16. Il dolore del re

Uther, già in attesa dell'arrivo di Morgana e Artù nella sala dei banchetti, udì all'improvviso il suono delle campane che lanciavano l'allarme: grida concitate risuonavano sia all'interno che all'esterno del castello. Con un brivido di terrore, temendo che la stregoneria avesse colpito ancora, si alzò di scatto e si diresse alla porta, poco prima che questa venisse aperta da un trafelato Sir Leon.

"Oh, Sire, siete qui."

"Cosa sta succedendo? Cos'è questo baccano?"

"Stiamo cercando il principe Artù, ho pensato che potesse essere venuto qui, ma non c'è, vero?"

Il volto di Uther sbiancò subito dalla preoccupazione.

"No, non l'ho ancora visto, ma che significa? Dove...?"

"Mi spiace dover essere io a dirvelo, Sire, ma il principe sembra scomparso nel nulla: Gaius ha lanciato l'allarme e ora lo stiamo tutti cercando."

"Non è possibile! Di nuovo?! E mio figlio stavolta... dentro al castello?! Come?"

Per un attimo, Uther fu talmente sconvolto da non riuscire a formulare una frase coerente.

"Mi spiace, torno a cercare, col vostro permesso: formerò dei gruppi di cavalieri per chiedere anche al villaggio."

"Sì certo, chiedete a chiunque, dite che darò una generosa ricompensa a chi l'abbia visto o a chi possa dare informazioni. Ma aspetta un attimo! E quel servo che lo accompagna sempre... Quel... sempliciotto? Dove si è cacciato? Lui saprà o avrà pur visto qualcosa!"

"Merlino? Stiamo cercando anche lui in realtà."

Detto questo, Sir Leon corse fuori dalla stanza, quasi scontrandosi con Morgana che, saputo ciò che era successo da una serva che aveva fermato lungo i corridoi animati dal caotico viavai, si era precipitata da Uther con un'espressione di rammarico e ansia dipinta sul volto. Appena la vide, lieto che la giovane fosse lì al suo fianco e che almeno a lei non fosse accaduto nulla, il re le prese le mani con affetto, come se potesse attingere energia da esse per sopportare la disgrazia.

"Oh, Morgana, hai saputo?"

"Sì, certo, che cosa terribile, mio Signore! Ma non disperate: forse lo troveranno!"

"Oh, non credo... Temo proprio che... La stregoneria qui, dentro al castello! E Artù..."

Uther sembrava a pezzi, scosso profondamente da quella notizia inaspettata: il dolore stava prendendo il sopravvento su di lui che, nonostante tutti i suoi difetti e la sua frequente mancanza di umanità verso gli altri, amava profondamente il figlio e aveva deposto in lui le sue più grandi speranze. Morgana, premurosa e sollecita, lo aiutò a risedersi in attesa di notizie, mormorandogli piano parole di conforto, colme di amore filiale. Ma, mentre Uther si copriva il volto con le mani, quasi volesse nascondere quel suo momento di debolezza e non essere visto, una luce maligna brillò per un attimo negli occhi della donna: come se vedere il re di colpo come invecchiato di dieci anni e così abbattuto, fosse per lei fonte di un sadico divertimento e di una celata soddisfazione, al pari del più spietato dei nemici.

***

Le ricerche proseguirono per ore, ma purtroppo si rivelarono vane: nessuno aveva più visto Artù da quando si era ritirato nelle sue stanze e Gaius era davvero l'ultimo ad aver visto Merlino. Il vecchio medico capì che i suoi sospetti erano fondati: i due non erano mai usciti, dovevano essere spariti dall'interno della camera attraverso un nuovo portale. Egli si diresse da Uther assieme a Sir Leon per riferirgli le cattive notizie. Non fu stupito di vedere sul volto del sovrano un'espressione tanto tormentata, né di vedere Morgana seduta al suo fianco. Sir Leon gli spiegò che avevano interrogato chiunque e cercato ovunque, ma senza esito. Il re sembrava senza forze e del tutto prostrato dalla scomparsa del figlio, suo erede al trono.

"Gaius, tu cosa ne pensi?"

Gaius pensò che fosse giunto il momento di parlargli dei portali, ma esitò, data la presenza di Sir Leon e Morgana; Uther, che, del resto, lo conosceva da moltissimi anni, intuì il motivo della sua esitazione e congedò Sir Leon.

"Ora parla, Gaius: dimmi chi o cosa sospetti."

"Ma..."

Il medico lanciò un'occhiata incerta in direzione di Morgana.

"Parla pure liberamente: qualunque cosa tu voglia dirmi, anche riguardo alla magia, puoi dirla anche di fronte a Morgana; ho una fiducia assoluta in lei e ho bisogno del suo sostegno ora più che mai."

Morgana si mostrò grata per quelle parole e posò la mano sulla sua.

"Sono onorata delle vostre parole, mio Signore, spero di esserne degna."

Gaius, allora, decise di spiegare in modo succinto cosa fosse un portale e come funzionasse, rassicurando il re almeno del fatto che non accadesse nulla di male alle persone che venivano risucchiate: era come attraversare una porta magica forse rivolta verso il futuro o il passato, senza provocare danni fisici. Per il resto, non poteva dire di più: certo, anche lui era molto preoccupato per Merlino, che era diventato come un figlio per lui, ma sapeva che egli poteva contare sui suoi enormi poteri magici, di cui Uther ovviamente era all'oscuro. Finito il suo discorso senza alcuna interruzione, il sovrano gli sembrò ancora più stanco di prima; ad un tratto, egli si alzò e prese a camminare avanti e indietro, davanti agli sguardi di Gaius e Morgana.

"Stregoneria proprio qui, dentro al mio castello! Non la passeranno liscia! Ma come hanno osato, mio figlio! E sotto il mio naso!"

Gaius capì che ora il re rischiava di lasciarsi sopraffare dall'ira e che nella sua impulsività avrebbe potuto ordinare qualsiasi cosa contro chiunque ritenesse anche solo minimamente responsabile; decise pertanto di cercare di farlo ragionare finché sembrava ancora lucido. Doveva, però, essere molto cauto nella scelta delle parole.

"Sire, ecco, se posso permettermi: questo cambia tutto."

Uther si fermò fissandolo, ma il medico non si lasciò intimorire.

"A che proposito?"

"Ora che si è verificata questa nuova sparizione, mi sembra chiaro che la ragazza che avete imprigionato è innocente: non è lei la responsabile, si trova ancora sorvegliata a vista nei sotterranei e non avrebbe potuto agire. Il nostro nemico è ancora senza volto, ma senz'altro più potente e temo anche che non si trovi a Camelot; potrebbe addirittura non avervi mai messo piede."

Una vena pulsò sulla fronte di Uther, come se si sentisse contrariato e gli costasse troppo ammettere di aver sbagliato. Quando rispose, la sua voce suonava calma ma fredda e carica di odio verso l'ignoto nemico.

"E sia: venga liberata allora."

Non aggiunse altro e tornò a sedersi.

Gaius emise un sospiro di sollievo, che camuffò subito con un breve colpo di tosse; pensò che avrebbe avuto almeno una buona notizia da riferire a Ginevra, mentre nel suo cuore non poteva far altro che confidare in Merlino, dovunque egli fosse.

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