34. Amici o nemici?
Artù fissava Priscilla in silenzio e con aria allibita, senza avere la benché minima idea di cosa rispondere, deglutendo vistosamente più volte. Merlino, vedendolo del tutto privo di ogni traccia di spavalderia e sicurezza di sé, nonostante - di fatto - avesse appena ricevuto un apprezzamento, si trattenne a fatica dal sorridere, attendendo con un sogghigno l'evolversi della situazione; era davvero la prima volta che vedeva l'amico così impacciato e intimorito di fronte a qualcuno ed era buffo che quel qualcuno non fosse un temibile guerriero più grande di lui, ma qualcuno di piccolo come Priscilla. Per quest'ultima, tra l'altro, esprimere direttamente un giudizio positivo su chiunque doveva essere una cosa piuttosto rara, ma Artù, naturalmente, lo ignorava, anzi, di sicuro stava pensando che quella strega fosse un po' svitata come Gherda o avesse delle strane tendenze: quel 'mi piace', più che un complimento, in quel momento suonava come un'inquietante minaccia rivolta contro di lui.
Gilbert fu il primo a rompere il silenzio per rimproverarla, apparendo insolitamente contrariato.
"Ma insomma, ti pare questo il modo di parlare ad Artù?"
Priscilla gli rivolse un sorrisetto canzonatorio, ridacchiando di nuovo.
"Non ti metterai a fare il geloso alla tua età?"
Il mago arrossì imbarazzato.
"Ma guarda cosa mi tocca sentire... Geloso io? E di chi, poi?! Come ti viene in mente? Ti si è rimpicciolito anche il cervello?! Non mi sembra proprio il momento di scherzare!"
"Ma come osi offendermi in questo modo?! Proprio tu!!! La tua è davvero una battuta squallida, non pensavo che potessi cadere così in basso! E per tua informazione, io non stavo affatto scherzando!"
Priscilla tornò a puntare il suo sguardo su Artù con aria soddisfatta; Merlino pensò che il principe le avesse fatto un'impressione senz'altro migliore di quanto le avesse fatto egli stesso.
"Non sai da quanto tempo non mi sorprendevano così! Proprio non l'avevo previsto! Finalmente qualcuno che mi sente arrivare! Sai, non c'è più gusto a spaventare questo alchimista bacucco che, mentre è intento a giocare nel suo laboratorio, non si accorgerebbe del mio arrivo nemmeno se mi avvicinassi al suon di un tamburello!"
Merlino sapeva bene cosa stava per succedere: un altro battibecco tra i due, che rischiava di andare per le lunghe, come era accaduto in precedenza. Artù e Sir Gillian, invece, rimasero davvero stupiti dalla reazione di Gilbert, che stava completamente perdendo la sua consueta compostezza, diventando irriconoscibile: ascoltando i loro scambi di battute, tutto fuorché cordiali e amichevoli, dubitarono che essi fossero davvero amici. Piuttosto, la loro vivace lite poteva ricordare quella di una moglie esasperata con un marito che torna a casa, per l'ennesima volta, a notte inoltrata, dalla taverna in cui ha alzato troppo il gomito. Una cosa era certa: i due maghi dovevano conoscersi da parecchio tempo.
"Sai bene che non voglio essere chiamato così! Non sono un alchimista e non gioco io, creo pozioni di cui a volte anche tu fai uso, e pure di nascosto, non è così?! E se sono bacucco io, comunque lo sei anche tu! Come ardisci offendermi?!"
"Ah, io ti ho offeso?! E allora tu, razza di miscredente ottuso, che spesso non presti fede alle mie profezie, o addirittura le deridi?!"
"Questo non è ve... non è sempre così!"
Priscilla lo fissò sollevando le sopracciglia, come per esortarlo ad ammettere la verità.
"Beh, qualche volta - devi ammetterlo! - sono talmente assurde e contorte! E non puoi negarlo: anche tu non sei infallibile, attendo da anni il realizzarsi di alcune delle tue brillanti previsioni, mia piccola..."
Non appena Gilbert ebbe pronunciato quella parola, capì di aver commesso un errore madornale, ma era troppo tardi per rimangiarsela: vide Priscilla diventare paonazza e il suo sguardo livido di rabbia; sembrava una botte troppo piena pronta a scoppiare. Merlino alzò gli occhi verso il soffitto, preparandosi a un'altra sfuriata di proporzioni epiche; affinché la smettessero di punzecchiarsi l'un l'altra, l'unica speranza era che si ricordassero di dove - e, soprattutto, con chi - si trovassero, ma al momento si comportavano come se solo loro fossero presenti e Merlino, stavolta, non poteva certo fermarli con la magia: dunque, non poteva far altro che attendere che uno dei due, più probabilmente Gilbert, rinsavisse da sé.
"Come osi, TU, definirmi piccola?! Proprio tu, che sei l'unico responsabile della mia altezza! Hai davvero una gran faccia da Apollo per rinfacciare agli altri le tue stesse colpe!"
"Oh, ma insomma, di nuovo quello! Non stavo mica alludendo alla tua altezza! Non ci stavo neanche minimamente pensando!! Era solo un nomignolo affettuoso: mia piccola impertinente... Tanto per dire, come si dice 'mia piccola cara'! Non ho intenzione di chiederti scusa a vita per un malaugurato incidente, né di sentirmi perennemente colpevole! È stata anche colpa tua, che spaventi sempre la gente sbucando fuori da vattelapesca dove, più silenziosa di un gatto!"
"Eppure, qui..."
Priscilla indicò Artù puntandogli contro un dito con foga e facendolo così indietreggiare ancora, fino a che egli mise un piede dentro un secchio vuoto e per poco non inciampò; nessuno dei due maghi, però, sembrò badarci.
"Qui c'è qualcuno che mi ha sentito arrivare perfettamente, nonostante il tuo gracidio! Forse sono le tue orecchie che..."
"Non puoi certo paragonarmi al giovane Ar..."
A quel punto, Gilbert si rese improvvisamente conto della presenza dei tre giovani, che li stavano fissando senza perdersi una delle loro battute; mascherò il suo imbarazzo con un breve colpo di tosse, riprendendo in un attimo il suo aspetto calmo e pacifico.
"Suvvia, non è certo questo il momento di dissipare il nostro prezioso tempo in futili divergenze da vecchi amici brontoloni. Siamo dispiaciuti che abbiate dovuto assistere a questo increscioso scambio di opinioni, non è vero, cara?"
Priscilla sollevò il mento sbuffando sonoramente.
"Su, non tenere il broncio! Cosa penseranno di noi i nostri graditi ospiti?"
"Forse che, in realtà, sei solo un saccente cafone?"
Dando prova di grande padronanza di sé, il mago ignorò la provocazione, anche se Merlino intuì la sua irritazione da una vena che gli pulsava minacciosa sul collo.
"Dunque, continuiamo con le presentazioni, cosa ne dite? Non abbiate paura di Priscilla, Artù: come si dice, can che abbaia non morde..."
Il principe, dopo aver capito che, in fondo, la piccola strega non era pericolosa - o, almeno, non lo era per loro, anche se per Gilbert stesso costituiva un pericolo, in un certo senso -, ritrovò la parola e cercò di presentarsi in modo appropriato al suo rango.
"Sono Artù Pendragon, lieto di fare la vostra conoscenza, e colgo l'occasione per ringraziarvi: non sapete quale sollievo sia stato per me avere notizie riguardo a quella ragazza."
La strega sembrò provare un certo imbarazzo e sventolò compiaciuta una mano davanti a sé.
"Di nulla, è stato un piacere usare la mia abilità per rendermi utile a voi; dopotutto, devo ammettere che non siete la testa di fagiolo che mi aspettavo."
"Beh, mi fa... piacere, penso... sapere che la pensiate così. Questo è Sir Gillian: vi siete già incontrati?"
Sir Gillian, un po' agitato, accennò a un saluto con la mano.
"No, non ho ancora avuto tale onore... Ehm, salve, signora, piacere mio."
La strega lo guardò con aria di sufficienza ed emise uno schiocco improvviso e poco rassicurante con la lingua, facendolo trasalire. Artù finì le presentazioni con tono incerto.
"E quello, invece, è Merlino, il mio servo. Ma immagino che lui lo conosciate bene."
A Merlino venne quasi un colpo: cominciò a sudare freddo e puntò uno sguardo interrogativo e turbato su Artù; come poteva sapere del suo precedente incontro con Priscilla? Che si fosse tradito prima, quando aveva gridato? Egli era vicino a conoscere la verità, proprio quando entrambi si trovavano sul punto di separarsi per affrontare le loro reciproche missioni? Notando la sua confusione, Artù lo guardò con l'espressione di commiserazione con cui si guarda qualcuno che non comprende qualcosa di tanto ovvio da risultare banale.
"Ti devo sempre spiegare ogni cosa, Merlino? Ci ha visti nella sfera, no? E quando eravamo nella foresta, hai presente? Ti senti bene? Mi sembri più pallido del solito."
Ma certo! Si stava riferendo solo a quello, per fortuna! Merlino fu profondamente sollevato per aver equivocato le sue parole e salutò Priscilla come se la vedesse per la prima volta.
"Oh, sicuro! Salve, mi chiamo Merlino, è un piacere anche per me."
La strega lo squadrò per un attimo con aria scontrosa, poi lo ignorò, come se non lo reputasse degno della sua attenzione, e si rivolse di nuovo ad Artù.
"Già, credevo che foste il solito spaccone vanaglorioso senza un'oncia di cervello, ma, a quanto pare, non avete solo i muscoli e la spada!"
Gilbert la richiamò con tono scandalizzato.
"Priscilla!"
"Beh, questa è la prova che anche io, qualche rara volta, posso travisare i fatti. Siete dunque pronto, nostro prode eroe?"
Artù si fece serio e diede voce ai suoi dubbi.
"Certo. Ma voi davvero... avete visto me come la soluzione al vostro problema? Avete visto il futuro? Perché proprio io?"
Priscilla si avvicinò a lui e, questa volta, egli non indietreggiò.
"Né la mia sfera né le stelle possono mentire, Artù! Siete voi il predestinato! Certo, non posso assicurarvi che ce la farete o che sarete vittorioso o che ne uscirete senza nemmeno perdere uno dei vostri regali capelli..."
"Priscilla!"
"Zitto tu, zoticone, lasciami parlare! Se volete sentirvi rassicurato, mio caro principe, beh, da me non avrete proprio nulla, potete scordarvelo: ci sono circostanze in cui il futuro non è del tutto scritto e prestabilito, come pensano molti uomini sciocchi. Il futuro può cambiare, perché le persone possono cambiare, o meglio, possono prendere delle scelte inaspettate che conducono a vie inesplorate. Un solo tassello cambia tutto il mosaico, un solo filo tutto l'ordito. Il mio ruolo sarebbe ben noioso se sapessi già tutto per filo e per segno, no?"
Artù non era sicuro di aver compreso bene e, anche se timoroso, si azzardò a fare un'altra domanda.
"Perdonate la mia franchezza: non vorrei sembrarvi scortese o dubitare della vostra abilità, che, per altro, avete dimostrato... Ma questo non vuol dire che le vostre predizioni, per quanto riguarda il futuro, sono... incomplete?"
Tutti trattennero il fiato, attendendo la risposta di Priscilla, che, dopo un po', emise un sospiro rassegnato, con grande stupore soprattutto di Gilbert, che si aspettava una reazione ben meno pacata da parte sua.
"Forse vi ho sopravvalutato. Pazienza. In fondo, con un padre dalla mente così chiusa come Uther, dovevo aspettarmelo. Direi che 'incomplete' non è proprio il termine esatto... Sapete la differenza tra ciò che è certo, ciò che è probabile e ciò che è improbabile? Non c'è mai una sola via, ma una via sola conduce al futuro: quella che voi scegliete di intraprendere in ogni attimo del vostro limitato presente da esseri mortali. Eppure, il destino contempla ogni piccolo passo e la destinazione, quasi sempre, è la stessa, anche se il tragitto può mutare... Comunque, volete che ci mettiamo a discutere per ore di cose che le vostre zucche, anche se messe tutte insieme, non riuscirebbero mai ad afferrare?"
"Priscilla, insomma, un po' di educazione!"
"Parla un maestro di Bon Ton! Su, qui non caviamo nulla, è come entrare in un buco nero, la tabula è rasa, proprio! Volete andare, sì o no?"
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