilla li provò, eccome se li provò e, da quel momento, durante il loro soggiorno a Fair Stone Bourgh, i Noculos divennero il loro cibo preferito e pressoché quotidiano, anche se Leowulf ripeteva loro di continuo che non dovevano esagerare, perché erano comunque dolci e si sarebbero fatte venire il mal di denti a forza di mangiarli. Tra l'altro, nessuna delle due era particolarmente golosa: una fetta della torta di mele che la loro madre era solita preparare era sempre ben accetta, ma non ne facevano mai una scorpacciata, soprattutto Priscilla, che spesso la spiluzzicava soltanto, mangiando i pezzi di mela sopra e cedendo il resto a Lucynda. Tuttavia, quei dolcetti erano davvero irresistibili e, a buon diritto, potevano essere considerati la specialità del posto. Notando quanto le due giovani ospiti li apprezzassero, mai come in quel periodo le massaie del villaggio ne prepararono tanti, dando fondo alle proprie scorte, in modo che li avessero costantemente a loro disposizione. Per Priscilla, i Noculos divennero la dolce ricompensa che l'attendeva al termine delle ore di addestramento con Virna, ore molto lunghe e tutt'altro che dolci. Per Lucynda, invece, si rivelarono piacevoli spezzafame da portarsi dietro durante i giri di perlustrazione nei dintorni. Giri nei quali fu accompagnata molto spesso da Daven in persona. La proposta al riguardo - che, proprio al termine del banchetto, portò Lucynda sull'orlo di una crisi di nervi, anche se nessuno se ne accorse - venne fatta da Harden, poco prima che le due ragazze si ritirassero per andarsi a riposare fino alla mattina seguente. 

"Ma guarda un po', vi piacciono i Noculos, vedo! Mi fa piacere, già già! Se avete finito di mangiare, ragazze, potete... Oh, volete qualcos'altro, forse?"

Dopo un'occhiata di sfuggita alla sorella, Lucynda si affrettò a ringraziare a nome di entrambe, assicurandogli che avevano mangiato abbastanza e che era tutto molto buono.
Harden sorrise soddisfatto.

"Bene, bene, mi fa piacere! Vedrete che non vi troverete male qui da noi! Gremilda, per favore, accompagna le nostre graziose ospiti, mentre io continuo a chiacchierare con il loro papà. Abbiamo una montagna di cose da dirci, già già!"

Una donna all'incirca sessantenne e leggermente tarchiata, dal viso amichevole e cordiale, oltre che piuttosto paffuto, si avvicinò a loro, sorridendo con aria gentile.

"Ah, quasi mi scordavo, che sbadato! Domani conoscerete Virna, non ha partecipato al banchetto oggi, perché, a quanto pare, la condi... conduzione astra... Qualcosa..."

Il figlio intervenne prontamente in suo soccorso.

"Congiunzione astrale, papà."

"Ah, ecco, già già! Io e i paroloni non andiamo proprio d'accordo, l'avrete capito, ahahah! Beh, insomma, quella cosa lì non era favorevole per lei e ha detto che faceva meglio a digiunare per oggi. Beh, comunque, stavo anche pensando che, nei prossimi giorni, Leo, mi piacerebbe portarti ad esplorare un po' le montagne: voglio che mi dai la tua opinione su una cosa. Ho trovato tracce di un animale sconosciuto ultimamente e mi fa piacere se vieni a dare un'occhiata, ecco, se ti va!"

"Ma certo, vecchio mio, volentieri."

"E poi, abbiamo un sacco da raccontarci! Non basterebbe un mese! Ahahah! Beh, le tue figlie non vorranno certo sentire sempre i discorsi di due vecchi... Del resto, Priscilla sarà molto impegnata con il suo addestramento."

Daven intervenne di nuovo, corrugando la fronte pensieroso.

"Sempre che Virna accetti di aiutarla, una volta che l'avrà conosciuta. Cioè, scusate, non voglio assolutamente spaventarvi o essere pessimista e non c'è niente che non va in Priscilla... Ma, sapete, è un tipo un po' particolare e non si sa mai cosa le frulla per la testa. Io non la darei per cosa già fatta, papà."

Priscilla incrociò le braccia, alzando gli occhi al cielo.

"Ah, ma non mi dire, non l'avrei mai immaginato! Poco male, se la suddetta signora non mi vorrà, non la supplicherò di certo, io! Torneremo a casa subito, ce ne andremo seduta stante. Non preoccupatevi per me, non sarà certo la delusione della mia vita! Me la caverò lo stesso benissimo senza l'aiuto di questa venerabile megera lunatica."

Leowulf, che stava bevendo, sputacchiò l'acqua bagnando la tovaglia davanti a sé.

"Priscilla! Ops, scusate tanto. Un po' di rispetto, te l'ho già detto!"

"Ahahah, non sgridarla, Leo, va tutto bene! Vedrai, Priscilla, che Virna ti piacerà, in fondo, e sono pronto a scommettere la mia riserva di grasso che tu e la tua lingua pungente piacerete a lei, già già! Farete scintille! Ah, giusto, un'ultima cosa: pensavo anche che Lucynda rischia di annoiarsi a restare sempre all'interno del villaggio e che si stancherebbe a starci dietro nelle nostre escursioni. Virna non vorrà nessun altro, oltre a Priscilla, la conosco bene. Perciò, cara, mi chiedevo se desideri visitare i dintorni con calma, al tuo passo. Ci sono dei bei posti da vedere, c'è anche un fiume e, se qualcuno ti indica le vie più comode, ecco... Non vogliamo mica che ti perdi o che te ne vai in giro da sola!"

Al momento, la ragazza fu ben lieta di accettare: non le andava proprio di restare sempre in casa ad aspettare la sorella e non vedeva l'ora di fare nuove esperienze.

"Oh, grazie, mi farebbe molto piacere stare un po' fuori all'aria aperta, magari nelle ore in cui fa meno caldo. Al mattino o nel pomeriggio inoltrato sarebbe magnifico!"

"Ecco, bene, bene, sentito, figliolo? Te ne occuperai tu, ne abbiamo già discusso, visto che avete press'a poco la stessa età e sei la persona di cui mi fido di più al mondo e conosci i dintorni bene quanto me. Le farai da guida e la accompagnerai dove vuole e guai a te se le accade qualcosa, altrimenti..."

"Sicuro, papà, non le leverò gli occhi di dosso. Le farò scoprire la bellezza dei nostri posti e anche il fascino delle pietre."

Daven strizzò un occhio in direzione della sua protetta, che, rendendosi conto che non poteva più rifiutare inventandosi una scusa o dicendo che avrebbe preferito restare al chiuso tutti i giorni contraddicendosi, a meno che volesse fare la figura della maleducata o dell'asociale, si sentì tremare le gambe: eccola lì, quella sensazione di strano disagio era tornata e lei non sapeva assolutamente cosa dire. Tentò, balbettando, di accampare una giustificazione per rifiutare in maniera cortese la proposta, mentre il suo stomaco si stava rivoltando sottosopra all'idea di passare del tempo da sola con Daven. Per tutti i grespini spinosi, perché aveva mangiato così tanto? Si rivolse a Harden, visto che guardare negli occhi suo figlio le sembrava un'impresa di gran lunga superiore alle proprie forze.

"Oh, gra... grazie mille, davvero, ma non... Non vorrei disturbarlo. Sicuramente, sarà impegnato con qualcosa di meglio che badare a me. Avrà da fare per il matrimonio, non vorrei fargli perdere tempo."

Harden scosse la testa, con l'aria risoluta di chi ha preso ormai una decisione definitiva.

"No, non preoccuparti, Daven ha la mia piena approvazione e pure quella della sua sposa, se è questo quello che ti preoccupa. Ahahah, non c'è problema, non è gelosa! Non è vero, Nilda? Piuttosto, sarà lei a essere molto occupata nei prossimi giorni, dico bene, cara?"

Nilda, ancora seduta al suo posto mentre la maggior parte dei suoi compaesani stava intonando un'allegra ballata muovendosi in cerchio e saltellando goffamente, annuì subito sorridendole.

"Certo, non c'è problema per me, sono sicura che Daven ti metterà a tuo agio. Ti divertirai in sua compagnia, molto più di quanto lo farò io fino al giorno del matrimonio... Questo è poco, ma sicuro! Forse non lo sai, ma, dal momento in cui viene annunciato ufficialmente un fidanzamento, qui da noi è tradizione che la sposa prepari da sola l'abito nuziale, sotto la guida della propria madrina. Considerato quanto sono maldestra in attività del genere, non penso che mi basterà un mese per realizzarlo: sono un po' un maschiaccio, ahahah! Ma ci proverò, a costo di lavorarci giorno e notte e di restare segregata in casa! Ti avrei fatto da guida volentieri anche io, se fossi libera da questa secca... incombenza! Sono certa che andremmo d'accordo."

Lucynda le fece un sorrisetto nervoso, accorgendosi che, al contrario di lei, Nilda sembrava proprio un tipo deciso e schietto, senza però risultare antipatica o troppo mascolina. I tratti del suo volto, in effetti, erano abbastanza graziosi e i capelli tagliati corti, a mo' di caschetto, di color biondo opaco, le conferivano un'aria sbarazzina e amichevole. Anche se non l'aveva ancora vista in piedi, Lucynda pensò che dovesse essere piuttosto alta: lei e Daven formavano una coppia ben assortita da questo punto di vista, eppure qualcosa nel suo tono l'aveva sorpresa. Non era quello di una giovane ragazza innamorata in procinto di sposarsi; per lei, sarebbe stato impensabile decidere di prendere marito alla sua età, ma, pur non capendo ancora molto riguardo alle questioni di cuore e non avendone esperienza diretta, era convinta che l'amore portasse a uno stato di immensa emozione e travolgente felicità, soprattutto se stava per essere coronato da un passo così significativo come il matrimonio. Invece, Nilda aveva parlato come se realizzare l'abito per l'occasione fosse un compito gravoso, un obbligo a cui non poteva sottrarsi. Per quanto una fanciulla potesse detestare tessere, avrebbe comunque dovuto essere almeno un po' entusiasta di realizzare l'abito con il quale avrebbe sposato l'uomo della sua vita. Lucynda non poté fare a meno di chiedersi se quei due fossero davvero innamorati, anche se non erano affari suoi. La voce canzonatoria di Daven la distrasse da tali pensieri.

"Ma certo che ce la farai, Nilda! Mal che vada, cucirai una bella tovaglia che potremo riutilizzare a tavola... Basta che ci fai tre buchi, uno per la testa e due per le braccia!"

La fidanzata gli fece una boccaccia e incrociò le braccia con aria sdegnata. Poi, si rivolse ancora a Lucynda, ignorando la battuta.

"Comunque, se ti importuna, cara, dillo subito a Harden o vieni da me e lo concerò per le feste. Si crede un gran simpaticone, costui, e gli piace scherzare."

Lucynda si morse il labbro, dato che non sapeva se mettersi a ridere o farfugliare qualcosa. Si girò verso Priscilla, che stava tenendo lo sguardo abbassato, come se fosse distante e altrove. Conoscendola, le risultava facile interpretare la sua espressione: o il suo mal di capo era peggiorato o aveva avuto una brutta visione involontaria riguardo a qualcuno dei presenti. Dunque, cogliendo al volo l'occasione di cambiare argomento, si affrettò a domandare se lei e la sorella potessero ritirarsi, cosa che fu concessa loro immediatamente. Leowulf, preoccupato per il mutismo di Priscilla, fece per accompagnarle, ma Harden insistette perché rimanesse lì, rassicurandolo sul fatto che Gremilda si sarebbe occupata di loro come una madre. Le due gemelle, infatti, non poterono lamentarsi: la donna fu di una gentilezza squisita e non si dimostrò nemmeno invadente, evitando di fare domande riguardo al loro stato di salute, cosa che Priscilla avrebbe di certo detestato. Si limitò a mostrare loro la stanza e dei vestiti di ricambio, pregò Lucynda di prometterle che si sarebbero rivolte a lei chiamandola per qualunque cosa e le lasciò ben presto tranquille. Priscilla fu grata della sua discrezione e, non appena pose il capo sul morbido guanciale, sfinita dalla fatica e appesantita dalla digestione, si addormentò all'istante, senza pronunciare una parola. Lucynda non se ne meravigliò più di tanto: succedeva spesso che la sorella diventasse taciturna, dopo un po' di riposo il malumore le sarebbe passato. Lei, invece, si rigirò a lungo nel suo letto, non perché esso non fosse comodo o perché il suo mal di occhi fosse troppo forte per addormentarsi, ma perché non riusciva a togliersi dalla testa un paio di occhi verdi dallo sguardo penetrante e languido, due occhi che sembravano voler guardare dentro di lei scrutando gli abissi del suo cuore. Cosa sarebbe successo l'indomani? E nei giorni a venire? Di una sola cosa era sicura: non avrebbe mai dimenticato quel soggiorno a Fair Stone Bourgh.

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