45. Nel labirinto
Ben presto il buio si fece così fitto che gli occhi di Merlino non furono quasi più in grado di distinguere nemmeno la sagoma di Priscilla davanti a sé. Quest'ultima, esattamente come nel passaggio riducente, pareva non avere difficoltà a scegliere dove andare nonostante l'oscurità, addentrandosi nei vari cunicoli man mano che le si presentavano davanti. All'inizio, erano proseguiti quasi sempre dritto e il giovane mago aveva seguito il rumore dei passi della piccola strega nel silenzio assoluto e spettrale che li avvolgeva. Quando Priscilla cominciò a svoltare ora a sinistra, ora a destra, senza dire mai una sola parola, egli decise di far comparire una bolla di luce per sé, lasciandola aleggiare in aria appena dietro alle sue spalle, per non darle fastidio. Stavolta, non le chiese il permesso.
"Leoth!"
Il passaggio scavato nella roccia era abbastanza elevato perché anche qualcuno più alto di lui, come Gilbert, potesse percorrerlo senza doversi chinare. Non si percepiva nessun rumore, neppure una goccia d'acqua cadeva dalle corte stalattiti che pendevano dall'alto, dandogli una strana sensazione di disagio e soffocamento, oltre a quella di essere costantemente osservato. I suoi nervi erano tesi al massimo: si aspettava di dover affrontare, da un momento all'altro, le mosse della Vertelch o gli incantesimi di protezione predisposti dai Sette Saggi contro gli intrusi, menzionati da Gilbert. Dato che non succedeva nulla, egli cominciò a credere che, almeno da questi ultimi, non avesse nulla da temere, visto che non si erano ancora attivati; forse, dopotutto il loro livello era davvero talmente elevato da non agire contro chi, come loro, non aveva cattive intenzioni. Paventava molto di più la reazione della sorella di Priscilla all'intrusione; tra l'altro, il vecchio mago non gli aveva spiegato, chiaramente, per quale motivo non riuscisse più ad avvicinarsi alla fonte, anche se si era fatto una sua idea in proposito, visto cosa la Vertelch era in grado di fare con i suoi poteri. Cominciò a elaborare nella propria mente una serie di ipotesi. Avrebbe fatto crollare le pareti con un terremoto, seppellendoli vivi lì dentro grazie al potere della terra? No, forse non poteva distruggere il labirinto, altrimenti l'avrebbe già fatto, per essere sicura di non essere più raggiunta e infastidita da nessuno. Comunque, in tal caso egli avrebbe dovuto sostenere il peso della volta per tutto il tempo necessario ad arrivare a destinazione: ciò avrebbe comportato uno sforzo notevole da parte sua. Oppure, la Vertlech avrebbe scatenato contro di loro la forza degli altri tre elementi, provocando un incendio o un vortice d'aria, oppure avrebbe riempito i cunicoli d'acqua, in modo che annegassero? Si preoccupò per Priscilla, chiedendosi se sapesse nuotare o perlomeno stare a galla: la sorella l'avrebbe risparmiata? O si trovava in condizioni tali che non le importava nemmeno di fare del male a lei? Riguardo all'eventualità di vedersela con l'acqua, comunque, era piuttosto fiducioso; anzi, pensò di avere persino avuto una sorta di sesto senso. Infatti, nel corso del mese precedente la scomparsa di Sir Gillian, aveva dedicato gran parte del suo tempo libero - quel poco che Artù e Gaius gli concedevano - a controllare l'acqua, nella caverna dove era stato lieto di avere come spettatore quel simpatico scoiattolo a causa del quale il principe aveva dubitato delle sue capacità mentali. Era stato divertente esercitarsi a plasmarla creando delle figure dalle fattezze animali o umane e tale passatempo, alla fine, non era stato del tutto una perdita di tempo o un puro svago; tutta quella pratica avrebbe anche potuto essergli utile in questa circostanza, dato che aveva familiarizzato con l'acqua e aveva capito come dominarla con i suoi poteri. Pertanto, sperava che, almeno con quell'elemento, non avrebbe avuto problemi, anche se, senz'altro, la Vertelch era più esperta e potente di lui.
***
L'impazienza e l'ansia tornarono a crescere nell'animo del giovane mago, mentre si rendeva conto che quel labirinto sembrava non finire mai. Destra, poi sinistra e ancora sinistra,
bivi tutti uguali ovunque voltasse lo sguardo. Svolta dopo svolta, si sentì preda di un'altra angosciante sensazione, come se avesse perso ogni concezione del tempo. Riflettendoci, potevano essere passati cinque minuti, così come cinque ore, da quando erano entrati. Percepiva chiaramente la presenza della magia tutt'attorno a loro, nell'aria, come quando era giunto a Bre Bile, però la sensazione che provava in quel momento era molto diversa. Era come se avvertisse una corrente di ostilità: lì dentro, non erano affatto i benvenuti e, anche se pareva che non stesse accadendo nulla, gli sembrava che qualcosa di strano, in realtà, stesse già accadendo.
Nonostante queste sue supposizioni e sensazioni, tutt'altro che confortanti, cercò di mantenere la calma, tenendosi pronto ad ogni evenienza. Era perfettamente inutile preoccuparsi prima ancora di affrontare la realtà. Eppure, come mai la Vertelch, se si era accorta della loro presenza, non si decideva a fermarli? Era forse troppo impegnata a controllare i Menearth? Merlino sperava che, come aveva ipotizzato Gilbert, a quell'ora la donna li avesse distrutti per rivolgere tutta la sua attenzione contro di loro; era anche questo pensiero che lo aveva aiutato a vincere gli ultimi residui di riluttanza all'idea di abbandonare Artù nel bel mezzo del combattimento. Fu tentato di chiedere a Priscilla se fosse in grado di avvertire ciò che la sorella stesse provando o facendo, o se potesse avere un'idea, grazie alle sue capacità, di cosa stesse accadendo fuori di lì, ma si trattenne, nel timore di distrarla dal suo compito di guida. Destra e, dopo pochi passi, di nuovo a destra. Il passaggio che avevano percorso in precedenza per arrivare sul monte non era davvero paragonabile a un labirinto del genere. Merlino si sentì davvero grato e sollevato di avere l'aiuto di Priscilla, che continuava ad avanzare sicura, senza mai rallentare o fermarsi, nonostante non fosse mai stata lì fisicamente; aveva sempre mantenuto un'andatura costante, simile a un segugio concentrato dietro a una pista. Sebbene il tempo passasse, il moro si sentiva piuttosto fiducioso, viste le circostanze, almeno fino a che, svoltando nuovamente, proprio vicino all'apertura del cunicolo in cui erano appena entrati, notò una stalattite molto particolare. Essa era isolata dalle altre, più lunga e ricoperta da una specie di strano muschio, di colore giallastro, e pendeva dalla volta tanto che fu costretto ad abbassare la testa per non zuccarci contro. Si ricordò che, solo poco prima, o forse molto prima - inutile, non avrebbe saputo dirlo, si sentiva un po' confuso - aveva dovuto fare lo stesso, per lo stesso motivo; anzi, ripensandoci meglio, quella stalattite era davvero identica a quella vista precedentemente e si trovava pure nella stessa posizione, proprio vicino all'ingresso di un cunicolo che, dopo pochi passi, terminava a un bivio, di fronte al quale Priscilla proseguiva ancora a destra. Un sospetto terribile s'insinuò nella mente del giovane mago: erano già passati di lì e stavano girando in tondo? Priscilla si era persa o aveva sbagliato strada? In fondo, non l'avrebbe biasimata, poiché ci sarebbe voluta una memoria più che eccellente per ricordarsi tutto il percorso. Si stava forse servendo di quel sesto senso legato alle sue capacità di divinazione, prevedendo la strada giusta? O, semplicemente, sentiva la presenza della sorella e si orientava seguendo il legame particolare che le univa, avvertendo dove quella si trovava? Sinistra, destra, sinistra, destra e poi ancora quella stalattite... Merlino, a quel punto, non poté evitare di supporre che tutta quella sua sicurezza fosse simulata; del resto, Priscilla non era una persona capace di ammettere con franchezza di essersi sbagliata e aveva già dimostrato l'inclinazione a tenere per sé i propri pensieri, come quelli riguardanti l'efficacia del velo illusorio sui Menearth. Decise quindi di rompere il silenzio, sapendo di doversi esprimere con estremo tatto, per non irritarla; temeva che, se le avesse semplicemente domandato se ritenesse di essere sulla strada giusta, insinuando che avesse sbagliato, ella si sarebbe messa a starnazzare con il suo abituale tono stizzito, rischiando, magari, di far crollare tutto quanto. Quelle pareti sembravano molto robuste, ma, in luoghi del genere, la precauzione non era mai troppa.
"Ehm, Priscilla, scusate, avete una vaga idea di quanto ci voglia ancora per arrivare?"
Come in parte si aspettava, non ottenne risposta. La strega, imperterrita, continuò ad avanzare, ignorandolo completamente, come se fosse da sola, fino a che... Destra, ed eccola di nuovo: egli si abbassò per non urtare contro la solita stalattite e si chiese se l'anziana l'avesse notata, dato che, vista la sua bassa statura, per lei non era necessario chinarsi. Sentendosi sempre di più come se si trovasse in un déjà vu, tentò di nuovo, ansioso di ricevere una spiegazione.
"Scusate, vi ho chiesto..."
Proprio in quel momento, con suo sommo orrore, sentì qualcosa che gli passava velocemente in mezzo ai piedi e che, per poco, non lo fece inciampare. Lanciò un grido acuto e, guardando immediatamente in basso, intravide una piccola sagoma scura, che si dileguò rapidamente così come era arrivata.
Priscilla, fermandosi di colpo, si girò e ridacchiò di lui.
"Il grande Merlino che si spaventa per un topolino: uno spettacolo unico, non c'è che dire!"
Egli fece una smorfia offesa.
"Non mi sono mica spaventato! Ero solo un po'... sorpreso, ecco tutto!"
La strega sollevò le sopracciglia con palese espressione d'incredulità, corrugando la fronte rugosa.
"E va bene, certo che mi sono spaventato! Scusate tanto, ma non ho capito subito di cosa si trattasse! Ho pensato che fosse qualcosa di molto peggio, una delle trappole dei Sette Saggi, per esempio! Voi l'avevate visto?"
Priscilla alzò le spalle, con un sorrisetto che faceva perfettamente intuire la risposta positiva alla sua domanda. Merlino si irritò per il suo atteggiamento scostante e per la sua aria di superiorità.
"Beh, potevate anche avvisarmi allora, vi pare?"
"Avrei forse dovuto avvisarti ogni volta? Non è certo il primo che vedo da quando siamo entrati: si muovono quando ci sentono arrivare!"
"Cheee?!"
"Ah! Se ti metti a gridare per così poco, siamo davvero a posto! Se sei cieco anche con quella bolla fastidiosa che ti porti appresso, non è certo colpa mia! Non è che ti devo fare da guida turistica descrivendoti tutto quello che vedo, no? Comunque, non sono davvero topi, o almeno, non sono gli stessi animali che intendi tu... Ti pare che ci possano essere dei comuni topi, qui dentro? Cosa mangerebbero quassù?"
"Che volete dire? Di nuovo uno dei vostri strani animali? Credevo di aver visto già
abbastanza nella foresta... E cosa mangiano allora?"
Priscilla aprì la bocca per rispondere, ma Merlino la interruppe, ripensandoci.
"Aspettate, non sono sicuro di voler conoscere la risposta... Devo preoccuparmi?"
La strega ridacchiò, ma poi si scurì in volto, manifestando preoccupazione.
"No, per ora. A meno che non decidano di attaccarci... Probabilmente, adesso non sono affamati."
Desideroso di cambiare argomento, Merlino ripeté la sua prima domanda.
"Dunque, sapete quanto manca? Siamo vicini? Perché c'è qualcosa che mi sembra molto strano..."
La strega non gli rispose e osservò con improvviso interesse le pareti da cui erano sormontati. Il mago, sempre più ansioso di capirci qualcosa, si risentì per il suo comportamento: avrebbero dovuto essere una squadra e riteneva giusto che Priscilla gli rivelasse i suoi pensieri, anche solo per ammettere di essersi persa.
"Beh, insomma! Questi cunicoli mi sembrano tutti uguali e ho già visto tre volte la stessa strana stalattite, ne sono certo! Non può essere una coincidenza! Ci siamo persi?"
Con suo grande sconcerto, Priscilla annuì subito, senza irritarsi, sorprendentemente, per la sua deduzione. Merlino rimase sbigottito e cominciò a preoccuparsi sul serio, prendendosela un po' con lei.
"Come? Davvero, è così?! Vi muovevate così rapida e sicura! Perché diamine non avete detto nulla e avete fatto finta di..."
"Oh, sta' calmo, ragazzo! Sono sicura, ho memorizzato bene il percorso che fa Gilbert, non ho dubbi. Non posso essermi sbagliata. Inoltre, lei è qui vicino, lo sento... Solo che..."
"Che cosa?"
L'espressione della donna si fece sempre più turbata e confusa.
"Non lo senti anche tu? Il tempo, qui... Se ne perde del tutto..."
"La concezione, sì, l'ho notato. Cosa significa?"
"Uhm, è molto strano. Io sono certa di aver seguito la strada giusta, almeno fino a..."
"Quella stalattite?"
"Può essere, ma poi... Curioso, davvero curioso. Non te l'ho detto subito perché volevo esserne sicura ed evitare di turbarti inutilmente, ma è come se questo non fosse più lo stesso percorso. Sembra quello, eppure non è quello, ma non mi rendo nemmeno conto di quando cambia e non capisco quando torniamo indietro, come hai detto. Oramai, saremmo già dovuti arrivare alla fonte e invece siamo ancora qui e non riesco proprio a capire perché..."
Appariva davvero disorientata, come lui, del resto. In silenzio, ripresero a camminare più lentamente e, dopo poco, svoltando a destra, videro di nuovo la stessa stalattite ricoperta da quello strano muschio. Fermandosi, la osservarono con attenzione, fino a che la strega emise un sussurro.
"A meno che..."
"I Sette Saggi?"
Priscilla annuì gravemente.
"Penso che si tratti di uno degli incantesimi di protezione di quei vecchi volponi; a quanto pare, non vogliono farci proseguire. Se non troviamo un modo per aggirare questo loro simpatico trucchetto, mia sorella non dovrà nemmeno muovere un dito contro di noi: marciremo intrappolati qui dentro, senza neppure sapere quanto tempo sia passato!"
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