14. Nel frattempo a Camelot

Nel frattempo, a Camelot era passata solamente un'ora da quando Merlino e Artù erano stati risucchiati dal portale: infatti, il tempo scorreva diversamente nelle varie dimensioni e cinque minuti potevano equivalere altrove a cinque ore o addirittura a cinque giorni o mesi; questo era un altro dei motivi per cui era tanto rischioso giocare con il tempo. Nessuno, dunque, nel castello sapeva ancora della scomparsa del principe e del suo fedele servitore: nulla era cambiato da quando Artù si era ritirato nelle sue stanze.
Alcuni cavalieri, tra cui Sir Leon, discutevano del più e del meno attorno a un tavolo, in attesa del pasto.

"Direi che il principe Artù resta il favorito di questo torneo, non trovate?"

"Beh certo, la sua vittoria sembra quasi scontata e sarebbe un gran festeggiamento per il re, ma è giusto che anche quelli tra noi che sono passati alla prossima fase si facciano onore e ce la mettano tutta, no?"

"Certamente, per quanto mi riguarda combatterò con onore; se Artù vincerà, come sempre se lo meriterà."

"Purtroppo, io sono stato sconfitto da quel tipo che viene da Essetir, è in gamba, no? Terzo l'anno scorso, mi pare. E poi ha un ottimo cavallo."

"Sì, ma penso che Artù possa comunque batterlo, non è vero, Leon?"

"Penso di sì, ma staremo a vedere. Piuttosto, mi chiedo cosa sia successo a Gillian, sono molto preoccupato: dite che starà bene?"

"Beh, se avessero voluto ucciderlo, l'avrebbero fatto lì e basta, no? Che senso avrebbe usare la magia e farlo sparire in quel modo?"

"Pensate che avesse nemici? O che qualcuno l'abbia fatto sparire per eliminare dal torneo i concorrenti di Camelot? Lui era in lizza!"

"Che sia un complotto?"

"A me sembra poco probabile: allora se la sarebbero presa con Artù, è lui il favorito!"

"Che ci sia uno stregone che sostiene i cavalieri dei regni avversari?"

"Beh, una cosa è certa secondo me: quella ragazza che Uther ha fatto imprigionare è innocente! Non avrebbe avuto alcun motivo per commettere una simile azione, del resto!"

"Già, ma abbassa la voce: qualcuno potrebbe riferirlo al re, non è prudente."

"Io spero solo che il nostro compagno torni presto a casa e che nessun altro di noi sparisca. Dobbiamo restare uniti e con gli occhi aperti!"

"Che ne dite, facciamo un brindisi? A Camelot!"

"Che vinca il migliore!"

"A Sir Gillian! Che possa tornare presto tra noi!"

"A Sir Gillian!"

"E alla verità! Che essa possa trionfare!"

                               ***

"Avete ancora bisogno di me, lady Morgana?"

Ginevra aveva appena terminato di aiutare Morgana a cambiarsi d'abito e ad acconciarsi i lunghi capelli scuri, che ora portava raccolti elegantemente sulla nuca attorno a un fermaglio di smeraldi che richiamava il colore dei suoi occhi.

"No, per il momento è tutto. Hai fatto un ottimo lavoro, ti ringrazio."

Morgana si guardava compiaciuta allo specchio, osservando il nuovo prezioso abito blu e oro che Uther le aveva donato.

"Vi sta molto bene, mia signora."

"Grazie, puoi andare a mangiare qualcosa ora: andrò da sola da Uther, mi ha invitato a mangiare in sala insieme a lui e ad Artù, ma non credo che ci sarà bisogno di te. Torna pure qui nelle mie stanze più tardi."

"Certo, come preferite."

Ginevra stava per andarsene, pensando che in quei giorni Morgana avesse l'aria un po' assente, come se si perdesse spesso nei suoi pensieri; ma, del resto, ciò valeva anche per lei: anche se era sempre puntuale e diligente, le veniva spesso in mente la sorte di quella povera ragazza innocente, condannata per una colpa che non aveva commesso. Dato che c'era ancora tempo prima della cena e Morgana l'aveva congedata, pensò di recarsi da Artù o Merlino per chiedere loro se avessero scoperto qualcosa, anche un minimo indizio che potesse dare speranza a quell'infelice e a suo padre. Morgana, però, si voltò verso di lei e la richiamò.

"Non hai visto nulla di strano in questi giorni?"

"No, mia signora, a che proposito?"

"Beh, stavo pensando: tutto quel trambusto con quel cavaliere scomparso, Uther sempre nervoso, questo torneo un po' sotto tono onestamente... E ora non accade più niente. Di questo passo, verrà acceso un altro rogo nella piazza."

Ginevra rabbrividì, immaginando appena la scena, mentre la voce di Morgana sembrava stranamente piatta e noncurante, ma allo stesso tempo gelida.

"Per quel che mi riguarda, spero di no, mia signora: se posso permettermi, è vero, non ho prove, ma spero che quella giovane venga liberata, perché è innocente."

"Sappiamo che Uther salta un po' alle conclusioni a volte, agisce impulsivamente quando c'è di mezzo... la magia."

Morgana si rigirò verso lo specchio, dando le spalle a Ginevra e sussurrando quell'ultima parola, come se ne avesse timore; o almeno così pensò la sua serva, che, non sapendo cosa rispondere, rimase in silenzio, attendendo di essere congedata. Ma Morgana, ancora rivolta allo specchio, riprese a parlare.

"Ma se invece fosse davvero una strega? Mi hai accennato che la conoscevi, ma è molto che non la frequenti. Spesso le persone hanno lati oscuri che nascondono dentro di sé, lati insospettabili. In tal caso, cambierebbe tanto l'opinione che hai di lei? Diventerebbe tua nemica? O la temeresti?"

Ginevra era stupita da tali parole: sembrava che parlasse in modo pacato, ma percepiva una punta di amarezza, quasi di ostilità repressa, come se si stesse controllando. Ne rimase turbata, senza capire bene perché. Possibile che parlasse di se stessa? Le rispose dopo aver riflettuto attentamente.

"Beh, io penso che comunque l'essenza di una persona non possa cambiare del tutto: se il suo cuore è buono e puro, non potrebbe lasciarsi corrompere dalla magia, o almeno non la userebbe per fini malvagi."

Morgana sorrise, ma il suo sorriso non arrivava agli occhi.

"Capisco. La tua fiducia negli altri è ammirevole, lo riconosco. Puoi andare, ora."

"Mia signora."

Dopo un breve inchino, Ginevra se ne andò, lasciando Morgana mentre ancora scrutava il suo volto allo specchio. La pupilla di Uther sussurrò sprezzante tra sé e sé parole che odoravano d'odio.

"Ingenua... Come se fosse così facile giudicare, come se tutto fosse bianco o nero."

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