61. Discussioni in famiglia

"Eccoci qui! Ve lo dicevo, che non mi ero affatto perso! Non dovreste dubitare di vostro padre: voi non avete nemmeno idea di quanto io abbia viaggiato, in passato! Ho affrontato salite ben più difficoltose di questa! E già alla vostra età, da solo, ho... Ma dove siete?!"

Giunto alla fine del sentiero, in cima a un'altura che dominava il paesaggio, Leowulf, riconoscendo il punto in cui si trovava il passaggio segreto per Fair Stone Bourgh, aveva esultato, felice di essere arrivato a destinazione. Nell'ultimo tratto di salita, era di nuovo tornato alla guida del gruppo, dopo che Priscilla, nonostante i suoi encomiabili sforzi, aveva cominciato a rallentare e aveva lasciato più che volentieri che egli riprendesse ad avanzare per primo. Le due sorelle erano rimaste sempre più indietro, ma, sudando e sbuffando, un passo dopo l'altro, non si erano più fermate, desiderose quanto il genitore di giungere alla meta e, soprattutto, di ripararsi dal sole, che tanto le infastidiva. Non avrebbero saputo dire quanto tempo fosse passato da quando avevano fatto l'ultima pausa; sapevano solo che non vedevano l'ora che quella sfacchinata finisse. Lucynda, persa gran parte del suo entusiasmo, pensava di aver fatto fin troppo esercizio fisico per i suoi gusti e Priscilla... Beh, Priscilla cominciava persino a pentirsi del suo rifiuto di andare a cavallo: forse, era preferibile correre il rischio di venire calpestata dallo zoccolo di un ungulato imbizzarrito, piuttosto che dover affrontare una salita del genere in mezzo al nulla. Già, non c'era proprio nulla da quelle parti, eccetto quel sentiero sempre più ripido e sassoso e quell'erba sempre più secca e giallognola. Non era difficile credere che non avessero incontrato neanche un'anima viva lungo tutto il tragitto: se qualcuno avesse voluto farsi una salubre scampagnata nella natura, di certo non avrebbe scelto quella stradina sperduta su una montagna che andava a finire chissà dove. Non si vedevano neppure animali lì attorno né se ne scorgeva la minima presenza; vista la mancanza di alberi, non si udiva nemmeno il canto degli uccelli o il frinire delle cicale.
In che razza di luogo desolato erano finiti? Solamente chi avesse saputo dell'esistenza del famoso "Villaggio di Pietra" e del fatto che il passaggio segreto per arrivarvi fosse lì, avrebbe avuto la bizzarra idea di arrampicarsi fin lassù.
Dato che sembravano passati secoli da quando il padre aveva giurato - per l'ennesima volta! - che erano quasi arrivati, le due sorelle iniziavano a perdere le speranze e a sospettare che egli, in realtà, non avesse la minima idea di dove le stesse portando; soprattutto Priscilla, che era decisamente la più sfiduciata e la più diffidente delle due. Lucynda, per sostenerla, aveva deciso di restarle dietro, ma ormai pure lei aveva rallentato il passo rispetto a prima. Entrambe avevano il fiatone, la gola riarsa, gli occhi infiammati e i muscoli delle gambe sempre più indolenziti. Anche Leowulf, dal momento che non era più un giovincello e che la salita era divenuta più ripida rispetto all'inizio, aveva rallentato l'andatura, girandosi qualche volta a controllarle, ma era in condizioni visibilmente migliori delle loro e le aveva distanziate sempre di più, tanto che, una volta giunto a destinazione, non si era nemmeno accorto di parlare da solo. Per un attimo, non vedendo le figlie accanto a sé, si preoccupò e si rimproverò per non averle aspettate: avrebbe dovuto rimanere dietro di loro e incitarle, invece di lasciarle indietro in quel modo. E se si fossero storte una caviglia? Che gli avrebbe detto Lympha, se si fossero fatte male mentre erano sotto la sua responsabilità? E se Priscilla avesse deciso di tornare indietro e avesse convinto la sorella a fare altrettanto? Ma no: probabilmente, erano troppo stanche per pensare a una cosa del genere, però, con Priscilla, non si poteva mai sapere... Pertanto, egli si voltò e, guardando verso il basso, tirò un sospiro di puro sollievo vedendo che entrambe stavano ancora proseguendo il cammino, seppur a fatica. Sollevato, lanciò loro un grido d'incoraggiamento, sventolando le braccia sopra la testa con entusiasmo.

"Su, coraggio: ci siete quasi! Il passaggio segreto è proprio quassù! Dopo, potrete riposare quanto volete! Se volete, scendo e vi porto in braccio! Chi volete che vi veda?!"

Priscilla si fermò ad osservare la figura del padre che si stagliava ben dritta contro i raggi del sole, incombendo dall'alto su di loro. Si sentì subito infastidita dal suo tono allegro e dal suo atteggiamento esuberante; sembrava ancora così pieno di energia! Com'era prevedibile, la ragazza rifiutò categoricamente la sua proposta, gridando perentoria con tutto il fiato che le era rimasto.

"Neanche morta!"

Poi, si volse verso la gemella, in cerca di qualcuno che potesse condividere - o, quanto meno, capire - il suo sdegno.

"Ah! Sentito, Lucy? Che bello... Il passaggio è lassù! Ah, proprio in cima! In mezzo al nulla, davvero! Ma guarda un po', che bella trovata!"

All'interpellata non sfuggì il tono velato - o meglio, colmo - d'ironia dell'interlocutrice, che comunque, ricevette una risposta ragionevole e pacata, a tratti interrotta dal fiato grosso per lo sforzo.

"Beh... Lo sai, i villaggi magici... Sono ben nascosti! I passaggi li mettono in... luoghi insospettabili..."

Priscilla riprese a camminare cercando di ignorare ulteriori grida d'esortazione del genitore.

"Potrebbero anche nasconderli... più in basso! Ah... Che roba! Se solo... avessi saputo che..."

"Sstt! Potrai lamentarti con papà quanto vorrai... dopo! Risparmia il fiato ora. Pensa... Solo... A camminare!"

"Che strazio! Chi me lo ha fatto fare... Non avrei... Mai dovuto farmi coinvolgere... Quest'idea strampalata di papà... e del suo amicone..." 

Dietro di lei, Lucynda sorrise, astenendosi dall'aggiungere altro; sapeva bene che, in realtà, la gemella non rimpiangeva davvero l'idea di quel viaggio: era soltanto stremata, come lei stessa, del resto. Farsi portare in braccio per gli ultimi metri a lei non sembrava poi un'idea tanto malvagia, ma Priscilla non l'avrebbe mai accettato e non voleva essere l'unica a evitare la fatica.
Così, pian piano, passo dopo passo, sostenendosi l'una con l'altra con la sola reciproca presenza, giunsero alla fine del sentiero, accostandosi al padre. Costui le ricompensò con una poderosa pacca sulla spalla, che le fece barcollare in avanti col rischio di cadere a terra. Subito dopo, mise le braccia attorno alle loro spalle, attirandole a sé per sorreggerle.

"Guardate che bel panorama! Si vede il villaggio dove siamo stati stamani!"

Lucynda seguì il suo consiglio e, alla vista di quella stradina serpeggiante così lunga e impervia e di quelle casupole bianche in lontananza, fu colta da un moto di genuina sorpresa, accompagnato da un certo orgoglio per non aver gettato la spugna: davvero avevano percorso così tanta strada? Le pareva incredibile! Scambiò col padre un sorriso sincero, felice di essere giunta a destinazione e di aver superato quella sorta di prova. Priscilla, al contrario, rifiutandosi di osservare il panorama, sfuggì divincolandosi da Leowulf con una smorfia: troppo esausta e di malumore per partecipare a un bel quadretto familiare e del tutto noncurante delle buone maniere confacenti a una signorina della sua età, si stese a pancia in su sull'erba secca, a occhi chiusi, approfittando della pausa per riprendere il fiato. Purtroppo, il sole picchiava ancora forte e non c'era nemmeno un albero sotto il quale potersi riparare: quando sarebbe cessata quella tortura? Ne aveva fin sopra i capelli di tutta quanta la faccenda, ancora prima di arrivare a... Un'ombra si allungò sopra di lei, fornendole un riparo momentaneo molto gradito; dopo aver sollevato lentamente le palpebre, vide che il padre la fissava con la fronte corrugata dall'ansia, la stessa ansia che adombrava il volto di Lucynda, poco dietro di lui.

"Tutto bene, figliola?"

"Ah, secondo te, paparino? Come no, benissimo: sono fresca come una rosa!"

Con uno scatto fulmineo, dettato dal nervosismo, Priscilla si tirò su, si levò il fazzoletto dalla testa gettandolo a terra e cominciò a guardarsi attorno con aria sospettosa, incrociando le braccia e trafiggendo il genitore con uno sguardo ostile.

"Beh, dove sarebbe il fantomatico passaggio per il fantomatico "Villaggio di Pietra"? Non c'è nulla qui! Comincio a credere che tu ci abbia fatto sgobbare invano! Perché, in tal caso, vi avverto: non risponderò delle mie azioni, o meglio, delle mie reazioni!"

Il padre, oltre a sentirsi un po' offeso per tale mancanza di fiducia, fu intimorito dalla minaccia filiale, visto che non voleva certo rischiare di ricevere una cattiva predizione. Egli, infatti, sapeva benissimo che la figlia, quando si adirava, era capace di preannunciare sciagure inventate di sana pianta e non riusciva mai a distinguere quando faceva sul serio o quando esse erano solo frutto di un desiderio di ripicca o un'espressione di malanimo.

"No, no! Davvero pensi che avrei potuto farvi una cosa simile? Che razza di padre credi che io sia?"

"Il genere di padre che nasconde alle figlie di essersi sbagliato, ad esempio: come quando hai finto di aver preso una scorciatoia, due giorni dopo che siamo partiti! Pensi che io e Lucynda siamo tanto stupide da non aver compreso che avevamo girato in tondo?! Lei non ha voluto che ti dicessi nulla per non umiliarti, ma avevamo capito benissimo che ti eri sbagliato al bivio! Ringrazia il cielo che si trattava solo di un breve tratto di percorso in più e che a Lucy è piaciuta la deviazione, altrimenti sarei tornata indietro già allora!"

A quella rivelazione inattesa, Leowulf, che riteneva ormai di averla fatta franca per tale episodio, arrossì, ma ammise subito che le parole della figlia erano veritiere; del resto, accampare ulteriori scuse per aver allungato la strada sarebbe stato inutile, oltre che controproducente: Priscilla avrebbe dato in escandescenze e avrebbero solo perso altro tempo a discutere.

"Beh... Mi spiace! E va bene, lo ammetto! Quella volta mi sono confuso per un momento, ma è stata l'unica volta; non potete biasimarmi, sono passati anni da quando sono venuto in queste zone! Non volevo farvi preoccupare, per questo non ve l'ho detto! Non penso affatto che siate stupide, tutt'altro... Comunque, dopo non vi ho dato altri motivi per lamentarvi, o sbaglio?"

Priscilla spalancò la bocca con l'intenzione di snocciolare seduta stante un bel po' di cosette su cui aveva sorvolato unicamente per l'affetto verso la sorella, che l'aveva scongiurata di fare del proprio meglio per non demolire l'entusiasmo del padre in quei giorni speciali; però, proprio Lucynda, frapponendosi tra i due nel tentativo di far da paciere, le impedì di illustrare la sua lista.

"Su, non è il caso di stare quassù fermi a cuocerci, no, Pris? L'importante è che siamo giunti alla meta, giusto?! Lasciamo perdere le discussioni e andiamocene da qui! Dov'è il passaggio, papi?"

Con sguardo rabbuiato, l'uomo fece un gesto piuttosto generico, allargando le braccia e alzando le spalle, sotto lo sguardo perplesso delle gemelle.

"Proprio qui: non importa dove, ma come... E non guardatemi come se fossi uscito di senno! Non è come il passaggio di Bre Bile, funziona piuttosto diversamente. È impossibile che qualcuno, anche qualora capitasse fin quassù, lo trovi accidentalmente."

Priscilla sbuffò, alzando gli occhi al cielo e borbottando in tono acido un'osservazione.

"A me sembra già impossibile che uno possa giungere quassù di sua spontanea volon... Ahi!"

Lucynda, che non voleva perdere altro tempo in altri battibecchi tra lei e il padre, le aveva inferto una leggera gomitata nelle costole.

"Va' avanti, ti ascoltiamo, papà. Che dobbiamo fare?"

Leowulf si chinò a terra e, dato un rapido sguardo al suolo, afferrò tre sassi, porgendone poi due alle figlie mentre si rialzava.

"È molto semplice, Lucynda, non temere; non serve possedere poteri magici per aprirlo. Ora che siamo arrivati qui, dobbiamo solo chiudere gli occhi, lanciare un sasso in verticale sopra le nostre teste - più in alto che potete - e pronunciare la destinazione: Fair Stone Bourgh. Con decisione e a voce alta, mi raccomando. Non appena riaprirete gli occhi, sarete già là! Non ci si accorge di nulla, ve lo assicuro."

Lucynda spalancò la bocca meravigliata, contemplando con stupore reverenziale il sasso che le era stato dato.

"Veramente? Sono forse magici i sassi, da queste parti? E io che prima li ho quasi maledetti per avermi tartassato i piedi!"

"Ahahah! No, non preoccuparti, cara: quello che hai in mano è un sasso comune, solo che funziona così, ecco... Non so dirvi altro, però..."

Priscilla, per nulla impressionata, gli gettò un'occhiataccia.

"Quindi, dovrei mettermi a lanciare delle pietre per aria come una scema e restare pure ferma a prendermele in testa? E se non funziona? Ci toccherà un bel bernoccolo come souvenir di questo posto pittoresco? Ah, che trovata!"

Leowulf la fissò con aria seria.

"Non stiamo giocando, Priscilla. Sei liberissima di non credermi, se vuoi. A dire il vero, non ho la più pallida idea di dove finiscano i sassi lanciati, ma, di certo, non addosso a visitatori che, come noi, sono stati invitati; forse, sono una specie di pedaggio o un avviso, non so... Ma, se non crederai alle mie parole, il tuo sasso ti cadrà davvero in testa e per te non si aprirà proprio nessun passaggio. Quindi, se vuoi restare qui ad abbronzarti o preferisci tornare a casa, fai pure. Noi ce ne andiamo, vero, Lucynda?"

Quest'ultima, conoscendolo bene, afferrò subito le sue intenzioni: stava cercando di fare il duro per persuadere Priscilla, che si era intestardita nel volerlo contraddire ad ogni costo. Sapeva che egli non avrebbe mai abbandonato nessuna delle due e aderì più che volentieri alla sua strategia, dato che entrambi erano consapevoli del fatto che fosse del tutto vano cercare di convincerla con le buone, quando era così di malumore.
Pertanto, annuendo con convinzione, la ragazza si prestò alla recita.

"Sì, certo, non vedo l'ora di provare, è una TROVATA così divertente! Mi spiace, sorellina, ma io non intendo restar qui ferma un minuto di più! Pronto, papà? Io lo lancio!"

Il padre le sorrise, strizzandole un'occhio con aria complice.

"Chiudi gli occhi prima, facciamolo insieme! Al mio tre! Uno..."

Ancora indecisa sul da farsi, Priscilla si allarmò e cercò di fermarli, aggrappandosi al braccio della sorella.

"Ehi, aspettate un attimo! Che fretta c'è?!"

Cogliendo una punta di panico nel suo tono di voce, Lucynda decise che era meglio ignorarla e si unì al padre nel conteggio.

"Due..."

"TRE!! Fair Stone Bourgh!"

"Fair Stone Bourgh!"

"Fair Stone Bourgh!"

Furono tre i sassi che attraversarono il cielo per poi scomparire misteriosamente prima di iniziare la loro ricaduta. Lucynda e Leowulf, udendo la voce di Priscilla assieme alle proprie, emisero un sospiro di sollievo per la buona riuscita del loro stratagemma improvvisato. Fu così che il simpatico trio, dopo qualche discussione, giunse alla destinazione programmata, dove padre e figlie avrebbero vissuto esperienze diverse, che - chi per un motivo, chi per un altro - non avrebbero mai scordato per il resto delle loro vite.

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