17. Il cavaliere ritrovato
Merlino fissava con sorpresa l'abito e il volto dell'uomo, che stava scambiando delle parole con Lynn a bassa voce; Artù, invece, si guardava attorno con circospezione e il giovane mago seguì il suo sguardo, notando poco più in là delle casette graziose e semplici, dai tetti di paglia, decorate da tralci rigogliosi di edera, vicine l'una all'altra. C'erano una ventina di persone che li osservavano incuriosite da lontano, mentre altre spiavano dalle porte semiaperte o dalle piccole finestre rotonde: sembravano in trepidante attesa, forse di un cenno di Gilbert che le invitasse ad avvicinarsi. Tutt'attorno aleggiava un inebriante profumo di fiori e c'erano anche alberi carichi di strani frutti che Merlino non riuscì ad identificare. Sembrava un piccolo paradiso terrestre, in cui regnava la pace e l'armonia con la natura: alte montagne si scorgevano in lontananza, seminascoste da piccole nuvole che sembravano soffici e leggere e che si muovevano continuamente coprendo ad intermittenza il sole ormai alto nel cielo azzurro. Lo sguardo di Merlino si posò di nuovo su Artù, che gli tese la mano per aiutarlo ad alzarsi; dal breve contatto e da un suo cenno nervoso, egli avvertì la sua estrema tensione. Per quanto riguardava lui, invece, dentro di sé provava emozioni contrastanti, ma al momento su tutte prevaleva una sensazione di incredulità e meraviglia: davanti a lui, c'erano tante persone che possedevano poteri magici come lui, che conoscevano certo la sua identità e, cosa di cui ancora non riusciva a capacitarsi del tutto, erano tutte di fronte a lui, ma anche di fronte ad Artù, in piedi al suo fianco. Non era affatto una situazione in cui riuscire a restare calmi: percepiva la presenza di magia persino nell'aria! Gilbert si rivolse ad Artù, abbassando il capo in segno di rispetto e apparentemente ignorando Merlino.
"Benvenuto nel nostro umile villaggio, principe Artù. Siamo amici e non avete nulla da temere, placate i vostri animi. Per tutti noi è un sommo onore avervi qui, benvenuto a Bre Bile."
Anche altri seguirono il suo esempio, abbassando il capo e mormorando rispettosamente il loro benvenuto.
"Io sono Gilbert, come avrete già intuito. Vogliate perdonarci di tutto il disturbo che vi abbiamo provocato a causa del mio, o meglio, del nostro egoismo nel volervi qui, e anche del coinvolgimento di Sir Gillian."
Artù fu rassicurato dai modi civili dell'uomo: anche se aveva conosciuto Lynn, fino all'ultimo aveva temuto di ritrovarsi ad avere a che fare con persone pericolose, abituate ad ostentare e ad abusare dei loro poteri per ottenere i loro scopi, ed era un sollievo vedere che conoscessero le buone maniere e il valore dell'ospitalità.
"Piacere mio. Certo, non sono abituato a servirmi di questi strani mezzi per viaggiare, ma grazie per l'accoglienza."
Non sapendo cos'altro aggiungere, diede una pacca sulla schiena di Merlino e lo presentò.
"Beh, questo è Merlino, il mio servo. A quanto pare, è suo destino accompagnarmi proprio dovunque. Ne avremo da raccontare quando torneremo a Camelot! Su, non startene lì impalato, di' qualcosa anche tu."
Merlino sorrise e chinò il capo a sua volta in direzione del mago.
"Certo certo, è un piacere anche per me conoscervi."
Gilbert gli rivolse un sorriso cordiale.
"Piacere mio, Merlino."
Il mago lo guardò di sfuggita con i suoi occhi azzurro chiaro e tornò a rivolgersi per lo più ad Artù.
"Spero che vi siate trovati bene con Lynn, scusate se non vi abbiamo portato subito qui, ma abbiamo pensato che fosse meglio che ci preparassimo per accogliervi e che vi rilassaste vicino al Fior-Uisge Lough: spero che abbiate gradito."
Vedendo gli sguardi confusi dei due ospiti, Lynn intervenne.
"Oh, non è nulla di spaventoso, è solo il nome del lago che avete visto. Mi ero scordata di dirvelo: significa solo che è un lago di acqua dolce."
"Oh sì, è meraviglioso. Però, non ci avete fatto venire qui per ammirare i vostri laghi, non è vero?"
"No, certo che no, principe Artù. Se volete seguirmi, incontrerete subito Sir Gillian, come Lynn mi ha detto che avete richiesto; poi vi spiegherò tutto. Mi ha anche informato di ciò che è successo a Camelot nel frattempo e non so trovare le parole per esprimervi il mio rincrescimento: non avevo idea che quella ragazza fosse stata incolpata del mio operato, è senz'altro necessario che torniate a casa il prima possibile. Comunque, tenteremo di sondare la situazione attraverso la sfera di cristallo, nell'eventualità che sia cambiata."
Artù rivolse al mago uno sguardo interrogativo.
"Potete farlo?"
"Sì, Priscilla se ne occuperà; a lei non piace la luce del sole, per cui non la vedete ora tra gli altri laggiù, ma le chiederò di provare. Il guaio è che ha i suoi momenti e non vede sempre bene, a volte le immagini sono confuse. Prima ci siamo assicurati grazie a lei che stesse andando tutto bene per voi, nella foresta."
"Ecco, avevo la sensazione di essere osservato, visto, Merlino? Ho un sesto senso per queste cose."
"A quanto pare è così, Artù."
"Mi spiace, spero che non vi siate allarmato troppo; ho ritenuto che fosse una precauzione necessaria per la vostra sicurezza, dati i pericoli che l'ambiente nasconde. Ci sono animali che non gradiscono gli intrusi e..."
Artù interruppe la spiegazione: non era il caso di sapere quali animali spaventosi si celassero nella foresta, oramai l'avevano superata indenni e certo non avrebbe più dovuto affrontarla, o almeno così sperava, perciò non sarebbe stato di alcuna utilità conoscere più cose del necessario e perdere altro tempo. Cercò, però, di non sembrare maleducato.
"Certo, capisco. In tal caso, vi ringrazio del vostro interessamento, avevate buone intenzioni."
Merlino, al contrario, avrebbe voluto sapere di più sulla foresta, che l'aveva tanto affascinato, ma non aprì bocca, frenando la sua curiosità.
"Solo dovere, principe Artù; del resto, ora sono io responsabile dell'incolumità vostra e di quella del vostro servo. Ma non sprechiamo più tempo prezioso con questi convenevoli. Venite, Sir Gillian è laggiù assieme agli altri."
Il mago e Lynn avanzarono verso le case e gli altri abitanti, seguiti da Artù e Merlino, che, tra tanti volti incuriositi e sconosciuti, ad un tratto ne riconobbero invece uno ben noto: Sir Gillian, vestito però non come un cavaliere, ma come avrebbe potuto vestire un umile contadino a Camelot. Gli era cresciuta un po' la barba e la sua carnagione era diventata leggermente più scura, anche se era trascorso poco tempo; tuttavia, non era possibile sbagliarsi: era proprio lui, in carne ed ossa, e pareva stare bene, anzi era addirittura un po' ingrassato. Non diede comunque segno di averli riconosciuti. Con enorme sollievo e gioia, Artù superò Gilbert con uno scatto, si avvicinò sorridente al cavaliere e gli mise una mano sulla spalla.
"Finalmente, è una vera gioia rivederti, Sir Gillian! Ti hanno trattato bene?"
Sir Gillian non riuscì a sostenere lo sguardo del principe e si scusò con rammarico.
"Mi dispiace, forse ve l'hanno già spiegato, ma io non ricordo nulla, non so chi voi siate... Cioè, lo so perché me l'hanno detto, ma non mi ricordo di voi. Comunque, per me resta un vero onore conoscervi, principe Artù. Vogliate accettare i miei umili servigi."
L'uomo si inginocchiò, ma Artù lo fece rialzare subito.
"Non c'è bisogno di essere così formali con me, alzati: io sono un cavaliere esattamente come te. Non temere, risolveremo questa faccenda e torneremo presto tutti insieme a Camelot, da dove veniamo tutti e tre. L'importante per ora è che tu stia bene: tantissime persone sono preoccupate per te, lo sai?"
"Mi spiace. Ma non riesco quasi a crederci, io sarei un cavaliere? Io, Sir... Mi sento molto confuso."
Mentre Artù continuava a rassicurarlo, descrivendogli Camelot e rispondendo con l'entusiasmo di un bambino alle sue domande, Merlino, anch'egli sorridente vicino a loro, all'improvviso sentì dentro la sua mente una voce che lo chiamava.
"Emrys! Emrys!"
Sussultò così vistosamente che Artù, anche se impegnato a descrivere le meraviglie della cavalleria a un ancora esterrefatto ma sempre più entusiasta Sir Gillian, se ne accorse.
"Ehi Merlino, tutto bene?"
"Cosa? Oh sì, non è nulla, solo un prurito improvviso."
Artù fortunatamente non chiese altro e riprese a chiacchierare vivacemente con Sir Gillian.
"Emrys!"
Stavolta la voce era ancora più chiara e forte. Cercando di far finta di niente, si guardò attorno, domandandosi chi tra tutte quelle persone lo stesse chiamando; si voltò e vide lo sguardo intenso di Gilbert fisso su di lui, intuendo che la voce fosse proprio la sua.
"Rigirati, Artù non deve sospettare di te, giusto?"
Sorpreso, Merlino obbedì, seguendo all'apparenza il dialogo del principe con il suo cavaliere ritrovato, annuendo di tanto in tanto, mentre in realtà la sua attenzione era tutta focalizzata sulla voce del mago dentro alla sua testa.
"Perdonami se uso questo espediente, ma volevo essere sicuro che fossi davvero tu usando l'altro nome con cui ti conosciamo. La prudenza non è mai troppa, anche se Lynn non aveva alcun dubbio su di te. Sono onorato di conoscerti e chiedo scusa se prima non ho potuto prestarti tutta la mia attenzione come meriti, ma di certo ne hai intuito la ragione: di fronte ad Artù non potevo agire diversamente. Per ora sappi che siamo tutti immensamente onorati della tua presenza e troveremo presto modo di parlare faccia a faccia."
La voce s'interruppe, proprio mentre una donna di mezza età bionda e robusta si avvicinava ad Artù, ancora immerso nella conversazione. Indossava una sorta di grande grembiule bianco, al centro del quale c'era una grande e capiente tasca verde.
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