42. La voce di Merlino?

Fortunatamente, la freccia andò a segno, colpendo con estrema precisione il sasso posto in posizione centrale, che si sbriciolò all'istante; esso si disintegrò in una fine polvere scura, che finì al suolo, mescolandosi alla pioggia. Testa di pietra, gemendo rabbioso per il dolore, scosse forte il capo, lasciò cadere lo scudo e si mise in ginocchio a terra. Artù ne approfittò subito per colpire un altro sasso con la spada; al primo colpo, quello si scalfì solamente, mentre al secondo, inferto subito dopo, andò in frantumi polverizzandosi anch'esso, cosa che dimostrava inequivocabilmente che quelle pietre non erano indistruttibili e che, quindi, i due bestioni potevano essere distrutti. Il principe, euforico per il successo ottenuto, schernì l'avversario dolorante.

"Che ti succede, amico? Allora, adesso che dici? Non siamo poi così male, vero?"

Testa di pietra continuava a scuotere la testa, emettendo dei lamenti bestiali; il biondo non perse più tempo ad esultare, sapendo bene che doveva agire finché l'avversario era vulnerabile, e sollevò di nuovo la spada, pronto a scagliarla contro un altro sasso.

"E adesso il prossimo!"

"Attento, Artù, spostatevi da lì!"

Una voce, a lui molto familiare, lo avvisò appena in tempo del pericolo: scansandosi e buttandosi all'indietro quasi all'ultimo istante, egli evitò per un soffio di essere colpito da quello che, lì per lì, aveva scambiato per un semplice masso, diretto a gran velocità contro di lui, ma che, superata la sorpresa iniziale, riconobbe come lo scudo dell'altro nemico. Quest'ultimo, infatti, vedendo il compagno in difficoltà, aveva pensato bene di intervenire in suo soccorso, rimanendo comunque ancora davanti all'ingresso della grotta. Aveva fatto solo un passo avanti, probabilmente per lanciare lo scudo con più comodità e forza, ma Artù, concentrato sul suo obiettivo, non ci aveva fatto caso. Sir Gillian e Gilbert furono a loro volta costretti a spostarsi, gettandosi a terra, per evitare di essere colpiti, dato che si trovavano all'incirca sulla stessa traiettoria; dopo aver mancato anche loro, la lastra di pietra cadde nel dirupo, rotolando lungo i fianchi della montagna e sprofondando infine nell'abisso. Il suo proprietario gridò irato per aver fallito e, forse, pure per aver perso così stupidamente e invano la sua preziosa protezione. Ora, osservava il compagno sofferente e pareva incerto sul da farsi, diviso tra l'istinto di aiutarlo e il dovere di non lasciare incustodito l'ingresso. Artù, lieto che i propri compagni non fossero stati colpiti, approfittò di quegli istanti di calma per riprendere fiato e per riaversi dallo sconcerto, duplice, in realtà. Non solo era stato colto del tutto alla sprovvista da quell'attacco, ma, cosa che l'aveva stupito ancora di più, era quasi sicuro che il grido d'avvertimento che aveva sentito e che, molto probabilmente, gli aveva appena salvato la vita, fosse stato lanciato da Merlino. L'avrebbe riconosciuta persino in una folla, tra quella di altre mille persone: era proprio la sua voce, allarmata e spaventata. No, non era possibile: Merlino non era certo lassù, in mezzo al pericolo e sotto quella dannata pioggia battente, ma l'attendeva al sicuro a Bre Bile, come gli aveva promesso. Si girò rapidamente, giusto il tempo di dare un'occhiata dietro di sé, ma, a parte loro tre e i Menearth, sembrava proprio che non ci fosse nessun altro; doveva essere stato solo il frutto della propria immaginazione. Forse, erano stati Sir Gillian o Gilbert a gridare e non li aveva riconosciuti, date le circostanze: la pioggia, la tempesta, la paura, i versi delle Teste di pietra che risuonavano nelle sue orecchie e che - ne era certo - non avrebbe scordato per un bel po'... O, forse, chissà, gli incantesimi di protezione del mago gli avevano giocato un brutto scherzo, attutendo o persino distorcendo i suoni: gliel'avrebbe chiesto una volta finito il combattimento. Una cosa era sicura: Merlino non era lì, non poteva - e non doveva assolutamente - essere lì. Sollevato da tale convinzione, si riprese del tutto, inspirò profondamente e si rialzò, mentre anche il suo avversario, che aveva smesso di agitarsi, faceva lo stesso. Si osservarono a distanza, squadrandosi immobili e in silenzio. Chi avrebbe di nuovo attaccato per primo? Artù, tesissimo, rifletteva sul da farsi: accidenti, mancavano ancora ben cinque sassi, cinque pietre da spezzare e, per farlo, Testa di pietra doveva abbassare la guardia, ma, probabilmente, il trucchetto di girargli attorno non avrebbe più funzionato. Per Sir Gillian, ora, sarebbe stato più arduo centrare il bersaglio. E se pure l'altro bestione si fosse deciso ad intervenire sul serio, per loro sarebbero stati grossi guai, anche se quello, almeno, non aveva più lo scudo; anzi, riflettendoci meglio, perché non si decideva ad attaccarlo direttamente? Temeva che qualcuno di loro tre riuscisse ad entrare nella grotta prima di lui e ad appropriarsi dei tesori del tempio? C'era qualcosa che gli puzzava in quella storia: secondo le parole di Gilbert, i Menearth sarebbero entrati non appena fosse stato possibile, eppure sembrava proprio che facessero la guardia all'entrata, come se volessero vietare loro l'accesso. Era molto strano, anche se non voleva mettere in dubbio le spiegazioni del mago, proprio ora che si fidava di lui. Forse, dopotutto loro tre erano considerati un pericolo e i Menearth erano consapevoli di essere più forti vicini alla grotta, eppure... Senza lasciar trapelare la sua preoccupazione e i suoi dubbi, continuò a fissare Testa di pietra, che, rialzandosi, aveva ripreso in mano lo scudo. Solo allora notò la spaccatura su di esso, che era diventata ancora più evidente a causa della forza con cui, per il dolore, il suo proprietario l'aveva scagliato a terra. Prima di tutto, doveva far sì che pure quello scudo sparisse, o che fosse per lo meno inutilizzabile, in modo che costui non potesse più usarlo per proteggersi il volto. Sì, ora il suo obiettivo sarebbe stato quello di distruggerlo e, per farlo, aveva bisogno dell'aiuto di Sir Gillian.

                                                                                                        ***

Mentre Artù e Testa di pietra erano ancora a terra, Sir Gillian, dopo essersi rialzato con agilità, si riavvicinò preoccupato a Gilbert.

"Tutto bene, Gilbert?"

"Sì, grazie, sto bene, niente di rotto!"

Egli accettò l'aiuto del cavaliere per rialzarsi, afferrando la mano che gli aveva offerto; subito dopo, gettò un'occhiata ansiosa ad Artù, che pareva scosso e sorpreso e che, proprio in quel momento, si era girato indietro come se fosse alla ricerca di qualcosa, o meglio, di qualcuno. Ebbene sì: naturalmente, anche il principe aveva udito e riconosciuto, come lui, la voce di Merlino. Doveva essere lì vicino assieme a Priscilla e, vedendo l'amico in pericolo, non era riuscito a trattenersi dall'avvertirlo; non poteva biasimarlo, anche se era stata un'azione parecchio avventata. Fortunatamente, Artù sembrò lasciar perdere e si rigirò quasi subito. Gilbert sperava davvero che egli pensasse di essersela immaginata, o avrebbe dovuto inventarsi un'altra panzana. Beh, non tutto il male veniva per nuocere: per lo meno, ora sapeva che Merlino e Priscilla erano lì da qualche parte, anche se non gliel'avevano comunicato mentalmente. Purtroppo, però, pure Sir Gillian aveva sentito quel grido e aveva un'aria pensierosa.

"Che strano! Mi è parso di sentire una voce che gridava ad Artù di spostarsi, ma non capisco chi possa essere stato: io non mi ero accorto del pericolo, purtroppo, e di certo non era nemmeno la vostra voce, no?! Eppure, mi sembrava familiare... L'ho già sentita, ne sono sicuro! L'avete udita anche voi?"

Per fortuna, non aveva riconosciuto, o almeno, non ancora, la voce di Merlino, con cui, del resto, non aveva quasi mai parlato a Camelot: egli si limitava a salutarlo cordialmente quando lo incrociava, ma non l'aveva certo mai sentito gridare in tono così allarmato. Però, presto avrebbe capito; sì, Gilbert doveva inventarsi qualcosa alla svelta, mentendo con destrezza per l'ennesima volta.

"Sì, state tranquillo: ero io, o meglio, era l'effetto di uno dei miei incantesimi di protezione, l'incantesimo di avvertimento vocale, che si attiva nei momenti di maggior rischio per la persona protetta. Artù è stato avvisato in tempo del pericolo incombente dalla voce di una persona di cui si fida, in modo che si spostasse dandole retta per istinto, dato che era necessario uno spostamento tempestivo da parte sua."

Cielo, non ci avrebbe mai creduto! Ma che stava dicendo, non poteva esistere un incantesimo simile! Con sgomento crescente, il vecchio mago attese la risposta del cavaliere, che, dopo qualche istante di assoluto silenzio, batté le mani con entusiasmo.

"Fantastico! Oh, sì, ma certo: ora che mi avete detto ciò, penso proprio che fosse la voce di Merlino! Naturale, Artù si fida molto di lui! Pazzesco questo incantesimo!"

Gilbert soffocò un sospiro di sollievo e memorizzò per bene la bugia che aveva appena detto, per ripeterla eventualmente al principe.

"Sì, è molto probabile che la voce fosse la sua."

Poi, con un sorriso forzato, il mago osservò che la creatura rimasta vicino alla grotta stava osservando con attenzione il masso dietro al quale si erano nascosti loro tre prima di attaccare: doveva aver visto lì Merlino e Priscilla. Probabilmente, la strega stava dando al ragazzo, proprio in quel momento, una bella lavata di capo. Gilbert non avrebbe davvero voluto essere al suo posto e si augurò che l'amica non lo strapazzasse troppo. Le sue segrete riflessioni vennero interrotte all'improvviso da un altro grido; stavolta, però, era la voce di Artù, che chiamava Sir Gillian a gran voce.

"Sir Gillian!"

Il cavaliere, sorpreso, gli rispose all'istante.

"Sì, Artù, sono qui!"

"Colpisci ancora! Dove l'hai colpito la prima volta!"

Sir Gillian, avendo percepito l'estrema sicurezza del suo tono, rimase per un attimo di stucco, ma subito dopo un lampo di comprensione si accese negli occhi color nocciola del cavaliere: aveva capito.

"Certo!"

Artù si rivolse all'avversario, che lo stava ancora fissando immobile, come se fosse in attesa della sua prossima mossa.

"Avanti, Testa di pietra, abbiamo finito il riscaldamento: fatti sotto!"

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