21. Priscilla
A Merlino venne quasi un colpo: sobbalzò di scatto al suono di quella voce vagamente femminile e gracchiante alle sue spalle, si voltò su se stesso e indietreggiò con una mano sul petto, andando a sbattere contro il tavolo, urtando lo sgabello di legno, che cadde fragorosamente a terra, ed emettendo quindi un breve grido di dolore. A pochi centimetri da lui, stava in piedi una bassa figura bizzarra, completamente avvolta in una veste di color grigio scuro troppo lunga e con un cappuccio nero sulla testa; aveva un volto lungo e scavato, di età indefinibile, dai tratti spigolosi e dalla pelle alquanto rugosa, soprattutto attorno agli occhi, quegli occhi piccoli e viola che aveva appunto visto riflessi nella sfera, scambiandoli stupidamente per una visione: era stato talmente assorto ed emozionato da non accorgersi che quella figura gli si avvicinava, o forse essa sapeva muoversi tanto silenziosamente da non fare alcun rumore. Doveva trattarsi di Priscilla, la strega esperta nell'arte della divinazione alla quale apparteneva non solo la sfera, ma anche lo sgabello che lui aveva appena fatto cadere spezzandone una gamba: di sicuro, non era incoraggiante come primo incontro. Pensò che il suo aspetto misterioso ed inquietante avrebbe immediatamente spinto persone come Uther a bollarla come strega. Non era strano che preferisse i luoghi appartati, freddi e bui. Ora se ne stava lì, muta, a fissarlo, rendendolo inquieto; non si era certo presentato nel migliore dei modi dandogli quel saggio di incapacità e non poteva biasimarla se sembrava ostile verso di lui.
Fortunatamente intervenne Gilbert a spezzare il silenzio.
"Ti presento Priscilla, scusami se ho dimenticato di dirti che anche lei si trovava quaggiù; non immaginavo che si sarebbe presentata così all'improvviso, ma passa spesso inosservata. Pensa che a volte anche io mi dimentico della sua presenza, mentre lavoro: per esempio, molti anni fa, stavo parlando tra me e me chiedendomi dove fosse finita la radice di cerfoglio che mi serviva e lei me l'ha passata allungando la mano all'improvviso; per lo spavento, ho rovesciato l'elisir di rimpicciolimento e..."
Il vecchio mago s'interruppe per un momento notando lo sguardo gelido che la strega gli stava rivolgendo, ma poi riprese coraggio.
"Ed ecco, sì, è in gran parte finito su di lei; purtroppo, l'antidoto non ha rimediato del tutto, perché la quantità era davvero eccessiva: ne bastano poche gocce per fare effetto. Così, da quel giorno è rimasta come la vedi ora. Beh, non che prima fosse..."
La vecchia non aspettò una sola parola di più.
"Ah! Sarebbe certo stato meglio se te lo fossi beccato tutto tu, quell'accidenti di intruglio maleodorante, vecchio spilungone!"
"Oh suvvia, non ce l'avrai ancora con me per questa storia! Mi sono scusato mille volte e ti ho pure regalato quel treppiede fabbricato con l'argento pallido dei nani: sai quanto mi è costato."
"Uff, capirai: li avrai corrotti con uno dei tuoi libri muffosi."
"I miei libri muff... Oh, questa poi! Ho mai preteso qualcosa in cambio, io, quando tu hai usato, senza chiedermelo, tutta l'erba cavallina che avevo raccolto con tanta fatica - sai, Merlino, bisogna raccoglierla solo nelle notti di luna piena di mezza estate ventose - per farne cosa? Per ricavarne quello stupido pendolo con cui non hai mai predetto nient'altro se non che un giorno avrei perso i miei capelli: guardali, sono ancora qui, forti e lunghi!"
"Ah, non cantare vittoria! Può succedere da un momento all'altro, le mie predizioni non hanno mica una scadenza!"
"Già, ma devi ammettere che talvolta non si sono rivelate corrispondenti alla realtà."
"Se avessi conteggiato io un passo per ogni volta in cui tu hai sbagliato a dosare i tuoi ingredienti, ora sarei arrivata fino a Marte, anche con le mie gambe corte!"
Merlino, ripresosi dallo spavento ma ancora piuttosto nervoso, volgeva gli occhi sconcertato ora verso l'uno, ora verso l'altra: sembravano una coppia di vecchi sposi litigiosi e parevano essersi del tutto dimenticati del fatto che lui si trovasse lì. Era alquanto stupito perché anche Gilbert, che gli era sembrato un tipo così calmo e tranquillo, stava alzando la voce.
Mentre il battibecco continuava, abbassò lo sguardo verso lo sgabello e decise di aggiustarlo con la magia, almeno per rimediare un po' alla figuraccia fatta. Grazie al suo incantesimo, in un attimo, la gamba spezzata tornò come prima. Il suo gesto non passò inosservato e mise fine alla disputa: Priscilla ritornò a fissarlo e Merlino pensò che sarebbe stato educato presentarsi ufficialmente. Tese la mano destra verso di lei con un mezzo sorriso incerto: in fondo, nemmeno riusciva a vedere le mani della vecchia, che erano coperte dalle lunghe maniche della veste scura, e non sapeva neppure se fosse un gesto a lei gradito; anzi, sospettava di no.
"Piacere, io sono Merlino. Mi spiace molto per... insomma, per prima. Mi sono fatto prendere dall'entusiasmo, credo."
La vecchia socchiuse gli occhi con un'aria ancora tutt'altro che amichevole. Merlino decise di ritirare la mano e si grattò la testa imbarazzato.
"Ecco, credo che ora il suo sgabello sia a posto... Gilbert e Lynn mi hanno parlato di lei, sono onorato di conoscerla."
Gilbert si avvicinò a Priscilla, appoggiandole lievemente una mano sulla schiena un po' curva.
"Suvvia, Priscilla, non fare sentire le persone sempre così a disagio: in fondo, hai davanti a te Merlino in persona!"
"Davvero, è proprio Merlino, eh?! Si è ristretto anche lui per caso? Sembra più fragile del mio sgabello."
Merlino rise nervosamente e quasi provò l'impulso di scusarsi.
"No, ecco, vengo dal passato: cioè, lei lo sa no, che ancora sono alle dipendenze di Artù, che la magia è bandita a Camelot e..."
Gilbert si batté una mano sulla fronte.
"Camelot appunto! Direi che è il caso di controllare il prima possibile cosa stia succedendo laggiù!"
Spiegò brevemente la storia della ragazza che era stata accusata e imprigionata, manifestando il suo senso di colpa. Priscilla non sembrò intenzionata a confortarlo, anzi, ancora una volta, ne approfittò per ribadire che secondo lei era un incompetente.
"Il solito pasticcione... Poco mancava che facessi giustiziare anche il principe e il maghetto qui... Zucca vuota!"
Brontolando e bofonchiando, però, si mise subito a sedere davanti alla sfera: lo sgabello, anche se piccolo, aveva le gambe lunghe in modo tale che lei si trovasse nella posizione ideale per scrutare nella sfera.
Gilbert si pose alla sua sinistra e Merlino si accostò timidamente alla sua destra.
Priscilla volse gli occhi socchiusi verso di lui, come a chiedergli cosa avesse intenzione di fare.
"Ehm, potrei guardare anch'io?"
La strega scrollò le spalle.
"Come vuoi. Bada di non offuscare la mia visuale, però. Camelot dunque, eh? Naturalmente. Avete delle prigioni sotterranee, nevvero?"
"Già."
Priscilla chiuse gli occhi ed inspirò a lungo come per concentrarsi; poi, roteandoli e mormorando una breve cantilena in una lingua ignota a Merlino, alzò le braccia scoprendo così le mani: mani dalle dita affusolate e grinzose, dalle unghie nere e appuntite, che agitò in aria passandole infine attorno alla sfera.
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