6. Un bagno sospirato

"Merlino, passami quell'elmo. Merlino?!"

Le parole del vecchio drago continuavano a echeggiare nella mente di Merlino fin dalla notte precedente e, assorto nei suoi pensieri, egli non sentì l'ordine di Artù, che stava finendo di prepararsi per partecipare al torneo che si sarebbe tenuto a partire da quel giorno e sarebbe durato una settimana; il principe gli diede un leggero scappellotto sulla testa e il moro si riscosse dai suoi pensieri.

"Cosa, sì, Artù? Avete detto qualcosa?"

"Niente, ho già fatto da solo. Davvero, sei il servo più distratto che io abbia mai avuto. Ma per oggi sei scusato, ti capisco."

Il tono dolce di Artù mentre pronunciava quest'ultima frase stupì Merlino, che di solito non veniva certo scusato o giustificato per le sue mancanze o le sue negligenze: pensò quindi di aver sentito male.

"Come?"

"Beh, è logico, sei turbato per ciò che è successo ieri e sei preoccupato per quella ragazza. Anche a me dispiace di non poter fare nulla, non avrei nemmeno voluto gareggiare oggi, ma mio padre si sarebbe adirato; ha organizzato il torneo per festeggiare il suo compleanno e suo figlio non può certo mancare."

"Sì, è così, lei come sta? Sapete nulla? "

"Per ora bene, ho fatto in modo di assicurarmi personalmente che le venisse portato da mangiare."

"Bene."

"Ho dato il permesso a Ginevra di farle visita, per tranquillizzarla e dirle che faremo il possibile per salvarla, ma..."

"Ma?"

Artù scosse la testa sconsolato e strinse i pugni.

"Se l'accusa di stregoneria non cadrà, purtroppo verrà giustiziata dopo che il torneo sarà finito."

Merlino abbassò lo sguardo: non c'era più molto tempo e, mentre Artù usciva dalla tenda per montare sul suo cavallo, pensò che in qualche modo avrebbe dovuto agire al più presto, temendo anche che un altro portale potesse venire aperto di fronte alla folla presente al torneo, scatenando così il panico. Ma, per il momento, non poteva fare altro che vigilare su Artù e stare in guardia, pronto ad intervenire in caso di necessità.


                            ***

"E se anch'io aprissi un portale? Sul libro spiega come si fa, no? Potrei esercitarmi fino a riuscirci."

"E a cosa servirebbe, Merlino? Non sai dove devi andare, non sai nemmeno se chi l'ha creato si trova nel futuro o nel presente o addirittura nel passato! Non puoi semplicemente sperare di azzeccare la tua destinazione!"

"Potrei pensare di volermi trovare proprio di fronte al colpevole mentre apro il portale, potrebbe anche funzionare!"

"Non sono d'accordo, è troppo rischioso: e se non funzionasse o tu rimanessi bloccato da qualche parte lontano da qui? Io non sarei in grado di aiutarti e tu non avresti risolto nulla, anzi ci troveremmo in un guaio ancora peggiore! Immagina un po' cosa dovrei dire io ad Artù se tu sparissi e non tornassi più: ecco, Merlino è scomparso in un portale che ha creato lui stesso giocando con la magia, perché non era uno stupido servo, ma si è rivelato essere uno stupido mago."

Merlino e Gaius discutevano sul da farsi da due giorni, ma non venivano a capo di nulla; nel frattempo, non si erano verificati altri problemi, la ragazza restava in prigione in attesa di essere condannata e Artù aveva superato le fasi preliminari del torneo.

"Già, certo, forse avete ragione, però non possiamo nemmeno restare qui a fare nulla."

"Sperare che un portale si apra di fronte a noi e ci porti direttamente dal suo creatore è chiedere troppo, immagino."

"Già, magari accadesse... Ancora meglio se arrivasse lui qui da noi e ci spiegasse cosa vuole... Oh cielo, dimenticavo che devo andare da Artù per aiutarlo a fare il bagno, ne riparleremo stasera, Gaius."

Il medico annuì e Merlino corse nella camera del principe.

"Alla buon'ora, Merlino, dove ti eri cacciato? Su, prepara l'acqua!"

Artù era già a torso nudo, ma indossava ancora i calzoni e attendeva impaziente che la tinozza per il bagno venisse riempita, passeggiando avanti e indietro per la stanza.

"E che non sia né troppo..."

"Né troppo calda, né troppo fredda, certo certo, lo so, non preoccupatevi: sarà perfetta."

Merlino andò a prendere l'acqua - intiepidendola in segreto con la magia -  e poco a poco riempì la tinozza; quando ebbe finito, fece cenno al principe di avvicinarsi.

"Bene, per fortuna sei stato veloce! Ho proprio bisogno di rilassarmi un po'. Sai, la preoccupazione, la tensione per il torneo, gli allenamenti..."

"Sicuro, sono stancanti."

"Cos'è questo tono ironico?"

"Ironico? Nient'affatto, immagino come dobbiate essere stanco: lucidare le armature e correre da una parte all'altra del castello per obbedirvi dal mattino alla sera è senz'altro una passeggiata al confronto..."

Quest'ultima frase Merlino la pronunciò sottovoce ed Artù non la sentì.

"E soprattutto questa cosa del cavaliere scomparso e quella povera ragazza e..."

"Già già..."

"Merlino?!"

"Sì? Cosa?"

Artù gli fece un gesto eloquente con il braccio, indicando la porta, ma lui rimase lì dov'era, aggrottando le sopracciglia e rivolgendogli uno sguardo interrogativo.

"Saresti così gentile da uscire? Voglio farmi il bagno ora, da solo, hai presente?"

Merlino ci pensò su per qualche istante e poi annuì piano.

"Oh sì, sì certo, volete un po' di intimità, giustamente."

"Davvero, a volte mi domando se tu faccia finta di non capire, mi stupisco che tu possa essere veramente così ottuso."

"Certo che no, Artù, non vorrei mai contraddirvi o non andare incontro alle vostre regali esigenze."

Il tono del servo sembrava di nuovo leggermente ironico al biondo, che però decise di non ribattere, perché era davvero molto stanco e aveva atteso fin troppo. Merlino fece per andarsene, ma poi si girò, con un sorriso stampato sul volto.

"Sicuro che non avete bisogno di aiuto? Posso lavarvi la schiena se volete!"

"Certo che no, non sono ancora così vecchio! Posso fare anche da solo, puoi andare ora, su su."

"Va bene."

Merlino si girò di nuovo, ma Artù lo richiamò.

"Anzi, vieni un po' qui, ricontrolla l'acqua, non vorrai che sia diventata troppo fredda ora e che prenda il raffreddore, no? Ho un torneo da vincere!"

"Cosa? Ma non ce n'è bisogno, credo che vada bene. Ok, ok, ho capito."

Merlino si avvicinò sorridendo per i suoi capricci, che a volte lo facevano somigliare proprio a un bambinone viziato, e mise la mano dentro l'acqua.

"Ecco, perché non verificate voi stesso? Davvero, è perfe..."

Egli non fece in tempo a completare la frase: all'improvviso, nell'acqua si creò un vortice e la tinozza emanò una forte luce bianca. Artù, spaventato, afferrò il braccio di Merlino, che aveva ancora la mano dentro la tinozza.

"Merlino! Attento!"

Dopo pochi istanti, la luce bianca svanì e l'acqua tornò ad essere immobile; ma la stanza era vuota: Artù e Merlino erano svaniti nel nulla.

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