Capitolo 19


EMMA

A volte sembra che il tempo non passi mai. A volte sembra che passi in un secondo.

Era già l'inizio di dicembre. Un vento gelido e nuvole grigie sembravano annunciare l'arrivo dell'inverno e della neve.  Mi strinsi il piumino e cercai di scaldarmi le mani congelate. L'autobus era in ritardo di qualche minuto, e speravo non tardasse ancora di molto. Quando arrivò feci un sospiro di sollievo. Salii e andai a sedermi nel primo posto libero che trovai.

Mentre osservavo la città dal finestrino, ripensai al mese appena passato.

Dopo quella sera passata a casa di Liz e Nick, la mattina successiva avevo avuto un'accesa discussione con mio padre. Tornata a casa, avevo notato gli occhi stanchi, circondati da profonde occhiaie, e molto preoccupati. Mi abbracciò e mi strinse a sé, tanto che per un attimo mi dimenticai di essere arrabbiata con lui. Poi però il ricordo di quanto era accaduto il pomeriggio precedente fece riaffiorare la rabbia e l'indignazione. Mi staccai da lui e chiesi guardandolo negli occhi "Come hai potuto mentirmi in quel modo? Come hai potuto tenermi lontano da lei sapendo quanto mi faceva soffrire?" trattenni a stento le lacrime.

Lui aveva abbassato lo sguardo, quasi imbarazzato, portando la mano dietro la testa, come se cercasse le parole giuste per spiegarmi. "Emma, so che se molto arrabbiata, lo capisco, ma vorrei spiegarti tutto dall'inizio" iniziò lui. Io annuii appena con la testa e lasciai che continuasse il suo discorso. "Vedi io e tua madre ci amavamo tantissimo. Quando nascesti tu, la vita mi sembrò perfetta. Insieme decidemmo che lei sarebbe stata a casa per accudirti e seguirti nella tua crescita, mentre io avrei portato avanti la nostra azienda, la Miller & Cooper, che avevano creato subito dopo esserci sposati. Per i primi anni le cose andarono per il verso giusto, ma poi il lavoro iniziò ad aumentare, e questo significava arrivare tardi alla sera, lavorare spesso nei week end. Tua madre iniziò a sentirsi trascurata, in più tu avevi iniziato l'asilo e lei si ritrovava spesso a casa sola. Litigavamo spesso, ma pensavo che fosse una cosa passeggera invece, la sera che se ne andò di casa, mi disse che aveva incontrato un vecchio amico dei tempi dell'università, e che nell'ultimo periodo si era resa conto di provare per lui qualcosa di più che una semplice amicizia. L'avevo persa" Due grosse lacrime scendevano dal viso di mio padre. Non l'avevo mai visto così sconvolto, davanti a me si era sempre mostrato forte e risoluto. Fece un grosso respiro, per poi continuare "Ovviamente, in quel momento fui accettato dalla rabbia e dalla gelosia, così gli dissi che, se avesse deciso di andarsene con quel tipo, non gli avrei permesso più di vederti. Lei si infuriò, disse che non avevo alcun diritto di farle questo, che avrebbe fatto causa tramite avvocato. Non sto a raccontarti inutili e dolorosi dettagli di quella serata, ma dopo che tua madre se ne andò, mi barricai nel mio dolore e nel risentimento nei suoi confronti. Quando la rabbia si affievolì, rimase solo il dolore. Mi resi conto del dolore che tutta quella storia ti aveva causato, ma mi dissi che avresti sofferto di più ad essere sballottata da una parte all'altra del paese, senza un vero punto di riferimento, con due genitori che non perdevano l'occasione di litigare. Così tutte le volte che tua madre tentava di contattarti telefonicamente le dicevo che non eri in casa, le lettere che ti mandava le rispedivo al mittente. Ogni volta mi giustificavo con me stesso dicendo che lo facevo per il tuo bene..." rimase per un attimo in silenzio "Ora, dopo questa notte, credo che tua madre avesse ragione, sono un grandissimo egoista, l'ho fatto perché avevo paura di perdere anche te"

Non era stato facile assimilare le parole. Faceva male, molto male. Mi aveva permesso però di mettermi in contatto con mia madre e di sentire anche la sua versione. Da allora andavo spesso da lei il pomeriggio quando era a casa. Con mio padre, nonostante non fossi più arrabbiata con lui, il rapporto non era semplice. Avrei voluto davvero perdonarlo, ma era difficile dimenticare quanto avevo sofferto per quella situazione.

L'autobus frenò bruscamente alla fermata, facendo scivolare la borsa dalle ginocchia. Mi riscossi dai miei pensieri e scesi velocemente prima che ripartisse. Mi avviai verso casa di mia madre, che si trovava a circa dieci minuti dalla fermata. Abitava in una villetta a Beacon Hill, lo storico quartiere di Boston. Dopo aver divorziato da mio padre, si era risposata con Micheal, l'amico dell'università di cui aveva parlato mio padre. 

Sentii vibrare il telefono. Era un messaggio di Nick. 

Ciao stella, sei a casa nel pomeriggio? Devo ancora prepararmi per l'esame su Orgoglio e Pregiudizio... l'esame è la prossima settimana e io non so nulla tranne che i protagonisti si chiamano Elisabeth e Darcy

Sorrisi. Da quella sera il rapporto tra me e Nick era cambiato. Non avevo mai preso in considerazione di essere un amica con un ragazzo, tanto meno con Nick. Di solito, o ci provavano o mi ignoravano. In più dopo quello che era accaduto con Matt, mi ero completamente isolata. Mi piaceva il nostro rapporto, mi faceva stare bene.

Ciao Nick, oggi pomeriggio sono da mia madre... Facciamo per domani? Ho lezione fino alle tre

NICK

Lessi la risposta di Emma. Avrei voluto passare davvero il pomeriggio con lei, e ovviamente di Orgoglio e Pregiudizio non me ne importava nulla. Durante quel mese ci eravamo avvicinati molto, capitava spesso di passare il pomeriggio insieme, e tra di noi si era creata una certa confidenza. Mi piaceva vederla sorridente e rilassata vicino a me. Mi piaceva anche troppo.

 Mi infilai una t-shirt e un paio di pantaloncini e uscii di casa per andare a correre. 

L'aria gelida mi colse alla sprovvista facendomi rabbrividire. Iniziai a correre lungo la strada che portava verso il parco vicino al campus. Nonostante il freddo e la stanchezza continuai a correre per più di un'ora. Quando rientrai trovai Aiden e Liz sulla porta di casa che si stavano baciando.

Mi avvicinai dando qualche colpo di tosse per far sentire la mia presenza. Loro si staccarono immediatamente. Liz arrossì, e Aiden mi salutò. 

"Ehi amico, che fai in giro così conciato, con questo freddo?"

"Sono andato a correre per tenermi in forma, a differenza tua!" lo sfottei.

"Io ho altri metodi per tenermi in forma" disse con la voce maliziosa facendo l'occhiolino a mia sorella, che arrossì nuovamente.

"Aiden piantala di fare riferimenti alle tue attività sessuali con mia sorella! Preferisco non sapere cosa fate voi due in camera da letto!" replicai acido facendomi largo per entrare in casa.

Aiden mi seguì "Qualcuno è in crisi di astinenza o sbaglio?" mi provocò lui.

Lo guardai torvo. "Non sono affari tuoi" ribattei secco per poi salire le scale e dirigermi in camera mia. 

Liz e Aiden rimase in salotto, mentre io andai a farmi una doccia. Le parole di Aiden mi bruciavano, perché in effetti non scopavo da quasi tre mesi, ovvero da quando avevo conosciuto Emma. Non che non avessi avuto delle occasioni, anzi. Il fatto è che tutte quelle ragazze non mi dicevano niente. Certo avevano un bel fisico ed erano provocanti, ma dopo trenta secondi non le sopportavo più, e invece di eccitarmi, mi innervosivo.

L'acqua bollente iniziò a scaldarmi i muscoli infreddoliti, per un secondo mi passò nella mente che non mi sarebbe dispiaciuto avere Emma lì con me, sotto la doccia. Cercai di scacciare quel pensiero malsano.

Mi infilai un maglione e un paio di jeans, quando sentii suonare il campanello. Mi chiesi chi potesse essere a quell'ora. Scesi ad aprire e mi ritrovai davanti Emma.


EMMA

Mentre ero da mia madre era arrivato un messaggio di Liz, che mi chiedeva se potevo passare da lei per organizzare la vacanza in Montana. In realtà avevo poco tempo, ma ero troppo eccitata al pensiero della vacanza. Ero riuscita ad ottenere il permesso di mio padre, anche perché aveva molto da farsi perdonare ed era la prima vacanza che facevo da sola.

Salutai mia madre e mi incamminai verso la fermata dell'autobus. Sulle case cominciavano a comparire i primi addobbi natalizi, a ricordarmi che ormai il Natale era alle porte e dovevo anche pensare ai regali di Natale.

L'autobus non tardò molto ad arrivare. Era quasi vuoto a quell'ora e presi posto vicino alla porta.

Suonai al campanello e ad aprirmi invece di Liz mi trovai Nick. Aveva i capelli ancora bagnati, e potevo sentire distintamente il profumo muschiato.  Rimasi a fissarlo per qualche secondo sorpresa. 

"Emma, non mi aspettavo di vederti" mi salutò dandomi un bacio sulla guancia. Il mio cuore perse un battito.

Cercai di ritrovare la voce. "Ciao Nick, Liz mi ha chiesto di passare un attimo per definire la partenza per la vacanza in Montana" riuscii balbettare.

"Vieni, entra, te la vado a chiamare" disse facendomi entrare. Mi tolsi il piumino, mentre lui andò su per le scale urlando il nome di sua sorella.

Dopo di che venne a sedersi vicino a me in attesa che Liz arrivasse. Pochi minuti dopo scesero insieme Liz e Aiden. Avevano i capelli arruffati e i vestiti ancora scombinati segno che li avevamo interrotti sul più bello. Sorrisi salutandola. "Mi dispiace avervi interrotto" 

"Ma no, non ti preoccupare, e poi ti ho chiesto io di passare"

"Hai fatto benissimo ad interromperli" rincarò la dose Nick  "Non voglio che facciano cose sconce, mentre io sono nella camera a fianco"

Aiden sghignazzò. "Beh, è meglio che ti ci abitui in previsione della vacanza in Montana"

"Non penserai di dormire in camera con mia sorella? Perché non se ne parla proprio!" ribatté deciso Nick.

"E perché no?" chiese guardandolo storto.

"Primo perché, come ti ho già detto, non voglio sentire che ci date dentro, e secondo perché non è possibile. Ci sono due camere matrimoniali, e una camera con tre letti singoli. Per cui l'unica sistemazione possibile è: Tracy, Phoebe e tua sorella nella camera con i tre letti singoli. In una camera matrimoniale dormiranno Emma e Liz, e nell'altra camera dormiremo io e te" concluse.

"Io non voglio dormire nel letto con te" protestò Aiden.

"Neanch'io faccio i salti di gioia, preferire condividere il letto con qualche bella ragazza, ma non abbiamo alternativa."

I due continuarono a litigare, mentre Liz mi spiegò che con noi sarebbe venuta Alice, la sorella di Aiden, perché sua cugina Leah, rimaneva a New York con il suo fidanzato, e a Aiden dispiaceva non passare il Natale con la sorella.

"E' all'ultimo anno di liceo ed simpaticissima. Sono sicura che ci divertiremo un mondo" Liz era decisamente su di giri. "Ah Nick, dimenticavo... ho promesso a papà che avremmo preso entrambi A nei prossimi esami, per poter avere il permesso di utilizzare la casa."

"Cosa hai fatto??" si arrabbiò lui "Sai che la prossima settimana ho l'esame di letteratura! Sarà un vero miracolo se non mi bocciano! Altro che prendere una A!"

"Io devo andare, è tardi... Ci vediamo domani" dissi interrompendo la discussione 

"Ok, grazie per essere passata,  a domani" mi salutò Liz.

"Anch'io è meglio che vada a casa, è tardi e tra poco arriveranno i tuoi" disse Aiden alzandosi. "Se sei a piedi, ti dò un passaggio Emma" propose.

"Grazie Aiden, mi faresti un favore"

Mi infilai il piumino e vidi Nick lanciare l'ennesima occhiataccia a Aiden. Salita in macchina, presi il telefono, e gli scrissi un messaggio.

Non ti preoccupare per l'esame di letteratura, domani studiamo un piano d'azione e sono certa che lo passerai con il massimo dei voti

Inserii la faccina che mandava un bacio e lo inviai. Pochi istanti e arrivò la sua risposta.

Grazie stellina, per sdebitarmi ti insegnerò a sciare

Rimasi a fissare a il suo messaggio con un sorriso ebete. Adoravo che mi chiamasse stellina, mi faceva sentire speciale, anche se sapevo che non voleva dire  nulla.

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SPAZIO AUTRICE:

Buone vacanze a tutti!!

Io purtroppo sono ancora a casa e incasinata, in compenso sono riuscita a finire il capitolo e ad aggiornare.

Spero vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate...Aspetto i vostri commenti!!

A presto

Allison

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