19. Un principe troppo allegro
Le riflessioni di Merlino riguardo ad Artù vennero interrotte all'improvviso da Gilbert, che si alzò rumorosamente dando un colpo al tavolo con una mano e spostando la sedia all'indietro, come se avesse voluto attirare su di sé l'attenzione dei presenti.
"Bene, credo di essermi rifocillato a sazietà, vogliate scusarmi: andrò a vedere se anche Priscilla desidera mangiare qualcosa. Con permesso, principe, ci rivedremo dopo."
Artù, che al momento sembrava un po' brillo, non ci fece troppo caso, mentre a Merlino parve strano, perché sicuramente quella era soltanto una scusa: toccava forse al capo occuparsi personalmente di una faccenda simile, proprio quando c'erano ospiti così importanti?
"Certo certo, andate pure, ci vediamo dopo! Sai, Gillian, ora ti racconterò una cosa proprio spassosa, ma tu non ridere troppo, va bene?"
Anche Sir Gillian era alquanto allegro e ogni traccia di timidezza o riverenza di fronte ad Artù sembrava scomparsa, come se fossero proprio due vecchi amici con un passato in comune.
"Volentieri, non vedo l'ora di sentirla!"
Il principe, con uno sguardo inebetito, alzò l'indice della mano destra in segno di ammonimento.
"Bada bene di non andare a raccontarla troppo in giro... E vale anche per voi tutti: questa cosa starà tra di noi, in segno della nostra amicizia e unione. Non la sa neppure Merlino!"
Quest'ultimo, intento ad osservare Gilbert in piedi che sussurrava qualcosa a Lynn, fu colto alla sprovvista e, incuriosito, si rivolse ad Artù simulando un'espressione offesa.
"Non sapevo che voi aveste dei segreti con me! Cosa avrete mai fatto di così spassoso senza la mia essenziale presenza? Avete fatto figure peggiori di quelle che vi ho già visto fare?"
"Sai, Merlino, ebbene sì: anche io sono stato più giovane di quanto lo sono ora... Ero un bel bambino biondo, un piccolo tenero innocente pargolo..."
Artù che raccontava una delle sue marachelle da bambino: non era mai successo! Merlino aveva spesso pensato che la sua infanzia, senza l'affetto di una madre e con un padre come Uther, non dovesse essere stata del tutto felice, sebbene fosse ricco e avesse tutto a sua disposizione; sicuramente, era stato il bambino più viziato e adulato di tutta Camelot, ma forse a volte si era sentito un po' solo rispetto agli altri bambini, dato che era l'unico erede al trono. Non gliel'aveva mai chiesto, comunque; del resto, neppure lui poteva certo mettersi a raccontare al principe della sua infanzia, vissuta sperimentando ogni giorno i suoi poteri e mettendo in difficoltà la madre che tentava di nasconderli inventando storie e scuse una più assurda dell'altra. Ma, in fondo, era stato felice... Beh, il principe che raccontava spontaneamente un ricordo della sua fanciullezza: questa non voleva di certo perdersela; ne avrebbe approfittato per stuzzicarlo un po'.
"Dubito che siate mai stato così innocente."
Artù roteò gli occhi e gli diede amichevolmente una pacca sulla schiena.
"Sicuro che lo ero, ero un adorabile..."
"Testa di fagiolo?"
Merlino, sorridendo, gli diede questo suggerimento anche per verificare le sue condizioni mentali: se egli non avesse reagito più di tanto, voleva dire che era proprio fuori di sé e che forse era il caso di preoccuparsi. Il principe lo fissò per qualche secondo, come pietrificato, senza muovere un muscolo, finché incurvò leggermente un sopracciglio e la sua bocca si stirò in un lieve sorriso. Nel frattempo, Sir Gillian, che aveva giusto bevuto un altro bicchiere di liquido rosa, era scoppiato a ridere fragorosamente per quel soprannome, senza alcun ritegno, facendo quasi fatica a respirare; anche alcuni maghi si erano uniti alle risa, mentre Gilbert si stava allontanando senza fare commenti. Artù riprese la parola.
"Sicuro, mi hai tolto le parole di bocca, mio caro Merlino. Ero senza ombra di dubbio una tenera testa di fagiolo e ancora non conoscevo bene i pericoli del mondo..."
Merlino rimase allibito da quell'ammissione e continuò ad approfittarne: non ci sarebbe stata certo occasione di ripeterglielo così impunemente.
"Del resto, lo siete ancora, no?"
Silenzio assoluto. Sir Gillian e gli altri maghi tacquero, come se stessero trattenendo il fiato in attesa della risposta del principe, che la diede dopo averci in apparenza riflettuto molto seriamente, tamburellando per un po' le dita sul tavolo.
"Beh, io non mi presenterei esattamente in questo modo, non è molto lusinghiero di fronte a dei sudditi, non pensi? Ecco a voi il celebre Artù Pendragon, testa di fagiolo! Non è quel che si dice un ingresso trionfale, ti pare, Merlino?"
Merlino abbozzò un sorriso incerto.
"Sicuro che non lo è, ma è quel che siete."
Sir Gillian scoppiò a ridere senza controllo.
"Bella questa! Questo servo è uno spasso! Sono tutti così? Dove l'avete trovato?"
Artù scoppiò a ridere a sua volta.
"Anche questa è una storia divertente: pensa che me l'ha affibbiato mio padre, certo che fosse un servo affidabile perché - udite bene tutti - una volta mi ha salvato la vita!"
Tutti guardarono Merlino con ammirazione e si complimentarono con lui, facendolo sentire un po' in imbarazzo.
"Ebbene sì, proprio lui ha salvato il mio sedere regale e così da allora me lo porto appresso. Del resto, due teste di fagiolo sono meglio di una, non trovi anche tu, Merlino?"
Ecco, finalmente, la risposta alla sua provocazione: Merlino aveva già la battuta pronta, proprio sulla punta della lingua, ma il principe riprese a parlare, senza voler essere interrotto.
"Comunque, quando ero più piccolo, una volta mi ero comportato male. Beh, nulla di che, le solite cose che un bambino di otto o nove anni può fare in un castello in preda alla noia... Lo sapete, no? Questo è del re, questo non si deve toccare, quello è prezioso, via dalla cucina... Beh, quella volta non so più cosa avevo fatto, ma mio padre si era arrabbiato ed ero chiuso in punizione nella mia stanza. Fuori c'era una bella giornata di sole e per di più era in corso un torneo. Una vera ingiustizia non potervi assistere, non trovate?"
Tutti annuirono comprensivi.
"Ecco, mi aggiravo per la stanza, pensando disperatamente a un modo per scappare sfuggendo alle due guardie che c'erano in corridoio, davanti alla porta... Avevano l'ordine tassativo di non farmi uscire, perciò tentare di commuoverli non avrebbe funzionato..."
"Emrys!"
L'attenzione di Merlino venne richiamata, solo mentalmente, da Gilbert, che si stava avviando lentamente verso la sua abitazione, senza guardarli.
"Dobbiamo parlare. Questo mi pare il momento opportuno. Seguimi."
Il giovane mago, per un momento, rimase incerto sul da farsi: una parte di sé, complici le prelibatezze del banchetto, voleva godersi e sentire con le sue orecchie il racconto di Artù, senza pensare ai problemi; dato che non accennava ad alzarsi, all'improvviso Gherda sbucò alle sue spalle, spronandolo con una scusa lampante.
"Scusate se vi interrompo un momento, principe Artù, ma qui le mani non sono mai troppe e dato che l'avete tanto lodato... Mi chiedevo se potreste farci l'onore sublime di prestarci Merlino per aiutarci a lavare i piatti."
Merlino aprì la bocca senza sapere cosa dire: questa era chiaramente una scusa, nessuno se la sarebbe bevuta, perché non avevano alcun bisogno di lui per lavare i piatti, che avrebbero potuto rendere lucidi come specchi in un attimo con l'aiuto della magia. Ma Artù fu del tutto d'accordo e ci cascò in pieno. Dov'erano finiti tutto il suo sospetto e la sua prudenza? Le sue raccomandazioni di non fidarsi dei maghi e tutto il resto? Non era in sé.
"Certo, abbiamo mangiato e bevuto divinamente, ora è giusto che collaboriamo: ricambio la vostra ospitalità, prestandovi il mio braccio destro per i vostri servigi. Vai, mio caro servitore, fatti onore, fa' un buon lavoro... Non sia mai che diano degli scansafatiche a noi di Camelot!"
Era completamente andato.
Merlino non poté far altro che assecondarlo, preparandosi psicologicamente alle spiegazioni di Gilbert: l'atmosfera da festa per lui era finita e non si poteva più scherzare. Ad un tratto, conscio delle sue responsabilità - che certo avrebbero riguardato qualcosa di più complesso e pericoloso rispetto al lavaggio dei piatti - si sentì le spalle pesanti.
"Vado subito, mia cara testa di fagiolo. Spero di non farvi sfigurare, dopo che mi avete fatto l'onore di definirmi il vostro braccio destro. Siete certo di stare bene?"
"Mai stato meglio! Sarai i miei occhi e le mie mani, vai, ti affido la tua missione! Bravo ragazzo! Sapete, è proprio un bravo e caro ragazzo!"
Tutti annuirono e Gherda prese il posto di Merlino, esortando Artù a continuare il suo spassoso racconto.
"Per la barba di Merl... Ops, volevo dire del ciclone, su, voglio sentire anch'io la vostra storia!"
Il giovane mago si avviò a lunghi passi verso Gilbert, che lo attendeva vicino alla porta di legno della sua abitazione, senza che Artù, ovviamente, se ne fosse accorto. Finalmente, i due maghi si parlarono senza maschere.
"Starà bene? Sono un po' preoccupato: di solito non si comporta così e non è tanto ciarliero ed espansivo. Non mi ha nemmeno rimproverato, anzi, mi ha persino lodato e promosso a suo braccio destro!"
Gilbert sorrise cordialmente, rivelando uno scintillio di divertimento negli occhi chiari: anche lui per poco non era scoppiato a ridere di fronte al battibecco tra Artù e Merlino, ma si era trattenuto per rispetto al principe, che in fondo non si rendeva nemmeno ben conto di ciò che stava dicendo.
"Non temere, Emrys, starà bene: è solo che, per chi non ha poteri magici o non è abituato ai nostri cibi, a dosi massicce essi sono piuttosto forti e danno un po' alla testa, diciamo. Ma non c'è da preoccuparsi, è del tutto normale; se l'effetto dovesse diventare eccessivo e Artù facesse qualcosa di esageratamente..."
"Tipo?"
"Beh, Sir Gillian non se lo ricorda, ma diciamo che, la prima volta che ha mangiato le omniole, ha fatto indigestione, in un certo senso... Ha cominciato a spogliarsi e a cantare, suscitando l'imbarazzo e l'ilarità delle donne presenti..."
"Oh bene, non mi perderò la scena allora se Artù dovesse fare lo stesso: avrò qualcosa da raccontargli per metterlo in imbarazzo, dopo!"
"Stavo dicendo, se l'effetto si rivelasse eccessivo, ho detto a Lynn di dargli un po' dell'antidoto che ho preparato, per restituirgli un barlume di lucidità ed evitare che le cose degenerino troppo... Ma giusto un poco: non vorrei che rinsavisse e ci venisse a cercare, insospettendosi per la nostra assenza. Prego, entra pure per primo."
Merlino lanciò un'ultima occhiata fugace alle sue spalle, cogliendo alcune parole dalle quali intuì che Artù stava descrivendo un suo maldestro tentativo di fare una corda con le lenzuola del letto, dopo aver provato inutilmente con le lunghe tende di broccato, troppo pesanti per un bambino; chiedendosi con curiosità se alla fine fosse riuscito a fuggire o se magari fosse rimasto appeso fuori dalla finestra senza riuscire né a risalire né a scendere abbastanza per saltare giù - chiamando così lui stesso le guardie per farsi aiutare: quella sì che sarebbe stata una storia davvero spassosa -, varcò finalmente la soglia.
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