38. Nel passaggio riducente
"Ehm, non è un po' buio qui?"
Merlino avanzava pressoché alla cieca nell'oscurità dietro a Priscilla, che procedeva a passo spedito senza dire una parola e senza esitazione, come se ci vedesse perfettamente. Tenendole una mano sulla spalla, secondo il suggerimento di Clarius, per fortuna era riuscito ad evitare di caderle addosso inciampando sugli ultimi gradini. Si chiese come diamine facesse lei ad orientarsi così bene, dato che non sembrava che il percorso fosse sempre dritto: certo, aveva già detto di non gradire la luce del sole e, avendo seguito Gilbert attraverso la sfera, in un certo senso era già stata lì, ma per lui, che non vedeva quasi nulla, quella sua sicurezza nel camminare senza avvalersi della vista era davvero incredibile. Egli, al contrario, si sentiva incerto e si aiutava tenendo la mano libera appoggiata contro la parete, nel timore di andare a sbattere. Non era affatto tranquillo: stare al buio gli dava la sensazione di essere costantemente in pericolo, per cui pensò di far luce con la magia, imitando Gilbert. La strega non dava proprio l'idea di voler fare conversazione; ciononostante, egli preferì domandarle prima il suo parere in proposito: non avrebbe mai voluto arrecarle fastidio.
"Potrei fare un po' di luce? Giusto per rendermi conto di dove metto i piedi..."
Priscilla lo ignorò, come se non lo avesse manco sentito, e continuò ad avanzare, con i suoi passi brevi ma rapidi. Allora, Merlino giudicò che, se fosse stata del tutto contraria, gliel'avrebbe detto, senza perdere l'occasione di urlargli contro per la sua proposta. Pertanto, si azzardò a far comparire una luce nel palmo della mano libera, con l'accortezza di mantenerla piuttosto fioca.
"Leoth!"
In tal modo, scoprì che la galleria in cui si trovavano era più stretta di quanto avesse creduto e che, in qualche punto, dall'alto cadevano delle gocce d'acqua che formavano a terra delle piccole pozzanghere, cosa che, del resto, aveva intuito, avendone percepito il rumore: pareva di essere in una lunga grotta. Gli sorsero dei dubbi e provò a parlarne con Priscilla; non sperava molto in una sua risposta, ma preferiva tentare comunque, anche per spezzare la tensione. Prima di passare alla domanda seguente, aspettava qualche secondo, nel caso che si degnasse di rispondergli.
"Non siamo ancora sul monte, vero? Pensavo che col passaggio riducente si arrivasse direttamente là, ma non è così, giusto? Quando la Vertelch dev'essere sostituita, vi riunite quaggiù o rimanete di sopra? Avevo capito che stavate davanti al passaggio segreto, ma intendevate..."
Priscilla si fermò bruscamente e si girò verso di lui, levandogli con un gesto stizzoso la mano dalla spalla e interrompendo il suo monologo.
"Ma non stai proprio mai zitto, tu? Te l'hanno mai detto che sei logorroico e troppo curioso?"
Merlino le sorrise timidamente a mo' di scusa.
"Beh, la curiosità è sinonimo di intelligenza, no?"
"E pure di invadenza!"
"Stavo solo..."
"Come fa Artù a sopportarti?"
A quel punto, egli si sentì punto sul vivo.
"In realtà, ho io il mio bel da fare con lui: sono io che lo sopporto - e supporto - dal mattino alla sera e..."
"Per tutti i maremoti di Nettuno! Non era mica una vera domanda, non esigevo una risposta!"
"Pensavo che..."
"Pensa meno e cammina di più! E fa' come vuoi con la tua luce: basta che non la metti sotto il mio naso, io non ne ho bisogno!"
"Già, l'avevo notato! Come fate?"
Priscilla ignorò del tutto la sua domanda, si girò e ripresero a camminare. Poco dopo, la donna gli diede una buona notizia.
"Comunque, ormai non ne hai più bisogno nemmeno tu, siamo quasi arrivati!"
"Oh, davvero? E ora?! Dove dobbiamo andare? Destra o sinistra?"
Erano giunti a un bivio e la strega, di nuovo senza rispondergli, prese il sentiero a destra. Quando Merlino era ormai certo che non gli avrebbe dato alcun chiarimento, finalmente gli spiegò come stavano le cose, rispondendo anche ai suoi precedenti quesiti; dunque, l'aveva ascoltato, malgrado l'apparenza.
"Questa è la strada giusta, anche Artù e gli altri sono passati per di qua. Per quanto riguarda quel che mi hai chiesto prima, di solito i passaggi riducenti portano direttamente da un luogo all'altro accorciando le distanze, come penso che vi abbia spiegato Gilbert. Probabilmente, non ha potuto dire tutto davanti ad Artù, dato che egli non sa dell'esistenza della Vertelch, quindi ha semplicemente paragonato anche questo passaggio a una scorciatoia, dico bene?"
Merlino annuì, poi ricordò che la strega, essendo girata, non poteva vederlo e le diede la conferma a voce.
"Esatto, proprio così."
"Ma in questo caso, per rendere più solenne l'elezione della Vertelch e dare il tempo alla prescelta di arrivare preparata alla fonte, prima essa percorre anche questa galleria assieme al capo del villaggio, che intanto le rivela ciò che deve sapere. Quanto al resto, noi ci riuniamo di sopra: se occorre, la stanza si può allargare ulteriormente rispetto a quanto hai visto. La luce che mostra chi sarà la prossima Vertelch arriva fin là e poi la accompagna durante tutto il percorso, per cui illuminare la galleria, come stai facendo tu, non è affatto necessario in tale circostanza."
"E perché c'è un bivio?"
"Da sinistra esce la vecchia Vertelch quando viene sostituita e deve andarsene: i Sette Saggi hanno stabilito così, in modo che le due Vertelch non s'incontrino. E non azzardarti a chiedermi il perché, tanto non ne ho idea!"
"Ma quando lei esce dall'apertura a sinistra, la Vertelch nuova non si trova ancora nella galleria? O..."
"Uff, te l'ho detto: non possono incontrarsi, nel senso che è impossibile! Il passaggio a sinistra si apre solo nel momento in cui la nuova Vertelch è arrivata sul monte! Quella precedente deve attendere finché la parete di roccia di fronte a lei non si dissolve e, dopo che l'ha attraversata, non può comunque tornare indietro, perché si richiude."
Merlino cominciava a capire.
"Quindi, è come se ci fossero due strade... La Vertelch appena eletta arriva sul monte facendo lo stesso nostro percorso, mentre quella precedente deve uscire dal passaggio a sinistra per tornare a Bre Bile, ma non può farlo finché la sua sostituta è nella galleria. Ho detto bene?"
"Sì, per fortuna: non te l'avrei ripetuto un'altra volta! Non sono un tipo paziente!"
Merlino, che l'aveva capito da un pezzo, sorrise, ma si astenne dal fare commenti nel timore di offenderla. La strega colse poi l'occasione per esternare una considerazione personale in tono alquanto scocciato.
"Mah! Ai maghi - e mi riferisco agli uomini! - piacciono le cose complicate, fronzoli e trucchetti vari, tanto per fare più scena e pavoneggiarsi con le loro belle trovate! Io farei tutto in maniera molto più semplice! Ah, maschi megalomani!"
Il giovane si guardò bene dall'esprimere il suo disaccordo: anche lui era un mago, però non riteneva affatto di essere affetto da megalomania, almeno per il momento; al contrario, viveva una vita molto umile, occultando i suoi poteri, e pure lei era a conoscenza di ciò. Certo, nel suo caso le circostanze non gli consentivano di agire diversamente, ma pensava comunque che non fosse nel suo carattere vantarsi eccessivamente, per quanto fossero grandi le sue capacità. I maghi non erano tutti uguali e, del resto, i Sette Saggi dovevano sapere il fatto loro e di certo c'erano dei motivi validi alla base delle loro decisioni: altrimenti, non sarebbero stati definiti tali, no? Ovviamente, non osò dire nulla di tutto questo, rimanendo in silenzio, fino a che, guardando davanti a loro, non poté trattenere un'esclamazione di sorpresa.
"Oh!"
Era - o almeno pareva - un vicolo cieco. Che si trattasse di una parete che doveva dissolversi, come quella che doveva attraversare la Vertelch destituita? Priscilla, dal canto suo, non sembrava affatto meravigliata, ma si fermò di colpo a qualche passo di distanza dalla parete; di conseguenza, Merlino le finì addosso schiacciandole un piede in malo modo e mettendo inavvertitamente la mano che reggeva la luce proprio davanti ai suoi occhi: cosa che, naturalmente, la irritò tantissimo.
"Ma insomma! Che ti avevo detto?! Impiastro di un mago!"
Egli si scusò immediatamente, con aria mortificata.
"Scusate tanto, sono davvero spiacente, stavo guardando..."
"Ah! A che serve farti luce se poi non guardi dove li metti, i piedi?!"
Il giovane stava per farle umilmente notare che, comunque, lei si era fermata all'improvviso e che, probabilmente, le sarebbe andato addosso in ogni caso, ma non gli fu concesso il tempo di giustificarsi.
"Ora ce la fai a seguirmi? Se fallirai, saremo nei pasticci: quello stupido di Gilbert non ci ha pensato, vero?! Lui e il suo 'brillante' piano: scommetto che si era scordato di questa parete! O forse, ti ritiene talmente in gamba da pensare che questo per te non sia affatto un problema! Bada bene che, se io passo e tu, invece, ti blocchi, il velo illusorio si spezzerà e allora Artù poi ci vedrà e addio all'entrata in segreto! Dobbiamo superarla insieme!"
Merlino non stava capendo molto a cosa si stesse riferendo e la guardò perplesso.
"Come? Che dobbiamo fare?"
Priscilla lo fissò emettendo un gran sospiro rassegnato, come se pensasse di trovarsi di fronte a un caso disperato.
"Dobbiamo semplicemente superare questa parete come se nemmeno esistesse, capisci? Così ho visto fare a Gilbert e alla Vertelch. Non bisogna esitare, è solo un'ill..."
Il volto di Merlino si illuminò ed egli completò la frase al posto suo, dimostrandole di non essere, in fin dei conti, proprio un impiastro totale.
"È solo un'illusione, giusto?!"
"Esatto. Pensi di farcela?"
"E voi? Non l'avete mai fatto nemmeno voi, no?"
"Preoccupati per te stesso! Io sono abituata ad ignorare le cose: se vivessi tenendo continuamente a mente tutto ciò che vedo attraverso la sfera, impazzirei! A volte, l'oblio è l'unico mezzo per salvare noi stessi... Comunque, faremmo meglio ad andare avanti al buio, oppure chiudiamo gli occhi e..."
Merlino non perse tempo: strinse la mano a pugno, interrompendo il suo incantesimo, dopo aver riappoggiato l'altra sulla spalla di Priscilla. Stranamente, però, una volta dato alle sue pupille il tempo di abituarsi, notò che l'oscurità non era completa: potevano ancora distinguere la parete di fronte.
"Uhm, temo che questo non sia sufficiente... Chiudiamo anche gli occhi, allora?"
"Fa' come credi. Pronto, ragazzo? O dobbiamo arretrare un poco?"
Egli rifletté un attimo per valutare la distanza, poi, risoluto, annuì. Alla fin fine, non la trovava una cosa tanto strana; ormai si era abituato a non fidarsi dei propri sensi e, inoltre, si sentiva in un certo senso attratto da ciò che c'era al di là della parete. Non sapeva come spiegarlo e si guardò bene dall'ostentare troppa sicurezza: nel caso che le cose non fossero andate come pensava, Priscilla l'avrebbe preso in giro, propinandogli un'altra sua bella lezioncina sulla superbia vanagloriosa degli uomini; però, sentiva che ce l'avrebbe fatta senza problemi e, comunque, aveva completa fiducia anche in lei.
"No, penso che così vada bene! Farò finta che non ci sia nulla davanti a me, non preoccupatevi; posso farcela, o almeno credo! E poi, se ce l'ha fatta Artù, visto che non è più qui..."
Lui non sarebbe certo stato da meno: ne andava della sua reputazione! Priscilla gli rivolse un rapido cenno col capo, dando il segnale della partenza.
"Bene, andiamo allora."
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