Tornare per rimanere.


Mi sveglio frastornato, la bocca secca, il corpo dolorante, cerco di mettere a fuoco.

Sono in clinica, me lo ricordo bene questo posto asettico, ma la stanza è ingombra di macchinari che emettono cicalii fastidiosi. Non posso muovermi molto, il braccio destro è attaccato alle flebo, la parte sinistra è bloccata per la ferita alla spalla. Mi ricordo tutto, lo sparo, il tormento di papà e la forza di Anthea, ma l'ultima cosa che ho visto è l'immagine di mamma, è lei che mi ha spinto a rimanere in vita.

Sono vivo, ma sono stanco e fatico a respirare anche se sono attaccato all'ossigeno.

La mia famiglia è sulla porta della stanza e sento la voce di mio padre che parlotta con Greg Foster, il dottore che mi ha in cura. Il camice sgualcito parla di una notte insonne. Ha la voce bassa, ma lo sento ugualmente, mormora che ho perso troppo sangue e il cuore ha sofferto. Parla di praticarmi un'ablazione cardiaca a causa di un difetto congenito che hanno riscontrato facendo la Tac, mentre controllavano la lesione della spalla.

Non è una cattiva notizia, Greg rassicura papà e lui si rasserena, perché se supero la crisi ho la possibilità di avere una vita normale. John, annuisce e sorride e anche lui mi sembra concorde. Sherlock, è sollevato, rivolge uno sguardo solidale e gentile al fratello e questo mi rende orgoglioso, so che papà non sarà solo.

Greg si fa più teso, le mani sprofondate nelle tasche, stringe le labbra, abbassa la voce e mormora che non hanno molto tempo, il cuore potrebbe cedere e ho bisogno di sangue per affrontare l'operazione. Lo sento titubare mentre dice che il mio gruppo è raro e devono trovare un donatore, ho ereditato il sangue di mia madre. 

Papà si agita, Sherlock gli prende il braccio, poi si volta e mi osserva con gli occhi scuri.

Greg continua, guarda Mycroft che ha le mani strette lungo i fianchi, ha una soluzione, bisogna mettere da parte i rancori e contattare i familiari di Virginia. Forse la sorella gemella ha il mio stesso gruppo, L'ablazione cardiaca non può essere fatta senza sangue di scorta e il tempo è poco. Mycroft tentenna.

Foster prende tempo, gli rammenta che la ferita non è grave e posso stare bene ma bisogna fare in fretta. Scorgo papà che si appoggia a Sherlock, mentre abbassa la testa, e gli dice qualcosa. Ora sono uniti, ora sono fratelli solidali. 

Sherlock prende accordi con Greg, parla fitto con John, Mycroft ascolta silenzioso e alla fine annuisce. Si avvicinano al mio letto, mentre il dottor Greg esce e ci lascia soli. Loro mi sono attorno e mi regalano uno sguardo rassicurante.

È John che mi incoraggia, è sempre lui pieno di voglia di fare."Ci vediamo presto, Hayc, vedi di non fare scherzi, lo sai che Rosie ti sta aspettando.

 Faccio segno di aver capito, la maschera dell'ossigeno mi impedisce di parlare. Watson si mette davanti agli altri e mi sgrida con dolcezza.

"Non pensare a niente, Sherrinford, stai tranquillo. Ora troviamo il sangue che ti serve. Lo so che hai sentito tutto, ragazzino impertinente." 

Sorride, come sa fare solo lui, lo stesso sorriso che dona alla figlia. Mi allunga un bacio sulla fronte e mentre si china mormora trepidando.

"Ti dobbiamo la vita, Rosie e io. Farò di tutto per riportarti a casa, capito?" Mi allunga una leggera carezza sul volto, dietro di lui Sherlock tentenna ma prima di andarsene mi scompiglia i capelli.

"Bada a Mycroft, nipote." Escono con passo deciso.

Papà mi è subito vicino, si siede sulla vecchia poltrona, prende la mia mano libera. La sua è calda e mi colma di serenità.

"Andrà tutto bene, figlio mio." Cerco conforto perché non posso fare altro, mi scende una lacrima perchè ho paura e temo di essere al capolinea.

Provo a parlargli ma se mi muovo troppo la spalla fa male. Devo rimanere immobile, mi aggrappo al suo polso e lui mi sente vacillare.

Si fa serio, come se pensasse a qualcosa, poi si decide.

"Ci sono due persone che vogliono vederti. Ma se non te la senti sarà per un'altra volta."

Il mio sguardo è interrogativo. Lui sospira profondamente, quasi non avesse potuto evitarmelo, ma faccio di sì col capo.

"Sono i tuoi nonni, Violet e Sieger Holmes." Si alza faticosamente va alla porta e li chiama.

Entrano e finalmente quando sono già al limite, riesco a conoscerli.

La nonna ha i capelli bianchi, lunghi e mossi, come quelli dello zio, ma assomiglia nel modo di fare a papà. Il nonno ha l'aria posata e gentile, è preoccupato e sorpreso nel vedermi, non sembra nemmeno il padre dei fratelli Holmes.

Non ho conosciuto la zia Eurus, ma se torno a casa voglio vederla lo stesso anche se sta in una prigione in un'isola che porta il mio nome.

Violet Holmes ha gli occhi lucidi, so di non essere un grande spettacolo in queste condizioni, papà ha il volto tirato, gli occhi grigi velati.

Nonna mi accarezza lenta e con attenzione, prima le guance e poi i capelli. E mi piace, mi sciolgo un po', finalmente una donna nella mia vita.

"Sherrinford, sono orgogliosa di essere tua nonna, presto ti voglio vedere a casa nostra." Guarda suo figlio rimproverandolo con gli occhi di non averglielo detto subito.

"Se almeno quello stupido di Myc, mi avesse detto quanto di bello aveva, che ero nonna di uno splendido ragazzo." Brontola, ma sorride e mi dà un buffetto sulla fronte.

Papà non regge e si volta di spalle, tento di trattenerlo per la mano, ma si scosta.

"Myc girati, ha bisogno di te."

Violet è decisa, perentoria, ma allo stesso tempo benevola. 

Il nonno si avvicina a papà e lo fa girare accompagnandolo per le spalle.

Mycroft, ha il viso solcato dalle lacrime che gli scendono sulle guance ispide.

"Mamma non sono riuscito a proteggerlo." Singhiozza piano e non si nasconde, stavolta mostra tutto il suo dolore, tutto il suo sentimento, ora so che mi ama..

"Smettila Myc, hai fatto tutto quello che potevi, ora nostro nipote guarirà."

Ci riprendiamo la mano e ci teniamo stretti, ma è solo per poco perché una stanchezza nociva mi sale dentro e tremo disperato, mentre sprofondo nel buio lamentandomi del troppo rumore che è solo nella mia testa.

Chissà dove è il confine quello che ti fa tornare indietro o passare e andare oltre.

Il posto dove mi trovo è bellissimo, sereno e luminoso da sconvolgere tutte le regole umane.

Un prato verde sconfinato, il più bello che abbia mai visto, pieno di fiori, alberi e costeggiato da un ruscello quasi impetuoso come è stata la mia vita.

In lontananza il drago della favola di Rosie, vola felice ma senza le sue fiamme pericolose, e nell'immensa prateria un cavallo bianco galoppa veloce con la sua principessa gioiosa, è sicuramente Rosie quando sarà grande. Si dirige verso un castello sulle alture, che assomiglia all'istituto dove sono cresciuto, ma molto, molto più accogliente.

Sento il calore di qualcuno che si avvicina, ma la luce che la circonda mi abbaglia. Scorgo dei capelli castani, lunghi, che ricadono sulle spalle, sento che è parte di me. Mi invade di dolcezza. La scorgo in volto ed è quello che ho sempre desiderato vedere. Mia madre Virginia.

"Ciao, figlio mio. Sei un uomo ormai. Non devi disperarti per me." I tratti ingentiliti da un bel sorriso, un vestito colorato che la rende leggiadra.

"Mamma...sei tornata." Il mio cuore batte lento, mentre lei è così vicina da sentirne l'amore.

Mi prende la mano, ed è come se tutta la tristezza degli anni passati lontano da lei non fossero mai esistiti.

"Non è qui che devi stare Sherrinford, non è ancora la tua ora." 

Mi porta vicino al ruscello e mi indica l'acqua, che smette di defluire e diventa uno specchio che riflette l'azzurro del cielo. "Guarda quanto ti amano. Quanto amore hai seminato."

Si scosta e mi indica le immagini riflesse nell'acqua, ed è come se volassi sopra di loro.

È la clinica governativa e tutte le persone che amo sono riunite lì.

Nella mia stanza che adesso è vuota, vicino al mio letto sfatto c'è papà accasciato sulla sedia con le mani sul volto. Percepisco il suo dolore, la sua solitudine, il peso portato per anni per proteggere la sua famiglia, ma Sherlock gli è vicino e gli tiene la mano sulla spalla immobile, ora sanno cosa vuol dire emozione e sentimento, sento l'amore che passa tra loro.

Oltre, nella sala d'aspetto, seduti su delle rigide sedie incolori, vedo Violet e Sieger Holmes che si sostengono a vicenda si guardano teneramente. La nonna possiede una dolcezza di donna, mai avvertita prima, che mi passa attraverso e mi avvolge il cuore.

John in una stanza più appartata, gioca con Rosie, la mia principessa. Lei non ne vuol sapere di leggere le favole con il padre. Vuole me, ha capito che sono tutti in attesa del mio ritorno.

"Dorme Rosie, ora non può." Le dice premuroso, ma lei lo fissa triste perchè lo sa cosa sta succedendo. "Ma l'ha promesso papà! Deve tornare!" John la coccola, stringendola a sé, sento il suo smarrimento passarmi attraverso. "Lo farà piccola, lo farà perché è forte, ma ora lasciamolo riposare."

Non sento dolore, il loro amore mi avvolge così tanto che mi dà forza. "Mamma, soffrono per me."

Sorride e si scosta dal lato opposto. Vedo Anthea appoggiata alla porta della stanza, sembra smarrita, ha il cellulare nella mano, ma non lo guarda, mi pensa e sento che le manco, accarezza la mia giacca che ripone nell'armadio.

Albert è fuori, aspetta poco oltre , le mani nelle tasche, guarda il Bmw nero che chiamo la bestia. Scuote la testa e sento il suo rispetto per me.

E' tutto così strano, che inizio a sentire il rimpianto di averli lasciati.

"Mamma, soffrono." Le sono vicino e l'abbraccio. "Non voglio..."

"E per questo che devi tornare, guarda dove ti trovi ora..." Indica l'acqua stagnante, e mi tiene stretto al suo fianco. 

Sono lì, pallido e immobile, steso nel lettino in chirurgia, mentre mi operano al cuore. Ci sono molti macchinari collegati al mio esile corpo, ma c'è Greg con me che lavora senza fermarsi, con attorno altri medici che non smettono di adoperarsi. Il mio stupore è forte, mi guardo il petto che sembra trasparente e vedo il mio cuore battere appena. Ma non sento nulla, solo una serenità totale.

Virginia mi porta con sé, la sua stretta si fa più forte e mi mostra un'altra stanza.

"Guarda, figlio mio, quelli sono i miei genitori e tua zia, mia sorella Vittoria." L'unica volta che li ho avvicinati, non li ho visti bene. "Perché sono qui?" Chiedo stupito.

"Ti hanno dato il sangue di cui avevi bisogno. Ti hanno salvato, ti stanno ripagando per il male che ti hanno fatto e che ti ho fatto anch'io, quando ti ho abbandonato." 

Sento la sua angoscia crescere e il rimorso devastarla, trema e non sorride più. 

"Mi dispiace figlio, amore mio." La afferro con tutta la forza che possiedo e le concedo il perdono, la bacio sul volto, sui capelli, sulle mani e le restituisco tutto l'amore che posso.

"Mamma, non disperarti ti amo e sarà per sempre."

La gioia le torna ad abbellire il volto, è sazia e appagata. Mi rivolge uno sguardo d'intesa.

"Vittoria sarà una zia premurosa, i miei genitori ora hanno capito l'errore che hanno fatto. Perdonali, solo così vivrai in pace."

Comprendo che li devo assolvere. "Ero molto arrabbiato, ma ora mi accorgo che era tutto così stupido. Non sento più il rancore, non sento la tristezza, perché ora mi sento avvolgere dal loro amore." Mi abbraccia.

"Sono orgoglioso di quello che sei. Mycroft è un padre attento, ma ha bisogno di te Sherrinford, non pensava che avresti dato la tua vita per salvare quella di Rosie e John."

"Mamma... io non so.... vorrei stare con te, se torno ti perderò ancora..."

"No, Sherrinford, li hai visti! Devi tornare! Io ci sarò sempre dentro al tuo cuore guarito, nel sangue che scorre dentro le tue vene... sarai coraggioso e diventerai la loro roccia."

"Mamma..." Sono incerto, ma lei è decisa.

"Vai! Vivi figlio mio! Abbi cura di Myc e digli che l'ho amato moltissimo... baciali tutti per me."

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Il risveglio è più duro di tutti gli altri. Il dolore, la nausea, l'agitazione mi devastano. Mentre con mamma ero così sereno, così in pace con me stesso. 

Vorrei tornare da lei, ma vedo papà affranto ai piedi del letto, sorretto da zio Sherlock, non lo voglio lasciare da solo, non se lo merita.

Mi muovo appena e subito va in allarme tutto il monitoraggio, papà sussulta e mi è immediatamente vicino.

"Sherrinford..." Mi prende la mano e sento il suo calore. "Sei qui, sei tornato con noi...io pensavo di averti perso."

Cerco di parlargli, ma mi esce un rantolo. "Non sforzarti, ora arriva Greg."

Sono solleciti, mi tolgono il respiratore, mi controllano, mi osservano. "Bravo giovane Holmes, ce l'hai fatta a farci preoccupare tutti. Sei un mascalzone." Ride Greg e mi accarezza i capelli. "C'è una processione lì fuori." 

Vede i miei occhi dubbiosi. "Sono tutti in attesa di sapere come stai. Hai seminato amore Sherrinford, e ora ne raccogli i frutti."

Si scosta e fa un cenno a Mycroft e allo zio, hanno il volto sereno e sembrano ringiovaniti.

Sherlock esce ad avvisare gli altri. Greg allunga una botta benevola sulla spalla di papà.

"Forza Holmes, ora hai tutto il tempo per parlare con tuo figlio." 

Esce e lui si avvicina e si siede accanto. "Mi hai fatto penare, Hayc, temevo volassi da tua madre, non hai fatto altro che chiamarla."

Deve fermarsi per respirare meglio, ha gli occhi lucidi, scuri, addolorati. Mi esce una voce sottile e bassa, so che non mi crederà, penserà che siano stati i farmaci. 

"Papà ho visto la mamma, non sembrava un sogno. Ha voluto che tornassi, mi ha fatto capire quanto siete importanti, mi ha detto di baciarvi tutti."

Abbassa la testa, sussulta, perchè stranamente sa che è vero.

"Lo so ragazzo mio, sento spesso che è con noi." Si avvicina per osservarmi incredulo che stia bene.

Gli accarezzo la guancia ruvida, la barba gli è cresciuta, il vestito sciupato, la cravatta slacciata, lui che odia così tanto essere trasandato, si è perso senza di me. 

"Ti ha amato, papà e devo darti il suo bacio... Avvicinati..."

Lo vedo tremare, le spalle un po' curve che ondeggiano. L'uomo di potere, il cuore di ghiaccio, si lascia alla mia cura. Mi porge il suo viso, gli regalo il dono di mamma, su quella guancia che nessuno bacia da tempo. 

Sento che siamo vicini, come uno scambio di amore che passa da l'uno all'altro.

"Sherrinford sei la cosa più bella che Virginia potesse regalarmi. Imparerò a diventare il padre che meriti."

Mi restituisce il bacio in fronte e sulle guance. È in difficoltà, perché fa fatica a trattenere l'emozione che prova, ma lo fa e mi sento felice. 

"Papà, ora rimani con me, voglio starti vicino, recuperare tutto il tempo che abbiamo perso."

So che guarirò, che il mio cuore starà bene, che avrò una famiglia, dei nonni e degli zii.

Una schiera di amici e una piccola cugina pestifera.

Avrò tempo adesso, tutto il tempo che voglio. Per crescere e per portare con orgoglio il cognome degli Holmes.

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