35. Separazione

"Beh, dovrete attendere giusto ancora un attimo, se non vi dispiace: lasciate fare a me."

Gilbert s'inginocchiò vicino alla parete a destra dell'entrata, per poi spostare un grosso telo scuro steso a terra, che lanciò distrattamente alle sue spalle, sollevando così una vera e propria nuvola di polvere che fece starnutire all'unisono Artù e Merlino. Sir Gillian, invece, sventolò freneticamente le mani davanti a sé, lanciando un'imprecazione ben poco cavalleresca, mentre Priscilla si era già messa al riparo dietro ai ragazzi, coprendosi bene pure con il suo cappuccio. La polvere era talmente densa e scura che li costrinse a chiudere gli occhi; Merlino pensò che essa venisse rimessa lì apposta con la magia ogni volta che si utilizzava il passaggio riducente: se Gilbert l'aveva utilizzato di recente nel suo ultimo infruttuoso tentativo di parlare con la Vertelch, non era certo possibile che se ne fosse formata già così tanta e no, non sembrava affatto un'illusione, dato il fastidio che provocava agli occhi e alla gola. Non appena si azzardarono a riaprirli, videro il mago tastare a carponi la porzione del pavimento grigio e grezzo che era stata ricoperta dal telo fino a poco prima: pareva proprio che stesse cercando qualcosa con scrupolosa attenzione. Artù, sorpreso dalla sua posa quanto Merlino e Sir Gillian, si schiarì la gola, che ancora gli pizzicava.

"Ehm, Gilbert, scusate... Che state facendo, esattamente?"

Il mago alzò la mano sinistra in segno di ammonimento, come per dire al principe di attendere, mentre con la destra continuava a toccare qua e là con dei movimenti a tratti circolari, servendosi talvolta anche della punta delle dita e delle unghie per grattare la superficie ruvida. I tre giovani si scambiarono in silenzio un'occhiata perplessa, mentre dietro di loro Priscilla, per nulla impressionata, cominciò a lamentarsi, sbuffando e battendo un piede per l'impazienza.

"Uff... E allora, quanto ti ci vuole questa volta?! Non sarebbe ora di far cambiare la serratura? Scommetto che il tuo amico Thorvel sarebbe entusiasta di provare uno di quei suoi nuovi congegni di cui ci ha parlato l'ultima volta! Ma tu, no, per i ricci di Andromeda! Sempre così legato alle tradizioni, sempre così all'antica... Non fa male rinnovarsi ogni tanto, sai?!"

Gilbert le rispose in tono distratto, continuando a concentrarsi su ciò che stava facendo senza sollevare lo sguardo da terra.

"Ci sono quasi, non c'è bisogno di lagnarsi tanto. Lo sai bene, questo passaggio è stato modificato per l'ultima volta da Fariel, figlio del fratello dell'ultimo dei Sette Saggi. Non lo cambierò mai, a meno che qualcuno, oltre a me, riesca ad aprirlo... Sapete, ragazzi, è tutta una questione di sensibilità; bisogna percepire dove il flusso dell'energia della terra è più intenso: esso si sposta in continuazione e ogni volta la serratura cambia. Bisogna far forza proprio in quel punto, altrimenti..."

Egli s'interruppe, sfregando in un punto preciso con maggior decisione. Artù lo esortò a continuare la spiegazione, senza curarsi di nascondere una certa apprensione.

"Altrimenti che? Non ho voglia di essere risucchiato all'improvviso, magari: gradirei saperlo in anticipo, se possibile... Siamo sicuri che sia una semplice scorciatoia questo passaggio... ehm... com'era?"

Stavolta, fu Merlino a suggerirgli il termine esatto.

"Riducente. La vostra memoria lascia un po' a desiderare, Artù."

"Qui è tutto così diverso, anzi, diciamolo pure: magico! Non posso certo ricordarmi ogni dettaglio!"

Merlino sorrise, imprimendosi bene nella mente l'espressione vagamente offesa di Artù in quel momento: dopotutto, poteva anche essere l'ultima volta che la vedeva. La voglia di prenderlo in giro, però, vinse la preoccupazione che lo attanagliava.

"Volete che prenda appunti per voi? Come farete a raccontare tutto, una volta che saremo tornati a Camelot, se non ricordate nemme..."

"Spiritoso! Non mi sembra così importante, è solo un nome e dubito che a mio padre importeranno tutti i dettagli... Ehi, Gilbert! Dunque?!"

Costui sembrò non averlo nemmeno sentito: ora parlava tra sé e sé a bassa voce, come se fosse immerso in un mondo tutto suo. Priscilla prese la parola.

"Che vi dicevo, io?! Quando è concentrato, non sente assolutamente nulla! Spero solo che si spicci, o qui ci cresceranno le ragnatele in testa!"

Sir Gillian scoppiò a ridere, ma la sua risata si spense all'istante, congelata dallo sguardo tutt'altro che benevolo che la donna gli aveva rivolto, come se la sua risata l'avesse offesa.

"Io non volevo... Scusate, apprezzo molto il senso dell'umorismo: era una bella battuta, no?"

La sua domanda era indirizzata ad Artù e a Merlino; sperava di ricevere il loro assenso, ma essi, che non volevano certo rischiare di contrariare Priscilla in alcun modo, alzarono le spalle senza neanche rispondergli, tornando a fissare Gilbert. Si sentì imbarazzato per essere stato l'unico ad aver riso: si augurava davvero di non averla offesa.
Finalmente, il vecchio mago sembrò essere riuscito nel suo intento.

"Bene, ci siamo! Credo che sia proprio qui, ne sono certo ora. Via Occultipsa Patefac!"

Proprio nel punto in cui egli spinse con decisione la mano, comparvero improvvisamente i contorni luminosi di una piastrella rettangolare, che, però, svanirono quasi subito; allora, si rialzò e fece qualche passo indietro, mentre, con un rumore simile allo scroscio di una cascata, il pavimento davanti a lui scompariva come se si fosse dissolto, rivelando un'apertura che si ingrandì sempre di più, fino a che fu grande a sufficienza per far entrare una persona alla volta. Una buia scalinata scendeva nel sottosuolo: a Merlino ricordò quella che aveva visto in casa di Gilbert, anche se il meccanismo per farla comparire era certo ancora più complicato di quello della libreria. Notò, con una punta di divertimento, che Artù e Sir Gillian erano indietreggiati, intimoriti da quel prodigio; si affrettò ad imitarli per non suscitare sospetti. Quando tutto tornò immobile e silenzioso, il vecchio mago annuì soddisfatto, come se fosse tutto perfettamente normale.

"Ecco qui, il passaggio riducente si è aperto. Modestamente, da quando ho ricevuto l'onore di occuparmene, non ho mai sbagliato."

Priscilla emise un sonoro sbuffo.

"Pure il vanitoso ti sei messo a fare, adesso?"

"Ma no! Era solo per sottolineare che la probabilità che io sbagliassi era minima, volevo solo rassicurare i nostri ospiti."

"Forse, genio dei miei stivali, avresti fatto meglio a rassicurarli riguardo alle tue strabilianti abilità prima di metterle in pratica: ma guardali, sono tranquilli come un gruppo di conigli davanti a un grosso cane che sta per papparseli!"

Soltanto allora egli si accorse che i tre erano indietreggiati e sembrò piuttosto sorpreso dalla loro reazione.

"Oh, che fate lì in un angolo? Venite pure avanti, non c'è pericolo! O meglio, non ancora."

Artù, per nulla entusiasta di essere appena stato paragonato a un coniglio, fu il primo a farsi avanti, cercando di darsi un contegno virile.

"Oh, non preoccupatevi, eravamo solo sorpresi: vi abbiamo visto indietreggiare e abbiamo fatto lo stesso per non esservi d'intralcio, vero, ragazzi?"

I due si affrettarono ad annuire, anche se per Merlino, ancora una volta, fu difficile mantenere un aspetto serio di fronte a quella scusa banale. Priscilla, d'altra parte, non se la bevve: sghignazzando apertamente, diede un pugnetto nello stomaco ad Artù e lo smascherò senza peli sulla lingua.

"Bel tentativo di celare la vostra fifa, giovanotto! Ve la siete già fatta sotto questa vostra scintillante armatura, non è così?"

L'intervento di Gilbert dispensò Artù - che del resto non sapeva bene cosa dire, dato che nessuno gli aveva mai parlato così - dal replicare.

"Ma insomma, Priscilla! Dire cose simili al futuro re di Camelot! Non hai proprio alcun ritegno?"

"A trattare i giovani sempre con i guanti, vengon sempre su guasti, non lo sai?"

"Ma non è questo il punto! Non puoi rivolgerti a lui così!"

"Ah, basta cincischiare e battere la fiacca! Forza, dentro, in fila come le formiche!"

Dopo l'ennesimo, bizzarro paragone con il mondo animale, diede una poderosa spinta in avanti sia al principe sia a Sir Gillian, che si avvicinarono a Gilbert scrutando il passaggio con curiosità.

"Andrò io per primo, così vi farò luce."

Egli schioccò le dita, i suoi occhi mutarono colore per un istante e dalle sue mani comparvero due cerchi che sembravano fatti di pura luce, uno dei quali si addentrò all'interno dell'apertura sotterranea, volteggiando elegantemente a mezz'aria, mentre l'altro si fermò accanto ad Artù.

"Pronti? Oh, immagino che vogliate salutare per bene Merlino, principe. Vi lasciamo un po' d'intimità, che ne dite?"

"Ma no, non è necessa..."

"Io comincio a scendere intanto: alla fine del passaggio, sbucheremo non lontano dall'apertura della grotta e ci nasconderemo dietro a un grosso masso. I Menearth non dovrebbero rilevare subito la nostra presenza; in tal modo, potrete controllare la situazione ed elaborare sul campo la strategia che vi sembrerà più opportuna. Merlino, è stato un piacere conoscerti, li terrò d'occhio, non temere: non ti lascerò senza lavoro!"

Il giovane mago, divertito dalla sua battuta, gli strinse la mano con calore e fiducia.

"Lo spero! Non si trova mica tutti i giorni un principe da servire! Grazie, davvero."

Avrebbe voluto dirgli così tante cose, ma ovviamente non poteva e si limitò così a prolungare la stretta di mano, sentendo che quel contatto gli dava forza e coraggio. La voce dell'uomo si manifestò nella sua testa.

"Buona fortuna, mio caro Emrys. Fidati di te stesso e andrà tutto bene."

Merlino annuì brevemente e lo guardò, riconoscente. Poi, Gilbert si girò verso Priscilla, fissandola in silenzio per alcuni istanti: il mago dai capelli corvini pensò che stesse comunicando mentalmente qualcosa anche a lei e si chiese con curiosità che cosa le stesse dicendo, ma i volti di entrambi rimasero del tutto inespressivi, fino a che Gilbert distolse lo sguardo da lei e, senza una parola, cominciò a scendere per gli scalini. A quel punto, la strega gli gridò dietro.

"Non scomodarti a tornare, neh! Non sei poi così indispensabile!"

Gilbert non si voltò e scomparve alla vista, mentre Merlino fu stupito di vedere per un attimo un sorriso sincero e dolce sul volto di Priscilla: sbatté gli occhi per la sorpresa, ma essa aveva assunto di nuovo la solita espressione arcigna, tanto che egli si chiese se non se lo fosse soltanto immaginato. Sir Gillian si affrettò a seguire Gilbert, dopo un breve saluto a Merlino e un cenno incerto verso Priscilla, che parve ignorarlo. Passando vicino ad Artù, gli rivelò sottovoce ciò che lo turbava.

"A dopo, allora. Temo di non esserle molto simpatico."

"Guarda che sono piccola, ma non sono sorda! Bada a prendere bene la mira con quelle frecce, piuttosto, e a non sprecarle! Non avere fretta e concentrati!"

Sir Gillian quasi sobbalzò per quel consiglio inaspettato: il tono della donna era acido come sempre, ma fu un sollievo che avesse deciso di parlargli.

"Oh, grazie del consiglio! Sicuro, lo terrò a mente, arrivederci allora!"

Artù rimase a osservarlo in silenzio, fino a che anch'egli scomparve, poi guardò Merlino cercando di sorridere e di nascondere la propria inquietudine, come se stesse per andare ad un picnic nel bosco.

"Beh, eccoci qui, Merlino! È ora di salutarci."

"Già."

"Ehm..."

Artù diede un'occhiata di traverso a Priscilla, sentendosi osservato e un po' imbarazzato a manifestare l'affetto che nutriva per l'amico davanti a una persona quasi estranea e, soprattutto, così stramba. Essa, dal canto suo, si mostrò improvvisamente molto interessata a un angolo della parete accanto a lei.

"Oh, non badate a me! Fate finta che io non ci sia, non è difficile, no? Osservare questo ragnetto qui che sta per ingoiare quest'altro qua è uno spettacolo molto più interessante che voi due!"

Entrambi fecero un'espressione disgustata e poi, guardandosi l'un l'altro, si scambiarono un gran sorriso. Artù riprese la parola, simulando un tono autoritario.

"Voglio sperare che resterai qui buono ad aspettarmi, che non ci seguirai e che starai lontano dai guai!"

"Se è un vostro ordine, non posso far altro che obbedire, no?"

Il principe lo guardò con aria poco convinta, pertanto Merlino tentò di essere più convincente.

"So bene che vi sarei solo d'intralcio: stavolta, lascerò a Sir Gillian e Gilbert il compito di vegliare sulla vostra persona, anche se devo ammettere che mi sarebbe piaciuto vederli, questi Menearth!"

"Merlino?!"

"Sì, sì, state tranquillo: starò qui buono ad aspettarvi con Lynn e gli altri e vi lascerò tutto il merito e il divertimento. Magari potrei imparare qualche trucco di cucina da Gherda, che ne dite? Potrei provare a fare qualcosa di nuovo e farvelo assaggiare al vostro ritorno!"

"Fa' quello che vuoi, ma non avvelenare né te né nessun altro! E soprattutto, resta qui! Tornerò presto!"

"Sicuro, fatevi valere e suonatele a questi tizi: vi aspetta un bel bagno a Camelot!"

"Sì."

Artù aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma poi esitò e lanciò un'altra occhiata a Priscilla, che proprio in quel momento si mise a fischiettare un motivo ben poco allegro guardando per aria. Appoggiò rigidamente una mano sulla spalla di Merlino, poi ci ripensò e tentò un breve, goffo abbraccio, che il servo ricambiò con qualche maldestra pacca contro la sua fredda armatura, commuovendosi per il suo gesto. Sapeva che Artù e Sir Gillian erano in buone mani, poiché aveva piena fiducia in Gilbert: sperava solo che le cose filassero dritte per entrambi. Artù lo lasciò andare all'improvviso e Merlino sentì l'impulso di rassicurarlo.

"Niente paura, Artù: sono certo che non riuscirò a liberarmi di voi nemmeno stavolta! Dovrò escogitare qualcos'altro per mettervi fuori combattimento!"

"Ti piacerebbe, eh?! Eppure, senza di me sono certo che ti annoieresti! Arrivederci, Priscilla!"

Invece di ricambiare il saluto, quest'ultima gli recitò uno strano avvertimento, interrompendo il suo lugubre zufolare.

"Se l'albero è troppo alto e alla cima vuoi arrivare, prima al tronco devi puntare!"

Artù fece l'espressione più sconcertata che Merlino avesse mai visto.

"Bene, se lo dite voi..."

Scambiando un'ultima occhiata d'intesa con il fedele servo, che considerava il suo migliore amico, nonostante non glielo avesse mai rivelato, cominciò a scendere per le scale seguito dal cerchio luminoso, ma, dopo un solo gradino, si fermò e si voltò verso di lui.

"Ah, Merlino!"

"Sì, Artù?"

"Giusto perché tu lo sappia: volevo dirti che la tua cucina, in fondo, non è poi così male!"

"Lieto di saperlo: penso che questa sia la cosa più vicina a un complimento che mi abbiate mai detto."

La risata cristallina del principe cancellò in un istante ogni traccia di paura dal suo cuore, facendolo sentire leggero, come se fosse già tornato a casa con lui e non dovesse affrontare più alcun pericolo: Artù era la sua casa, ovunque si trovassero, e per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa, affrontato chiunque e rischiato fino all'ultima fibra del suo essere. Quella non era una vera separazione, perché sarebbero rimasti comunque uniti da un obiettivo comune: quello di poter tornare alla loro amata Camelot e costruire un regno migliore, sotto l'insegna della pace.

"Non abituartici."

Alzando il braccio destro in segno di saluto, Artù sparì di sotto; Merlino si girò verso Priscilla, come se fosse in attesa di istruzioni: ora, entrare in scena toccava a lui.

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