18. Un banchetto magico

La donna si inchinò e si rivolse al principe con vivacità, ma Merlino ebbe l'impressione che i suoi occhi si posassero più volte su di lui di sfuggita, per poi tornare subito su Artù: anche lei non voleva creare sospetti rivolgendogli troppa attenzione, come tutto il resto di Bre Bile.

"Oh principe, vorreste riposarvi un attimo prima di passare alle cose serie? Io sono Gherda, la cuoca ufficiale del villaggio: se volete concedermi l'onore di servire un membro della famiglia reale tanto illustre come voi, provvederò a rifocillarvi con immenso piacere."

Il tono della donna era così carezzevole che Artù fu subito allettato dalla proposta, ma il suo entusiasmo diminuì non appena ricordò le spiegazioni di Lynn riguardo alle usanze della sua gente; a essere sincero, non aveva voglia di mangiare altre zuppe di fagioli o robe simili, avrebbe desiderato qualcosa di più sostanzioso, consono alle sue abitudini. Sir Gillian, però, lo convinse subito ad accettare.

"Se posso permettermi, principe Artù, io accetterei il suo invito: non ricordo come si mangi a Camelot, ma posso assicurarvi che qui si mangia divinamente, non abbiate timore!"

"Bene, allora mi fido del tuo giudizio e seguirò il tuo consiglio. Dove ci mettiamo?"

Gilbert gli indicò uno spiazzo vuoto davanti ad alcune case.

"Se volete attendere un attimo, faremo una tavolata unica qui all'aperto, dove coloro che lo desiderano potranno godere della vostra compagnia; altrimenti, tutti rivendicherebbero il diritto di ospitarvi nella propria dimora e non sarebbe opportuno generare motivi di contrasto. Thomas, per favore, vorresti pensarci tu?"

A questo invito rispose, facendosi avanti, un uomo di circa trent'anni; era biondo, alto e piuttosto magro, con la pelle chiara e i capelli lunghi raccolti in una treccia, salvo due ciuffi sciolti ai lati. Anche lui portava una veste simile a quella di Gilbert, ma di colore arancione e verde.

"Certo, eccomi."

Il mago chiuse gli occhi, batté le mani e poi stese le braccia davanti a sé, pronunciando sottovoce parole che non capirono né Artù né Merlino; dopo un attimo, diverse tavole di legno, galleggiando nell'aria, uscirono dalle case e si disposero l'una accanto all'altra, attraverso rapidi gesti dell'uomo. Poi, gli oggetti più disparati, fluttuando leggeri, uscirono, di nuovo da soli, dalle abitazioni, sempre guidati dalle parole e dai gesti di Thomas: tovaglie, sedie, brocche, bicchieri, tovaglioli, posate e vassoi ancora vuoti vennero man mano disposti con ordine. Arrivarono anche delle pagnotte, verdure e pentole di zuppe fumanti, che furono appoggiate sulle tavole con delicatezza, perché il loro contenuto non tracimasse dai bordi. Merlino ricordò che Lynn gli aveva spiegato che Thomas era il mago in grado di fare incantesimi di richiamo e fu incuriosito dal fatto che egli dovesse agire ad occhi chiusi, forse per concentrarsi meglio e focalizzare l'immagine dell'oggetto che voleva richiamare. Osservò Artù, che aveva un'aria incredula, ma non ostile: sembrava solo molto stupito e incapace di distogliere lo sguardo da quel prodigio. Quando Thomas finì l'incantesimo, riaprì gli occhi, si asciugò con il dorso di una mano la fronte, leggermente imperlata di sudore per lo sforzo, e rivolse un grande sorriso e un impercettibile inchino a Merlino, che rispose con un breve cenno di apprezzamento, approfittando della distrazione del principe.

Gherda riscosse Artù prendendolo sottobraccio.

"Su, andiamo, principe, che stiamo aspettando? Non mangeremo certo voi: siete l'ospite d'onore! Il gatto non mangia il leone!"

"Aspetta un attimo, Gherda!"

Gilbert prese dalle mani di una donna accanto a lui una veste bianca e dorata, che porse ad Artù. Le lunghe maniche, decorate con corone intrecciate a piccoli fiori, parevano riflettere la luce del sole emettendo bagliori luminosi.

"Se volete cambiarvi, principe... Se non sbaglio, ora indossate la maglia di Merlino."

"Come fate a saperlo? Oh certo, ci avrete osservati con quella vostra sfera magica."

"Tenete, questa dovrebbe andarvi bene."

Artù la prese e ne ammirò subito la bellezza e la raffinata fattura.

"Non ho mai sentito nulla di più liscio e morbido, e sembra perfetta per me: sono sicuro che c'entra la magia."

Gilbert non rispose, limitandosi a sorridergli.

"Beh, immagino di non avere scelta, vi ringrazio."

"Prego, vogliate cambiarvi nella mia umile dimora."

Gilbert fece loro strada e lo fece entrare in una delle casette più vicine, mentre lui e Merlino rimanevano alla porta. Artù sembrò apprezzare il gesto di riguardo e, anche se avrebbe di gran lunga preferito un'armatura e non aveva mai indossato nulla di simile, quel tessuto era davvero degno di un principe, se non di un re. Non volendo indugiare troppo nella casa di uno stregone, uscì quasi subito dopo essersi cambiato, giusto il tempo di notare un enorme tavolo addossato a una parete, coperto da boccettini di vetro e strani strumenti, e tantissimi scaffali pieni di libri imponenti.

"Che ne dici, Merlino?"

"Vi sta benissimo, Artù!"

Artù gli sorrise e gli restituì la maglia, ma Gilbert pose una mano sul braccio di Merlino e con l'altra gli offrì una veste magnifica: era bianca e argentata, decorata sulle maniche con disegni di foglie e stelle luccicanti.

"Se il vostro servo gradisce, può indossare questa."

"Vuoi, Merlino?"

"Col vostro permesso, Artù, mi cambierei volentieri, anche se è talmente bella che ho paura di sporcarla a tavola."

Gilbert lo rassicurò.

"Non temere, è molto resistente ed è impossibile che questi tessuti si sporchino con del cibo, ci vuole ben altro per sciuparli."

Merlino, che, dopo essersi così vestito, si trovava perfettamente a suo agio, intuì che probabilmente solo la magia poteva danneggiare quelle vesti: quella che indossava Gilbert era bruciacchiata in più punti a causa di chissà quali incantesimi o filtri magici.

Gherda si riavvicinò.

"Siete una meraviglia, principe Artù! Sembrate uno di noi ora, nemmeno vostro padre vi riconoscerebbe!"

"E se mi riconoscesse, temo che la sua reazione sarebbe alquanto spiacevole e che purtroppo non riuscirei a correre veloce per sfuggirgli, così vestito! Però, è davvero stupenda, grazie."

"Su su andiamo, non aspettiamo che arrivi la neve d'estate! La sabbia giù scende e non risale!"

La donna trascinò a uno dei tavoli Artù, che non poté far altro che assecondarla. Merlino e Sir Gillian si sedettero ai lati del principe, mentre davanti a loro sul lato opposto presero posto Gilbert e Lynn. Gherda restò in piedi dietro ad Artù, mentre il resto dei presenti aveva già preso posto.

"Allora, che cosa gradireste?"

"Beh..."

Artù avrebbe voluto dire che desiderava un pollo arrosto, ma non osò parlare, ben sapendo del tabù. Vedendo la sua esitazione, Lynn parlò per lui.

"Credo che il principe gradirebbe molto l'Immangiabile: ha proposto di cacciare ieri."

Gherda fece una smorfia, imitata da alcuni maghi, scuotendo la testa, mentre altri si portarono addirittura una mano davanti alla bocca spalancata, esprimendo tutto il loro disappunto verso quell'idea inconcepibile.

"Oh ecco, tradizioni barbare... Mangiare animali come animali e poi comportarsi da animali, ovviamente. Non c'è rospo senza rane, sempre così... Non siete stati illuminati, non ancora. Potreste mangiare una zuppa di limeni o un prelibato composto di fribolla: sarebbero degni di un re, non di un principe! Beh, non è un grosso problema, se agiamo in un certo modo; se è quello che desiderate, vi sembrerà di mangiare proprio il vostro..."

Artù, ancora esitante, sussurrò la parola "pollo".

"Pollo sia allora, ah! Contento voi!"

Artù e Merlino si scambiarono un'occhiata sbalordita di fronte a quell'affermazione strampalata. Merlino si rivolse incerto alla donna.

"Ma non è tabù?"

"Certo, ma se è quello che il principe ha in testa, la sua testa gli dirà che sta mangiando proprio quello."

"Scusi, ma non credo di capire."

"Oh, nulla di più semplice. Ah, vi ringrazio, bambini, appoggiate pure qui il vassoio, grazie."

Due graziosi gemelli perfettamente identici, a parte il fatto che uno era biondo e l'altro moro, entrambi con folti riccioli, si erano avvicinati alla maga, portando un vassoio sul quale erano adagiati gli strani frutti dai vari colori che Merlino aveva notato all'arrivo: grandi poco meno di un pugno, rossi, verdi, arancioni e gialli, erano lievemente coperti da una curiosa peluria che si muoveva leggermente, come se il vento la stesse muovendo soffiandovi sopra, mentre in realtà non ve n'era nemmeno un soffio. I due bambini, una volta appoggiato il vassoio, osservarono con curiosità Merlino, fissandolo praticamente a bocca aperta, fino a che Gilbert si schiarì la gola e si decisero ad andarsene. Fortunatamente, Artù, intento a squadrare con sospetto quei frutti insoliti, non fece caso al loro comportamento.

Gherda ne prese uno e se lo mise nella tasca del grembiule.

"Vedete, queste si chiamano omniole e sono frutti molto speciali. Non si mangiano così come li vedete ora: vi assicuro che non ne varrebbe la pena. Quando cadono dagli alberi, sotto ai quali disponiamo delle reti apposite, ecco, non sono proprio una delizia, tanto varrebbe mangiare della sabbia condita con dell'erba. Ma, una volta entrati qui dentro..."

Gherda mise la mano destra grassoccia sopra al grembiule e lo accarezzò con affetto, come farebbe una futura madre con il suo pancione.

Artù, incuriosito, la spronò a continuare.

"Entrati lì dentro? Cosa c'entra con il mio pollo?"

Gherda, che aveva assunto uno sguardo vacuo, non rispose subito: sembrava essere lontana, persa nei suoi pensieri, finché la tasca del grembiule cominciò a gonfiarsi sempre di più, sotto gli sguardi increduli di Artù e Merlino. Poi si riscosse improvvisamente.

"Ecco, è pronto credo! Non ho mai assaggiato un pollo naturalmente, a differenza vostra, ma non importa: l'omniola appagherà il vostro desiderio grazie alla spinta della mia magia, assumendo il gusto della pietanza che volete nel momento in cui metterete in bocca il primo boccone."

Così dicendo, rimise la mano dentro al grembiule e ne trasse fuori il frutto, che era diventato almeno dieci volte più grande e non era più peloso, ma rugoso, fumante e tenero. Lo mise nel vassoio davanti ad Artù, che sembrava ancora non credere a una parola di tutto quello che Gherda aveva detto e la guardava come se le mancasse qualche rotella. Fu l'intervento di Sir Gillian a persuaderlo di nuovo.

"Se posso, principe Artù, me ne prendo un pezzo: vi assicuro che non ve ne pentirete!"

Merlino, entusiasta di provare, ne tagliò un grande pezzo e lo mise nel piatto di Artù, prendendone poi uno anche per sé.

"Sapete che anch'io ho proprio voglia di pollo?"

"E va bene, assaggiamo allora!"

Tutti e due portarono un boccone alla bocca e masticarono con gusto, sorprendendosi del fatto che sembrava davvero che stessero mangiando un pollo arrosto degno del più sontuoso dei banchetti reali, incredibilmente aromatico e tenero.

Gilbert fece un grande sorriso ad entrambi.

"Spero che sia di vostro gradimento e vi suggerisco di chiudere gli occhi, il gusto vi sembrerà ancora migliore. "

I due ospiti seguirono il suo consiglio e rimasero estasiati: persino al castello non avevano mai mangiato nulla di simile e ad Artù non sembrò più importare il fatto che quello fosse un banchetto magico, anzi si servì da solo una seconda porzione molto più abbondante. Merlino, incuriosito, si rivolse a Gherda indicando gli altri cibi disposti sulle tavole.

"Ma cucinate sempre così? Quelle pagnotte e quelle zuppe? Vengono anche loro dal vostro grembiule?"

"Per la barba del Sole, no di certo: quelle pagnotte sono fatte di farina, acqua e olio di gomito, come le vostre! Sarei stremata se dovessi cucinare per tutti e per tutti i pasti! Di solito, serbiamo le omniole per le occasioni speciali, e devo dire che non c'è mai stata occasione più speciale di questa, senza dubbio! Oppure, soddisfo le richieste delle persone quando sono malate o quando desiderano alimenti fuori stagione o piatti che non hanno avuto tempo e voglia di cucinare. Emergenze di vario tipo insomma, come questa, dato che non mangiamo carne. Altrimenti, molti cucinano per conto proprio, anche senza magia: pure io lo faccio, a volte c'è più magia senza magia e il risultato è più magico!"

Artù, terminata tutta l'omniola che sapeva di pollo, si voltò verso Merlino con un'espressione beata sul volto.

"Però, pensa un po', Merlino, se anche tu sapessi cucinare in questo modo! Credo che ingrasserei davvero!"

"Senza dubbio, Artù! Credo che potrei farlo persino io! Ingrassare, intendo."

"Si capisce."

Gherda sorrise e porse un'altra omniola fumante a Merlino, facendogli l'occhiolino, poi se ne andò a soddisfare altre richieste.

Il banchetto si prolungò piuttosto a lungo: non volendo rifiutare la cortesia di nessuno dei maghi, che facevano a gara per convincerli ad assaggiare i loro manicaretti, nel timore di offenderli, i due si sentirono costretti ad assaggiare almeno un boccone di tutto. A Merlino sembrava di essere già sazio, quando Lynn, premurosa, versò del liquido azzurro nel suo calice, dicendogli che l'avrebbe aiutato a mantenere l'appetito.

"Grazie."

Ne bevve un lungo sorso e si sentì di nuovo leggero e pronto a mangiare; ne versò subito anche ad Artù. Tra chiacchiere gioviali, presentazioni e altre spiegazioni culinarie, degustarono diverse bevande, in cui riuscirono vagamente a percepire l'aroma pungente e fresco della menta, o quello dolce e gradevole di frutti di bosco: il loro sapore era così paradisiaco che tutto ciò che avevano bevuto a Camelot prima di allora avrebbe potuto benissimo essere paragonato all'acqua sporca.

"Non c'è bisogno di taverne da queste parti, vero, Merlino? Facciamo un brindisi!"

Merlino, conservando ancora la sua lucidità mentale, osservò Artù mentre rideva con Sir Gillian e gli versava allegramente da bere: sembrava aver del tutto dimenticato il motivo per cui si trovavano lì e anche ogni sua avversione verso la magia. Si ritrovò a pensare che sarebbe stato bello poter mangiare così anche a Camelot. Chissà se gli avrebbero consentito di portare delle omniole con sé, per provare a piantarle; sarebbe stato un bene per tutti se anche Uther si fosse rilassato un po', perdendo il suo cipiglio burbero. Ma forse crescevano solo lì e non sarebbe bastata la sua magia per gustarle, ma occorreva anche quel grembiule speciale. O magari, avrebbe potuto chiedere i segreti di qualcuna di quelle divine bevande: si sentiva così leggero! Osservando la spensieratezza di Artù, che continuava ad assaggiare di tutto e dava pacche sulla schiena di Sir Gillian, Merlino pensò di non averlo mai visto così allegro neanche a Camelot, dove le responsabilità e la posizione che occupava gravavano sulle sue spalle: ora, sembrava solo un ragazzo comune che si godeva la vita con vitalità e senza preoccupazioni. Il giovane mago promise a se stesso che avrebbe fatto di tutto perché, un domani, quel sorriso non sparisse e la luce nei suoi occhi non venisse offuscata da ombre di dolore.

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