44. Due contro due
Il duello riprese senza che i due contendenti si concedessero un attimo di tregua. Artù, incurante della fatica che cominciava ad avvertire, menava un fendente dietro l'altro, ma ognuno di essi veniva puntualmente parato dal braccio dell'avversario, che non accennava a indietreggiare e non dava, al contrario di lui, alcun segno di stanchezza. Infatti, costui respingeva i suoi colpi con facilità, mentre con il braccio sinistro si proteggeva ancora il volto con lo scudo; Artù cercò di colpire anche quest'ultimo un paio di volte, ma Testa di pietra glielo impedì. Purtroppo per lui, sembrava davvero essersi totalmente ripreso. Comunque, il principe non si scoraggiò: l'importante era tenerlo impegnato, allo scudo avrebbe pensato Sir Gillian. I suoi attacchi, tuttavia, si facevano sempre più deboli ed egli si ritrovò obbligato a indietreggiare. Ad un tratto, mentre entrambi spingevano con forza le loro reciproche armi l'una contro l'altra, il giovane mise un piede in fallo e perse l'equilibrio. Fu costretto ad appoggiare un ginocchio a terra e a sostenere l'attacco in quella posizione disagiata, opponendo resistenza con tutte le energie rimaste. Ormai, lo sentiva, il braccio gli avrebbe ceduto a momenti; Testa di pietra si accorse del proprio vantaggio e le cinque pietre rimaste sembrarono disporsi a formare un incompleto ghigno crudele.
Per un attimo, di fronte a quello spettacolo che gli pareva uno dei suoi più terrificanti incubi, Merlino chiuse gli occhi, mormorando una tacita preghiera e sentendosi più inutile che mai. Li riaprì quasi subito, tentando disperato di praticare un incantesimo per allontanare Testa di pietra da Artù, ma, naturalmente, esso non sortì alcun effetto, come se egli non l'avesse nemmeno scagliato. L'amico, da parte sua, non si arrendeva; cercava di non badare ai muscoli doloranti, al fiato grosso e alla fronte imperlata di sudore all'interno dell'elmo, pensando che, no, non poteva certo gettare la spugna. Quando ormai credette di aver raggiunto il proprio limite, alle sue spalle percepì un sibilo nell'aria umida e sorrise tra sé, riacquistando fiducia. La freccia di Sir Gillian, precisa e veloce, colpì la spaccatura già creatasi nello scudo, allargandola ulteriormente. Avvertendo il preoccupante rumore della frattura, il nemico sembrò perdere sicurezza ed emise una sorta di gemito, diminuendo la potenza dell'assalto e volgendo la testa in modo minaccioso in direzione di Sir Gillian. Quest'ultimo, senza scomporsi, scagliò subito un'altra freccia e colpì di nuovo, proprio un istante prima che Artù venisse sopraffatto. Stavolta, il solco si allargò fino a percorrere verticalmente l'intera superficie: lo scudo si frantumò e cadde a terra, spezzato in due. Approfittando dello sbigottimento dell'avversario, Artù scattò in piedi allontanandosi di qualche passo, cosa che fece emettere a Merlino un gran sospiro di sollievo. Al suo fianco, Priscilla, entusiasta, scagliò un pugno verso l'alto e lanciò un gridolino di esultanza, incapace di trattenersi.
"Bene così!"
Merlino, nonostante condividesse appieno la sua gioia, la guardò storto, rimproverandola a bassa voce.
"Sssssttt, non vorrete farvi sentire voi, ora!"
Lei scrollò le spalle ignorandolo e sorridendo soddisfatta.
A sua volta, Gilbert si congratulò con Sir Gillian, dandogli una pacca sulla schiena.
"Ottimo lavoro, Sir Gillian! Siete davvero un arciere eccellente!"
"Grazie, ma, senza queste frecce, la mia abilità sarebbe servita a ben poco. Il merito è anche di Artù, che ha resistito così a lungo e mi ha fornito un bersaglio perfettamente immobile!"
"Non sminuitevi! Le armi, per quanto ottime, da sole non valgono nulla: in mano a me, per esempio, sarebbero inutili quanto un pittore senza un pennello! Non possiamo ancora cantare vittoria, però; forza, dovete approfittarne!"
Proprio in quel momento, Testa di pietra, emettendo un feroce verso gutturale, avanzò verso Artù, passando sopra al suo stesso scudo, o meglio, a quello che ne era rimasto; sotto il suo peso considerevole, esso si frantumò ulteriormente. Artù si mise in guardia.
"Non siamo proprio leggeri come una piuma, vero, amico?"
Capì all'istante le intenzioni poco clementi dell'avversario, che teneva il braccio rimasto libero proteso in avanti come se volesse afferrarlo, con le enormi e tozze dita di pietra che si aprivano e richiudevano ripetutamente. Stufo di duellare con la spada, il bestione voleva farla finita con le maniere forti. Il biondo pensò che avrebbe certo fatto meglio a non farsi stritolare dalla sua presa: non sarebbe stata affatto un'esperienza piacevole. Spostandosi rapidamente, si mise fuori dalla sua portata, indietreggiando ancora, e cercò di distrarlo, in attesa che Sir Gillian prendesse la mira.
"Ne possiamo discutere? Mi spiace per lo scudo... Un cimelio di famiglia?"
Quello borbottò qualcosa di incomprensibile e continuò ad avanzare, costringendolo ad arretrare: solo pochi passi e sarebbe caduto nel precipizio. Merlino fu sul punto di gridare nuovamente, ma Priscilla, portandosi a sua volta una mano davanti alla bocca, gli pestò un piede, prima ancora che egli potesse fiatare. I due fissarono impotenti la scena, fino a che Sir Gillian centrò, disintegrandolo al primo colpo, un altro sasso sul volto indifeso del gigante, che ruggì dal dolore lasciando perdere Artù. Il biondo tirò un sospiro di sollievo e si allontanò dal dirupo; mentre Testa di pietra si agitava barcollando qui e là, si riavvicinò a lui con la spada sguainata e, approfittando del fatto che fosse piegato verso il basso, lo colpì, scalfendo e successivamente frantumando, con un secondo colpo, un altro sasso. Lanciò un grido di trionfo.
"Ancora tre! Mi correggo: per lo scudo non ci dispiace affatto, vero, Sir Gillian?!"
Quest'ultimo annuì prontamente da dove si trovava e sventolò una freccia in aria, poi la posizionò sulla balestra apprestandosi al tiro successivo; attendeva paziente che il suo bersaglio - che si stava agitando senza controllo come se fosse tormentato da uno stuolo di pulci fameliche - rimanesse fermo quanto bastava per andare a segno.
Merlino, intanto, euforico e sollevato, batté il cinque con Priscilla, che non perse l'occasione per lanciargli una delle sue frecciatine.
"Visto che se la cavano bene anche senza di te, signor 'senzalamiamagiaindispensabilesonospacciati'?"
Egli aprì la bocca per protestare: non gli pareva di atteggiarsi col tono arrogante e saccente che aveva usato la strega, anzi, si reputava piuttosto modesto.
"Non ho mai detto niente di simi..."
"Oh, no!"
"Cosa?"
Vista la situazione, l'altra creatura si era finalmente decisa a intervenire. Lanciando un lungo ruggito, cominciò ad avanzare in direzione di Artù e, come era accaduto prima, man mano che si avvicinava, il suo braccio destro andò assumendo l'aspetto di un'arma. Stavolta, tuttavia, non si trattava di una semplice spada: assomigliava più a una pericolosa mazza ferrata, dato che su di essa spiccavano delle robuste punte acuminate. Artù capì di essere in guai grossi.
"Oh oh... Testa di pietra secondo si fa avanti..."
Sir Gillian, cambiando bersaglio, scagliò la freccia in direzione del volto del nuovo arrivato, ma costui, anche se privo di scudo, riuscì a respingerla, proteggendosi all'ultimo momento con il braccio mutato. Artù, dunque, si preparò ad affrontarlo, sperando che, nel frattempo, il suo compare non si riprendesse.
"Bene: fatti sotto! Vediamo cosa sai fare!"
Testa di pietra secondo era leggermente più basso, ma, purtroppo, anche più veloce e meno goffo; tentò subito di colpirlo con quella sorta di gigantesca mazza, scagliandosi contro di lui con un grido di guerra minaccioso. Fortunatamente, il biondo riuscì a spostarsi in tempo e stavolta, per non andare verso il dirupo, prese a muoversi all'indietro, in direzione del masso dietro al quale si trovavano ancora Merlino e Priscilla. La piccola strega, ripresasi per prima dalla sorpresa, diede un'energica gomitata nello stomaco al giovane mago, che se ne stava a bocca aperta e imbambolato con lo sguardo fisso sull'amico sempre più vicino.
"Ahi! Perché l'avete fatto?!"
"Non possiamo starcene qui impalati ad aspettarli, ti pare?! Li vuoi per caso salutare?! Dobbiamo approfittarne ora, l'entrata è scoperta!"
"Sì, però..."
"E andiamo!"
Priscilla uscì dal nascondiglio e Merlino non poté far altro che seguirla, con la mano appoggiata alla sua spalla per rimanerle vicino. Testa di pietra secondo non diede segno di volerli seguire: in quel momento, come se fosse dominato da una cieca furia omicida, il suo unico obiettivo era Artù. Nel frattempo, Sir Gillian, lasciando perdere le frecce ed estraendo la propria spada dal fodero, si era avvicinato al primo avversario, che ondeggiava qua e là nello spiazzo, come se fosse ubriaco.
"Ebbene, mentre Artù è impegnato col vostro amico, penserò io a voi. Vi finirò con questa lama, nel nome di Camelot!"
Egli prese la rincorsa e, impugnando la spada con entrambe le mani, riuscì a colpire un altro sasso, distruggendolo, mentre il bestione tentava, invano, di prenderlo a pugni, fendendo l'aria.
Una volta giunti al centro dello spiazzo, Merlino, approfittando del fatto che Priscilla si era fermata per evitare che Sir Gillian le venisse addosso, si voltò indietro, giusto in tempo per vedere Artù ripararsi dietro al masso; un attimo dopo, Testa di pietra secondo scagliò, con tutta la sua forza, il suo braccio armato contro la grande roccia, frantumandola e spargendo detriti e polvere ovunque. Artù, preso alla sprovvista, era bloccato contro la parete della montagna. Sembrava in trappola e non poteva far altro che tentare di servirsi della spada, sperando che la lama resistesse a tanta furia. Quella vista fece rabbrividire Merlino: se quel coso aveva distrutto un grosso masso con un solo colpo, cosa sarebbe accaduto se fosse riuscito a colpire Artù? Non osava pensarci. La voce di Priscilla, che lanciò un grido senza curarsi di non farsi sentire da Sir Gillian, a pochi passi di distanza, lo riscosse dai suoi pensieri.
"Ah!"
Merlino si voltò, scoprendo che non aveva decisamente il tempo di preoccuparsi per Artù, visto che Testa di Pietra veniva dritto nella loro direzione, con le braccia protese in avanti e dirette verso il basso, come se volesse afferrarli; nonostante il dolore, era evidente che li aveva visti e che voleva fermarli. Il giovane mago fece l'unica cosa che gli venne in mente in quel momento: cadde all'indietro, in mezzo al fango, trascinando Priscilla sopra di sé ed evitando, per un soffio, che cadesse nelle sue grinfie. Per fortuna, Sir Gillian, che si era allontanato un attimo per tirare il fiato, tornò all'attacco, slanciandosi con un grido contro l'avversario; inconsapevole della loro presenza, poco mancò che li calpestasse e fece schizzare del fango sul volto del moro. Non li aveva visti: il velo non si era spezzato. Mentre il cavaliere teneva impegnato quel gigante, Merlino scosse Priscilla, che se ne stava immobile sopra di lui, senza dire una parola.
"State bene?"
Preoccupato perché non otteneva risposta, le sollevò con delicatezza il cappuccio per guardarla in faccia: i suoi occhi viola, che apparivano stralunati, diedero un guizzo di sorpresa. La strega scosse forte la testa, bofonchiando e arrossendo lievemente.
"Questo non l'avevo previsto, perché?"
Poi, rialzandosi all'improvviso, sussurrò col suo consueto tono acido e stizzito una serie di ordini.
"Per tutte le salamandre! Non pensavo di trovarmelo così vicino! Su, che fai lì per terra? Alzati, non è mica il momento di schiacciare un riposino o finiremo noi schiacciati come polpette e non ci tengo affatto ad assottigliarmi! Allontaniamoci da questa baruffa, sono cose da uomini, qui!"
Merlino si rialzò, borbottando tra sé mentre tentava di pulirsi la faccia con una manica della veste.
"Ricevere un grazie sarebbe pretendere troppo, immagino!"
"Qualcosa da ridire?"
"Oh, no! Stavo solo pensando che, in un certo senso, mi ricordate Artù!"
Artù, a proposito! Merlino, avvertendo i rumori di uno scontro dietro di lui, si girò allarmato e non poté che sentirsi sollevato, poiché l'amico era in piedi e doveva essere riuscito in qualche modo ad aggirare il suo oppositore; camminava all'indietro di nuovo verso lo spiazzo e cercava ora di evitare i colpi, ora di respingerli, muovendosi con grazia in un'assurda e rischiosa danza.
"Il tuo Artù è ancora vivo e vegeto, su, muoviti!"
Il giovane mago si rigirò e annuì con decisione. Mentre percorrevano veloci e in silenzio gli ultimi passi che li separavano dall'entrata della grotta, Testa di pietra, nel vederli procedere indisturbati, emise un grido di rabbia e frustrazione, chiaramente rivolto contro di loro. Proprio in quel momento, si distrasse e, così, fu colto di sorpresa da Sir Gillian, che riuscì a distruggere un altro sasso. Stavolta, la vittima si mise a carponi e rimase come inebetita, lamentandosi debolmente. Varcando finalmente l'entrata dietro a Priscilla, Merlino si girò per valutare la situazione. Per Sir Gillian non c'era da preoccuparsi, dato che il suo avversario era debole e sembrava quasi sul punto di rinunciare a combattere; forse, più sassi venivano distrutti, più i Menearth perdevano le forze? Artù, invece, doveva essere esausto e il suo nemico pareva ancora più violento e furioso del suo compare. Beh, doveva credere in lui: egli era in gamba e l'aveva già dimostrato, pertanto non doveva distrarsi preoccupandosi troppo. Doveva conservare la mente lucida per quello che egli stesso avrebbe dovuto affrontare lì dentro. Vide Priscilla fare un cenno in direzione di Gilbert, che, rimasto da parte, vicino al precipizio, per non essere d'intralcio ai cavalieri, la ricambiò sorridendo lievemente.
"Quel brontolone ci augura buona fortuna e ci prega di fare attenzione. Come se non lo sapessimo!"
"Anche voi sapete usare la comunicazione mentale, allora!"
"Certo che sì, mi hai preso forse per una buona a nulla? Comunque, se Gilbert ora ci può vedere, questo significa che il velo si è già spezzato, qua dentro. Presto, non stiamo qui sulla soglia o anche quei due ci vedranno!"
Merlino si affrettò ad obbedirle senza ulteriore indugio, seguendola nel buio che diventava sempre più fitto man mano che si allontanavano dall'entrata e dai loro amici.
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