3. Una scomparsa misteriosa
Mentre Artù si stava ancora allenando, Merlino vide Sir Leon venire di corsa verso il gruppo dei cavalieri e si avvicinò a loro insospettito dalla sua espressione turbata: sembrava che fosse accaduto qualcosa, qualcosa di grave.
"Artù, mi dispiace interrompervi, ma vostro padre richiede subito la vostra presenza, è una cosa urgente."
Artù depose immediatamente la spada, preoccupato; non era da suo padre interromperlo durante gli allenamenti mattutini, sicuramente era accaduto qualcosa di insolito.
"Sì, vengo subito. Merlino, andiamo."
Leon, Artù e Merlino entrarono nella sala dove re Uther li stava aspettando in piedi, accanto a una giovane serva inginocchiata per terra e a due cavalieri ben ritti dietro di lei. Morgana era seduta al fianco del trono di Uther e dietro di lei anche Ginevra, sua serva personale, assisteva alla scena. La povera ragazza era poco più che adolescente e sembrava parecchio impaurita. Artù si fece avanti e si rivolse al padre.
"Eccomi, padre, mi avete fatto chiamare? Cosa succede?"
Uther era molto serio e Merlino si preoccupò; di solito aveva quell'espressione solo quando parlava della cosa che sembrava odiare più di ogni altra cosa al mondo: la magia.
"Artù, purtroppo è accaduto un fatto grave, grave e strano. Uno dei cavalieri, Sir Gillian, sembra scomparso nel nulla. O per meglio dire, sembra essere scomparso mentre si trovava nelle scuderie. Questa ragazza è la figlia di uno degli uomini che si occupa dei cavalli e si trovava proprio là, quando Sir Gillian è sparito."
Artù rimase turbato, non aveva un rapporto stretto con Sir Gillian, lo conosceva appena, ma sapeva che era abbastanza in gamba, che era leale e che non aveva mai causato problemi: era un cavaliere di Camelot e, in quanto tale, lui, in qualità di futuro sovrano, avrebbe certamente fatto di tutto per ritrovarlo.
"Sparito? Sparito in che modo? C'era qualcuno nella stalla? E poi siete certi che Sir Gillian fosse lì?"
Uno dei due cavalieri prese la parola.
"Sì, principe Artù, questa mattina presto ci siamo diretti verso le scuderie per prendere i nostri cavalli, siamo entrati tutti insieme, poi siamo usciti con i nostri animali, mentre Sir Gillian si è trattenuto dentro, dicendo che ci avrebbe raggiunti subito, non appena fosse riuscito a tranquillizzare il suo cavallo, che infatti sembrava stranamente inquieto. Dopo, abbiamo aspettato fuori per qualche minuto e all'improvviso abbiamo visto come una luce provenire dall'interno della stalla e abbiamo sentito un rumore. Siamo tornati dentro e Sir Gillian non c'era più, la sua spada era a terra: probabilmente, il rumore che abbiamo sentito è stato proprio causato dalla spada che cadeva e il suo cavallo era agitatissimo. Poi si è avvicinata questa ragazza, dice di aver visto anche lei quella luce, dice che era dentro alla stalla già prima che arrivassimo noi e che si era addormentata dove riposa un giovane puledro che ieri non era stato bene, ma che non sa quello che è successo."
La serva si agitò e tentò di alzarsi, ma fu trattenuta dall'altro cavaliere.
"Vi prego, vi prego, mi dovete credere, Sire, io non ho fatto nulla, non so niente, vi prego."
Uther la interrogò con freddezza.
"Allora, rispondi, dove sarebbe Sir Gillian? Hai visto forse qualche stregone dentro alla scuderia?"
"No, no, davvero Sire, io non ho visto nessuno: ieri sera mi sono addormentata sulla paglia accanto al puledro che è nato un mese fa, mi ci sono affezionata perché gli portavo io da mangiare e sembrava un po' debole, papà diceva che forse era malato, allora sono rimasta accanto a lui tutta la notte, perché non volevo che si sentisse solo... Se stava male, io insomma, io volevo stare lì con lui... E così mi sono addormentata lì, ma a volte lo faccio, chiedete pure a mio padre, io amo i cavalli... E poi stamattina presto sono stata svegliata dalle voci di questi cavalieri; io non volevo farmi vedere, così sono rimasta sdraiata sulla paglia accanto al puledro e ho aspettato che uscissero. Ho sentito che uno dei cavalli era molto agitato e una voce cercava di calmarlo, gli diceva di stare buono, di stare buono... E poi ho sentito un breve grido di sorpresa e un rumore metallico di qualcosa che cadeva a terra e ho visto una luce bianca, per pochi attimi... Anche gli altri cavalli e il cavallino si sono spaventati e io mi sono alzata e gli ho detto di stare calmo e sono entrati questi due cavalieri di nuovo e poi... poi mi hanno portato qui, ma io non so niente, davvero Sire, dovete credermi!"
La ragazza era chiaramente sconvolta e agitata e Merlino aveva capito che la sparizione senz'altro era opera della magia, ma di una magia potente: quella povera giovane sembrava davvero innocente, non aveva proprio l'aria di saper praticare un incantesimo come quello; rabbrividì dentro di sè al pensiero di cosa sarebbe potuto succederle se Uther l'avesse riconosciuta colpevole. Una voce ben nota distolse Merlino dai suoi pensieri.
"Padre, non sappiamo proprio nient'altro? La ragazza è mai stata accusata di stregoneria?"
Anche Artù sembrava perplesso, forse pure lui non credeva che quella ragazzina avesse un tale potere.
"No, mai, ma c'era solo lei là dentro e, a meno che si dia la colpa ai cavalli o si metta in dubbio la parola di questi due cavalieri, senz'altro questa ragazza sa o nasconde qualcosa. Rinchiudetela nelle segrete per ora: se Sir Gillian non verrà ritrovato o se non si scoprirà nulla di nuovo, verrà uccisa in quanto colpevole o complice di stregoneria."
Con un gesto deciso e che non ammetteva repliche Uther ordinò di portarla via, mentre lei proclamava in lacrime la sua innocenza. Merlino, stringendo i pugni dietro la schiena per la frustrazione di non poter intervenire, notò che Morgana sembrava stranamente scossa, ma lei si riprese in fretta, sorridendo prontamente a Uther che le aveva chiesto se avrebbe pranzato con lui. Artù uscì dalla stanza e Merlino lo seguì subito; tuttavia, prima che potessero dirsi qualcosa, vennero raggiunti da Ginevra, che era uscita con loro con il pretesto di assicurarsi che tutto fosse in ordine per il pranzo di Morgana e del re. La giovane si rivolse ad Artù con fiducia, sapendo che faceva bene a dirgli ciò che le premeva, e, tutta presa dall'agitazione, gli parlò senza nemmeno prendere fiato.
"Artù, ascoltami: conosco la famiglia di quella ragazza, in passato erano miei vicini di casa e l'ho vista quando era ancora una bambina che adorava tutti gli animali e soprattutto i cavalli, dato che suo padre si occupava delle scuderie già a quel tempo. Non è cattiva, non potrebbe fare del male a una mosca; sono sicura che non c'entra niente, se potessi fare qualcosa o scoprire il vero responsabile... Mi dispiace così tanto per lei e tuo padre, vedi, non si rende conto, non vuole la verità, vorrebbe solo un colpevole al più presto, se posso permettermi di dirlo, e quella ragazza era proprio nel posto sbagliato al momento sbagliato e..."
Artù mise una mano sulla spalla di Ginevra, che si zittì all'istante e respirò a fondo.
"Ginevra, calmati ora. Ti credo, grazie di avermi informato, non preoccuparti. Anch'io non credo che sia lei la responsabile, ora andrò subito alle scuderie per cercare qualche indizio, anche se non penso che ci sia molto da scoprire purtroppo: se chi ha fatto questo è un mago potente o vuole vendicarsi di mio padre facendo sparire dei cavalieri di Camelot, probabilmente non avrà lasciato tracce. Comunque, te lo prometto: farò il possibile per scoprire la verità."
Ginevra gli rivolse un sorriso dolce e riconoscente e Merlino, sapendo bene ciò che il principe provava dentro di sé per lei, ora era certo che Artù sarebbe andato fino in fondo a questa oscura faccenda e che quindi anche lui sarebbe stato coinvolto.
"Ti ringrazio, Artù, sono più sollevata sapendo che ci penserai tu in persona, sono sicura che farai davvero il possibile."
"Certo, e Merlino mi aiuterà, non è vero?"
Egli annuì prontamente.
"Certo, mi sembra un ottimo modo di passare il tempo, andare a cercare indizi in una stalla senza sapere neanche cosa cercare..."
Artù mise l'altra mano sulla spalla di Merlino e gliela strinse.
"Non avresti nient'altro di meglio da fare tanto, no, Merlino?"
Di fronte al loro scambio di battute Ginevra si mise a ridere: aveva capito che scherzavano in quel modo per farla tranquillizzare e alleggerire la tensione che aleggiava ancora nell'aria dopo quanto era successo. Erano due veri amici per lei e Artù soprattutto... beh, Artù era l'uomo che da sempre in cuor suo ammirava e amava e sapeva che un giorno sarebbe stato un re di gran lunga migliore di suo padre, perché era onesto, leale e generoso, anche se a volte un po' testardo e precipitoso nell'agire.
"Grazie di cuore ancora, ad entrambi, ora devo andare; buona fortuna e state attenti, siate prudenti."
"D'accordo, Ginevra, non preoccuparti."
"Con permesso."
Artù guardò Ginevra allontanarsi: dal suo sguardo Merlino ne intuì la determinazione. E anche lui avrebbe fatto il possibile per scoprire chi o che cosa minacciasse i cavalieri e il regno di Camelot.
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