13. L'arrivo al villaggio
Si svegliarono all'alba come avevano concordato, dopo una notte serena e tranquilla: avevano dormito bene anche se si trovavano all'aperto e non avevano avuto bisogno di fare turni di guardia. Si erano fidati delle parole di Lynn, che li aveva rassicurati del fatto che sarebbero stati perfettamente al sicuro, perché Gilbert aveva disposto precedentemente una barriera contro eventuali animali o altri pericoli (che Artù e Merlino preferirono non conoscere nel dettaglio, almeno per il momento). Appena svegli, si sentirono tutti carichi e pronti a partire: la ragazza disse che potevano lasciare lì la sua pentola, perché li avrebbe rallentati e inoltre non era la prima volta che non la riportava al villaggio; spesso venivano in quella zona del lago lei, Gilbert e altri abitanti a turno, per cercare erbe medicinali e rilassarsi, anzi, l'avevano lasciata lì anche l'ultima volta.
Prima di partire, Artù si allontanò per darsi una rinfrescata con l'acqua limpida e fresca e Merlino, approfittandone, aveva parlato con Lynn sottovoce.
"Ehi, i funghi macchiottini ieri, bella trovata! E sei stata brava anche ad inventare il resto!"
Lynn assunse però un'espressione seria.
"Oh no, quelli non li ho inventati, esistono davvero! E non bisogna davvero scherzarci! E quanto al resto, non ho poi inventato più di tanto, anche se l'eroe di cui abbiamo bisogno sei tu, non Artù!"
Merlino a quel punto si preoccupò, domandandosi se lei la sera prima avesse davvero controllato bene i funghi che avevano raccolto durante la loro chiacchierata: forse erano stati fortunati ad evitarli, perché erano stati molto presi dai loro discorsi, o forse non crescevano proprio lì. Voleva chiederlo per curiosità, ma Artù si stava avvicinando e decise di tacere.
"L'acqua è magnifica, che aspetti ad andare anche tu, Merlino? Vi ho visti che parlavate, che stavate confabulando voi due?"
"Nulla di che, Lynn mi spiegava che nel suo villaggio non ci sono servi né principi, ognuno ha un suo ruolo, ma pensate un po': non c'è nessuno che si faccia aiutare a vestirsi o ad alzarsi al mattino, tutti badano a se stessi, se non hanno problemi di salute, non è vero, Lynn?"
La ragazza annuì pronta.
"Beh, cosa dici, vorresti forse trasferirti qui, Merlino? Hai voglia di un periodo di riposo?"
"In effetti non sarebbe una cattiva idea, ma poi chi baderebbe a voi? Temo che sentireste troppo la mia mancanza."
Artù, sorridendo, gli diede uno scappellotto.
"Sono colpito dal tuo grande altruismo, Merlino! Su, andiamo, prima arriveremo a questo villaggio di maghi, prima saremo a casa!"
Così, si avviarono spediti; Lynn procedeva in testa, guidandoli senza esitazioni, Merlino, calmo, ma un po' pensieroso, la seguiva e dietro di lui veniva Artù che, vigile, si guardava attorno per captare eventuali segnali di pericolo: aveva la sensazione di essere osservato. Videro fiori mai visti, che brillavano emettendo bagliori argentati: Lynn spiegò che si trattava del Fiordiluna, che, trasparente di notte, assorbiva la luce della luna per poi rilasciarla a tratti durante la mattina; esso poteva curare il malumore e guarire dalle pene amorose. Poi osservarono degli animali che da lontano scambiarono per degli scoiattoli, fino a che notarono che avevano delle lunghe zanne che sporgevano da un muso più allungato. Si stupirono sentendo un uccello cantare una melodia celestiale, che infondeva un senso profondo di pace e serenità, evocando nella mente di ciascuno ricordi felici: Lynn spiegò che si trattava del Blusignolo, difficile da vedere e anche da ascoltare, dato che lei stessa l'aveva udito solamente un'altra volta. In cuor suo, la ragazza pensò che quell'uccello magico avesse voluto dare il suo personale benvenuto a Merlino, che sorrideva incantato ricordando il suo arrivo a Camelot, che gli era sembrata magnifica al primo impatto, e di cui aveva certamente percepito la presenza. Artù, invece, con aria trasognata pensava alla prima volta che aveva visto sorridere Ginevra e poi a quando Merlino gli aveva salvato la vita, diventando così il suo servitore e rendendo le sue giornate meno monotone e più spensierate: teneva molto ad entrambi.
Era ormai passata mezz'ora quando Lynn annunciò che erano quasi arrivati. Non c'erano state altre occasioni di chiacchierare con lei, perciò Merlino era abbastanza ansioso di sapere quale fosse il problema e soprattutto si chiedeva se la sua magia sarebbe bastata: in fondo, c'erano ancora tante cose che ignorava e non poteva contare sui consigli di Gaius o del drago che viveva imprigionato nelle segrete di Camelot. Ad un tratto, Lynn si fermò e si voltò verso i due con entusiasmo.
"Ecco, siamo arrivati, il villaggio è oltre quella cascata!"
Artù e Merlino si guardarono perplessi: erano arrivati a un ruscello poco profondo e si vedeva poco più in là una piccola, ma impetuosa cascata, alta quanto un uomo, come se fosse stata messa al posto di una porta davanti alle rocce coperte dal muschio.
"Dobbiamo farci un bagno?"
Artù era incredulo; Lynn sorrise, dicendogli di non temere: dovevano varcare la cascata uno per volta, ma si trattava di una cascata magica e, una volta giunti dall'altra parte, sarebbero stati perfettamente asciutti, anche se avrebbero dovuto bagnarsi, ma solo all'inizio. Aggiunse che soltanto chi non aveva intenzioni ostili sarebbe potuto passare. Il volto del principe rimase alquanto sconcertato e titubante: persino l'ingresso di quel posto era magico e ciò non lo tranquillizzava per nulla.
"Su, coraggio, non c'è davvero nulla da temere, io vi aspetto dall'altra parte, fate presto!"
Lynn camminò nel ruscello fino ad avere l'acqua quasi alle ginocchia, giunse alla parete di roccia, si mise sotto la cascata e poi... sparì, letteralmente: di lei non sembrava rimasta alcuna traccia.
Artù stava per mettere un piede nel ruscello, poi ci ripensò.
"Avanziamo insieme, Merlino, non abbassare la guardia, non si sa mai."
"E va bene, come volete."
Merlino mise entrambi i piedi nell'acqua: stranamente non percepiva ancora nulla di magico e poteva vedere sul fondo grossi sassi bianchi e grigi, perfettamente lisci e tondeggianti.
"Tutto bene, Artù, l'acqua è fresca! Non c'è nulla qui dentro, nemmeno i pesci a quanto pare!"
Artù si convinse e insieme continuarono ad avanzare verso la cascata, finché Merlino, deciso, salutò Artù.
"Beh, ci vediamo dall'altra parte allora!"
Ma a quel punto, Artù lo prese per un braccio e parlò in tono un po' basso ma deciso, guardandolo dritto negli occhi.
"No, Merlino, andrò prima io: questa è la mia missione dopotutto, e tu a questo punto saresti anche libero di non seguirmi se lo volessi; tu non sei un cavaliere e ti trovi qui solo a causa mia e, per quanto anche io ormai voglia fidarmi della ragazza, non abbiamo la certezza che saremo ben accolti o che davvero mi stiano aspettando perché hanno bisogno di aiuto. Potrebbe anche essere una trappola: dato che praticano la magia, forse vogliono usarmi per vendicarsi contro mio padre o che ne so, potrebbero volere qualsiasi cosa... Perciò tu, se preferisci, puoi anche aspettarmi qui se vuoi comunque seguirmi: se è tutto a posto, tornerò a chiamarti."
Merlino fu commosso dalle sue parole sincere; capì che gli erano costate un certo sforzo ma che gli venivano dal cuore: lo considerava davvero un amico, anche se continuava a trattarlo come un servitore all'apparenza. Gli dispiaceva non poter essere sincero dicendo al principe stesso che, se voleva, lui poteva anche restare lì, perché in realtà era lui che volevano, ma ovviamente non poteva farlo.
"Uhmm... No, grazie del pensiero, ma vi seguirò subito, non preoccupatevi per me. Vi assisterò finalmente nel vostro tanto atteso bagno. Del resto, sono abituato a fare cose diverse da quanto farebbe un servo comune: se c'è da rischiare, rischieremo insieme!"
"Grazie, Merlino."
I due si scambiarono un'occhiata che valeva più di mille parole. Poi Artù si immerse sotto la cascata e sparì. Merlino lo seguì immediatamente, chiudendo gli occhi e aspettandosi di sentirsi tutto bagnato fradicio; invece, fu come attraversare un getto di vapore caldo: si sentì asciutto quasi all'istante, riaprì gli occhi e vide attorno a sé una nebbia bianca che si dissolse velocemente. Infine, si ritrovò seduto sull'erba vicino ad Artù, già in piedi e perfettamente asciutto; di fronte a loro Lynn li guardava sorridendo a fianco di un uomo piuttosto alto, ma un po' curvo, dai capelli quasi del tutto bianchi, con una spruzzata di grigio, raccolti in una coda di media lunghezza, gli occhi chiari e un lungo abito blu scuro abbastanza bizzarro: bruciacchiato in più punti, recava disegni e immagini strane, forse lettere in una lingua sconosciuta. Doveva trattarsi di Gilbert.
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