49. La voce del Saggio

Dopo aver riascoltato con maggior attenzione i versi declamati dal Consultrotolo e aver ragionato frettolosamente su di essi, Merlino si batté una mano sulla fronte, prorompendo in un grido carico d'entusiasmo.

"Ma certo! Dobbiamo cercare una chiave, giusto? Che sia nascosta qui in giro? In qualche angolo, forse? Eppure, non ho visto nulla prima, a parte quei topi! Beh, farò un altro giro!"

Priscilla lo guardò con disappunto, afferrandolo per una manica prima che si allontanasse.

"Zuccone, stai fermo qui! La chiave d'incanto non è una vera chiave! Indica qualcosa che veicola un incantesimo, attivandolo anche in assenza del mago che l'ha generato. Devo proprio spiegarti tutto, vero?"

"Oh, ora capisco! Quindi, ora dobbiamo..."

Merlino, il cui entusiasmo era stato di colpo smorzato da tale spiegazione, rimase in attesa che Priscilla gli interpretasse il resto del messaggio, per evitare altre figuracce ed epiteti peggiori.

"Oh, insomma! Non erano impossibili questi versi, siamo stati fortunati! Mi è capitato di peggio: una volta ci ho messo una settimana a capire che 'lo scrigno senza cerniera con una dorata sfera' si riferiva a un semplice uovo!" *

"Wow! Geniale!"

"Lascia perdere! Ciò che interessa a noi è nella seconda parte, no?"

Il giovane mago annuì convinto, come se tutto gli fosse perfettamente chiaro. Priscilla continuò.

"Sappiamo già che chi ha creato l'illusione non è più vivo..."

"Perché ormai giace! Sicuro, in quel senso!"

"E ora che abbiamo la mente sveglia, perché..."

"Abbiamo capito che siamo in un'illusione! Certo, altrimenti non..."

"Smettila di interrompermi!!! Ora, dicevo, dobbiamo capire a quale ente si riferiscano i versi... Qualcosa che abbia colpito la nostra attenzione o che abbiamo notato..."

"Uhm, come vi dicevo, a parte quei topi, non ho visto proprio nulla: qui ci sono solo pareti di roccia, bivi, cunicoli bui, noi due e..."

Priscilla sollevò lentamente lo sguardo pensoso verso l'alto.

"Qualcosa che, probabilmente, è sotto ai nostri occhi anche ora... O meglio, sopra..."

Merlino guardò a sua volta sopra di sé, intuendo, finalmente, a cosa si riferisse.

"Sicuro! Questa stalattite! È molto particolare, vero?"

"Insolita, già! E, probabilmente, già dalla prima volta che ci siamo passati sotto..."

"Si è attivata l'illusione, giusto? Però, se voi siete sicura che, quando passava Gilbert, non esisteva, come mai si trova qui? Voglio dire: se genera l'incantesimo, non può essere un'illusione anch'essa, no?"

"Uhm, forse anche questa galleria è solo un'illusione e in realtà Gilbert non l'attraversava affatto. Potrebbe bastare semplicemente la presenza di intrusi perché si generi l'intero percorso di cunicoli in cui siamo intrappolati e compaia questa stalattite, così diversa dalle altre... Mah, sono solo ipotesi!"

"Beh, comunque sia, dobbiamo seguire il suggerimento, giusto? Togliere ciò che è insolito! Lasciate fare a me, la distruggerò in un attimo!"

"ASPETTA!!!"

Priscilla si aggrappò al suo braccio con tutto il proprio peso, obbligandolo a girarsi verso di lei e ad interrompere il contatto visivo indispensabile a dirigere il suo incantesimo verso l'obiettivo.

"Uff, per un pelo d'unicorno! Che volevi fare?!"

"Distruggere la stalattite, no?!"

"La solita mentalità spiccia da maschio! Ah, uomini! Distruggere e via, risolvendo sempre tutto con la forza bruta!"

"Ma veramente..."

"No no, dai retta a me, sento che qualcosa ci sfugge! Non siamo precipitosi e ragioniamo con calma, vuoi far crollare tutto?! Credo proprio che distruggerla porterebbe solo altri guai!"

Merlino, data la sicurezza che traspariva dal suo tono, decise di affidarsi completamente al suo giudizio.

"Dunque, cosa pensate di fare?"

"Innanzitutto, toglierla non vuol dire necessariamente polverizzarla, no?"

"Uhm, no?!"

"Certo che no! Le parole non sono mai usate a casaccio. Sta tutto in quell'ultimo verso..."

"Togliete ciò che d'insolito notate. Questo diceva!"

"Ciò che d'insolito... Aspetta un attimo, una stalattite è forse insolita qui?"

"Beh, non è l'unica, ce n'erano alcune più corte anche appena siamo entrati, però questa..."

"È più insolito vedere in una grotta una stalattite o..."

"Questa specie di muschio giallastro che la ricopre?! Quindi..."

Entrambi annuirono contemporaneamente, certi di aver trovato la soluzione.

"Devi togliere di mezzo quello!"

"Bene, ci penso io! Con la magia o senza?"

Priscilla levò gli occhi al cielo.

"Come pensi di arrivarci, se no? Vuoi forse usare la mia schiena come scala?"

"Certo che no! In realtà, pensavo piuttosto il contrario: io potrei sollevarvi e..."

"Ah, neanche se mi preghi in ginocchio, ci mancherebbe! Con i muscoli che ti ritrovi, mi lasceresti cadere! E non arriverei comunque fino in cima, dobbiamo pulirla tutta per bene! Apri gli occhi: quella sostanza, qualunque cosa sia, è anche attaccata alla parte superiore della parete e non ci arriveremmo comunque. Sta a te, quindi! Cerca di essere delicato e non dovrebbero esserci problemi!"

"Bene, state tranquilla, userò l'incantesimo con cui rimuovo il fango secco dagli stivali di Artù; vengono perfetti, lucidi come nuovi! Mudden starlimum merr serchter!"

Poco a poco, il muschio venne grattato via, da cima a fondo, cadendo a terra sotto forma di leggero pulviscolo, parte del quale finì addosso a Priscilla, facendola starnutire.

"Ehi, non potevi almeno farlo cadere da un'altra parte?! E se fosse velenoso?!"

"Beh, voi potevate anche spostar... Ma cosa...?"

All'improvviso, la stalattite si allungò, cambiando forma ed aspetto e diventando sempre più lucida, fino a trasformarsi in un piccolo specchio rettangolare, incorniciato da una decorazione bronzea incisa in una lingua antica. Esso si abbassò, lievitando sospeso in aria, fino a fermarsi all'altezza degli occhi di Merlino, che, rimasto a bocca aperta, allungò timidamente una mano verso il misterioso oggetto, avvertendo l'irresistibile attrazione che esercitava su di lui. Ma Priscilla, sempre più guardinga e diffidente, lo fermò.

"Attento, potrebbe essere meglio non toccarlo!"

"Forse avete ragione, eppure c'è qualcosa che mi spinge a fidarmi. Pensate che sia reale o si tratta di un'altra illusione?"

"Uhm, queste scritte... Rune antiche..."

"Oh, sapete leggerle?"

"Nah, solo qualche paro... Ah!"

D'un tratto, nello specchio apparvero due grandi occhi verdi: soltanto due occhi aperti che, rimanendo del tutto immobili, si posarono sopra Merlino, fissandolo con insistenza. Priscilla si allarmò, temendo che il giovane potesse cadere vittima di un sortilegio, e gli pestò un piede con forza, per attirare la sua attenzione.

"Non fissarli, sciocco!"

Merlino, che aveva già lo sguardo vacuo, come se fosse in uno stato di trance, distolse lentamente gli occhi dallo specchio e la guardò per un attimo come se non la riconoscesse. Dopo qualche istante si riscosse, anche se il suo viso appariva pallido, e si rivolse a lei in tono sognante e tranquillo.

"Oh... Tutto bene, Priscilla, non credo che sia un pericolo per noi, rilassatevi."

La strega rimase esterrefatta, chiaramente decisa a non seguire quel bizzarro consiglio.

"Rilassarmi?! Che ti salta in testa, vuoi finire in un'altra illusione?! O peggio, magari?! Sei più sprovveduto di quanto credessi!"

Per persuaderla, Merlino pensò alle parole con cui descrivere ciò che aveva provato nei secondi in cui quegli occhi magnetici si erano posati su di lui, ma non ne trovò alcuna adatta. Nessuna, infatti, poteva esprimere adeguatamente lo sconvolgimento emotivo che gli avevano provocato quelle due pozze verdi, profonde, ipnotiche, sì, ma non nemiche: ne era certo. Aveva avuto la sensazione che il suo animo fosse stato messo a nudo, che i suoi desideri e i suoi timori più reconditi fossero stati scoperti, che il suo io fosse stato, in un certo senso, violato e avesse subito un'intrusione, ma, sorprendentemente, non aveva provato né paura né fastidio per tutto ciò; non si era sentito inerme, in pericolo o alla mercé di qualcuno più potente di lui, non aveva avvertito l'impulso di nascondersi o di celare i propri pensieri. Al contrario, si era sentito avvolto da un'immensa calma, da un senso di fiducia, da una sensazione di pace completa e assoluta, come mai gli era accaduto prima. Un calore dirompente ma piacevole lo aveva attraversato dalla testa ai piedi e aveva percepito di essere in sintonia con l'anima a cui appartenevano quegli occhi, attraverso un richiamo potente e ancestrale a una forza magica pura e luminosa con cui possedeva un indubbio legame. Un legame che andava al di là del tempo e dello spazio, anche se intuiva che, fisicamente, lui e quella presenza erano separati, su strade diverse, eppure parallele. Tutto ciò gli aveva mozzato il fiato: la magia dentro di lui si era come risvegliata, come se fosse germogliata, come se le fibre del suo essere, prima assopite, fossero state attraversate da una corrente vibrante di vitalità e portatrice di gioia; non era stata l'intrusione di uno sconosciuto, ma la lieta visita di un vecchio amico che aveva fatto breccia nel suo animo. Come diamine poteva descrivere tutto questo?

"Vedete, sono sicuro che non ci farà del ma..."

"Emrys!"

I due, a bocca aperta, si voltarono lentamente in direzione dello specchio. La voce potente e solenne proveniente da esso aveva fatto vibrare le pareti attorno a loro, facendoli sentire piccoli e impotenti, ma non minacciati: era una voce amica.

"O Merlino, se preferisci! È un piacere conoscerti!"

Il giovane mago rispose, cercando di non balbettare per l'emozione.

"Va benissimo anche Merlino... Merlino, per gli amici! Cioè, volevo dire che è un piacere anche per... OHI!"

Priscilla gli aveva pestato di nuovo il piede e si era poi inchinata con grazia insospettabile in direzione dello specchio, mormorandogli un comando perentorio, in un sussurro appena udibile.

"Inchinati, testa vuota!"

"Cosa? Ma perché?"

La voce se ne uscì con una breve risata, facendoli sentire ancora più emozionati.

"Oh, non ce n'è bisogno, signorina...?"

"Priscilla, signore."

Merlino non l'aveva mai udita parlare con un tono tanto umile e pacato: non sospettava nemmeno che ne fosse capace e si meravigliò per il suo contegno rispettoso ed educato, che la faceva assomigliare a un'anziana dama dall'educazione impeccabile nell'atto di rivolgersi a un suo superiore. Tale curiosa impressione fu rafforzata dal fatto che la strega, nel rispondere, mantenne lo sguardo rivolto verso il basso; evidentemente, quella misteriosa presenza aveva un certo effetto anche su di lei.
Gli occhi verdi, dopo aver indugiato solo per un attimo sulla donna, tornarono a posarsi su Merlino e la voce misteriosa parlò, lentamente, ma con autorità.

"Merlino, ho sondato i recessi del tuo animo e l'ho trovato puro e sincero. Una gemma più unica che rara... La tua magia è destinata a compiere grandi imprese, se non ti lascerai traviare da ciò che corrompe di solito l'uomo, oscurandone la mente. So che ti trovi qui per una giusta causa e ti lascerò passare, sebbene questa sia un'eccezione: lo sai, vero?"

"Sì, certo. Ma voi chi o cosa sie... OHI!"

Priscilla gli pestò il piede, ormai dolorante, per l'ennesima volta.

"Somaro! Non lo capisci da solo?"

Egli rivelò timidamente l'idea pazzesca che gli era venuta in mente.

"È forse uno dei sette Saggi? Ma com'è possibile?"

La voce rise pacatamente, poi gli rispose; da ogni sua singola sillaba, emanava la sensazione di avere a che fare con qualcuno di immensamente saggio e dotto, qualcuno di giusto e onesto.

"Non proprio... Io sono qui, eppure non sono qui. Sono stato scelto tra i Sette per vigilare sulla fonte, comparendo qualora un intruso riuscisse a spezzare l'illusione, per verificare le sue intenzioni. Sono come un frammento disperso di un'anima, che non ricorda più nemmeno il proprio nome e ha solo lo scopo che vi ho appena spiegato. Abbiamo predisposto tutto questo sperando che, comunque, nessuno riuscisse ad arrivare fin qui. Ma sono lieto di sapere che siete amici e auspico che poniate rimedio alla situazione di pericolo che si è venuta a creare. Non posso darvi altro aiuto, comunque, se non consentirvi di proseguire e illuminarvi la via."

"Sapete, dunque, ciò che sta accadendo?"

"L'ho visto dentro la tua mente, giovane Merlino: non ne avevo idea fino a un attimo fa. Anzi, fino a un attimo fa, io nemmeno esistevo; mi sono risvegliato e sono divenuto cosciente solo quando hai rimosso l'ekeysparch, la sostanza che doveva essere tolta perché l'illusione si spezzasse del tutto, la chiave d'incanto predisposta tanto tempo fa. Ottimo intuito da parte vostra, signorina Priscilla, connesso ai vostri poteri divinatori, immagino; avete una buona spalla su cui contare in questa impresa, mio giovane amico."

Priscilla, sorprendentemente, si fece tutta rossa e ringraziò balbettando.

"Gra- gra- grazie, Sommo... Ho so- solo impedito che questo stolto agisse tro- troppo precipitosamente... È in gamba, credo, ma..."

Merlino non seppe mai cosa la strega volesse dire su di lui, perché il Saggio la interruppe.

"Ora vi lascio andare, il tempo a mia disposizione è terminato, purtroppo."

Merlino avvertì un forte dispiacere: desiderava udire più parole dalla sua voce, poiché sentiva che non sarebbe mai entrato di nuovo in contatto con una simile presenza. Provò l'urgenza di porgere altre domande, ma ne aveva così tante che non sapeva da quale cominciare: doveva chiedergli di come riuscire a convincere la Vertelch o di come contrastarla? O forse, qualcosa riguardo a Camelot e ad Artù? O qualcosa che lo potesse aiutare nel suo futuro, che, per quel poco che gli avevano rivelato Gilbert e Priscilla, si prospettava tutt'altro che roseo?

"Ve ne andate già? Non avete qualche suggerimento da darmi? Io..."

"Ora che ho verificato le vostre intenzioni, ho portato a termine il mio compito e non posso rimanere oltre, né accompagnarvi. Lo spazio in cui siete intrappolati scomparirà; non preoccupatevi, qui il tempo si è fermato, perciò potete ancora salvare i vostri amici, il mondo e la Vertelch stessa da se stessa. Seguite il percorso che voi conoscete, signorina Priscilla, e tra poco arriverete alla fonte, ma state in guardia. Ahimè, un grande potere è sempre rischioso, comporta sempre un tale fardello! Ti posso dire ancora solo questo, Merlino: credi in te, qualunque cosa accada, e affidati al tuo istinto, come ti è già stato suggerito. Il potere della Vertelch è immenso, ma anche tu sei figlio della terra, dell'acqua, del vento e del fuoco; la magia antica scorre potente come un fiume in piena nelle tue vene, puoi riuscire a domare gli elementi perché tu stesso sei parte di loro e loro fanno parte di te. Non devi temerli, ma, piuttosto, entrare in sintonia con essi. Quanto a voi, Priscilla..."

Quest'ultima, sorpresa ed emozionata, sollevò gli occhi.

"Ditemi, Sommo Saggio."

"Credete in vostra sorella fino alla fine, cercate di raggiungere il suo cuore, se non riuscite a raggiungere la sua mente. Credete entrambi nella forza dell'amore, di qualunque tipo esso sia: è la magia più potente e antica del mondo e non c'è nulla che esso non riesca a guarire, laddove tutto il resto fallisce miseramente. Buona fortuna."

"Aspettate!"

L'urlo angosciato di Merlino fu vano: ignorando il suo richiamo, gli occhi si chiusero, lo specchio scomparve, dissolvendosi in mille gocce di luce variopinte, e le pareti attorno a loro mutarono di colpo. Il cunicolo illusorio era scomparso, sostituito da quello vero, quasi del tutto identico, a parte il fatto che era un po' più stretto e alto e non c'era più alcuna stalattite. Un improvviso alito di vento li circondò, facendo scomparire la bolla di luce di Merlino e illuminando magicamente tutto lo spazio circostante, come se la luce del sole fosse entrata nelle profondità della grotta.
Rimasero entrambi storditi e in silenzio per un po', riflettendo sulle parole del Saggio, certi che non avrebbero mai dimenticato quell'esperienza sconvolgente e irripetibile. Poi, scambiandosi un cenno di intesa, ripresero il cammino.

* citazione da "Lo Hobbit" di J. R. R. Tolkien

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top