Capitolo 51

NICK
Le prime luci dell'alba filtravano dalla finestra, quando la sveglia del telefono iniziò a suonare. La spensi prima che svegliasse Emma. Ero rimasto ad osservarla per ore la sera precedente, e prima di addormentarmi avevo inserito la sveglia per evitare che suo padre che beccasse a letto insieme.
I nostri corpi erano un incastro perfetto e le nostre bocche erano a pochi centimetri di distanza. Rimasi ancora qualche istante a guardarla. Era adorabile, sembrava una bambina quando era addormentata. Le scostai i capelli dal viso accarezzandole una guancia, poi sfiorai le sue labbra con un bacio leggero. Lei si mosse leggermente. Mi avvicinai al suo orecchio e le sussurrai "Buongiorno amore".
Lei si stropicciò gli occhi. "Buongiorno... allora non era tutto un sogno" biascicò assonnata.
"Assolutamente no" la baciai intensamente a dimostrazione del fatto che non fosse un sogno.
"Che ne dici se andiamo a far colazione al bar, prima che rientri tuo padre?" proposi.
A quelle parole Emma fece un balzo dal letto."Oddio mio padre!!" urlò fiondandosi in bagno. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare la cosa che lei era già tornata vestita e pronta per uscire.

"Cosa fai ancora in mutande? Se ci vede mio padre ci ammazza tutti e due!" continuò agitata.
"Stai tranquilla Emma, è presto, ho messo la sveglia apposta" cercai di calmarla mentre finivo di sistemarmi.
"Meglio non sfidare la sorte" disse e si tranquillizzò solo una volta usciti di casa. Nonostante fosse presto, il sole era già caldo. Emma indossava un paio di short e una maglietta corta che faceva intravedere una striscia di pancia. Mi persi una guardarla ancora una volta. Non riuscivo a farne a meno. Mi sembrava ogni volta più bella.

"Dove andiamo a fare colazione?" la sua voce interruppe i miei pensieri e mi riportò alla realtà. La cinsi sui fianchi e le feci un buffetto sul naso. "È una sorpresa!"
Lei mi fece la linguaccia e poi un sorriso, che si allargò ancora di più quando arrivammo alla caffetteria sul lungomare.
"È un sogno questo posto" esclamò entrando.
Era un locale molto carino, con i tavolini esterni che davano direttamente sulla baia, e una gran varietà di torte e dolcetti di cui Emma andava matta.

EMMA

La caffetteria sul lungomare dove mi aveva portato Nick era un paradiso, e non solo per la varietà di dolci tra i quali si poteva scegliere. Sembrava un luogo incantato. Era leggermente fuori mano e si affacciava sulla baia, i tavolini erano posizionati nella parte esterna del locale dalla quale si godeva un panorama da cartolina.

Mentre attendavamo che ci venisse servita la colazione, continuammo a scherzare e chiacchierare del più e del meno. Non riuscivo a smettere di sorridere. La sensazione di gioia che provavo era talmente grande che avevo paura di svegliarmi e scoprire che era stato solo un sogno.
"A cosa stai pensando?" la voce di Nick interruppe il flusso dei miei pensieri.
"Nulla, solo che dovrei rispondere ai 20 messaggi che mi ha mandato Liz" risi prendendo il telefono che si era illuminato evidenziando le notifiche.
"Mia sorella è troppo curiosa" borbottò lui.
La cameriera arrivò in quell'istante con i nostri cappuccini e i dolci che avevamo scelto.
Assaporai il muffin che avevo preso, e bevvi un sorso del mio cappuccino, prima di trovare il coraggio di tirare fuori la domanda che mi aveva attanagliato in quel mese.
"Nick, posso chiederti cosa è successo con Camille?" tirai fuori di getto.
Lui tossì come se gli fosse andato per traverso il boccone che aveva appena mangiato. " In che senso?"
"Beh, lo so  che non sono affari miei, ma... prima di partire avevi detto di essere innamorato di me e poi dopo una settimana hai iniziato a stare con lei. Ora vi siete lasciati e..." abbassai lo sguardo e non riuscii a terminare la frase dall'imbarazzo.
"Emma, lo so di averti fatto soffrire in questo periodo, ma non ti ho mai preso in giro. Prima di partire per la Florida, quando ti ho detto quello che provavo per te, ero sincero, ma mi sono sentito esposto, vulnerabile. Tu mi hai detto che ero solo un amico per te, e volevo ritornare ad essere quello di prima. Il ragazzo che andava con tutte e non provava nulla per nessuna. Avevo paura di soffrire. Camille era la persona giusta, con lei volevo dimostrare a me stesso che potevo andare avanti anche senza di te. Ma non avevo considerato che avrei sofferto lo stesso perché non eri tu. Perché non c'eri tu vicino a me"

"E' servito anche a me. Mi ha fatto comprendere che per  paura di accettare quello che provavo per te, rischiavo di perderti senza aver neanche tentato." mi ritrovai a confessare.

"Non parliamone più ok?" propose lui prendendomi la mano.

Annuii con un sorriso. Non avevamo risolto tutti i problemi, anzi, eravamo solo all'inizio della nostra avventura e io dovevo ancora superare i miei attacchi di panico, ma per la prima volta mi sentivo positiva.

Nick si alzò e andò a pagare la colazione. "Ti accompagno a casa, tuo padre sarà arrivato e anche il mio starà fremendo, visto che non sono ancora rientrato" 

Al ritorno fu piuttosto silenzioso. Ci salutammo e prima di andarsene mi diede un biglietto da visita. "E' il numero della dottoressa Lee, è una psicologa ed è molto brava. Pensaci" e se ne andò senza darmi il tempo di replicare.

NICK

Rientrai a casa, e prima ancora di aver salutato Liz, sentii l'urlo di mio padre arrivare dal suo studio.

"Papà è parecchio arrabbiato perché entrambi non siamo rientrati ieri sera" mi sussurrò Liz, alla quale probabilmente aveva fatto già la paternale.

Sospirai salendo le scale che portavano allo studio, ero deciso però a non farmi rovinare l'umore della giornata. 

"Ti sembra questo il modo di comportarti Nicholas?" mi apostrofò non appena entrai.

"Non credo di aver fatto nulla di male. Era tardi e mi sono fermato a dormire da un amico" ribattei seccato.

"Pensi che non abbia capito che mi stai raccontando un sacco bugie? So benissimo che non eri a casa di Aiden, e sinceramente sono stufo del tuo comportamento irresponsabile. Avevo avuto l'impressione che avessi iniziato a cambiare, ma è evidente visti i tuoi ultimi comportamenti che non è affatto così" sentenziò con un tono che non ammetteva repliche. 

Per un secondo ebbi l'impulso di andarmene sbattendo la porta, invece replicai "Credo che tu non abbia mai capito nulla di me papà. In ogni caso, ti volevo avvisare che domani ci sarà la prima di Orgoglio e Pregiudizio, per il corso di teatro. Pensavo ti potesse interessare, adesso non ne sono più così sicuro" me ne andai senza aspettare una sua risposta.

EMMA

Rimasi qualche minuto a rigirarmi tra le mani il biglietto che mi aveva dato Nick prima di rientrare in casa.

"Ciao tesoro, tutto bene? Ti sei divertita con Liz?" chiese mio padre vedendomi arrivare.

"Liz?" rimasi per un attimo sconcertata, poi mi ricordai del biglietto che avevo lasciato prima di uscire, e cercai di salvare la situazione in extremis  "Ah sì certo, tutto bene con Liz, vado in camera a ripassare il copione per la prima di domani" mi rifugiai in camera prima che mio padre mi facesse altre domande.

Rimasi sdraiata sul letto con il biglietto di Nick tra le mani, ripensando a quanto era accaduto nelle ultime ore.

La felicità e la gioia per il bacio che avevo dato Nick, si mescolavano alla paura di ricadere nuovamente nel baratro degli attacchi di panico. Ripensai alle parole di Nick, sul fatto che io non avessi colpe. Quei piccoli attimi di felicità che mi erano stati concessi, forse se avessi accettato il consiglio di Nick, sarebbero potuti diventare qualcosa di vero e di concreto e non solo una fantasia.

La suoneria del telefono mi riportò alla realtà. Era Liz, che sicuramente voleva sapere cos'era successo tra me e Nick, visto che non avevo risposto ai suoi innumerevoli messaggi. 

"Emma, allora, non racconti nulla? Vuoi farmi morire di curiosità?" mi chiese non appena risposi alla chiamata.

 Tra una domanda e l'altra le raccontai tutto della sera precedente, tralasciando l'attacco di panico. Un giorno, mi ripromisi, le avrei raccontato tutto, ma prima dovevo sconfiggere i miei mostri.

"Oh, lo sapevo, lo sapevo!" esultò lei "Sei la ragazza perfetta per lui!"

Il giorno seguente passò velocemente mentre allestivamo il teatro per la prima, e ripassavamo per l'ultima volta.

"Vieni Emma" mi chiamò  Karen che faceva da costumista "Inizia a prepararti, questo è il vestito per la prima scena"

Mi andai a cambiare nello sgabuzzino adiacente al palco, che fungeva da camerino. Pochi istanti dopo arrivò Liz, per farmi l'acconciatura e truccarmi.

"Ti renderò la Elisabeth Bennet più bella di sempre!" dichiarò attaccando alla presa la piastra per arricciarmi i capelli.

"Io spero solo di non dimenticare le battute una volta sul palco. Comincia a salirmi l'ansia..." confessai mentre lei finiva di truccarmi.

"Sarai la migliore ne sono certo" Era Nick, già pronto nei panni di Mr. Darcy.

Liz finì di acconciarmi i capelli appena in tempo, che il professore ci richiamò per dare inizio allo spettacolo.

"Sei pronta mia dolce Elisabeth?" mi chiese Nick in perfetto stile ottocentesco "Andiamo e facciamo la migliore interpretazione di sempre" 

La sua mano si intrecciò con la mia, mi guardò e in quel momento seppi che non sarei più stata sola. Lui sarebbe sempre stato accanto a me a sostenermi, non solo per lo spettacolo, ma per il resto della vita.

Lo  spettacolo fu un successo, il professore venne da noi a congratularsi e ci assicurò che avremmo avuto il massimo dei voti.

Feci un urlo di gioia. Nick mi prese tra le sue braccia e finimmo per baciarci senza pensare che eravamo davanti a tutti gli spettatori che erano venuti per la prima. Compreso mio padre e il padre di Nick.

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SPAZIO AUTRICE:

Eccomi tornata! Non sono morta anche se ci ho messo davvero molto a scrivere questo capitolo.

Spero che vi sia piaciuto almeno un pochino,

A presto

Allison




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