62. Un caloroso benvenuto
"Leo! Vecchio mio, che gioia vederti!"
A pronunciare queste parole - con una voce baritonale talmente potente che si sarebbe potuta udire a miglia di distanza - fu un uomo corpulento e leggermente tarchiato che corse verso di loro con un'agilità e una fluidità di movimenti notevoli, a dispetto della sua corporatura. Le gemelle fecero appena in tempo a riaprire gli occhi, rendendosi conto di essere state magicamente trasportate altrove, per assistere alla scena. Furono parecchio meravigliate da quel comportamento fin troppo espansivo; nonostante avessero immaginato un sacco di volte il loro arrivo a Fair Stone Bourgh e l'aspetto dell'amico del padre, non si aspettavano certo un'accoglienza del genere e, soprattutto, la dirompente fisicità di Harden oltrepassava di gran lunga la loro fantasia.
Con le sue braccia enormi e muscolose che fuoriuscivano da una tunica dal tessuto grezzo e senza maniche - uomini simili a Bre Bile non si erano davvero mai visti! -, egli avvolse Leowulf in un abbraccio improvviso ed energico, tanto che le due ragazze temettero che il padre, rigido e colto di sorpresa quanto loro, potesse rimetterci qualche costola. Fin da piccole, Priscilla e Lucynda avevano sempre pensato che il loro amato papà fosse robusto e ben piantato rispetto agli altri maghi che conoscevano, ma, in quel momento, egli appariva esile come un fuscello rispetto all'uomo che lo stava abbracciando con così tanto trasporto. Leowulf, però, superato l'attimo di smarrimento iniziale, dovuto alla sensazione di essere stato travolto da un gigantesco cane affettuoso, ricambiò con voce soffocata - e non solo dall'emozione - il caloroso benvenuto ricevuto.
"Harden, vecchia canaglia! Sempre in forma come al solito, vedo! Sei proprio una roccia!"
L'uomo, lasciandolo finalmente andare, scoppiò in una sonora risata, rivelando un animo di natura gioviale e spontanea. Era il riso tipico di una persona amante dei piaceri della vita, determinata e sicura di sé. La sua prorompente fisicità emanava una vitalità esuberante da tutti i pori, eppure quella risata sincera era indice di un animo buono, puro quanto quello di un bambino, nonostante, al primo sguardo, potesse apparire come un tipo burbero e duro. Era un po' più vecchio di Leowulf: anche se il suo fisico possente sembrava ancora quello di un uomo pieno di energia nel fiore dei suoi anni, i suoi capelli, corti e arruffati, erano ormai del tutto grigi e si erano diradati molto rispetto a come l'amico li ricordava, rendendolo stempiato. Le guance e la mascella ben squadrata erano ricoperte da una barba anch'essa corta e molto curata, estremamente folta e scura, che dava l'impressione di essere ispida quanto il pelo di un cinghiale. Ogni dettaglio del suo corpo denotava la sua forza: le mani enormi e piene di calli, che ora teneva appoggiate con affetto sulle spalle del suo ospite, la schiena ampia e muscolosa, il ventre grosso, ma non cascante, la bocca larga e dai tratti decisi, il naso importante e arrossato, leggermente rincagnato, ma adatto alla forma del volto paffuto e, soprattutto, i suoi occhi scuri, piccoli, ma dallo sguardo penetrante e intenso, attorno ai quali cominciavano a formarsi delle piccole rughe, che si accentuavano ogni volta che egli sorrideva. Le folte sopracciglia, invece, erano ancora nerissime come Leowulf le ricordava e la sua carnagione si era scurita parecchio, dato il tempo trascorso all'aria aperta e sotto il sole, che, da quelle parti, non scherzava affatto, come i visitatori avevano già avuto modo di notare.
Al primo impatto, Priscilla fu intimorita dal suo aspetto e dal suo carattere fin troppo vivace per i propri gusti, anche se non l'avrebbe mai ammesso apertamente. Al contrario, Lucynda, dopo aver constatato con sollievo che il padre era ancora tutto intero, lo trovò subito simpatico: per alcuni aspetti, le ricordava un po' un nano dal viso sorridente e dagli occhi buoni e, sapendo dell'episodio del Cerböl che aveva soccorso insieme al genitore, era certa del fatto che, sotto quella corazza di muscoli, si nascondesse un cuore d'oro. Nonostante ciò, la ragazza non poté fare a meno di provare soggezione di fronte all'alone di carisma e autorità che egli irradiava attorno a sé: era palese che fosse un leader nato, in grado di farsi rispettare e di comandare con decisione e autorevolezza. Pertanto, le sorelle rimasero mute a fissarlo, mentre egli si rivolgeva a Leowulf senza guardarle, come se solo quest'ultimo fosse presente.
"Mi sono precipitato qui all'ingresso non appena ho percepito che qualcuno era arrivato alla cima! Ma, siccome che non arrivava nessuno, ho pensato che era solo una persona capitata lì per caso e che non sapeva del passaggio, capito? Stavo per tornare indietro, guarda te! Fatto buon viaggio?"
Leowulf, ripensando alla scaramuccia appena avuta con Priscilla, storse la bocca.
"Beh, abbastanza, tutto sommato... Le mie figlie erano un po' sorprese per il funzionamento del vostro passaggio segreto, ma..."
"Già, già, capitate proprio a puntino, guarda te! Sono giorni che vi aspettiamo, non pensavo più di vedervi oggi!"
"Oh, spero che non sia un proble..."
"Vedi, oggi è un giorno speciale per noi e ora, con il vostro arrivo, lo è ancora di più!"
"Ti ringrazio, siamo onorati di..."
Leowulf cercò di ringraziarlo di nuovo per l'ospitalità, ma Harden lo interruppe con il suo vocione e la sua travolgente loquacità.
"Ma sarete stanchi, per tutti i gargoyle! E io che vi tengo qui in piedi! Che buzzurro che sono! È tutto lì il vostro bagaglio? Dallo a me!"
"Oh, ma no, non è necessa..."
In un attimo, ignorando la debole protesta dell'ospite, Harden si appropriò della sacca che costui portava ancora sulla schiena e se la buttò dietro le spalle, sollevandola come se fosse vuota e tenendola solo con due dita di una mano senza alcuno sforzo. In realtà, essa aveva subito un incantesimo di spaziamento, pertanto conteneva molto di più di quanto le sue apparenti dimensioni lasciassero supporre; comunque, era piuttosto pesante e la noncuranza con cui l'omaccione la teneva faceva chiaramente intendere che egli fosse avvezzo a sollevare o trasportare ben altro. Poi, egli si voltò e si avviò verso un gruppo ammassato di basse abitazioni, tutte rigorosamente in sasso, fischiettando allegro al ritmo della musica gioiosa che si udiva in lontananza. Essa era accompagnata da risate e cori entusiasti: sembrava in corso una vera e propria festa. Ma, dopo pochi passi, sorprendendo i suoi ospiti che non si erano ancora mossi, all'improvviso tornò indietro dandosi una manata sulla fronte, come se si fosse scordato qualcosa. Le ragazze sobbalzarono, immaginando che, se egli avesse voluto usare le sue enormi mani su qualcuno, quel qualcuno avrebbe decisamente fatto meglio a filarsela, per non ritrovarsi le ossa frantumate come un guscio d'uovo calpestato.
"Oh, che sciocco, guarda te, l'emozione! Ho dimenticato di presentarmi come si deve alle tue graziosissime figliole! Eccole qui, già già! Penseranno che sono un bruto, un selvaggio che non conosce le buone maniere!"
Per la prima volta, Harden puntò il suo sguardo dritto su di loro, tentando persino un piccolo e buffo inchino. Lucynda abbozzò un sorrisetto nervoso, invece Priscilla rimase impassibile, anche se, tra sé e sé, concordava perfettamente con ciò che l'uomo aveva appena detto; poco mancò che annuisse o gli facesse pure notare che la sua grammatica lasciava alquanto a desiderare. Se lì erano tutti come lui... Mamma mia, voleva già tornare a casa!
"Io sono Harden, capo del clan Förgh e di Fair Stone Bourgh! A nome di tutti, vi porgo i miei omaggi, signorine! È un onore ospitarvi qui e spero che vi troverete bene. Vediamo un po', già già: chi di voi è Priscilla e chi Lucynda?"
Prendendo coraggio, quest'ultima si accinse a presentarsi, ma l'uomo la zittì prima che potesse farlo, avvicinandosi ancora di più e fissandole con una curiosità tale da farla sentire a disagio.
"Aspettate, aspettate, lasciatemi indovinare! Certo che siete davvero identiche! Due gocce d'acqua, guarda te! Non avevo mai visto due gemelle prima d'ora, mi sembra di vedere doppio! E che carine, poi! Sono due vere gemme, Leo!"
Priscilla, seccata da quell'atteggiamento che trovava infantile e villano, sbuffò sonoramente, infischiandosene della buona educazione e beccandosi un'occhiata di piena riprovazione da parte del padre. Harden, però, parve non farci caso.
"Ehi, Leo, tu sei in grado di distinguerle?"
"Beh, naturale, sono il padre!"
A tale affermazione, Priscilla sbuffò ancora più forte: da piccole, per gioco l'avevano ingannato scambiandosi tra loro e lui ci era cascato in pieno, ben più di una volta! Solo la madre era in grado di distinguerle sempre. Ed eccolo lì a vantarsi in quel modo di fronte all'amico... Gli sarebbe stato bene se, più tardi, lei stessa l'avesse smentito di fronte a tutti.
Harden continuò con i suoi stucchevoli e triti complimenti.
"È un peccato che tua moglie non è potuta venire, come mi hai scritto! Senz'altro avranno preso molto più da lei che da te, visto che sono così graziose!"
"Ahahah, in effetti..."
Fissando ora l'una e ora l'altra, l'uomo si avvicinò a loro talmente tanto che le due ragazze avvertirono il suo fiato - non proprio gradevole - sulla faccia.
"E hanno due occhi, guarda te! Non ho mai visto nulla di simile, parola mia!"
Lucynda arrossì e distolse lo sguardo, mentre Priscilla, senza più riuscire a contenersi, replicò sgarbatamente alla sua osservazione.
"Qualcosa da ridire? Se non ti piacciono, non sei certo obbligato a guardarci! Che maniere da zoticone!"
Leowulf, vergognandosi per il comportamento della figlia, si apprestò a sgridarla, ma Harden lo fermò, scoppiando in una delle sue potenti risate.
"Ahahah! Che peperino, non la mandi a dire a nessuno te, eh?! Leo me l'ha scritto, che sei un tipetto tosto: non sono molti quelli che osano parlarmi con questo tono! Mi piacciono le persone di carattere! Devi essere Priscilla, dunque: ho indovinato?"
L'interpellata sollevò il mento e incrociò le braccia, rifiutandosi di rispondere, cosa che fece la gemella al posto suo.
"Esatto, signore. Io sono Lucynda, invece. La ringraziamo dell'ospitalità e mi auguro che vogliate scusare l'impertinenza di mia sorella. Vedete, l'ultimo tratto di strada è stato molto duro e ci dà fastidio il sole, perché non siamo abituate e i nostri occhi sono delicati e per questo Priscilla ha un gran mal di capo e non sa quel che dice e..."
Sul volto di Harden si dipinse un'espressione sconcertata.
"Avete fatto la salita tutta a piedi? Leowulf, pensavo che prendevate in prestito dei cavalli! Non è mica una passeggiata per due ragazzine così mingherline!"
Priscilla, mal sopportando di essere stata appena definita una ragazzina e, per giunta, mingherlina - cosa che non era nemmeno vera, almeno secondo gli standard di Bre Bile -, stava per dar sfogo alla sua lingua tagliente, ma il padre, anticipandola, le cinse le spalle, stringendola a sé per zittirla e rivolgendole un finto sorriso da genitore amorevole.
"Beh, Priscilla non se la sentiva, così abbiamo preferito proseguire a piedi. Pian piano ce l'abbiamo fatta, non preoccuparti! Un po' di riposo e si riprenderanno, sono più forti di quanto sembra!"
"Ma certo, devono riposare, guarda te che roba! Se volete prima bere e mangiare qualcosa..."
"Ne saremmo felici, grazie, amico mio!"
"Bene, allora! Sono proprio uno zoticone a tenervi sotto il sole a chiacchierare! Ahahah! Venite, venite, seguitemi!"
Detto ciò, si incamminò verso il villaggio seguito dai suoi ospiti, dando loro ulteriori spiegazioni.
"Vedete, stiamo festeggiando con un bel banchetto: canti, danze e tutta quella roba lì... Tutte cose tradizionali, anche voi avrete le vostre, no?"
"Occasionalmente, cer..."
"Ecco, ecco, Leo! Per l'appunto! Oggi è un gran giorno, un giorno che mi rende ancor più fiero di essere padre! Tu puoi capirmi, immagino..."
"Beh..."
"Già già, è proprio così! E tra un mesetto arriverà un giorno altrettanto speciale, anzi, di più! Sarà una festa in grande, memorabile! Spero che parteciperete anche voi, se vi tratterrete abbastanza a lungo! Siete invitati, naturale!"
"Beh, ti ringrazio, può darsi: dipende da quanto tempo richiederà l'addestramento di Priscilla, comun..."
"Sì sì, perché per me sei come un fratello!"
"Grazie, amico mio, anche per me è lo stesso. Ma non ci hai ancora detto cosa state festeggiando!"
Harden si fermò di colpo, girandosi verso di lui con espressione sinceramente meravigliata.
"Che stupidone! Non ve l'ho detto?!"
"Eh, no, non mi pare."
L'omaccione si rivolse anche alle due ragazze. Nel frattempo, queste si erano fermate dietro al padre e stavano dando un'occhiata intorno, visto che erano giunti presso le prime case. I loro tetti erano costituiti da lastre gigantesche, scure e lisce che, però, scintillavano ai raggi del sole, emettendo dei bagliori quasi accecanti. Erano così diversi da quelli di paglia che avevano a Bre Bile! Ai loro occhi, tutto appariva così strano e grigio, senza gli eleganti tralci verdi di edera ad adornare i muri. Per lo meno, le case sembravano sicure, molto stabili e resistenti.
"Siete certe anche voi, che non ve l'ho detto, prima?!"
Lucynda, smettendo di guardarsi in giro, si affrettò a rispondergli educatamente, mentre Priscilla alzava gli occhi al cielo.
"No, signore, sono sicura."
"Ahahah, lascia perdere quel 'signore', chiamatemi pure Harden! O anche zoticone smemorato, se volete!"
Lucynda gli sorrise con calore: era davvero una persona gentile e alla mano.
"Oggi si fidanza ufficialmente mio figlio: il clan Förgh si unisce a quello Hörd, già già! C'è un motivo particolare dietro, è un'unione che va pure a beneficio di tutto il villaggio, in realtà. Ma non voglio annoiarvi con i dettagli e i nostri proble..."
"Papà! Dov'eri finito?! Ti stiamo aspettando per il discor... Oh, sono loro, la famiglia di Bre Bile?"
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