Un po' scemi, ma papà.

"Sono a casa!"
La voce di Manuel che annuncia il suo rientro riempie casa Balestra.
Come ogni giorno, rientra a casa dopo otto ore passate in officina, ha ancora sú la tuta da lavoro che avrebbe decisamente bisogno di una lavata, date le enormi macchie di grasso e sporco che la costellano in ogni sua parte.

Getta il mazzo di chiavi sul mobiluccio situato strategicamente accanto alla porta.

In tutti questi anni trascorsi insieme, dal loro fidanzamento, passando per la convivenza ed il matrimonio, Simone ha provato in tutti i modi a trasmettere un po' di buon senso al compagno in merito alla necessità di mantenere pulita e in ordine la casa.

Non ha ancora avuto dei risultati, ma continua a provarci ogni volta che può, a maggior ragione dopo l'arrivo di Jacopo nelle loro vite.

L'ultimo tentativo risaliva ad appena il giorno prima.
"Manuel. Le scarpe." Simone aveva raggiunto il maggiore nella cucina, le scarpe di Manuel, ancora sudicie, tenute in alto a penzoloni con due dita, per mantenerle, il più possibile, distanti dal volto
"Puoi per favore mettere le scarpe al loro posto?"
"E quale sarebbe il loro posto?"
"Nella scarpiera."
"Abbiamo una scarpiera? A che ce serve 'na scarpiera?"
"A mettere le scarpe."
Roteò gli occhi lievemente, detestava questo tipo di risposte, sembravano fatte appositamente per fargli saltare i nervi.
"Dai, sono pure tutte sporche di fango. Lo lasci ovunque e Jacopo ci gattona sopra!"

"Jacopino, amore de papà, hai capito? Se vedi le scarpe di papà devi cambiare strada"
Ridacchiò mentre sollevava il piccoletto tutto riccioli per portarselo in braccio, fargli un po' il solletico per poi iniziare a baciare la punta di quel nasino all'insù.

Finiva sempre così, con l'attenzione che veniva catalizzata su quel fagottino che ormai era il punto focale delle loro esistenze, e ogni screzio che si dissolveva nell'aria perché se c'era una cosa alla quale Simone non sapeva assolutamente resistere era vedere Manuel con il loro bambino tra le braccia.
Avrebbe voluto fotografare ogni istante - cosa che tra l'altro faceva davvero, data la quantità di fotografie della galleria del suo cellulare in cui Manuel e Jacopo erano protagonisti assoluti e indiscussi- fermare il tempo, abbracciarli forte e baciarli senza sosta.

"Simó! Ma dove sei?"
"Qua! Segui la voce"
"Eh. Vabè. Sto arrivando, t'ho pure portato una cosa! A te e a Jacopino mio" la voce si faceva sempre più flebile, ogni volta che Manuel parlava del figlio.
Non riusciva a non sciogliersi.

Gli era proprio impossibile, non aveva mai provato un amore così grande e totalizzante e spesso si chiedeva se mai fosse stato in grado di provarne più di quello.

"Siamo qui." Con Jacopo aggrappato al suo collo come un cucciolo di koala, Simone fa il suo ingresso in cucina e si avvicina al maggiore per lasciargli un bacio sulle labbra che dura giusto mezzo istante prima che Jacopo si sporga con le braccia per richiedere di essere preso in braccio da papà Manuel.

Viene accontentato subito, Manuel si sciacqua velocissimamente le mani sotto l'acqua corrente, le asciuga altrettanto velocemente e prende tra le sue braccia il piccoletto che inizia a giocare con i lacci della sua felpa mentre lui è troppo intento a sbaciucchiarlo ovunque, dalle guanciotte ai ricciolini che gli coprono parzialmente il visino.

"Vi ho portato una cosa" ripete Manuel, una volta terminata quella che potremmo chiamare l'operazione bacetti post rientro a casa.

"Cosa ha portato il papà? Cosa?" Domanda Simone a Jacopo, che è ancora stretto al petto del maggiore.

Il piccolo ride alla visione dell'espressione stupita e curiosa di Simone, che esaspera ancora di più le sue smorfie perché sa quanto facciano ridere il piccolo.

"Le ho lasciate di là"
Manuel si sposta verso il salotto con il piccolo in braccio e Simone che li segue a ruota.
"Da daaaan"
Due mega uova di pasqua li aspettano sul tavolo del salotto.

"Non è piccolo lui per l'uovo di Pasqua?" chiede subito Simone, è una domanda genuina, non ha ancora ben capito quali sono le cose che Jacopo possa o non possa mangiare.
"Piccolo ce sarai te! È la sua seconda Pasqua, come minimo ce vuole l'uovo de la Kinder" posiziona il figlio davanti l'uovo che il piccolo inizia a strattonare, stropicciando la carta che lo riveste.

"Secondo te può mangiare il cioccolato?" 
"Vabè mica se lo deve magná tutto insieme, Simó! Avá, rilassate..." Prova a suo modo ad incoraggiarlo
" E non chiamá tu madre, te butto 'sto cellulare al Tevere, ce semo capiti?"
"Va bene va bene.."
"Fidate de me, dai."  Gli passa un braccio intorno alla schiena per stringerlo un po' a sé e gli lascia un bacio sulla tempia.
" Hai controllato che nella sorpresina sia scritto 0-3 anni?"

Si morde la lingua, sa che l'altro ora lo rimprovererá fino allo sfinimento per il suo essere un papà apprensivo, ma è più forte di lui.

"Ooh Simo! T'ho detto che è tutto sotto controllo! E comunque si, ho visto!" Gracchia una risata isterica e si passa una mano sul volto.

"Papà Simone, nostro figlio vuole aprire l'uovo" lo punzecchia, indicando il bambino che ancora strattona quell'uovo di Pasqua che sembra a tratti più grande di lui.

" Eh. In questi casi.. je diamo una mano..no?"
"No! Je diamo 'n cortello pe cavassela da solo"
"Sei un cretino"
"Ah! Ci siamo detti : niente parolacce davanti al piccolo!"
"Seh seh" farfuglia Simone mentre prende posto accanto a Jacopo e inizia  a scartare l'uovo con tanto di versetti di stupore volutamente esasperati ogni due per tre.

"Rompilo Jacopí" lo esorta Manuel
"Con il pugno, guarda" chiude la mano a pugno e finge di rompere il cioccolato.

Il piccolo lo imita ma senza successo, l'uovo rimane intatto.
Solleva lo sguardo verso il padre, lo guarda con occhioni grandi e tristi,  due lacrimoni gli scendono lungo le guanciotte e per un secondo Manuel si ritrova ad odiare quel pezzo di cioccolato che non si scassa istantaneamente sotto il colpo del figlio.
Dannato uovo, come ti permetti?
Vorrebbe ridurlo in mille pezzi per vendicare il figlio e i suoi lacrimoni ma riesce a mantenere un comportamento più o meno pacato e ad esortare con entusiasmo, il piccolo, a riprovarci.

"Un pochino più forte, amore, dai"
Questa volta però mentre Jacopo cerca di colpire l'uovo è Simone che con una lieve pressione lo riduce in pezzi, sotto lo sguardo divertito e felice di Jacopo che non contiene l'emozione e batte le manine.

Manuel sospira sollevato, non avrebbe sopportato altre lacrime sul faccino del figlio ed è sicuro - e divertito- che Simone sia stato investito dagli stessi suoi pensieri e dal suo stesso rancore nei confronti dell'uovo.

"Guarda amore, c'è una sorpresa dentro!"
Jacopo allunga le braccia per prendere la sorpresa, è ben chiusa dentro un pacchettino di plastica.
Mentre Jacopo afferra un pezzo di cioccolato e lo porta alla bocca, Simone prende quel pacchettino e scruta con attenzione l'interno.

Non sa bene cosa sta cercando, probabilmente dei segnali di pericolo che lo giustifichino dal non voler fare giocare il figlio con quei piccoli affarini da cui è irrazionalmente terrorizzato.

Manuel è invece più tranquillo, vedere Jacopo tutto sporco di cioccolato lo diverte, strappa dalle mani del compagno la bustina e la apre.
"Tocca montare 'sto coso." Dispiega il piccolo foglietto con le istruzioni e cerca di raccapezzarsi tra i piccoli pezzi del giocattolo.

Si spazientisce presto, raggruppa tutti gli oggettini e li allunga verso Simone, mentre torna ad abbracciare il piccolo.

" Tieni ingegnere, fai te."
" IO?"
" Eh, si. Te. Monta la sorpresina a tu figlio"
"Perché non la monti te?"
"Perché me scoccia! Ci sò i numeri dei pezzi da seguì. Vedo numeri e me confondo. Fai te" lo liquida presto l'altro
" Eh vabbè..." Recupera il necessario e inizia ad incastrare, impalare e decorare i vari pezzi che compongono quella che dovrebbe essere una macchinina giocattolo.

"M'avanza un pezzo."
" Che vor dí che t'avanza un pezzo?"
"Questo" solleva una rotella dal tavolo "Non ce dovrebbe stá"

Manuel scoppia a ridere sotto le mille occhiate di rimprovero che il piccolo gli riserva.
Lo guarda da sopra i riccioli di Jacopo e diventa paonazzo in volto mentre si lascia scuotere dalla risata a crepapelle che cerca in tutti i modi a trattenere, dato che il piccolo sembra essersi quasi addormentato tra le sue braccia.

"Piantala di ridere e di guardarmi in quel modo! La manualità non è il mio forte, va bene!?"
Lo rimprovera Simone sottovoce,  mentre si porta una mano al viso e soffoca una risata.
"Ma dai! Sei il primo ingegnere sulla faccia de la terra a non saper montá 'na sorpresina Kinder!"
"Eh! M'avanza sto pezzo! E mó che famo?"
"Che famo.... niente! Lui se sta pure addormentando, non penso farà un dramma per 'sta sottospecie de macchina"

Simone si ferma immediatamente e "Dorme?", chiede quasi emozionato.
Si avvicina piano al compagno, Jacopo sembra essersi davvero addormentato.
"Lo porto di là" sussurra Manuel, mentre con estrema lentezza si alza per raggiungere la camera del piccolo e metterlo a dormire.

Torna pochi minuti dopo in cucina, dove trova Simone di nuovo chino su quel gioco.

"Sarò io a non dormirci la notte per non aver saputo montare 'sta dannata  macchinina a nostro figlio"
La voce è ridotta a un bisbiglio.
"Dai! Ma che importa.. te faccio fá un po' di pratica in officina se vuoi!"
Lo prende in giro, bisbigliando a sua volta.
"Simò, perché parliamo ancora a bassa voce se Jacopo è di là che dorme?"
"Perché siamo due cretini"
Manuel sbuffa una risata che immediatamente soffoca

"Siamo due papà, un po' scemi. Ma papà"
" Va bene così. Un po' scemi, ma papà" 


***

NOTE AUTRICE:
Hello everybody! Ho scritto questa piccola os abbastanza di getto, spero vi piaccia.  
Buona lettura e grazie come sempre del tempo dedicato! :) 

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