70. "Ti amo"

Si diceva che tutto era destinato a terminare, ogni frase aveva un punto e ogni avventura aveva naturalmente una fine così come un qualsiasi viaggio aveva una meta ed io sapevo bene che prima o poi quello che avevo costruito con Taehyung sarebbe finito, tuttavia non ero pronto per lasciare andare davvero quel rapporto alla quale mi ostinavo ad aggrapparmi con le unghie e con i denti. Ogni cellula di me sarebbe voluta rimanere attaccata a quel biondino che avevo cercato non solo di allontanare ma anche di scacciare malamente la sua presenza dal mio cervello, avevo tentato con tutte le mie forze e non solo non ero riuscito nel mio intento ma mi ero ritrovato a compiere l'esatto opposto di quello che mi ero prefissato e anche un po' augurato per me stesso.

Io e Taehyung eravamo di nuovo insieme.

Avevo ceduto perché ero debole al sesso con lui, ero cedevole alla passione che solo lui era in grado di scaturirmi ma soprattutto avevo fatto in modo che per i prossimi mesi a venire avrei avuto qualcos'altro a cui pensare costantemente. Avrei rammentato i suoi tocchi su di me, i suoi baci, le sue battutine a sfondo sessuale, la sua presenza dentro di me e la maniera in cui mi ero sentito vivo dopo tantissimo tempo in cui credevo di essere morto sebbene continuassi a respirare.

Quel tempo senza di lui, ora che lo avevo riavuto mi pareva essere stato sprecato tuttavia dentro di me ero cosciente che in realtà mi era servito come lezione e tutto quello che era accaduto non era di certo stato vano, al contrario ne avrei fatto tesoro.

Con la distanza che avevo appositamente imposto durante quel periodo di totale confusione avevo imparato che il tempo trascorreva pesantemente quando ci si sentiva tristi o nostalgici per qualcosa e che non vi era alcuna maniera per poter rendere quella malinconia, che pian piano si trasformava in una vera e propria forma di depressione, meno opprimente e addirittura era quasi impossibile da scacciare totalmente. Era come se i minuti, le ore e persino i secondi della giornata o della notte non passassero mai, era come se fossi rimasto intrappolato in quella condizione di oscurità e di vuoto per sempre e che non mi rimanesse altra via di fuga se non i ricordi che custodivo nella mia mente. Era più facile rammentare tutti i momenti passati insieme, tutte le banali ma anche le profonde conversazioni avute e tutti i sorrisi che ci eravamo scambiato ogni qual volta che eravamo stati felici, piuttosto che cercare di aggiustare quello che tra di noi si era spezzato e che avrebbe finito per rompersi definitivamente se nessuno dei due avesse compiuto la fatidica prima mossa.

Non avevo mai provato sulla mia pelle o anche solo lontanamente immaginato quanto arduo sarebbe potuto essere rimanere senza la persona che si amava e con la quale avevi scaturito un legame unico e speciale; non che quella che avevo istaurato con lui lo fosse ma in ogni caso, quella mi sarebbe bastata anche se considerata e giudicata da entrambi e persino da terze persone come tossica. 

Avevamo costruito un legame talmente forte e persistente che avevamo finito per cadere in una trappola di dipendenza che non ci lasciava sfuggire al desiderio di isolamento o lontananza, al contrario ci costringeva a rimanere fermi e incatenati nella nostra dipendenza, appellata anche con il nome di relazione. La verità era che avevo talmente una visione contorta di quello che io e Taehyung eravamo che non ero neppure più in grado di identificare quel genere di rapporto; io l'avevo mollato e dunque concretamente non eravamo più nulla eppure io, come forse anche lui, continuavamo a far scorrere il tempo tramite le memorie che avevamo realizzato nel corso della nostra iniziale conoscenza e secondo poi durante il nostro fidanzamento ufficiale.

Io avevo passato la maggior parte del tempo in casa, principalmente nel buio della mia cameretta talmente colpevole mi sentissi per aver fatto soffrire Taehyung, volevo punirmi per aver reagito male al suo essere stato finalmente sincero con me e per avermi raccontato ciò che avevo desiderato sapere sin dal nostro primo incontro. Io ero consapevole che non era una persona facile da comprendere eppure avevo provato qualsiasi cosa per poterci riuscire ma soprattutto per poter conoscere tutto quello che nascondeva all'interno di quello che rimaneva del suo cuore fragile, a cui io probabilmente avevo contribuito a spezzare in modo definitivo. Sebbene sapessi di avergli procurato dolore, lo stesso che però avevo provato io dopo aver scoperto quello che celava il suo sguardo infelice, avevo continuato imperterrito a sperare di incontrarlo per strada tutte quelle volte che uscivo quasi per sbaglio. Ogni volta che mi guardavo intorno, senza neppure accorgermene finivo per cercare la sua figura nella folla, negli angoli del marciapiedi o all'interno di una di quelle macchina, che mi ricordavano lui e tutte le volte che si era accostato di fronte i luoghi dei miei impegni, con il solo scopo di venirmi a recuperare.

Il mio cervello era un costante loop di emozioni positive ogni qual volta che mi tornavano in mente dei ricordi felici con lui e in egual modo però vi erano anche delle sensazioni negative che mi facevano rimpiangere scelte che avevo intrapreso e parole che gli avevo sputato in faccia senza alcun ritegno o senza rifletterci abbastanza. Durante quel mese senza la sua presenza avevo capito quanto importante ma soprattutto quanto insostituibile fosse per me la sua presenza nella mia vita, motivo per cui avevo finalmente deciso di seguire il mio cuore e le mie gambe, che difatti mi avevano portato direttamente a casa sua, dove Taehyung mi diede l'impressione che mi stesse aspettando da tantissimo tempo, quasi a braccia aperte e dunque senza neppure un briciolo di ira o afflizione nei miei confronti.

Inoltre avevo imparato che tutto quello che succedeva senza di lui era come se non succedesse realmente, era come se non mi rimanesse nulla di quegli eventi per il semplice motivo che sentivo che qualcosa, in questo caso qualcuno mi mancava costantemente ma mi mancava in una maniera che faceva male. Tutto mi faceva terribilmente male, nelle ossa, nel cuore e mi sentivo una nullità in confronto a tutto quello che mi circondava, come d'altronde sapevo di essere eppure quando stavo con Taehyung mi sentivo la persona più importante del pianeta terra. Ogni cosa pareva essere stata costruita appositamente per me e per lui, mi bastava scambiare uno sguardo con lui o ricambiare un suo sorriso o una sua provocazione per ammettere che valeva la pena vivere quella vita che apparentemente non aveva alcun senso.

Taehyung mi era mancato come l'aria nei polmoni e mi sarebbe mancato per sempre se non l'avessi avuto nella mia vita, ero cosciente che una persona come lui che mi aveva dato tanto forse anche troppo, non lo avrei dimenticato neppure crescendo o dopo tanti anni quando la mia vita avrebbe preso una piega del tutto differente. In quell'istante tuttavia non avrei voluto che la mia vita cambiasse al contrario avrei voluto che rimanesse invariata, a patto che quel biondino sarebbe rimasto al mio fianco.

Mi voltai d'istinto quando arrivai a quella conclusione e mi scontrai con quel viso angelico, quei ciuffetti biondi e mobili e quegli occhietti delicati che lo facevano sembrare un dolce bambino; il suo aspetto ingannevole si contrapponeva in maniera perfettamente bilanciata al suo modo di agire e quella caratteristica era forse il fattore che più mi piaceva di Taehyung.

Solo per il gusto di non ammettere che in realtà mi piaceva tutto di lui, persino quei difetti che avrei odiato addosso ad altre persone.

E in quel momento, in un letto non mio, mi sentivo di nuovo a casa e sentivo finalmente un profumo che mi era talmente tanto familiare da curarmi l'anima come niente e nessuno era in grado di fare. Era assurdo come dopo tanto tempo mi sentivo al posto giusto e al momento giusto, ero in pace con me stesso ma non perché avevo risolto tutti i crucci che mi ero costruito e che avevo elaborato a causa delle nostre continue litigate ma solo ed esclusivamente perché avevo accanto a me la persona che era in grado di trasportarmi in un mondo che forse nemmeno esisteva davvero. Era tutto magicamente effimero quando di fianco avevo Taehyung eppure non vi era sensazione più bella di quella; avrei voluto provarla costantemente e per il resto della mia vita.

"Allora cosa ne dici della campagna?" chiese dopo tanti altri tentativi.

"Io ci starei benissimo ma tu sei così tanto abituato al lusso che non dureresti neppure mezza giornata tra la natura e gli insetti" contestai per l'ennesima volta una sua folle idea.

Eravamo rimasti entrambi sdraiati sul letto e avevamo perso la cognizione del tempo; avevamo dormito parecchio e quando ci eravamo svegliati non eravamo scesi neppure per fare colazione o per rinfrescarci tramite una doccia. Avevamo preferito rimanere tra le lenzuola ancora calde di tutte quelle ore trascorse tra di esse e eravamo rimasti a parlottare del più e del meno come se fossimo due migliori amici che non si vedevano da qualche annetto e dunque con tantissimi aneddoti da raccontare, sino a che ci eravamo buttati sulle fantasie che iniziavano a prendere una piega difficile tanto quanto divertente.

"E se ci sposassimo?" chiese improvvisamente lasciandomi di stucco, nonostante sapessi che tutto ciò che usciva dalla sua bocca fosse solamente uno scherzo che non avrebbe mai lasciato le mura di quella stanza dalla quale cominciavo a non voler uscire mai più. La presa della sua mano sulla mia si fece più forte e in men che non si dica immaginai che in quelle dita avrebbe potuto trovarsi un anello simbolo del nostro amore e del nostro legame, sebbene il giorno prima avevo continuato a credere di non voler più includere Taehyung nella mia vita.

"A patto che tu ti metti l'abito bianco e il velo sul viso" risposi buttandola sul ridere.

"Perché dovrei farlo io?" esclamò quasi offeso. "Tu l'hai presa in culo molto più di me" replicò facendomi ridere sul serio tuttavia vidi la sua figura spostarsi e allontanarsi da me per poter avvicinarsi al comodino di fianco il grande letto matrimoniale e così mi voltai per poter ammirare le sue azioni improvvise. Con una mano aprii il primo cassetto e lo vidi frugare tra i tanti oggetti, così tanti che improvvisamente pensai stesse cercando davvero un anello da mettermi al dito, i miei sogni però vennero frantumati nel momento stesso in cui lo vidi afferrare una pistola nera e talmente lucida da poter riflettere il viso di Taehyung.

Perché aveva una pistola in casa? Ma soprattutto perché l'aveva estratta da un momento all'altro?

Quell'oggetto mi mise un'agitazione in corpo fuori dal normale, specialmente se impugnata dal biondino tuttavia non fui in grado di dire neppure una parola; solo un piccolo sospiro lasciò le mie labbra e dopo di che aspettai una sua mossa. Non ero curioso o desideroso di vedere cosa avesse da dire o da fare ma semplicemente non ero nella condizione di poter formulare un discorso tanta era la paura di aver visto quell'arma nella mano della persona a cui stavo cercando di ridare fiducia, tra l'altro la stessa mano che prima stava toccando e sfiorando la mia.

"Non è forse bellissima?" esclamò a quel punto girandosi completamente verso di me, mi diede tutta l'attenzione voltandosi con l'intero corpo per potermi volgere dunque anche lo sguardo. Il cassetto rimase aperto mentre lui gattonò con le ginocchia per poter venire ancora più vicino al mio corpo, che rimase immobile e anelante di sapere a cosa volesse andare incontro realmente; io mi ero sempre lasciato guidare dalle volontà di Taehyung come se io non ne avessi alcuna. Avevo da sempre preferito accontentare lui piuttosto che me stesso ma non mi ero mai pentito di quella scelta poiché non la ritenevo del tutto sbagliata piuttosto credevo che non potesse esistere una forma d'amore più giusta di quella che io avevo usato con lui. Spesso io mi ero messo da parte per poterlo compiacere, per poter anche solo comprendere i suoi bizzarri e inusuali atteggiamenti che avrebbero sicuramente fatto scappare chiunque altro, eppure a me avevano solamente incuriosito e in qualche modo persino attratto maggiormente. Quel biondino mi aveva donato la capacità di non riuscire a pensare a me stesso per un po', aveva fatto si che io fossi meno egoista e impuntato sui miei desideri poiché troppo preso e coinvolto nel far avverare i suoi, che improvvisamente divennero più importanti e significanti dei miei.

La cosa più bella per me era riuscire ad intravedere quel sorriso quadrato che si formava sul suo viso ogni qual volta che io mi comportavo come lui voleva o si aspettava da me, ragion per cui quando avevo preso una decisione su cui lui non era affatto d'accordo, lo avevo visto piangere, disperarsi e persino supplicarmi di fare il contrario di come invece avrei voluto. Qualche mese addietro, forse per la prima volta da quando avevo conosciuto il biondino, avevo preso una scelta dettata esclusivamente dal mio cervello, forse un po' meno dal mio cuore ma era pur sempre qualcosa che riguardava la mia reale intenzione e dunque non solo non me ne ero ravveduto, ma ero stato persino contento di aver reagito per mio intento piuttosto che per compiacimento o per avere una sua approvazione.

La verità era che mi ero sempre sentito inferiore a Taehyung, lui per me stava sopra ogni tipo di gradinata, era la vetta di ogni montagna e la meta ultima di qualsiasi essere umano; forse ero io troppo accecato dalla sua bellezza sia interiore che esteriore per potermi rendere conto che non fosse quella la realtà dei fatti eppure ogni qual volta che mi ritrovavo a pensare a quel biondino o anche solo quando ne sentivo parlare dagli altri mi convincevo sempre di più che le mie percezioni fossero corrette. Lui era superiore a me come lo era in generale con tutti quelli che incontrava durante il suo percorso di vita, motivo per cui io non mi ero mai sentito abbastanza nel stare al suo fianco eppure non avevo neppure mai trovato il coraggio di potermi allontanare o anche di fare solo un passo in avanti o indietro per potermi distaccare o evitare di stargli accanto. Mi ero da sempre accontentato di quella posizione poiché la cosa essenziale rimaneva trascorrere del tempo con lui e dunque tutte quelle paranoie che solitamente popolavano la mia testa, finivano per crollare e scomparire dal momento stesso che i miei occhi si scontravano con i suoi o che la sua pelle accarezzava la mia, sempre tesa e bramosa di sentirlo sfiorare anche per sbaglio il mio corpo.

In quel momento lo stavo osservando con un'indifferenza nello sguardo che forse lui non aveva mai visto, in realtà non era freddezza nei suoi confronti o nei confronti di quel gesto che non stavo affatto capendo piuttosto stavo cercando di trovare una via d'uscita da quella circostanza che non sapevo a cosa avrebbe portato. Non ero spaventato ma non ero neppure calmo abbastanza per poter reggergli il gioco.

Purché quello fosse un gioco...

"Si, piace anche a me" riuscii a dire dopo qualche minuto di silenzio. Volevo essere sicuro di poter parlare senza risultare insicuro eppure entrambi eravamo riusciti a sentire la mia saliva scendere oltre la mia gola, avevo deglutito pesantemente come se quella sostanza fosse un macigno o un qualcosa alla quale non ero affatto abituato. "Da dove l'hai presa?" trovai il coraggio di chiedere quando lo vidi sorridere debolmente alla mia risposta precedente, era quello che voleva sentirsi dire da me poiché sapevo quanto contento e soddisfatto lo rendeva la mia sottomissione nei suoi confronti; adorava quando lo assecondavo nelle sue scelte e al contrario non sopportava quando avevo delle idee che fossero solamente mie. Pareva che volesse condividere con me ogni cosa, specialmente nell'ultimo periodo in cui paradossalmente avevamo legato maggiormente a causa di quelle futili discussioni che avevano finito per aprire una profonda litigata e scissione nella nostra relazione, che agli occhi degli altri sarebbe potuta risultare perfetta ma la verità era che era più tossica di quanto avessimo mai potuto pensare.

 Non riuscivo a comprendere o a designare come eravamo giunti a quel tipo di rapporto che ero sicuro avrebbe finito per distruggerci senza che nemmeno avremmo potuto accorgercene, eppure le cose tra di noi erano avvenute talmente in maniera naturale che forse quel lato tossico era persino più naturale di tutto il resto; ero ormai consapevole che non avremmo mai potuto apparire come quelle coppie che si rispettavano più di ogni altra cosa o che seguivano solamente l'amore che dicevano di provare. Era impossibile credere che potessimo diventare come una di quelle coppie che nessuno avrebbe potuto ostacolare o dividere, considerato che entrambi non avevamo bisogno di qualcuno per poter ostacolare la nostra relazione; per quello ci avevamo già pensato noi stessi con tutte quelle bugie che ci eravamo dedicati e tutte quelle insicurezze che erano nati a causa dell'altro.

Sapevo che il nostro amore si fosse ormai trasformato in una malata interdipendenza dalla quale sarebbe stata difficile uscire, forse per il semplice fatto che non avrei mai voluto abbandonare il mio biondino sebbene avessi appurato che sarebbe stata la decisione più giusta da dover intraprendere. Non ero pronto ma nemmeno voglioso di volerlo fare, dipendere da qualcosa era terribilmente brutto ma dipendere da una persona lo era ancora di più, lo era il doppio o forse persino il triplo; la sola presenza di quella determinata persona ti rendeva euforico, felice ma anche tanto sofferente e colpevole di non poterne fare a meno neppure se ci avessi provato con tutte le forze.

"Vuoi sapere se è vera?" domandò con un tono provocatorio, avvicinandomi l'arma al viso.

Istintivamente socchiusi gli occhi e mi concentrai su entrambe le presenze che il mio corpo stava cominciando a sentire: da una parte vi era la mano di Taehyung che in maniera spensierata prese ad accarezzarmi un ginocchio per poi risalire lentamente su tutta la coscia sino a toccare il mio inguine ancora scoperto dalla serata precedente mentre con l'altra mano, con la quale teneva salda la pistola prese a giocherellare e a sbandierarla dinnanzi al mio sguardo, che però si vietò di vedere. Davanti a me vi era il buio totale ma riuscii a percepire comunque un tocco sulla mia fronte: era pesante e sconosciuto e ovviamente sapevo già di cosa si trattasse, motivo per cui mi costrinsi a tenere gli occhi chiusi per qualche altro secondo. 

Non lo facevo perché non avevo la forza di vedere quella scena piuttosto era un modo per provare di potermi fidare ancora di lui. Era una semplice prova che avevo concesso a me stesso per potermi assicurare di essere in grado di potergli donare una seconda possibilità sebbene fossi a conoscenza di quel terribile passato, che al solo pensiero mi metteva i brividi nonostante fosse ormai trascorso del tempo da quella verità svelata e soprattutto da quei gesti che aveva commesso da giovane e che aveva continuato a commettere durante tutta la sua adolescenza.

"È tutto un gioco per te, non è così?" mormorai e a quel punto percepii sulla mia fronte il tocco freddo di quell'arma che mi diede proprio l'impressione di essere una pistola vera; per un momento avevo creduto ma forse più di tutto sperato che fosse un giocattolo o ancora meglio un sex toys con il quale voleva divertirsi un po' eppure più me la metteva vicina e più mi rendevo conto che fosse una vera e propria pistola. "Ti diverti?" continuai aprendo finalmente gli occhi.

"Da morire" rispose immediatamente come se stesse aspettando quella domanda da diversi minuti, era palese che mi stesse stuzzicando tuttavia non riuscivo a cogliere la ragione o il fine ultimo dei suoi gesti abbastanza discutibili; naturalmente conoscevo Taehyung e sapevo bene quali comportamenti lo distinguevano così come tutte le cazzate che commetteva e che lo rendevano differente da tutti gli altri. Non volevo continuare a giustificare le sue azioni sbagliate o pericolose, al contrario li avevo da sempre assecondate anche con una certa voglia in corpo che era spinta da un'adrenalina e un'energia che non avevo mai provato prima di allora e che dunque mi aveva stregato come poche cose nella vita; il suo modo di essere e di fare mi aveva ammaliato completamente facendo addirittura credere che le scelte che intraprendeva fossero corrette e alle volte persino da ripetere. Quel biondino aveva un fascino fuori dal comune che era capace di trascinarti in situazioni che io non avevo mai creduto di poter imboccare eppure per lui avrei fatto di tutto, persino rimanere immobile dinnanzi ad un'arma che avrebbe potuto usare da un momento all'altro.

La mia fiducia per lui aveva da sempre vacillato in una maniera del tutto incrollata, vi erano giornate nella quale mi pareva di potermi affidare a lui al cento per cento considerato tutto l'amore che mi aveva dimostrato e tutti i fatti concreti che aveva fatto per me e per la mia danneggiata condizione economica eppure altri giorni era ancora più normale allontanarmi da lui e credere che non dovessi affiancarmi a lui poiché mi avrebbe fatto presto soffrire. La mia mente era costantemente divisa a metà a causa sua motivo per cui alle volte mi convincevo di amarlo più della mia stessa vita mentre altre credevo solamente di odiarlo tanto al punto di potermi dividere da lui senza provare dolore da quel possibile allontanamento per un momento avevo creduto imminente ma soprattutto possibile. Avevo provato con tutte le mie forze a dimenticarlo, ad andare avanti e a costruirmi una vita al di fuori di lui e di tutto quello che mi aveva regalato durante la nostra storia eppure era risultato più difficile di quanto avessi mai potuto immaginare; i miei pensieri finivano sempre per ricadere su di lui e la sua presenza ma specialmente i nostri ricordi insieme mi stavano mangiando il cervello in una maniera lenta e distruttiva. Non facevo altro che sognarlo e quando invece avevo gli occhi aperti non facevo altro che ricreare nella mia testa tutti i discorsi che avevamo intrapreso, tutti i momenti passati a ridere o a litigare ma soprattutto non riuscivo a scordare quelle ore magiche passate a fare l'amore e a sperimentare cose che prima di conoscerlo erano solamente frutto della mia ingenua immaginazione. Avevo compiuto molte prime volte con Taehyung ed ero contento di essermi donato a lui poiché non mi veniva nessun altro con cui poter fare le stesse cose che avevo fatto con lui.

Taehyung fece scorrere la punta della pistola sulla mia tempia per poi scendere lentamente sino allo zigomo e arrivare al mento che invece solitamente mi sfiorava con un indice o al massimo con il pollice. L'elemento che mi stava toccando mi fece sussultare quando con uno scatto improvviso mi fece alzare la testa, facendomi così scontrare con lo sguardo divertito ma allo stesso tempo cupo di quel biondino enigmatico e impossibile da comprendere.

"È una pistola vecchia" parlò serio. "La tengo con me da molto tempo ma non l'ho mai usata" si giustificò come per farmi sapere in tempo che non aveva mai premuto quel grilletto per fare del male a qualcuno, in realtà avrei tanto voluto dirgli che non mi era neppure passato dall'anticamera del cervello che avesse potuto impugnare quella pistola per creare altro scompiglio nella sua famiglia ma soprattutto altro trambusto nella sua anima, già abbastanza scossa e ingarbugliata di un caos difficile da poter disciogliere.

"Sai Jungkook..." riprese a parlare un secondo dopo. "Per un ragazzino che aveva da sempre avuto tutto e che si era da sempre ritrovato accerchiato da mille persone che lo acclamavano anche senza aver fatto nulla di speciale non è stato per nulla facile ritrovarsi vuoti da un momento all'altro, immersi da una solitudine che mai avrei anche solo potuto pensare" forse per la prima volta mi stava raccontando di come si era sentito a commettere quell'errore disumano che lo aveva reso la persona che era diventato. "Il solo gesto che allora avevo compiuto è stato per me più traumatico di quanto tu o Jimin possiate immaginare, potete tranquillamente farvi dei pensieri tutti vostri come credere che io mi sia sentito meglio o sollevato dopo aver ucciso il mio stesso padre o lasciarvi coinvolgere da sentimenti come lo spavento che voi possiate essere i prossimi" continuò a parlare e fui costretto ad abbassare lo sguardo quando prese quel discorso poiché mi diede l'impressione di apparire ai suoi occhi fin troppo esposto a lui. Avevo compreso appieno ciò che avevo provato nei suoi confronti e questo paradossalmente mi faceva sentire un maledetto stupido anche se in quel momento Taehyung stava impugnando una pistola e me la stava persino puntando addosso, tuttavia quella improvvisamente sparì dalla nostra vista e per un'attimo rimanemmo solamente noi due con i nostri pensieri che erano facilmente comprensibili, come se ci stessiamo leggendo nella mente dopo tantissimo tempo in cui nessuno dei due era disposto o interessato a capire l'altro.

"So che è così che ti sei sentito ma non posso mica biasimarti" disse arrendevole cercando di ritrovare il mio sguardo perso nel vuoto. "Io stesso in tutti questi anni mi sono sentito sprofondare dalla rabbia e dall'odio che provo verso me stesso dunque è normale per me che anche gli altri provino per me gli stessi sentimenti che io provo guardando la mia figura allo specchio" mi spiegò sospirando come se fosse seccato di quell'argomento o semplicemente esausto di convivere con quelle emozioni che gli stavano lentamente e sempre di più togliendo quella poca voglia di vivere che gli era ormai rimasta. "Io sono cresciuto facendomi sopraffare dal rimorso di aver ucciso una persona e non mi aspetto di certo che io venga capito, perdonato o addirittura che venga supportato o anche che voi continuiate a starmi accanto, non chiederei mai una cosa del genere ma non perché sono disposto a lasciarti andare ma per il semplice motivo che se potessi anch'io scapperei lontano da me" ammise.

"Ma io sono qui adesso" mi venne naturale dirlo poiché sebbene avessi troncato la nostra relazione e avessi provato a stargli alla larga, in quel momento ero proprio davanti a lui ad ascoltarlo con le lacrime che minacciavano di fuoriuscire dai miei occhi impressionati dalla tanta forza di Taehyung. Non sapevo se era maggiore il disgusto che provavo nei suoi confronti oppure l'ammirazione di ciò che era diventato; ero consapevole che io non avrei mai retto tutto quello che lui invece aveva dovuto subire sia a causa sua che a causa degli altri e se da un lato ancora lo disprezzavo terribilmente per ciò che mi aveva rivelato, dall'altro mi rendevo conto di quanto straordinario fosse il modo in cui aveva cercato di sopravvivere con quel peso nel cuore. Ero stupito dalla trasformazione che aveva subito la sua essenza dal momento stesso che aveva messo fine alla vita di un'altra persona, si era costruito una corazza di freddezza e impassibilità per potersi proteggere e per far si di poter rimanere immune a tutte quelle sensazioni che lui stesso si procurava e che continuava ancora oggi a infliggersi.

"Lo so Jungkook" mormorò sincero. "Ti vedo e allo stesso tempo riesco a sentirti" continuò e per la seconda volta mi alzò il viso con un gesto delicato della pistola per poi potersi avvicinare a me con una delicatezza che mi fece socchiudere nuovamente gli occhi, considerato che avevo capito cosa stesse per fare. Le sue labbra lasciarono un dolce bacio sulle mie leggermente secche e screpolate forse per la poca salivazione che in quel momento stavo avendo, anche a causa della discussione che finalmente avevamo trovato il coraggio di intraprendere tuttavia per un'attimo la mettemmo di proposito da parte per poterci godere quel sapore familiare ma che per qualche tempo stavamo rischiando di dimenticare o di perdere per qualcosa che non riguardava il nostro presente insieme ma solamente il suo oscuro passato.

La mia mano tremante provò a sollevarsi per arrivare al suo viso, poggiai le mie dita fredde sulla sua guancia e mi venne istintivo accarezzarlo in maniera fin troppo delicata, come non avevo mai fatto prima di allora e come se fosse un vaso troppo debole per poter reggere qualsiasi tocco esterno o forse ero io troppo spaventato per poter toccare il suo corpo fragile ed evidentemente leso da un dolore e una tristezza interna che mi era impossibile sottrarre nel tentativo di farlo sentire meglio. Taehyung ai miei occhi era sempre apparso come la persona più forte e menefreghista che io avessi mai potuto incontrare eppure approfondendo la sua conoscenza, avevo imparato a riconoscere nelle sue parole e poco dopo anche nella sua attitudine, delle sfaccettature che comprendevano mille insicurezze superflue e che non avevano per me alcun senso di esistere. Era ovvio che ogni essere umano possedesse le proprie incertezze, ed io ero naturalmente il primo ad averle e a farmi mangiare il cervello da loro tuttavia quelle, finivano spesso per portare ad avere poca autostima o una sgradevole irresolutezza nei propri confronti e in quel momento Taehyung mi diede proprio l'impressione di potersi frantumare in mille pezzettini proprio di fronte a me.

Era strano credere che un ragazzo come Taehyung potesse essere così gracile e sfiduciato e pur essendo al corrente di tutto quello che aveva dovuto sopportare nella sua vita, continuavo a vederlo come una solida roccia impossibile da poter scalfire, quando la verità era che la sua figura era ormai talmente scalfita che qualsiasi altro nuovo graffio passava ormai inosservato. Quel sangue fresco che correva lungo il suo corpo non si distingueva dal vecchio sangue solidificato e i nuovi tagli non si distinguevano dalle profonde cicatrici che possedeva già, ragion per cui era difficile poter capire o identificare il motivo del suo male e quest'oggettività mi faceva soffrire poiché non sapevo più come poterlo aiutare.

Taehyung non si mosse di un millimetro ma ebbi come l'impressione che il suo volto si fosse poggiato sul palmo della mia mano poiché riuscii a percepire un peso maggiore da quello precedente, mi convinsi che l'avesse fatto per avere un po' più contatto con me ma la verità era che speravo l'avesse fatto per trovare sostegno da parte mia. Le nostre labbra si sfiorarono e fecero una lieve danza del tutto innocua, fu un bacio casto e quasi romantico come forse non avevamo mai fatto; né io e né lui provammo ad approfondirlo e non ci fu alcuna traccia di lingua e respiro pesante, fu più un tocco disperato per poter testare che io fossi davvero lì davanti a lui dopo tutti quei giorni trascorsi in solitudine.

Le sue labbra si spinsero pesantemente su di me e difatti mi trovai ad indietreggiare involontariamente con il corpo tuttavia si protese per continuare il bacio e mi venne istintivo sorridere a quel suo gesto, in quel preciso istante risuonò nella stanza lo schiocco delle nostra labbra che si separarono con un altro paio di baci a stampo.

"Jungkook tu ci sei adesso che non ho più paura" sussurrò fissandomi negli occhi e quasi ci rimasi male.

"Che vuoi dire?" provai a chiedere.

"Ho superato i miei demoni da solo e non ho più bisogno di qualcuno su cui poggiarmi per sentirmi meglio, ho preso conoscenza di quello che ho fatto e nonostante tutti i miei sensi di colpa io continuo a ripetere che se potessi tornare indietro, non cambierei neppure una virgola di quella notte sebbene sia stata la peggiore di tutta la mia vita" provò a spiegarsi, rilassando i muscoli che prima erano tesi come la corda di un violino. "Le azioni che ho commesso in passato mi hanno tormento i pensieri di giorno e hanno popolato i miei sogni durante le notti di tutta la mia adolescenza e in tutto questo tempo ho sempre creduto di dover pagare per ciò che avevo fatto a mio padre, a mia volta credevo di dover meritare la morte o una condizione di sofferenza immutabile eppure conoscere te mi ha aperto un mondo di luce e speranza che non sapevo neppure potesse essere possibile" parlò piano e quasi mi rilassai a quella sua confessione. "Nella mia mente in questi lunghi anni io mi sono convinto di essere uscito indette da quel delitto poiché nessuno dei media e neppure nessuno della mia famiglia o delle persone che lavoravano in villa da noi, mi avevano beccato e perché avevo evitato di finire in carcere eppure solo adesso riesco a comprendere di aver scontato più di quanto avessi mai potuto scontare in una cella" disse e mi ritrovai ad annuire poiché riuscii a capire il suo discorso ancora prima che fosse terminato.

"I rimorsi che mi hanno lacerato il cuore sono stati più deleteri di quello che invece avrei potuto subire altrove, forse in realtà il fatto che io non abbia avuto la conferma di aver sofferto abbastanza o pagato per aver messo fine alla vita di una persona, mi spingevano a volermi fare più male di quanto magari avrei dovuto ricevere" continuò vagando con lo sguardo. "Ho insistito tanto nel volermi procurare del dolore poiché credevo che fosse giusto in quel modo, credevo di meritarlo e dunque non mi opponevo a quel volere che dentro di me diventava sempre più grande giorno dopo giorno. Ho cominciato subito dopo la morte di mio padre per il semplice motivo che il mio cervello mi aveva convinto che mi mancassero le botte che le mani di quell'uomo mi riservava dal momento che avevo perso la madre" sospirò a quella parola poiché sebbene tutte le difficoltà a cui la vita lo aveva sottoposto o messo davanti, l'evento peggiore era quello di essere rimasto senza la figura della madre che tanto gli voleva bene. "Da quando avevo seppellito il corpo di mio padre io non stavo più ricevendo alcuno schiaffo, nessun insulto e nessuna punizione eppure trascorrere troppo tempo nella mia cameretta al buio, mi aveva fatto credere di dover tornare a provare tutto quello e così cominciai a bruciarmi lembi di pelle giusto per sentire qualcosa di fisico, giusto per il piacere di ricreare quel male a cui io stesso mi ero sottratto ma che dopo mi ero convinto di dovermelo procurare nuovamente" sapevo già quelle cose eppure sentirle dalla sua bocca e dopo tutto quello che avevamo passato, mi faceva sentire peggio.

"Quando le scottature divennero abituali e qualcosa di superfluo, presi anche a tagliarmi le braccia con qualsiasi cosa avessi a disposizione tuttavia quando i segni divennero evidenti, Jimin mi fermò e da quel momento prese a diventare ossessivo nei miei riguardi e a starmi addosso in un modo quasi fastidioso però non mi sono mai rivolto a lui facendogli capire che mi dava sui nervi perché seppure fossi contrario a quel suo atteggiamento, mi rendevo conto che io per lui mi sarei comportato nella medesima maniera" sul suo volto spuntò un sorriso quando prese a parlare di Jimin e di conseguenza sorrisi anch'io poiché era sempre bello vederlo contento e soddisfatto di possedere un rapporto unico e tanto forte come quello che aveva con l'arancione ed io per quanto rimanessi geloso e invidioso di quello che Jimin aveva fatto per Taehyung, quelle stesse cose che io invece non avevo potuto fare e secondo poi non ero riuscito neppure quando ne ero venuto al corrente, rimanevo comunque felicitato che il mio biondino avesse avuto un pilastro su cui poggiarsi quando le giornate si facevano più dure da vivere. "Alla fine crescendo e diventando sempre più maturo abbandonai quelle gesta visibilmente infantili e anche grazie all'aiuto degli specialisti, che poi presi a vedere tutti i giorni, capii di aver intrapreso una strada sbagliata e che quello che mi stavo facendo non era poi così lontana o migliore a quello che invece avevo fatto a mio padre" disse e ne fui convinto anch'io; procurare del male a terze persone era una di quelle cose che io non tolleravo ma allo stesso modo era per me inconcepibile che qualcuno si procurasse del dolore da solo e forse lo ritenevo grave tanto quanto il primo, se non in qualche maniera peggiore.

"Con il tempo poi ho capito che non c'era alcun bisogno di infliggermi altro male perché in fondo ci aveva già pensato il destino e il corso della vita, la tristezza che aleggiava nella mia mente e nel mio cuore ma soprattutto la rabbia repressa che popolava le mie vene erano state la punizione per quello che avevo commesso quella notte e dunque smisi di cercare soluzioni per poter soffrire quando mi resi conto di avere un disturbo di personalità che mi avrebbe condizionato per tutta la vita" parlò con amarezza, come se quella sua malattia ancora lo disturbasse o gli recasse disturbo ma improvvisamente ebbi il timore che proprio in quell'istante non fosse lui a parlarmi bensì quel disturbo che in quel momento stava disprezzando. I suoi occhi erano cupi, vuoti e spenti di quella lucentezza che aveva fino a due secondi prima quando da quel cassetto aveva estratto la pistola, che teneva ancora salda nella mano destra ma che aveva lentamente abbassato sino a poggiarsela sulle ginocchia. 

La verità era che io l'avevo visto spesso nel pieno delle sue cadute eppure non riuscivo mai a riconoscerle perché per me Taehyung non era qualcuno che riconoscevo tramite il suo borderline piuttosto lo avevo sempre visto come una persona che cambiava idea facilmente, tanto vulnerabile e sempre pronto a modificare il suo umore come se fosse normale essere arrabbiato e un secondo dopo ridere a crepapelle per qualcosa; non era normale avere un comportamento del genere eppure a forza di stare con lui lo era diventato. Per me quel biondino era sempre stato così, la sua essenza non era condizionata dal disturbo bensì faceva semplicemente parte del suo carattere, lo stesso che io amavo e che mai non avrei voluto che lui modificasse, specialmente dopo aver preso coscienza di essermi innamorato di lui proprio per quei fattori che lui odiava tanto.

Non stavo capendo se in quel momento Taehyung fosse lucido o se fosse solo in preda ad una disregolazione emotiva talmente forse da provare un'intensa instabilità che l'avrebbe poi portato a commettere ennesimi errori che magari non si sarebbe mai potuto perdonare; più provavo a mettermi nei suoi panni o più provavo a distinguere le due cose e più era impossibile capire a chi appartenesse quella voce che mi stava raccontando le sue emozioni più profonde. Il mio cuore iniziò a martellare più velocemente del solito quando ebbi il dubbio di non star parlando solo ed esclusivamente con il mio biondino bensì con almeno altre cinque personalità che comprendevano sempre il suo corpo e i suoi occhi meravigliosi ma che invece finivano per contaminare i suoi pensieri e le sue parole, tanto da confondere me ma in primis era certo che anche lui fosse confuso dalle sue stesse azioni.

Abbassai lo sguardo sulle sue mani e cercai di sfilargli la pistola, lo feci lentamente e difatti per un'attimo mi parve di poterci riuscire tuttavia quando se ne rese conto, dalla sua bocca fuoriuscii un sussurro di lamento per poi stringere maggiormente la presa sull'arma. Con l'altra mano afferrò il mio polso e mi guardò dritto negli occhi come per sfidarmi e farmi capire che non avrei dovuto farlo, quegli occhi che prima mi parvero tristi adesso risultarono quasi cattivi e un brivido percorse la mia schiena quando con un gesto veloce mi allontanò per poter riprendere il controllo di quella situazione, che nella sua mente gli stava sicuramente scivolando dalle mani.

Avrei dovuto calmarlo oppure fomentarlo nel tentativo di comprendere sino a dove si sarebbe spinto o meglio sino a dove era intenzionato ad arrivare.

"Vuoi spararmi Taehyung?" chiesi come se fosse una normale domanda da porre.

"Sono un cazzo di assassino Jungkook" urlò a pieni polmoni come per ricordarmi che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa e in un certo senso era come se avesse appena ammesso di poterne esserne in grado. Mi aveva confermato di poter essere capace di uccidere ancora e improvvisamente mi ricordai che era proprio quella la paura che mi fece fare mille passi indietro nei suoi confronti e che mi aveva portato ad allontanarmi come se fosse la persona più bruta che conoscessi o quella che avrebbe potuto farmi il torto più grande di tutta la mia esistenza. Io ero consapevole di essere colui che aveva compreso ogni sfaccettatura di Taehyung, colui che conosceva ogni cosa del suo passato e del suo presente, tutte le sue sfumature di colori e tutti i desideri e i rimpianti che da sempre lo avevano caratterizzato e sapevo anche di poter essere per lui l'unica persona che avrebbe potuto comprendere affondo i suoi sentimenti e i suoi umori da sempre vacillanti e instabili. Io potevo essere la sua persona, quella che avrebbe potuto curarlo da tutto il male che gli avevano procurato ma allo stesso tempo dal male che lui stesso si era fatto, avrei voluto medicare le cicatrici che si erano formate sulla sua pelle e magari poterle cancellare tramite un dolce bacio eppure ora, nonostante la bellissima notte trascorsa con lui, ero certo di non poterlo fare. Non mi era concesso per il semplice motivo che dentro di me, primeggiavano i valori e i principi che credevo di dover avere o forse semplicemente era il timore che parlava e decideva per me ogni qual volta che mi trovavo dinnanzi al viso angelico del mio biondino che però in realtà non lo era affatto.

"Ho ucciso mio padre con le mie stesse mani Jungkook" continuò ad urlare gesticolando e mettendosi le mani davanti al viso, sfiorandosi con quell'armese che mi vietò di fare anche un solo passo verso di lui, ero totalmente bloccato dalla paura e forse troppo attento ad ascoltare le sue parole. "Ero solo un bambino quando l'ho fatto, ti rendi conto che io venivo da scuola quando ho riversato tutta la mia cazzo di rabbia contro di lui" disse disperato, facendomi così intuire che per quanto ci provasse e per quanto si sforzasse di fingere di averla superata, in realtà non era in grado di poter dimenticare quel gesto che aveva definito il suo carattere e tutto il suo futuro avvenire. "Avrei dovuto salire le scale e studiare per il giorno dopo, invece no" disse diventando più cupo. "Ho preferito prendere a pugni la faccia di mio padre sino a non farlo reagire più, ho preferito di gran lunga vedere il suo sangue nelle mie mani e mozzargli il respiro cosicché non avesse avuto più voce da alzare contro di me, per rimproverarmi o per offendermi come da sempre aveva fatto" gridò versando qualche lacrima che come sempre aveva scacciato nel giro di qualche secondo.

Ero sempre stato dell'idea che se una persona fosse stato in grado di compiere un qualsiasi gesto in passato, allora in futuro non avrebbe avuto alcun problema a rifarlo e dunque una parte di me era cosciente che per quanto Taehyung si fosse pentito e in certo senso, in tutti quegli anni, avesse anche pagato per quello che aveva fatto al padre tramite le mille colpe che si era inflitto, avrebbe potuto commettere nuovamente un azione tanto riprovevole quanto inquietante.

Avevo forse paura di poter fare la stessa fine del signor Kim? Quella era la domanda che più mi tormentava il cervello da quando Taehyung mi aveva reso partecipe del suo vecchio operato tuttavia in qualche maniera, avevo sempre creduto che quel pensiero fosse completamente assurdo, specie se partorito da me che invece avrei dovuto essere dalla sua parte eppure adesso, di fronte a quella scena mi era inevitabile continuare a pensarlo. Inoltre non riuscivo mai a comprendere se Taehyung si alterasse e rispondesse in quella maniera arrogante e persino spaventosa solo perché io lo portavo all'esasperazione o se invece lo faceva solamente perché faceva parte della sua essenza o ancora perché era davvero quello che pensava e dunque era desideroso di rendermi partecipe di quei suoi pensieri che mi trasmettevano angoscia ma anche tanta verità. Io ero consapevole di avere un comportamento sbagliato nei suoi confronti e sapevo anche che lui soffriva di un disturbo per la quale nei suoi confronti sarei dovuto essere più docile se non avessi voluto litigare eppure l'unica cosa che continuavo a fare era istigarlo e metterlo nella condizione di peggiore la nostra situazione, già molto aggravata sebbene avessimo precedentemente trascorso del tempo memorabile all'interno delle sue lenzuola.

"Io ti ho sempre detto, sin dal nostro primo incontro che sono solo un mostro ma Jungkook io non ti farei mai del male" mormorò e bastarono quelle parole per farmi sentire in colpa anche solo per averlo pensato tuttavia non bastarono per potermi convincere del tutto. "Io non potrei mai sfiorarti neppure con un dito Jungkook, tu sei l'unica cosa bella che mi rimane" continuò avvicinandosi a me con un passo lento e quasi faticoso, provando a gattonare tuttavia mi venne automatico scendere dal letto per evitare il suo contatto. Taehyung non mi permise di allontanarmi e mi afferrò dal polso quasi bisognoso di stringerlo, era una presa salda e non provai neppure a vincolarmi da quella poiché avevo timore di poterlo infastidire o di fargli cambiare umore per l'ennesima volta nel giro di qualche minuto. Non sapevo bene come comportarmi, avevo una maledetta paura di sbagliare tutto o di rovinare quel momento che inizialmente pareva essere solamente una circostanza per potersi confidare e buttare fuori tutti i pesi che si era portato sulle spalle durante tutti quegli anni di segretezza eppure in men che non si dica e soprattutto senza alcun preavviso, quegli eventi stavano ora prendendo una piega differente ed ero certo che non avrebbero portato a nulla di buono.

"Sento che non ti fidi pienamente di me" sussurrò con un tono di voce rude, alle volte mi sembrava che stesse giocando e che tutto quello che usciva dalla sua bocca fosse solamente frutto di una delle sue mille provocazioni giusto per potersi eccitare maggiormente ma altre mi dava la terribile impressione che fosse serio e che mi stesse testando per poter comprendere il livello di amore o di fiducia che riponevo nei suoi confronti. Naturalmente le cose tra di noi erano cambiate e se ne sarebbe accorto persino un cieco; né io e né lui eravamo quelli dei primi di giorni di conoscenza e se da un lato mi sarebbe piaciuto tornare a quei momenti di spensieratezza in cui neppure riuscivo a definire se il nostro rapporto si basasse più sull'amicizia o se si stesse lentamente trasformando in altro, dall'altro mi rendevo conto di aver fatto dei passi da giganti con lui e sarebbe stato da stupidi voler tornare al punto di partenza. Mi sentivo di aver percorso un gran numero di chilometri per poter arrivare al cuore di Taehyung ma non ero ancora certo di essere riuscito ad afferrare la bandiera della vittoria, non perché lui non me l'avesse ancora permesso piuttosto perché non sapevo più se era realmente quello che desideravo di fare; in quel momento percepivo di essere arrivato al traguardo finale ma allo stesso tempo era come se mi fossi appositamente fermato, che avessi bloccato i miei piedi proprio di fronte l'obiettivo finale a causa dei miei soliti dubbi e le mie abituali paranoie che mi facevano sempre sospettare di tutto quello che mi circondava.

In quell'ultimo periodo non facevo altro che sospettare del biondino, dei miei amici ma specialmente dei miei sentimenti e di ciò che provavo quando ero solo ma anche quando mi trovavo in compagnia; sentivo di non comprendermi sino in fondo ma non sapevo neppure come fare per poterci riuscire. Era tutto molto confuso e quello che avevo davanti di certo non mi spianava la strada per poter prendere con decisione quella bandiera che avrebbe unito e tenuto legato quel filo di amore che continuavamo a slegare o a voler spezzare ogni qual volta che le cose si facevano pesanti o complicate. Taehyung invece non pareva per niente essere confuso, al contrario aveva l'aria di chi sapeva perfettamente dove voleva arrivare, era sicuro di quello che stava dicendo e di quello che stava facendo eppure quel suo modo di fare mi angosciava e non mi metteva in condizione di reagire come avrei fatto normalmente. Avevo quasi scordato tutti le volte che gli ero stato accanto in silenzio oppure tutte le volte che gli avevo parlato nella speranza di tranquillizzare il suo animo tormentato; le sue crisi erano diventato in qualche maniera anche le mie, ragion per cui da sempre ero stato in grado di tenerle a freno eppure in quel momento non mi sentivo capace nemmeno di reggere il suo sguardo o di respirare più forte di quanto avrei dovuto fare.

Ero riuscito a mettere i piedi per terra ma non a spostarmi completamente da lui o da quel materasso, ero rimasto impalato dinnanzi a lui che nella fretta di afferrarmi il polso, si era raddrizzato la schiena sebbene continuasse ad essere inginocchiato sul letto. Con una mossa mi voltò maggiormente verso di lui e con l'altra mano mi passò la pistola sul mio petto esposto, la fece scendere quasi sensualmente sino a farla arrivare al basso ventre e quel leggero e fresco contatto mi provocò dei brividi di paura mischiati ad una strana sensazione di piacere.

"Come puoi chiedermi di fidarmi di te al cento per cento se poi mi fai questo?" trovai la forza di far uscire le parole.

"Se fossi tu quello ad avere la pistola, io mi fiderei comunque di te" ammise e ci credetti perché non mi ero mai permesso di mettere in dubbio l'amore che diceva di provare nei mie confronti, anzi era anche abbastanza evidente al contrario erano sempre le mie emozioni quelle ad essere messe in dubbio, così come in quell'occasione. "Sono pronto a giurarti che non ti provocherei mai alcun tipo di dolore fisico" disse e aggrottai le sopracciglia per quella frase accentuata e forse fin troppo dettagliata eppure non mi concentrai pienamente su quella poiché sentivo di dovergli rispondere.

"Se è davvero come dici allora ti prego, posa quella pistola" lo supplicai con un tono di voce piagnucolante, lo stesso che non avevo mai sentito dalle mie labbra.

"Lo faccio solo se mi prometti una cosa" disse e mi rilassai di poco, quella frase mi diede la speranza che potesse arrendersi e posare davvero quell'arma che non mi faceva sentire per nulla a mio agio o sicuro all'interno di quella quattro mura, malgrado con lui mi ero sempre sentito a casa.

"Cosa?" lo assecondai immediatamente.

"Devi cercare in tutti i modi di non rimanerne coinvolto" spiegò e aggrottai di nuovo le sopracciglia poiché quelle parole mi distolsero l'attenzione e soprattutto il concetto principale di quella discussione.

"Ma coinvolto in cosa?" chiesi ancora con le lacrime agli occhi.

"Promettimelo e basta!" urlò a sua volta forse troppo oppresso da quel momento che avrei voluto finisse nel giro di qualche secondo ma specialmente avrei voluto che terminasse con il mio e con il suo corpo illeso, non volevo che nessuno si facesse male e il solo pensiero di quello che sarebbe potuto accadere, delle gocce silenziose scesero lungo le mie guance arrossate dal troppo calore che emanava quella stanza e allo stesso tempo dall'angoscia di non conoscere le intenzioni dietro quelle sue parole.

"Io non ti prometto niente se non mi dici..." cercai di farmi valere ma non solo la mia voce risultò essere tremolante ma lui non mi diede neppure tempo di terminare il mio concetto che un suono che non avrei voluto sentire tuonò nelle mie orecchie e prima che potessi identificarlo, sgranai gli occhi e buttai un urlo per lo spavento. Portai le mie mani sulle orecchie come per paura di sentirlo di nuovo o forse solo per far smettere ai miei timpani di ricreare quel rumore che continuava ad echeggiare dentro di me sebbene in realtà fosse durato giusto qualche secondo; riaprii gli occhi solo per vedere la reazione di Taehyung e mi allarmai maggiormente quando lo vidi più spaventato e sconvolto di me.

Un bruciore sul braccio destro, proprio vicino alla spalla mi fece distogliere l'attenzione da lui che rimase con il corpo fermo e immobile ma con la pistola ancora puntata su di me e con il respiro affannoso, proprio come se avesse appena salito una dozzina di rampe di scale quando in realtà era rimasto semplicemente davanti a me. I suoi occhi erano spalancati ma non stava guardando me piuttosto stava fissando intensamente la parte di pelle che cominciava a procurarmi un forte pizzicore inaspettato e difatti voltai lo sguardo per poter dare un'occhiata alla mia pelle rovente e che percepivo ardere come faceva la legna all'interno di un caminetto, che generava fuoco attraverso un dolce scoppiettio.

Il mio capo si spostò lentamente come se avessi timore di osservare ciò che lui stava osservando dapprima di me e difatti quando con la coda dell'occhio riuscii a scorgere un liquido rossastro, quasi mi venne da svenire. Un conato di vomito minacciò di venire fuori quando mi resi conto che il mio avanbraccio si stesse riempiendo di sangue e mi stupii di come non me ne fossi accorto prima; lo shock di quel suono o di quel suo gesto forse mi avevano distratto dal dolore che stavo adesso cominciando a sentire realmente, però in ogni caso in quel momento continuava ad essere maggiore il male che provavo dentro di me piuttosto che il male fisico che Taehyung mi aveva provocato, inconsciamente o non.

Le mie mani furono colte da un tremolio fastidioso e per un'attimo mi parve di poter ricadere in uno dei miei attacchi cardiaci tuttavia mi convinsi che mi stessi solamente immergendo in uno stato di repulsione in prossimità di quel dolore ma soprattutto di quel pericolo che avevo proprio di fronte a me.

Kim taehyung, il mio biondino e il mio più grande amore mi aveva appena sparato al braccio.

Avrei tanto voluto difenderlo dal mio giudizio e dunque trovare una motivazione per poter giustificare ancora una volta le sue azioni tuttavia in quel momento non mi veniva nulla in mente per poterlo fare, non sapevo nemmeno come reagire talmente fossi scombussolato. Una parte di me non credeva a quello che aveva fatto e nonostante quell'evidente oggettività mi era più facile pensare che in quell'occasione non fosse più in pieno possesso delle proprie facoltà e che dunque come avevo riflettuto prima, fosse in preda ad uno dei suoi crolli mentali che lo spingevano a commettere degli atti di cui poi finiva sempre per pentirsene. Io d'altro canto non riuscivo a controbattere poiché il mio cervello si stava letteralmente rifiutando di credere che fosse appena successo quello che lui era pronto a giurare che non sarebbe mai potuto succedere e a quella considerazione, un senso di disgusto e nausea invase il mio organismo.

"Dimmi che me lo prometti porca puttana" la sua voce risuonò come se fosse un secondo sparo e mi parve di sentire un tremolio sotto di noi, come se anche la terra si fosse spaventato delle sue grida e secondo poi anche delle sue azioni, divenute ormai pericolose. Il cuore mi salì in gola quando la mano di Taehyung prese la direzione che temevo prima o poi avrebbe preso;

"Va bene Taehyung, te lo prometto ma adesso per favore..." iniziai pregandolo di mettere giù quella fottuta arma che non solo mi aveva ferito fisicamente ma mi aveva fatto tremare il corpo dalla paura che potesse compiere qualcosa di peggiore. La mia ferita non era così grave come forse entrambi avevamo inizialmente creduto: il proiettile che mi aveva sparato addosso con una stoltezza insolita da parte sua, mi aveva sfiorato appena e mi aveva creato una specie di graffio che mi stava facendo sanguinare parecchio ma che sarebbe guarita nel giro di qualche giorno. Avrei messo una benda e probabilmente si sarebbe rimarginata da sola, così quando mi resi conto che avrei potuto tranquillamente sopportare quel dolore e quando mi convinsi che non fosse qualcosa per cui avrei avuto delle conseguenze in un futuro imminente, mi rilassai e cambiai le mie priorità. La paura che dapprima avevo riversato esclusivamente sulla mia persona, ora stava cambiando direzione e si focalizzò interamente su Taehyung; non ero disposto a poter reggere qualcos'altro che non fosse indirizzato a me e quella promessa che non sapevo a cosa fosse finalizzata mi metteva addosso un'ansia che non avevo mai provato prima di allora e allo stesso tempo mi riempiva di vibrazioni negative e che sapevo non avrei potuto reggere.

"Shh fai silenzio, questo mi è sufficiente" sussurrò a quel punto cercando di zittirmi contrapponendo la sua voce alla mia per poi sorridermi come soddisfatto. Io gli avevo dato quello che mi aveva richiesto con un'insistenza che mai aveva avuto ma lui continuava a non parlare chiaramente e a comportarsi in una maniera talmente enigmatica che mi dava adito di immaginare degli scenari che mi mettevano i brividi al solo pensarci. Avrei tanto voluto chiedergli spiegazioni ma ogni mia frase pareva essere superficiale, sembrava che tutto ciò che provassi a dire non avesse realmente senso o scopo di porre le mie domande inutili e d'altro canto neppure lui mi dava l'impressione di volerle ascoltare realmente. Quella situazione era così surreale che non ero più capace di distinguere ciò che era reale e ciò che invece erano solamente le mie percezioni, naturalmente consumate da tutto quello che era accaduto nel giro di qualche minuto; Taehyung forse era solo troppo coinvolto e preso nel farmi promettere ciò che non ero nemmeno riuscito a comprendere sino in fondo ma che mi ero comunque ritrovato a dover accettare, considerate le urla che mi aveva buttato addosso e il gesto che aveva finito per commettere. Aveva usato la pistola come un normale avvertimento, come per spaventarmi al punto di farmi cedere a tutte le sue scelte e difatti ci era riuscito benissimo, mi aveva trasformato in un ragazzo accondiscendente e vulnerabile, tanto da farmi approvare condizioni che neanche sapevo.

"Jungkook" mi richiamò ridacchiando come se quello potesse essere qualcosa simile ad un gioco ma in realtà mi resi conto di quanto fosse instabile mentalmente ed ero sicuro che fosse anche in un loop dannevole per lui. Ogni sua mossa mi dava modo di capire che dentro di lui stesse vivendo il conflitto della sua malattia, tutto mi lasciava intendere che non fosse in sé e che al contrario il suo atteggiamento era completamente dettato dal suo disturbo di personalità che lo rendeva pericoloso sia per se stesso sia per gli altri, comprese le persone a lui care ed io ne ero la fottuta prova. Le sue labbra si erano incurvate in un sorriso che mi parve addirittura sincero e dalla sua gola risuonò ancora una risata liberatoria, dopo di che mi guardò negli occhi e tornò a parlare.

"Grazie" mormorò annuendo a vuoto e tornando serio, una serietà che improvvisamente fece scattare dentro il mio cuore mille paranoie e un'angoscia che non fui in grado di spiegare. "Grazie per ogni cosa amore mio" continuò chiudendo gli occhi e scendendo dall'altro lato del materasso, come per allontanarsi da me e dettare così una distanza notevole tra i nostri corpi. Mi domandai se in quel momento avessi voluto avvicinarmi nuovamente a lui e magari convincerlo a rimanere ancora un po' a letto a chiacchierare e a fantasticare episodi sul nostro avvenire insieme, nonostante quel futuro cominciava non solo a sbiadirsi lentamente ma anche a prendere un piega non del tutto piacevole. Avevo un brutto presentimento ma non avevo la forza di reagire o a provare a cambiare i fatti che da li a breve si sarebbero scaturiti eppure era evidente, sia dai suoi occhi che dai miei, che qualcosa di insopportabilmente doloroso si sarebbe insediato nei nostri cuori e che forse quella sensazione minacciosa di oscurità e incertezza non ci avrebbe mai più lasciato.

Tramite ma anche grazie a Taehyung avevo compreso che i rimpianti e i sensi di colpa finivano sempre per logorarti l'anima e tutte le interiora senza lasciarne neppure un pezzo vitale e ancora funzionante eppure continuavo a credere che ci fosse qualcosa di peggiore ed era il pensiero di non aver fatto abbastanza in una determinata circostanza. L'idea che una situazione sarebbe potuta andare diversamente o migliore da quella che realmente era stata mi dava un tormento maggiore di quanto un rammarico era in grado di fare; quella sensazione non dava alcun tipo di pace e non ti dava modo nemmeno per un minuto di credere che i fatti fossero già scritti e che comunque non avresti potuto fare altrimenti per evitare quello che avresti voluto che non accadesse o solamente quello che desideravi andasse in un'altra maniera. Era difficile prevedere gli eventi e ancora di più lo era quando ti trovavi davanti l'amore della tua vita, la stessa persona che come era capace di ammaliarti e farti provare mille emozioni positive, in un'attimo era anche capace di buttarti giù e farti annegare in un mare di dubbi che avrebbero solo portato sofferenza e un supplizio talmente grande da farti rimpiangere di aver conosciuto quell'individuo a cui non avresti però voluto rinunciare neanche sotto tortura.

In ogni caso lui era stata la mia tortura più grande e dunque non avrei potuto immaginarne una ancora peggiore.

Il mio sguardo non si distolse mai dal suo e notai il suo umore cambiare nuovamente; continuava a vacillare tra il nervosismo e la visibile debolezza che lo faceva risultare ai miei occhi più debole di tutte quelle volte in cui l'avevo visto perdere il controllo dinnanzi a me o persino a causa mia. In quell'occasione il suo comportamento era leggermente diverso perché non mi dava prove che fosse in uno dei suoi stati confusionari tuttavia il solo vederlo con un'arma in mano mi fece intendere che lo fosse, ragion per cui feci un passo in avanti, verso di lui sebbene continuassi a mantenere una condizione di paura nei suoi confronti. Mi tenni il braccio ferito e cercai di avanzare per raggiungerlo definitivamente, avrei tanto voluto abbracciarlo, stringere il suo corpo al mio e sentire il calore che solo lui riusciva ad emanare oppure semplicemente rimanergli accanto e sentire il profumo unico della sua pelle tuttavia lui mi fermò con un gesto della mano mentre l'altra la portò in alto, in prossimità della sua altezza, facendomi così sgranare gli occhi e inevitabilmente urlai qualcosa per poterlo bloccare, così come però si bloccarono i miei piedi al pavimento.

Quella pistola che dapprima puntava me, ora sfiorava la sua tempia.

"Ti amo Jungkook" sussurrò con un lieve e amaro sorriso sul viso, un dettaglio che mai avrei dimenticato e che avrebbe caratterizzato tutti i ricordi che avrei avuto con lui. Era la frase che forse più stavo aspettando dalla sua bocca eppure quello non era affatto il momento giusto per poter esultare, al contrario le lacrime mi minacciarono di uscire e in men che non si dica dei forti singhiozzi si impossessarono del mio petto, rendendomi così difficile la respirazione. Ero talmente confuso e disorientato che non ero stato in grado di fare nulla, non avevo trovato il coraggio di fermare le sue azioni o di contestarlo cosicché non avesse potuto commettere altri errori eppure ero rimasto immobile dinnanzi a quella scena surreale che mai avrei augurato a qualcuno di poter vivere; sapevo di aver sbagliato tante cose e sapevo che tra tutti quegli sbagli vi era stato pure il mio silenzio in quell'occasione che invece avrei dovuto riempire di tantissime parole o suppliche. Avrei potuto dirgli di aspettare solo qualche altro minuto o forse semplicemente avrei potuto replicare e ricambiare quell'amore che mi aveva appena confessato di provare nei miei confronti.

Quel giorno Taehyung non mi aveva neppure dato il tempo di ricambiare quella confessione e quella promessa. Improvvisamente presi coscienza che io non gli avevo mai detto quelle tre magiche parole che ogni persona innamorata riusciva a pronunciare o riusciva ad udire dalla persona amata; per la prima volta nella mia vita io le avevo sentite anche se mai avrei pensato che lui potesse dedicarmele eppure non avevo avuto modo di poter rispondere e quella consapevolezza mi fece sentire male dappertutto. Il mio cuore tremò a quel rumore assordante e il mio corpo cadde per terra proprio insieme al suo.

Non ero stato in grado di dirgli che lo amavo anch'io. 



Spazio Autrice

Partiamo con le mie più sincere scuse perché vi ho fatto aspettare più di un mese per quest'ultimo capitolo, un po' perché non trovavo il coraggio di scriverlo e un po' perché questo mese sono accadute talmente tante cose nuove nella mia vita, che mi sono ritrovata a mettere da parte la storia. 

Questo capitolo è letteralmente 11K parole e ognuna di queste vale qualcosa per me e per tutto il libro in generale; molte persone avevano immaginato che potesse terminare male la relazione tra i due personaggi mentre altre speravano ancora in un lieto fine tuttavia io non ho mai illuso nessuno, al contrario credevo che potesse essere parecchio scontato considerato il titolo e persino la trama del libro. 

Io spero che nessuno di voi sia rimasto deluso dal finale, credo che non potesse andare diversamente tra loro due. Sono dell'idea che Taehyung e Jungkook erano davvero fatti per stare insieme ma in una maniera talmente tossica che era quasi impossibile avere un finale felice; sappiamo tutti che il primo soffriva di una malattia alla quale non si può sfuggire e dopo aver rivelato le sue crude azioni al ragazzo che tanto amava non era più stato in grado di opprimere o nascondere il vero se stesso. Durante quel periodo di riflessione Taehyung aveva capito che suicidarsi sarebbe stato l'unico modo per poter lasciare andare Jungkook e dunque più che semplice "pazzia" io lo definirei "grande gesto d'amore"

Ovviamente ci sono ancora parecchio questioni irrisolte e che devo chiarire; naturalmente lo farò nell'epilogo, sperando di aggiornare presto. Un bacio^

Fatemi sapere cosa ne pensate!

-Federica

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