55. In volo

Kilgharrah seguitava a spostarsi di continuo in aria, con movimenti fluidi e imprevedibili, per non farsi colpire e, allo stesso tempo, per tenere impegnato l'avversario, affinché quest'ultimo non scagliasse un'altra fiammata contro di loro. Dopo essere riuscito, in tal modo, a indurlo ad allontanarsi ancora un po', Merlino sollevò in alto la mano con un gesto imperioso e pronunciò una formula con voce decisa e potente.

"Prosm tohweorf!"

Al suo comando, un nuovo vortice di vento si materializzò all'improvviso alle spalle del drago della Vertelch e, assumendo una forma simile a quella di una spirale allungata, prese a girare attorno ad esso, innervosendolo. Nello stesso momento, Kilgharrah, approfittando della sua distrazione, si tuffò, abbassandosi quasi fino a toccare terra verso Merlino e Priscilla, già pronti a montargli sopra. Il giovane afferrò saldamente la strega, abbracciandola da dietro, e, non appena il drago d'acqua gli arrivò vicino, con un agile movimento riuscì a salire su di esso; per fortuna, la veste che indossava non era stretta ed egli poteva muovere le gambe senza troppa difficoltà, anche se, di certo, quello non era l'abbigliamento più adatto per fare una cavalcata, tanto più che si trattava di una cavalcata in aria e così fuori dal comune. Al contatto con l'acqua - tutt'altro che piacevole, visto che entrambi si ritrovarono subito con la parte inferiore degli abiti completamente zuppa-, Priscilla gridò, rabbrividendo per la paura di trovarsi in precario equilibrio su un drago che, per giunta, non era nemmeno un vero drago, ma solo un ammasso d'acqua fredda che, probabilmente, sarebbe finito a terra da un momento all'altro, riducendosi a un'inutile pozza. Merlino si concentrò nel delicato compito di rendere la superficie in grado di trasportarli, modificandone la densità, e di mantenere la forma del drago malgrado il loro peso, compito che si rivelò più arduo del previsto. Per un attimo, egli perse il controllo: le ali presero ad assomigliare terribilmente a delle corolle di fiori appassiti e la testa, assieme al collo, sparì, andando a confluire nel corpo sottostante. Priscilla strillò di nuovo, stringendo le gambe e facendosi piccola piccola contro il petto di Merlino, che fu costretto ad reggersi spostando le braccia dietro di sé e inarcando la schiena all'indietro. Ma, miracolosamente, egli riuscì a riprendere in fretta il controllo sulla massa d'acqua e a ricostituire almeno il collo, a cui si aggrappò con entrambe le braccia. Mentre il vortice di vento attorniava il drago, essi si tennero in volo a distanza, attendendo il momento giusto per oltrepassarli. Innervosito dal nuovo avversario, un altro inaspettato ostacolo che lo separava dal suo obiettivo, il grande drago lanciò una fiammata contro di esso, inutilmente: le fiamme si mescolarono ai soffi di vento e vennero poco a poco neutralizzate, scomparendo nel gorgo. A quel punto, Merlino diresse intenzionalmente il turbine contro una delle zampe posteriori; all'inizio, a causa dello scontro dell'aria con il fuoco, si levarono delle pericolose scintille, sparpagliandosi per tutto il cunicolo e finendo persino dove si trovavano loro.

Egli riparò Priscilla con le sue larghe maniche, in modo che la sua speciale veste, ancora una volta, li proteggesse dalle ustioni, mentre Kilgharrah venne colpito da qualche proiettile fumante, senza riportare gravi danni: i piccoli buchi creatisi, da cui uscirono dei fili di vapore, si richiusero subito. Allora, Merlino aumentò l'intensità del vortice, finché esso riuscì ad addentrarsi nelle fiamme del corpo del drago, separandole: tutta la zampa posteriore destra e parte del ventre si mescolarono al turbine d'aria, mentre la vittima cercava di allontanarsi per evitare di essere completamente risucchiata, urtando contro la parete del labirinto. Stava andando tutto proprio come Merlino aveva sperato: ora, essi non dovevano far altro che passare attraverso l'apertura che si era creata, dato che il drago occupava meno spazio, stando però attenti a non farsi risucchiare dal vento stesso.

"Andiamo! Siete pronta?"

Priscilla levò gli occhi al cielo, sgomenta e incredula: figurarsi se poteva essere pronta a un volo del genere e a passare vicino a quei cosi! Il suo povero cuore... Poi, rendendosi conto che Merlino non poteva vedere la sua espressione contrariata, si limitò a grugnire, producendo un suono roco e gutturale che egli, animato da una scarica di adrenalina che lo faceva sentire euforico, interpretò ottimisticamente come un suo pieno assenso.

"Reggetevi forte! Si parte!"

Bruscamente, Kilgharrah si slanciò in avanti, volando fino a infilarsi nel varco a disposizione; entrambi i suoi passeggeri avvertirono il forte calore causato dalla vicinanza col drago - probabilmente, se avessero potuto rimanere lì fermi più a lungo, i loro vestiti si sarebbero asciugati - e furono quasi attirati dalla corrente turbinosa che, al momento, rendeva impossibile al loro nemico ogni tentativo di fuga. Le loro vesti, per quanto appesantite dall'acqua, si gonfiarono, i capelli di Merlino si scompigliarono e Priscilla si tenne il cappuccio sollevato con una mano in un goffo tentativo di ripararsi dalla corrente, mentre con l'altra si teneva sempre ben stretta alla veste del giovane, per la paura di cadere. Non era la caduta in sé a spaventarla, visto che, in fondo, non erano molto in alto; piuttosto, era l'eventualità di finire dentro le fiamme o in quel piccolo tornado a terrorizzarla. Quelli furono i secondi più lunghi della sua vita. Per fortuna, Kilgharrah oltrepassò indenne sia il drago che il vortice, senza entrare in diretto contatto con essi, e volò via da lì il più velocemente possibile.
Dopo pochi metri, la galleria si restrinse leggermente e, in lontananza, apparve di nuovo un bivio. Merlino chiese consiglio riguardo alla strada da prendere, rallentando solo di poco, nel timore che la creatura di fuoco riuscisse comunque a colpirli ancora con una fiammata o a liberarsi dal suo vortice, che, comunque, presto si sarebbe dissipato.

"E ora? Destra o sinistra?"

Priscilla, tremante e irrigidita dal freddo, gracchiò in risposta alla domanda, con una voce che non sembrava nemmeno la sua.

"Destra! Anche al prossimo, poi ci siamo!"

Ma, non appena si infilarono nel passaggio, le pareti attorno a loro vibrarono violentemente, come se si stesse verificando un terremoto sotterraneo. Per un momento, si fermarono, restando sospesi in aria, in attesa. Merlino si guardò intorno, con il volto teso per la preoccupazione.

"E adesso che succede?"

Priscilla capì subito cosa stesse succedendo; ora che erano così vicini a lei, era come se fosse in grado di leggere nella mente della sorella, in modo ancora più lucido di prima. Non percepiva più solo le sue emozioni e i suoi turbamenti, no: frammenti dei suoi stessi pensieri e ragionamenti le arrivavano alla mente, anche se spezzati e incompleti.

"Mia sorella ha deciso di giocarsi l'ultima carta; a questo punto, ha avuto la brillante idea di far crollare tutto col potere della terra e di seppellirci qui dentro, pur di non farci arrivare da lei."

Di fronte a quell'allegra prospettiva, Merlino quasi sobbalzò, mentre della polvere scura cominciava a cadere dall'alto e le vibrazioni aumentavano d'intensità, in modo sempre più allarmante.

"Molto gentile da parte sua! E ora che faccia..."

Priscilla, tuttavia, si affrettò a rassicurarlo, con tono sorprendentemente tranquillo.

"Calmati, in questo caso non siamo in pericolo: la Vertelch non può distruggere il labirinto a suo piacimento, poiché esso è protetto da alcuni incantesimi dei Sette Saggi contro gli eventi sismici e roba simile. Come vedi, le pareti non hanno ancora ceduto, eppure, la Vertelch impiegherebbe un battito di ciglia a distruggere un'intera città, figuriamoci una galleria insignificante come questa. No, nemmeno lei può distruggere il passaggio che le servirà per tornare indietro, una volta sostituita."

"Bene, se lo dite voi... Preferisco comunque andarmene in fretta via da qua, non si sa mai!"

"Non potremmo camminare ade... AH!"

Merlino, non fidandosi del tutto delle rassicurazioni ricevute, fece ripartire Kilgharrah con uno scatto improvviso e la strega, che già pregustava l'agognato momento in cui poter rimettere i piedi a terra e aveva assunto una posa rilassata, presa alla sprovvista, per poco non cadde. Si aggrappò con una mano alla manica destra del moro e con l'altra al collo del drago. Ma Merlino era stanco, la massa d'acqua stava diventando sempre più instabile e la mano di Priscilla, invece di trovare un sostegno, finì immersa dentro il liquido: la donna gridò presa dal panico, aggrappandosi ancora di più al corpo del giovane.

"NON C'È BISOGNO DI CORRERE COSÌ!"

Egli, con gli occhi fissi all'ultimo bivio, che era sempre più vicino, preso dall'eccitazione, non la ascoltò affatto; anzi, avvertendo che l'incantesimo non li avrebbe sorretti ancora per molto, accelerò ulteriormente, volando fino alla successiva apertura sulla destra. Non appena l'ebbero varcata, l'acqua perse la sua forma e finì a terra con un forte scroscio. A sua discolpa, si può dire che Merlino ebbe perlomeno l'accortezza di attutire la caduta di entrambi con la magia, rallentandola in modo che non si facessero nemmeno un graffio. Ciononostante, cadere dritti nella pozza formatasi fu inevitabile e, pertanto, essi si inzupparono ancora di più. Priscilla, del tutto noncurante del fatto di essere giunta alla meta, iniziò ad inveire istericamente contro il ragazzo, mentre si tirava su adagio e si strizzava la veste fradicia, almeno per alleggerirla; sebbene il piano del mago avesse funzionato, non intendeva certo complimentarsi con lui, considerato com'era conciata.

"SCREANZATO! Pure il bagno completo mi hai fatto fare! Ora capisco perché ho sognato di precipitare in un torrente freddo, alcune notti fa! Potevamo benissimo camminare o correre, invece di rimanere sul tuo ronzino e di volare come uno scavezzacollo!"

Imperterrita, seguitò a lamentarsi, però Merlino non fece caso al resto del suo predicozzo stridulo: nonostante anch'egli fosse bagnato fino al midollo, la sua attenzione era tutta rivolta a quella grande sala in cui erano entrati. Per prima cosa, fu colpito dal pavimento, così colorato e diverso dal grigiore del resto del labirinto. Alzando poi lo sguardo da terra, notò con meraviglia le pareti spoglie lungo i lati e, ancora più su, l'alta volta liscia, priva di stalattiti; per un attimo, si chiese se fossero entrati in una specie di lugubre sala da ballo. Ma la cosa che più lo sorprese si trovava proprio sulla parete di fronte all'entrata, dritto davanti a loro, anche se abbastanza lontano, date le vaste dimensioni di quell'ambiente: il grosso specchio, di cui gli avevano parlato, restituiva la loro stessa immagine ingrandita, sopra un'enorme vasca, che emanava una quantità impressionante di potere magico, talmente smisurato da sembrargli irreale e inimmaginabile. Infine, il suo sguardo fu attirato da una figura incappucciata, immobile, girata di spalle e appoggiata ai bordi della vasca, avvolta in una veste di color viola scuro. Finalmente, superate con successo le difficoltà, erano arrivati: ce l'avevano fatta. Anche se, ovviamente, non era ancora finita; anzi, forse la parte più difficile doveva ancora arrivare.
All'improvviso, Priscilla interruppe il monologo lagnoso riguardo ai suoi fastidiosi reumatismi per starnutire, producendo così un'eco bizzarra che si diffuse per l'intera sala. Fu solo allora che Merlino si girò verso di lei, ricordandosi della sua presenza.

"Per il Gran Carro, ecco! Mi sono pure raffreddata! Tu e il tuo brillante piano! Sei un combinaguai da strapazzo come Gilbert, ecco cosa sei! Non puoi fare qualcosa per asciugarci, di grazia?! Renditi utile, invece di startene lì per terra a fare da tappezzeria e a fissare chissà cosa!"

A un cenno del mago, Priscilla guardò finalmente davanti a sé, rimanendo senza fiato e scordandosi d'un colpo del misero stato in cui si trovava la sua veste: né il freddo che la faceva rabbrividire né la paura che aveva provato su quell'improbabile lucertola d'acqua volante e nemmeno il fastidio per non essere stata ascoltata da Merlino potevano importarle ora. Nient'altro contava, a parte il fatto che sua sorella era di fronte a lei. Era proprio lì, a pochi metri da loro: eppure, stentava a crederci e temeva che, da un momento all'altro, scomparisse nel nulla. Con un tremito emozionato, fatto un passo in avanti, mentre anche Merlino si tirava su, pronunciò un nome caro e a lei familiare, un nome che non pronunciava da tempo, ma che era costantemente presente nella sua mente e nel suo cuore. Un nome che sapeva di casa, di famiglia, di infanzia, di amore. Il suo sussurro spezzò il silenzio, restando per un attimo sospeso nell'aria, nell'incertezza di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco.

"Lucynda."

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