48. Dammi una rima
"Questa che vedi nelle mie mani è una delle poche cose utili che quello scarso pozionista abbia fatto in tutta la sua insulsa e ordinaria esistenza. Anzi, probabilmente è l'unica."
Il volto di Merlino, il quale nutriva molta più considerazione per il vecchio mago rispetto a lei, si animò, speranzoso.
"Insomma, è di Gilbert?"
"Sì, mi duole ammetterlo, ma è una trovata davvero geniale ed è proprio quello che fa al caso nostro in questo momento!"
"Ottimo! Come funziona? Un momento: abbiamo il permesso di usarla? Sa che l'avete presa?"
Priscilla apparve seccata e sbuffò sonoramente, confermando subito il sospetto che si era affacciato alla mente del giovane.
"Oh, ci mancherebbe altro! Temo che non l'avrebbe tirata fuori dal suo polveroso scrigno segreto nemmeno se glielo avessi chiesto tu, quello sciocco! Ha paura che si possa rovinare, credo, o di che so altro! La tiene seppellita sempre sotto il suo letto. Non ho voluto correre il rischio di ricevere un suo rifiuto e mi sono servita da sola!"
Merlino strabuzzò gli occhi, allarmato da tale confessione.
"Volete forse dire che gliel'avete rubata?!"
"Oh, suvvia, RUBATA! È una parola grossa! Tra amici, poi... L'ho solo... presa in prestito, a fin di bene, e non è certo la prima volta: quel vecchio sciocco non se n'è mai nemmeno accorto, eheheh!"
"Non mi sembra propriamente un prestito se l'avete presa dal suo scrigno segreto... E se è davvero segreto, come avete fatto a sapere dove fosse? E che lo avesse?"
"Oh, niente di più facile, l'ho spiato attraverso la sfera! Anni fa, lo teneva sepolto nel suo orto, banale come al solito! Poi si dev'essere insospettito, perché, un giorno, mi ha sorpresa lì nei paraggi e, in seguito, l'ha spostato nella sua stanza, proprio sotto al suo letto! Ah, manca proprio di fantasia, ti pare? Non ho dovuto neanche ricorrere alla sfera, l'ho immaginato subito!"
"Beh, spero che ci perdonerà per averla usata, se è una cosa tanto preziosa. Sarebbe stato meglio chiederglielo però, non trovate?"
"Bazzecole! Tranquillo, se gli dirai che ci ha salvato da questa situazione, sono certa che per stavolta non si arrabbierà, anzi, si compiacerà di essere stato utile al grande Merlino. Ma può anche darsi che non ci sarà alcun bisogno di dirglielo: vedrò di rimetterla esattamente al suo posto appena torniamo!"
Il giovane fece un sorriso poco convinto, ma decise comunque di ricorrere a quell'aiuto, di qualunque genere esso fosse, mettendo a tacere ogni scrupolo di coscienza; certo, Priscilla non si era comportata bene ed ora capiva perché, poco prima, avesse quell'espressione birichina dipinta sulla faccia, ma chi era lui per criticarla? Egli stesso, ricorrendo a continui sotterfugi, agiva alle spalle di Artù, pur sempre a fin di bene.
"D'accordo, allora, visto che ce l'abbiamo, usiamola! Dunque, come funziona?"
"Spiegartelo è inutile, un'ulteriore perdita di tempo, no?! Te lo mostrerò!"
Detto questo, con una sola mossa, sciolse il laccio che teneva chiusa la pergamena e la srotolò, rivelando... assolutamente nulla: era un rotolo del tutto immacolato, senza alcuna traccia di grafia, neppure un minuscolo segno. Merlino era sempre più perplesso.
"Ma cosa...?"
All'improvviso, mentre Priscilla teneva il rotolo ben aperto con entrambe le mani, una voce cristallina si levò magicamente da esso.
"Tu, che mi hai aperto,
riferisci la questione
che ti dà preoccupazione
e ti darò un saper certo."
Dopo un attimo di confusione, Merlino la riconobbe: era la voce di Gilbert, anche se pareva più giovane, vivace e... musicale, in un certo senso. La sua reazione iniziale fu una blanda protesta nei confronti della strega, ritenendo che prima gli avesse mentito.
"Avevate detto che non si trattava di chiedere aiuto a Gilbert! Eppure, è lui, lo riconosco!"
"Io ti ho detto che non si trattava proprio di quello, se ricordi; non sta parlando lui direttamente, non ha la minima idea del fatto che abbiamo aperto il rotolo!"
"Ma allora... Aspettate, quelle parole..."
Riflettendo sul loro significato, iniziò a capirci qualcosa.
"Volete dire che questa pergamena parla ad alta voce, con la voce di Gilbert, dando una risposta alle domande che le vengono poste?"
Priscilla annuì con foga.
"Visto? Non era difficile!"
In tono sempre più entusiasta, Merlino le rivolse un'altra domanda.
"Volete dire che, nel nostro caso, se noi gli spieghiamo il nostro problema, ci darà la soluzione? Ci dirà ciò che non sappiamo per uscire da qui, giusto?"
"Esatto, in base a ciò che è stato memorizzato in esso: è un Consultrotolo, uno strumento tipico dei maghi che si atteggiano a grandi sapientoni!"
"Un cosa?"
"Un Consultrotolo, insomma! Un rotolo che ha assorbito i vapori di una pozione Ricorderella, che quello spilungone è riuscito a creare una sola volta nella sua vita. Anzi, sono pronta a scommettere sulla mia sfera che fu un puro colpo di fortuna! Comunque, per spiegartelo con parole semplici, l'ha incantato, memorizzando su di esso il contenuto di tutti i suoi libri e..."
"Proibiti e non?"
"Sì, suppongo."
Merlino aggrottò le sopracciglia.
"E allora, non pensate che sia soprattutto per questo motivo che lo tiene nascosto?"
Priscilla aprì e richiuse la bocca senza emettere suono, con aria palesemente confusa, come se lei non avesse mai pensato prima a una motivazione tanto ovvia. Il ragazzo proseguì nel suo ragionamento, ridendo sotto i baffi.
"L'ha detto anche a me: essi non devono cadere nelle mani sbagliate, sono libri pericolosi e..."
Priscilla si riscosse, cambiando argomento.
"Beh, comunque sia, non lo lascia toccare a nessuno, lo usa lui in segreto quando la sua memoria fa cilecca - e gli succede sempre più spesso! - o se ha bisogno di reperire velocemente un'informazione e... Ta-dan! Ecco che entra in gioco il Consultrotolo!"
"Incredibile! E voi dite che possiede anche libri riguardo alle illusioni?"
"Tsè! Sicuramente: se un argomento è noioso, non può mancare nella sua collezione!"
"Però! È come avere un'intera biblioteca in tasca, allora! Che aspettiamo? Parlate voi o lo faccio io?"
L'espressione della strega si fece meno entusiasta, facendogli intuire che non gli aveva ancora riferito tutto riguardo al funzionamento di quello straordinario strumento; sembrava quasi a disagio.
"Se pensi di esserne in grado, ti lascio volentieri la parola. Ti confesso che io non sono molto portata in merito, per questo lo uso di rado. Vedi, il Consultrotolo ha due inconvenienti."
"E sarebbero?"
"Il primo è che bisogna sorbirsi la sua voce fastidiosa, dato che il rotolo utilizza quella del suo creatore... E va beh, tu dirai, nulla di che, dovrei esserci abituata, suppongo! Ma quelle ridicole rime con le quali risponde... proprio non mi vanno giù!"
"Volete dire che risponde sempre in rima?"
"Esatto, non legge semplicemente quello che è riportato nei testi memorizzati, no... Ne fa una sorta di riassunto e lo espone in versi! Beh, non è colpa di Gilbert, a onor del vero: è così che funzionano questi rotoli!"
A Merlino ciò non parve un ostacolo insormontabile e non capiva sinceramente dove fosse tutta quella difficoltà.
"Quindi, gli inconvenienti sarebbero ascoltare la voce di Gilbert e qualche rima?"
Priscilla sussurrò in tono misterioso e melodrammatico, come se stesse per rivelare un segreto spaventoso.
"Già, ma non ti ho ancora detto il peggio!"
"E sarebbe?"
"Anche chi ricorre al suo aiuto deve parlare in rima; e se si sbaglia o ci si dimentica e si parla in modo normale, esso si chiude senza rivelare nulla! Niente, neanche una sillaba! Nemmeno se stessimo morendo di fame, capito?! Si chiuderebbe per tre giorni e non ci sarebbe verso di aprirlo senza danneggiarlo! Chiaro?"
"Oh, ora capisco. Uhm, nemmeno io sono molto portato, temo. Ma voi? Non usate mai le rime, per le vostre predizioni?"
Priscilla assunse un'aria scandalizzata e lo guardò storto, come se avesse detto una vera assurdità.
"Ma come ti salta in mente un'idea simile? Al massimo esse vanno interpretate e possono essere un po' oscure, è vero, ma non uso le rime! Fanno parte della tradizione dell'età della pietra, oramai non le usa più nessuno!"
"Eppure, il pozzo dei desideri funziona grazie a dei versi! Beh, non erano in rima, per quanto ricordi, ma non erano male!"
"Certo, è magia antica, no? Per carità, non ho nulla contro di esso o i Sette Saggi, non fraintendermi, anzi, riconosco la loro grandezza come tutti. Ma pensaci un attimo: se uno ha bisogno urgente di aiuto, se ha a che fare con una questione di vitale importanza, ti pare giusto che costui debba mettersi a pensare a delle rime per salvare la pellaccia?"
"Uhm, in effetti occorre riflettere, non a tutti le rime vengono così, su due piedi! Fortuna che noi possiamo pensarci con calma, no? Almeno per ora, sembra che siamo al sicuro! E due teste, come dico sempre ad Artù, funzionano meglio di una, sono certo che ce la faremo!"
"Se lo dici tu!"
"Che tipo di rima occorre?"
"Oh, qualunque, non importa se è baciata o... cosa c'è, poi?"
"L'alternata, credo, e... l'altro tipo ora mi sfugge. Comunque, se formiamo quattro versi, sono sufficienti?"
"Pure due, l'importante è che abbiano senso e che contengano tutte le informazioni essenziali. Basta che, prima, si pronunci la formula di rito, ma a quella ci penso io."
"Quindi, finché non viene pronunciata quella, non sente quel che diciamo?"
"Sì, è come se non avessimo detto nulla, finora. Puoi dire tutte le oscenità che vuoi, prego, a te l'onore del primo verso!"
"Che ve ne pare di questo?
Spezzare devo un'illusione
di cui morto è il suo creatore.
Non male, vero?!"
Priscilla sospirò, guardandolo di nuovo storto.
"Ti sembra che faccia rima?"
"Oh, avete ragione! Eppure, suonava così bene!"
"Dev'essere una rima perfetta! E poi non dai abbastanza informazioni: che tipo di illusione è? Che effetti ha? Ah, che scocciatura! Comunque, le parole uguali a fine verso non valgono, giusto perché tu lo sappia..."
Merlino fece un'espressione delusa, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
"Ah..."
Priscilla alzò gli occhi al cielo.
"Lo sapevo! Stavi pensando di usarle, vero? Illusione con illusione, magari?"
"Ahahah, ma certo che no! Non sono mica così banale, io!"
La strega sbuffò, scosse la testa e chiuse gli occhi, iniziando a riflettere per conto suo restando ferma in piedi. Merlino, invece, prese ad andare avanti e indietro, meditando ad alta voce e passando di continuo sotto la stalattite.
"Dunque, che ci mettiamo? Camminiamo e siamo sempre al punto di partenza, è uno spazio chiuso, un cerchio? No, la rima con 'cerchio' è impossibile! E il tempo, poi! Bisogna dire che si è come fermato... Il cammino è ostacolato, anzi, è reiterato! Uhm, questa non è male, vediamo un po'..."
"Ehi, tu, non puoi riflettere in silenzio? Guarda che anche io sto pensando, rifletti meno rumorosamente!"
"Scusate, è che sono molto preso! Scommetto che Gherda è brava in queste cose, ci vorrebbe lei! Beh, pure Gilbert dev'essere molto abile, se è abituato ad usarlo! O forse Lynn, è così sveglia e..."
Priscilla replicò con tono sdegnato e offeso.
"Spiacente di non essere nessuno di loro!"
Merlino capì subito di aver commesso un errore: esprimendosi in quel modo, l'aveva inavvertitamente ferita, paragonandola agli altri.
"Ma no, non intendevo... Sono certo che ce la faremo, io e voi, solo un altro piccolo sforzo e..."
"Non sforzarti troppo: vedo già il tuo cervello andare in fumo, ti sta uscendo dalle orecchie!"
Egli decise di non replicare, visto che, dopotutto, se l'era cercata, e seguitò a pensare in silenzio, finché se ne uscì con una timida proposta.
"Che ne dite di questi?
Un'illusione ci ha intrappolato
e il cammino è reiterato:
il tempo si è come fermato
e voglio uscire da questo stato."
"Uhm, banale... C'è sempre la stessa rima monotona. Qualcosa di meglio?"
"Ci sono! Che ne dite di questi?
Intrappolati da un'illusione
di saggi uomini che furono,
ci occorre una soluzione...
E poi?"
"Ah, no no, quel 'furono' guasta tutto! Aspetta, perché non torniamo ai primi versi che hai detto? Come facevano? Tipo così?
Uscir dobbiamo da un'illusione
di cui morto è il suo creatore.
Poi continuiamo:
Mai qui passano le ore...
Ah! Dammi un'altra rima, ragazzo!"
Costui batté le mani in un impeto di entusiasmo e completò la strofa.
"Dai a noi la soluzione!
Sì! Può andare, no? L'illusione è di un mago del passato, c'è il tempo che non scorre e infine la nostra richiesta! Basterà, no? Non siamo mica dei poeti!"
"Ma sì, può andare! Vuoi pronunciarli tu? Te li ricordi?"
Merlino annuì con convinzione.
"Bene, allora stai pronto e non balbettare! Ora pronuncerò i due versi rituali. Ah, per Andromeda, che cosa ridicola!"
Priscilla si schiarì la gola e pronunciò la formula, in tono monocorde; dalla sua espressione pareva aver ingoiato qualcosa di indigesto, tuttavia scandì le sillabe con chiarezza.
"Ascolta i seguenti versi
e soccorri noi dispersi!"
Dopodiché, fece un cenno a Merlino, che recitò decisamente con maggior passione la strofa da loro inventata.
"Uscir dobbiamo da un'illusione
di cui morto è il suo creatore.
Mai qui passano le ore:
dai a noi la soluzione!"
Seguì un attimo di completo silenzio, che si prolungò in modo preoccupante. I due si scambiarono un'occhiata allarmata, poi Merlino esternò ad alta voce ciò che stavano pensando entrambi.
"Forse i versi non vanno bene? O non erano abbastanza chiari? O..."
"Forse ci vuole un po' per... Ssssst, zitto! Sta per parlare, si è messa a tremare!"
La voce di Gilbert si levò dal rotolo, echeggiando in tono solenne e diffondendosi all'interno del cunicolo in cui si trovavano.
"Se il suo creator ormai giace,
non è lui da far confondere:
cercar dovete e poi dissolvere
la chiave d'incanto fallace!
Drizzate gli occhi se la mente
è ben sveglia ed osservate
che sempre lo stesso è un ente:
togliete ciò che d' insolito notate."
Non appena la pergamena smise di vibrare nelle mani della strega, la voce tacque, lasciandoli, storditi e confusi, a scambiarsi un'altra lunga occhiata. Merlino fu il primo a reagire, anche se non ci aveva capito un granché; tuttavia, cercò di mantenere un tono allegro e ottimista, visto che non aveva la minima idea di darsi per vinto.
"Oh, beh, è chiarissimo, no? Credo. Non è che si potrebbe sentire un'altra volta? Più lentamente, magari... Mi sono distratto, questa voce è così affascinante che non ho afferrato bene le parole e il concetto principale dev'essermi sfuggito!"
Priscilla levò gli occhi al cielo, emise un gran sospiro rassegnato, degno di un condannato al patibolo, e tese leggermente la pergamena perché ripetesse il suo responso, sperando, per le sue povere orecchie, che fosse l'ultima volta e che ne valesse la pena.
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