1. Giochi d'acqua
Era una bella mattina di primavera e sembrava essere l'inizio di una giornata come tante altre a Camelot: il sole era tiepido e la brezza piacevole, ogni abitante badava alle proprie faccende e i cavalieri più mattinieri si stavano già esercitando con la spada. Merlino si era svegliato all'alba ed era andato alla ricerca di alcune erbe speciali per conto di Gaius nei boschi vicini. Quando le aveva trovate, il sole era già alto nel cielo; si rendeva conto di essere in ritardo, soprattutto perché aveva perso tempo, dato che non aveva resistito alla tentazione di fare qualcosa che a Camelot era proibito: praticare la magia. Infatti, aveva trovato una piccola caverna al riparo da occhi indiscreti; al suo interno c'era una grande pozza d'acqua e lì si era divertito a fare delle magie, plasmando l'acqua a suo piacimento e creando delle figure. Aveva creato dapprima un cane e un cervo, poi aveva fatto correre un unicorno e aveva fatto volare un drago; infine, tanto per divertirsi, aveva creato anche un cavaliere, a cui stava dando voce in questo modo:
"Io sono il principe Artù di Camelot! Un vero e proprio idiota regale, inchinatevi al mio cospetto!"
La figura d'acqua si stagliava contro le pareti di roccia della caverna e Merlino sorrideva pregustando il seguito: con un suo rapido comando la figura si girò su se stessa e si ritrovò seduta per terra. Nel frattempo, un piccolo scoiattolo curioso era entrato nella grotta e, un po' impaurito, un po' stupito, osservava la scena. Merlino si rivolse a lui:
"Hei piccolo, sei venuto a goderti lo spettacolo? Guarda un po', il futuro re di Camelot con il suo sedere per terra!"
E continuando a recitare, come se il principe fosse una marionetta nelle sue mani, disse:
"Ma cosa?! Chi è stato a farmi cadere?! Merlino, Merlinoooo!!! Dove ti sei cacciato? Vieni subito qui! Quando ho bisogno di te non ci sei mai!"
Merlino alzò una mano, i suoi occhi cambiarono colore per un istante e l'acqua risalì in superficie fino a formare un'altra figura, questa volta più mingherlina dell'altra.
"Eccomi Artù, mi avete chiamato?"
L'altra figura, ancora per terra, si agitò.
"Non startene lì come uno stoccafisso, aiutami ad alzarmi, dove diavolo eri? Eri alla taverna, non è vero?!"
"Ma veramente... Io ecco..."
"Ah, non importa, non importa, su, aiutami ad alzarmi."
"Ah, se non ci fossi io, ammettetelo Artù..."
"Che cosa dovrei ammettere? Sentiamo un po'!"
"Che senza il vostro amato, fedele e abile servo sareste perso e non sapreste combinare nulla."
"Che sfrontato, da quando ti dai tante arie, da dove ti viene tutta quest'aria di superiorità oggi?"
"Beh, vediamo... Dal fatto che, ad esempio, io so indossare i miei pantaloni senza bisogno di essere aiutato, mentre a voi sono appena scesi..."
"Che cosa?! Ma guarda un po', non me n'ero accorto!? E me lo dici solo ora?! Non startene lì impalato, aiutami a finire di vestirmi e anche a mettere l'armatura!"
"Ecco, ecco, ora arrivo. Su, ditelo quanto sono importante per voi!"
"Certo Merlino, io faccio sempre finta di lamentarmi e di arrabbiarmi con te, ma tu sei il servo migliore che io potessi avere e non passa giorno senza che io apprezzi tutto quello che tu fai per me e.."
"E apprezzate anche il fatto che praticamente ogni giorno io faccia uso della mia magia per servirvi e aiutarvi, non è vero?"
Silenzio. Le figure persero la loro forma e l'acqua cadde nel laghetto; lo scoiattolo scappò spaventato e il sorriso era scomparso dal volto del giovane mago.
"Già, questo non potrò mai dirvelo Artù... Non ancora almeno."
Lo sguardo di Merlino era malinconico, perché era da tanto tempo che egli sognava il momento in cui avrebbe rivelato ad Artù il suo segreto, cercando di immaginarsi la sua reazione: avrebbe prevalso lo stupore o la rabbia? L'avrebbe giudicato o ringraziato? Camelot sarebbe mai diventato un posto in cui poter praticare liberamente la magia, in cui poter essere se stessi senza pregiudizi e senza paura per tutti quelli dotati di poteri eccezionali come Merlino?
"Forse un giorno, un giorno non lontano. Coraggio Merlino, basta giocare, è ora di tornare al castello. Artù mi starà già chiamando per fare colazione, sarà già nervoso di prima mattina!"
Uscendo dalla grotta si guardò attorno, come aveva fatto prima di entrare, per essere sicuro di essere solo. Poi si affrettò verso il castello.
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