66. Dimissioni
Le persone erano solite a dire che l'anno nuovo sanciva anche una nuova vita, come se un numerino in più a quello precedente avrebbe fatto in modo di trasformare i desideri in realtà o avrebbe potuto portare progetti e speranze che prima non erano neppure nei pensieri di quella gente che credeva di poter dare il meglio di se, ad ogni inizio anno. Era sempre il solito ottimismo che con i mesi andava a scemare sempre di più ma ad ogni modo questo non vietava di poter credere che le cose si sarebbero aggiustate con l'inizio di un nuovo mese o alle volte anche con l'inizio di una nuova settimana; gli adulti non davano retta al tempo eppure erano fiduciosi per l'esordio di qualcosa, motivo per cui festeggiavano il capodanno come se fosse una tradizione fondamentale alla quale nessuno poteva sottrarsi dal momento che non celebrarlo, significava rovinarsi ciò che stava per arrivare.
Io avevo provato a festeggiarlo poiché ero entusiasta sia di salutare il vecchio che inaugurare il nuovo ma le mie aspettative non erano state affatto soddisfatte e nulla era andato come avevo previsto. Non credevo alle fantasie che la gente sostenevano sul cambiamento che avveniva nella propria vita dopo lo scoccare della fatidica mezzanotte, forse quella più attesa, per il semplice motivo che per me mai nulla era cambiato: quando ero piccolo mi ritrovavo sempre a desiderare di avere più giocattoli ma puntualmente non ne avevo neppure uno così crescendo i desideri sono diventati altri, avevo solo provato a sperare che i miei genitori potessero starmi un po' più accanto, ad essere presenti nella mia quotidianità ma neppure quel desiderio si era mai avverato. Dunque una volta sbarcato al liceo, mi sentii più maturo e soprattutto più lucido su quella questione e difatti smisi di essere fiducioso riguardo le aspirazioni per l'anno che avrebbe seguito e per la festa che gli avremmo di conseguenza progettato, avrei seguito il corso delle ore senza farmi condizionare dai nuovi inizi e avrei vissuto la mia vita ad attimi.
Ero certo che le cose non sarebbero mai cambiate, neppure alla vista di una stella cadente o di fronte al genio della lampada che quasi ti pregava di esprimere tre desideri cosicché avrebbe potuto realizzarli di fretta e furia pur di ritornarsene all'interno della sua stretta dimora, io avevo davvero perso la fiducia in quella consuetudine che aveva la gente e che finiva sempre per trasmettere a tutti coloro che venivano dopo. Non volevo cadere nella loro visione rosea o nel loro tranello di euforia eppure fu proprio quando la convinzione di poter rimanere con i piedi per terra invase il mio corpo, che mi ritrovai a cadere per la troppa confusione che il nuovo anno aveva inserito nella mia vita.
Presa coscienza di quello che avrei dovuto vivere i primi minuti e tutti i giorni a seguire dell'anno nuovo, mi ritrovai a rimpiangere non solo quelli vecchi ma anche la considerazione che aveva la gente sul miglioramento che approdava nella vita di ogni essere umano subito dopo il conto alla rovescia che avrebbe dunque sancito un nuovo inizio. Mi pareva di aver vissuto l'esatto opposto di ciò che sarebbe dovuto essere e non riuscivo a comprendere che cosa avessi fatto di male per meritare quel riscontro negativo nella mia vita e di conseguenza anche nella vita dei miei amici.
Quella mezzanotte aveva davvero segnato un cambiamento nella mia vita non solo perché non aveva appagato le mie aspettative ma anche perché aveva capovolto tutto quello che sino a quel momento credevo stabile e persino irremovibile. Le cose erano cambiate in peggio da quando il calendario indicava il nuovo anno e sebbene nemmeno quello precedente era stato uno dei migliori, cominciavo a rimpiangerlo e a voler tornare indietro malgrado fossero passate solo un paio di settimane.
Da quando ero tornato a Busan i giorni erano trascorsi con una lentezza irritante tuttavia da quando avevo parlato con Taehyung e messo un punto definitivo alla nostra relazione, mi sentivo leggermente più leggero e di conseguenza anche le ore parevano essere più scorrevoli e meno faticose di essere vissute; se inizialmente avevo creduto di non poter far nulla per sentirmi meglio o anche solo per risollevare il mio umore negativo e sempre inadeguato, avevo poi capito che mollare quello che era ancora il mio ragazzo poteva rincuorarmi o anche solo farmi reagire a quella mia infelicità e quella insoddisfazione interiore. Secondo poi avevo compreso che recarmi nella villa dei Kim mi era servito per potermi dare la spinta necessaria per poter chiudere per sempre quella tossica relazione che avevo costruito nell'illusione che fosse perfetta ma la verità era che fosse la peggiore a cui una persona potesse aspirare poiché non era affatto salutare, al contrario finiva per toglierti tutte le energie e le forze per poter continuare ad andare avanti.
Quei giorni di lontananza da lui mi erano serviti per poter comprendere di poter vivere anche senza di lui, per poter metabolizzare tutto quello che eravamo stati ma allo stesso modo volevo poter lavorare su me stesso per togliermelo dalla testa una volta per tutte, non volevo più vederlo e mi sarebbe piaciuto anche smettere di pensarlo ma quel passo era più difficile di quanto avessi potuto immaginare. Non ne ero ancora in grado poiché qualsiasi cosa vedessi o sentissi, che fosse una semplice tazza di caffè o anche il tintinnio degli anelli di quando qualcuno gesticolava davanti a me, mi ricordava lui e tutte le sue abitudini che avrei tanto voluto che condividesse ancora con me. Ovviamente continuavo ad essere percorso dalle mie solite mille contraddizioni che mi rendevano confuso e allo stesso tempo la persona più indecisa del pianeta terra, a volte potevo sembrare davvero incoerente agli occhi degli altri ma alle volte parevo esserlo anche ai miei; quando mi specchiavo e scorgevo il mio riflesso notavo un ragazzo che non sapeva bene come comportarsi o quale scelta prendere per essere felice tanto quanto giusto. Io non volevo solamente stare in pace con me stesso ma volevo anche essere ragionevole per i miei amici e persino per le persone che avevo visto solo una volta in tutta la mia vita; era come se non fossi esclusivamente combattuto tra il cuore e la mente ma era come se tra queste ci fosse anche un terzo elemento che comprendeva il pensiero che gli altri si sarebbero fatti di me se avessi scelto in modo errato.
Ma qual era la scelta sbagliata e quel era invece la scelta giusta? Era a questo tipo di domande che non riuscivo a dare ancora una risposta e probabilmente non sarei mai riuscito a rispondere poiché se avessi preso una qualsiasi decisione che non avrebbe poi soddisfatto, non sarei più potuto tornare indietro per poter cambiare o decidere l'ultima opzione rimanente. Non era così che funzionava, specialmente quando in campo entravano i sentimenti delle persone e non era neppure quello che avevo intenzione di fare io.
In realtà io all'esterno parevo già aver preso una decisione e sembravo anche essere abbastanza determinato nel perseguirla eppure dentro di me ero in una raccapricciante lotta interna che non pareva avere fine, non mi sentivo abbastanza sicuro di ciò che avevo fatto, al contrario continuavo a credere di aver sbagliato tutto. Quella costante constatazione mi faceva venire mille dubbi e nella mia testa dunque aleggiava ininterrottamente il pensiero che presto mi sarei pentito delle mie azioni e che sarei dunque tornato tra le braccia del biondino e magari anche al di sotto di quelle lenzuola che profumavano di lui, della sua pelle e di quella sensazione di casa che sin dal primo giorno aveva invaso i miei sensi, tanto da farmi credere che quell'odore e quella percezione esistessero davvero, che fossero vive e che la mantenessimo noi due insieme.
Ora anche quella pareva essersi frantumata, così come il mio cuore e persino tutta la visione che avevo di Taehyung.
Non lo vedevo più solo come il ragazzino di cui tanto ero innamorato malgrado tutti i problemi che aveva a livello mentale e anche attorno a lui, ma lo vedevo proprio come lui vedeva se stesso e questo mi faceva intuire che finalmente dopo tanto tempo, riuscivo a vederlo per come era realmente. Era scontato che a seguito di quella osservazione non potevo certo dire di amarlo, per come mi stavo comportando in quell'ultimo periodo era evidente che l'amore che provavo nei suoi confronti non fosse diminuito a causa di quella bruta rivelazione ma avevo solamente aperto gli occhi e realizzato la vera condizione sulla quale si basava la nostra storia.
Io non amavo Taehyung come invece credevo di fare; sicuramente lo amavo a modo mio ed avevo colto quel sentimento come più una specie di rispetto o veneranza nei suoi confronti ma quello non poteva di certo ritenersi un sentimento puro che avrebbe superato ogni ostacolo. Forse Taehyung sarebbe anche stato pronto per poter superare tutti i paletti che io gli avevo posto mentre io a differenza non ero affatto intenzionato a scavalcare nulla per lui, mi aveva deluso talmente tanto che non sarei più riuscito a compiere neppure un mezzo passo verso di lui. Avrei solo voluto cancellarlo dalla mia testa con una semplice mossa, proprio come si faceva tramite un pezzettino di gomma, purtroppo però non avrebbe mai potuto funzionare così non mi rimaneva altro che accontentarmi delle maniere possibili e dunque di attendere semplicemente il giorno in cui mi sarei svegliato e non l'avrei più pensato.
Da un momento all'altro e senza neppure rendermene conto, l'avrei scordato per sempre.
Quel giorno però non era ancora arrivato e sicuramente non sarebbe nemmeno arrivato presto; Taehyung era stato per me il fulcro delle mie giornate e lo era ancora nei miei pensieri malgrado l'avessi definitivamente mollato. Era la prima persona che mi veniva in mente quando prendevo conoscenza al mattino e l'ultima persona che ricordavo la sera quando chiudevo gli occhi prima di andare a dormire. Taehyung continuava a popolare la mia testa e non sembrava affatto bramoso di volerla lasciare, mentre al contrario aveva abbandonato la mia quotidianità e tutta la mia vita in generale, pareva che non avesse mai fatto parte di me ed era come se tutto ciò che mi avevamo vissuto in passato in realtà non fosse mai esistito. Era stato talmente bello da sembrare un sogno piuttosto che un semplice e banale ricordo.
Da quando gli avevo detto addio non lo avevo né più sentito e né più visto, così come da mio volere tuttavia non credevo che fosse anche il suo, motivo per cui la sua assenza inizialmente mi stranì parecchio e solo dopo capii che in realtà quel suo allontanamento mi infastidii sebbene non avessi nessuna ragione per poterlo fare. Si stava comportando come in teoria avrei voluto e come gli avevo chiesto eppure il bruciore allo stomaco mi faceva intendere che quel suo atteggiamento mi creava nervi e che dunque avrei preferito da parte sua un altro tipo di reazione al mio addio. Ero talmente complicato che persino io cominciavo a recarmi fastidio tuttavia non riuscivo a controllare le mie emozioni e difatti mi era impossibile passare sopra quella sua distanza sebbene glielo avessi chiesta io in prima persona; era inconcepibile per me il fatto che da un giorno all'altro non mi scrivesse più o che non provasse neppure a chiamarmi poiché nonostante io non avrei mai risposto alle sue telefonate, ero desideroso di sapere se anche lui mi stesse pensando e dunque avevo bisogno di leggere il suo nome sul display del mio cellulare.
Era un pensiero abbastanza egoista da parte mie eppure speravo non solo che mi ritagliasse uno spazio nel tentativo di riavere un'opportunità da me ma volevo anche avere la prova che stesse soffrendo per quella rottura, perché in fondo volevo che Taehyung stesse male almeno la metà di quanto ero stato male io per lui. Odiavo lui ed odiavo me stesso in una maniera spropositata ma ancora di più odiavo il fatto che l'ultima parola che gli avevo rivolto fosse stata quella di addio, sapevo di aver fatto la scelta giusta tuttavia non riuscivo a capacitarmene e soprattutto non ero pronto per avere quell'ultimo ricordo di noi. Non volevo che quella fosse la nostra fine ma ero consapevole che non poteva esserci per noi né un nuovo inizio e né uno svolgimento come quello nelle favole poiché la nostra storia non lo era mai stata e come tale, non poteva di certo terminare con un banale e comune "e vissero per sempre felici e contenti"
Quel capitolo condiviso interamente con il biondino era ormai considerato chiuso per entrambi, d'altro canto però ero consapevole che ne stava iniziando un altro che riguardava esclusivamente me in prima persona; dovevo concentrarmi solo su ciò che avrei voluto fare, su ciò che più mi piaceva e su ciò che mi faceva stare bene nella speranza di trovare anche un pizzico di serenità che da una parte sapevo di meritare e dall'altra sapevo di averne bisogno, considerato che non ne trovavo ormai da un bel po' di tempo. Ero sempre stanco, stressato, nervoso e avrei anche definito il mio stato d'animo come in una costante bolla di tristezza e inferiorità che mi rendeva sempre un passo indietro a tutti e che non mi faceva mai sentire abbastanza. Dovevo tornare a vivere la mia vita per come l'avevo sempre vissuta e dovevo togliermi dalla testa il concetto del numero due poiché da quel momento non avevo più nessuno al mio fianco e dunque avrei dovuto cominciare a pensare solo e esclusivamente al numero uno, così come avevo sempre fatto prima di incrociare i passi di Taehyung.
La priorità in quel momento per me tanto burrascoso al livello sentimentale, doveva comunque rimanere la scuola; mi sentivo sempre fermo nello stesso punto poiché la mia fondamentale preoccupazione era ancora finire l'ultimo anno e dare l'esame per l'ammissione all'università. Avrei dovuto smetterla di pensare ad altro e concentrarmi solo sulle lezioni e sui voti che poi mi avrebbero attribuito, dovevo ancora mettere la testa al proprio posto, contare sulle mie forze e in seguito avrei potuto mettere da parte anche quel capitolo che pareva non terminare più e che mi faceva anche stare male. Inizialmente ero entusiasta di poter dire addio al liceo, all'adolescenza e tutti quei fattori che caratterizzavano i primi anni di vita ed ero anche euforico di poter iniziare una nuova vita definita dal lavoro o dall'università eppure ora che avevo testato il mondo dei grandi, non ero poi così voglioso di farne parte, al contrario adesso non avrei più voluto compiere quel grande passo e forse anche perché avevo finalmente la consapevolezza che il futuro mi riservava cose non molto belle. Avevo dei piani completamente differenti eppure non ne era rimasto neppure uno su cui contare; i miei sogni si erano infranti dal momento in cui avevo scoperto del mio scompenso cardiaco e mi sembrava di avanzare in una strada che non mi apparteneva e che non mi avrebbe portato da nessuna parte, sentivo di star sbagliando direzione ma allo stesso tempo più mi guardavo intorno e più non sapevo come scappare da quelle vie poiché non ve ne era neppure una di riserva né tantomeno di emergenza. Ero in trappola e in trappola sarei rimasto finché non avrei trovato un'altra rotta da poter imboccare.
Per adesso però non ne avevo neppure una, dunque avrei continuato a vagare senza una meta nella speranza che prima o poi avrei trovato un obiettivo nella vita. "Non ci credo, ho davvero perso la scommessa" esclamò una voce che riconobbi e che mi fece di conseguenza alzare lo sguardo verso quella provenienza non molto lontana. I miei occhi spenti e quasi sconnessi dalla realtà che mi circondava si posarono in maniera naturale sulle figure di Yoongi e su Hoseok che stavano tranquillamente seduti sull'erba del curato giardinetto, al di sotto delle finestre del grande edificio e dalla quale sbucavano delle teste a me sconosciute, che erano già all'interno delle aule scolastiche. Ci separava solo qualche metro ma a differenza mia mi avevo comunque adocchiato mentre io al contrario stavo direttamente entrando dalla spaziosa porta d'ingresso che mi avrebbe portato in un corridoio colmo di persone sorridenti e con una grande ma soprattutto immotivata voglia di chiacchierare.
"Non entrate?" chiesi semplicemente avvicinandomi a loro e piegandomi sulle ginocchia per arrivare alla loro altezza.
"Dovevamo prima constatare chi di noi avrebbe vinto e chi invece avrebbe perso" spiegò il primo che aveva parlato quando mi vide arrivare e aggrottai le sopracciglia confuso. "Mi hai fatto perdere" si lamentò ancora mentre Hoseok prese a ridere in una maniera eccessiva che però mi fece sorridere debolmente, sebbene non avessi neppure la forza di inarcare le labbra.
"Cosa avrei fatto?" cercai di capire.
"Sei venuto a scuola" mi spiegò semplicemente, scrollando le spalle. "Avevo scommesso che saresti stato a casa" così intuii che Hoseok avesse detto il contrario, rischiando quindi sul fatto che avrei partecipato alle lezioni. Sbuffai contrario mentre Hoseok, probabilmente anche per l'espressione che mi si creò in viso, continuò a ridere a crepapelle mentre io mi alzai e poggiai le mani sui miei fianchi.
"E quale sarebbe la penitenza?" continuai a chiedere sembrando curioso quando in realtà ero solo tanto svogliato, non mi interessava sul serio quella conversazione ma provai comunque a dialogare con i miei amici e magari anche farmi contagiare dal loro buon umore, quello che non avevo ormai da un paio di settimane e anche quello che non credevo di potere possedere più, specialmente in prossimità della fine delle vacanze e dell'inizio della scuola.
"Pagare un pranzo per tutti" parlò per la prima volta Hobi come per rinfacciargli che avrebbe dovuto uscire dei soldi, io annuii semplicemente mentre il menta gli lanciò un'occhiataccia che non era per nulla piacevole mentre ad interrompere quel battibecco ancora prima che cominciasse, fu proprio il suono della campanella che dava il via alle prime lezioni dell'anno nuovo.
"Ad ogni modo io non ho alcuna voglia di uscire fuori quindi avrai modo di risparmiare quella che sarebbe dovuta essere la mia parte" spiegai pacato sistemandomi lo zaino sulle spalle e voltandomi per cominciare a camminare verso l'entrata, senza neppure prima aspettare che loro si alzassero e raccogliessero tutte le loro cose.
"Jungkook dai non puoi continuare in questa maniera" si lamentò serio Hoseok correndo per affiancarmi mentre il menta si prese tutto il tempo. "Hai già rifiutato tutti i nostri inviti e poi non ci vediamo da quando siamo tornati qui a Busan" si lamentò come per rivolgere quel fastidio verso se stesso ma in realtà sapevo bene che lo faceva principalmente per me e per farmi reagire alla rotture con Taehyung. Ovviamente sapevano tutto poiché sebbene non ci fossimo visti, avevamo continuato a scriversi o a parlarci al telefono dal momento che loro erano preoccupati per me ma anch'io ero preoccupato per loro e specialmente per Yoongi, che nonostante fossero passati già diversi giorni dal nostro atterraggio, non aveva ancora trovato il coraggio di affrontare il padre.
"Non è affatto salutare, dovresti uscire e svagarti un po', non ti chiediamo di fare i salti di gioia ma almeno di provare a sorridere o anche solo di stare insieme" prese parola Yoongi e quasi quelle premure mi fecero scoppiare a piangere, fortunatamente però non avevo più lacrime in corpo e dunque non riuscii a buttare fuori quella mia voglia di sfogarmi magari anche tra le loro braccia, quello che avevo fatto invece fu continuare a camminare lungo il corridoio nella speranza che mi venisse da un momento all'altra la voglia di accettare quella loro proposta. "D'altronde è quello che Taehyung sta facendo adesso" continuò facendomi così voltare di scatto verso la sua direzione.
"Cosa ne puoi sapere tu?" domandai quasi nervoso da quella sua affermazione e difatti neppure un secondo dopo lo vidi irrigidirsi, come se si fosse pentito di aver fatto una tale previsione o che addirittura si fosse pentito di aver nominato il nome del biondino che tanto mi stava facendo soffrire in quel momento. Mi venne istintivo guardarlo male ma non perché mi aveva ricordato che una ipotesi di quel genere potesse essere reale o perché aveva pronunciato colui che avrei voluto non ricordare piuttosto perché aveva supposto che Taehyung, a differenza mia, stesse già bene nonostante la fresca litigata e poi la definitiva rottura tra noi. Non mi piaceva che pensassero che ero il solo a stare male ma ancora di più mi urtava la concezione che avevano di lui; in quei giorni lo avevano dipinto come qualcuno che non meritava le mie lacrime, come qualcuno capace di dimenticarmi nel giro di qualche ora mentre io al contrario avrei sofferto ancora a lungo per lui.
Solo io sapevo cosa Taehyung significava per me e solo io sapevo cosa significavo io per lui, nessun altro avrebbe potuto mettere bocca sul nostro rapporto poiché semplicemente non ne erano in grado, non sapevano nulla di quello che avevamo passato o quello che provavano l'uno per l'altro e mi fece incazzare parecchio quella supposizione da parte del menta, forse per il semplice fatto che fosse fuoriuscita dalla sua bocca, che era un mio amico, o forse solo perché avevo paura che quella potesse combaciare al vero. Mi fermai proprio nel mezzo del corridoio e afferrai le spalle di Yoongi cosicché anche lui avesse potuto fermarsi di fronte a me.
"Spiegati meglio prima che perda il controllo delle mie azioni" intimai stringendo la presa attorno alle sue braccia mentre Hoseok imprecò, cercando di mettersi in mezzo.
"Jungkook calmati, non è quello che pensi" disse provando a farmi ragionare tuttavia paradossalmente quella sua affermazione mi fece innervosire maggiormente, poiché aveva dato per scontato di sapere ciò che passava all'interno della mia testa quando ero sicuro che non avessero capito un bel niente.
"Non ti intromettere cazzo" urlai facendo voltare un paio di persone verso la nostra direzione: alcuni di loro si allontanarono menefreghisti per dirigersi in classe mentre altri parvero fermarsi appositamente poiché troppo interessati a quel possibile pettegolezzo. "Non è qualcosa che riguarda te quindi stanne fuori Hoseok" intimai senza nemmeno rivolgergli lo sguardo per il semplice motivo che non volevo togliere l'attenzione da Yoongi, che pareva nascondermi qualcosa e dal momento che ebbi il timore che non avrebbe sputato il rospo tanto facilmente, mi imposi di cogliere ogni indizio che sarebbe sbucato sul suo viso tramite le sue espressioni.
"Jungkook ti chiedo scusa ok" Yoongi partì in quarta come per velocizzare quella situazione surreale considerato che io non ero solito a litigare, tantomeno con i miei migliori amici. "Non era mia intenzione parlare male di Taehyung" si giustificò cercando in tutti i modi di evitare il contatto visivo e quel gesto mi diede l'impressione di voler evadere da quella situazione così come le parole che aveva utilizzato.
"Non hai detto nulla contro Taehyung" ringhiai assottigliando lo sguardo. "Hai supposto una cosa e ora voglio che tu mi dica il perché" continuai perché c'era qualcosa in quella conversazione che non mi quadrava per nulla e il mio sesto senso mi diceva che Hoseok era a conoscenza di tutto. Era come se loro sapessero qualcosa che io non sapevo, qualcosa di cui volevano tenermi all'oscuro e difatti fu quella la sensazione che più mi fece innervosire. "Rispondi cazzo" lo strattonai mentre Hoseok cercò ancora di farmi ragionare e allo stesso tempo di togliere le mani dal corpo minuto e molto più basso del mio.
"Ti ho già risposto e mi sono anche scusato" esclamò muovendosi come faceva un topo all'interno della bocca di un grasso gatto che non vedeva l'ora di azzannarlo non per il gusto di mangiarlo ma solo per ucciderlo e giocarci per qualche secondo per poi passare ad un'altra preda. "Ora lasciami" urlò quasi richiamando l'attenzioni di tutti coloro che ci passavano accanto e così mi sentii quasi costretto a farlo.
"Non me la stai raccontando giusta Yoongi" dissi dando un pugno all'armadietto dietro di lui, facendo così sussultare i miei amici per lo spavento e anche per la sorpresa di quel gesto che non era affatto nelle mie corde; non avevo mai fatto a botte prima di allora ne tantomeno usato le mani per farmi valere o contro i miei amici. Io amavo la lotta e la boxe ma solo al livello di sport e di competizione, non mi era mai passato nemmeno dall'anticamera del cervello di poter diventare violento e ancora meno per piccolezze che avrebbero potuto risolversi tramite una consueta e semplice chiacchierata tuttavia i nervi avevano preso il controllo del mio corpo e mi fecero compiere una di quelle azioni che avevo sempre incriminato.
Il vecchio Jungkook era quello che si faceva prendere in giro dai suoi compagni per la maniera larga e dunque inadatta per le discipline sportive, Jungkook era quello che si faceva mettere i piedi in testa da Namjoon e da Seokjin pur di non innescare una lite ed era quello che si faceva prendere a pugni da Taehyung sino allo svenimento pur di comprendere ciò che gli passava per la testa e pur di non reagire e dunque finire in una lotta che avrebbe potuto massacrare entrambi. Io non mi ritenevo affatto debole e non ero neppure mai stato stupido eppure ero sempre stato dell'idea che le maniere brutali non fossero necessarie e soprattutto ero consapevole che non avrebbero portato a nulla, sebbene quel mio pensiero non fosse cambiato mi rendevo conto che al contrario il mio comportamento cominciava a prendere delle pieghe differenti; forse stavo diventando una di quelle persone che avevo sempre odiato o forse quella era solo stata una svita ma ad ogni modo l'ultima cosa che mi sentii di fare, fu porgere le mie scuse a Yoongi o al proprietario dell'armadietto, che si sarebbe trovato lo sportello leggermente inclinato in dentro.
"Vedi di calmare il tuo nervosismo" disse rimproverandomi e aggiustandosi i vestiti che gli avevo stropicciato. "Io ho solo detto che probabilmente Taehyung sta provando a reagire alla vostra rottura e ho solo pensato che tu dovresti fare lo stesso, non intendevo nulla di più e nulla di meno" spiegò ma continuava a non guardarmi negli occhi.
"Taehyung si sta vedendo con qualcun altro?" chiesi e a quel punto alzò lo sguardo di scatto.
"Ma che vai dicendo?" disse immediatamente, negando. "Come ti vengono in mente queste cose?" continuò e conoscendolo, potei finalmente cogliere in lui la verità e allo stesso tempo farmi comprendere che sino a quel momento mi stava mentendo o semplicemente omettendo qualcosa.
"Allora hai visto Taehyung divertirsi in qualche pub o forse hai sentito solamente la sua risata in mezzo alla strada?" chiesi sarcastico, facendogli aggrottare le sopracciglia. "Sono proprio curioso di conoscere la maniera in cui in questo momento sta reagendo" continuai risultando antipatico persino a me stesso. "Allora? Dov'è che l'hai visto sbellicarsi dalle risate?"
"Ma cosa potrei saperne io?" concluse infine con un tono quasi retorico e fu in quel preciso instante che dentro di me scattò un'illuminazione. "Non sono mica amico suo" si giustificò ancora mentre io cominciavo a mettere insieme tutti i pezzi e comprendere finalmente la questione tuttavia aspettai ancora un po', giusto il tempo che finisse di dire le sue stronzate, prima di poter prendere la parola. "Jungkook io sono dalla tua parte, sono un tuo amico e di certo non incontrerei mai Taehyung senza di te" continuò con quell'atteggiamento da vittima che mi confermava tutte le ipotesi. "Giuro che da quel giorno neanche io ho avuto modo di rivederlo" disse riferendosi a Seoul e al nostro ultimo incontro in ospedale.
"Hai visto Jimin però" mormorai semplicemente facendogli così sgranare gli occhi e quasi poteri notare il suo fiato mozzarsi come se l'avessi tagliato in due con una lunga e affilata spada. "Se sai cose che io non posso sapere è perché hai rivisto Jimin" sentenziai tranquillo poiché quelle non erano domande ma erano dati di fatto che avevo compreso solo nell'osservare il suo atteggiamento sospetto. Sapevo di avere ragione così come Yoongi sapeva di non poter sfuggire a quella situazione che non era stato in grado di gestire. "Parla cazzo" gridai ancora una volta, perdendo di nuovo le staffe nel giro di qualche minuto.
"Si è vero, ho incontrato Jimin in questi giorni" a quel punto urlò anche lui arrendevole.
"Sei un pezzo di merda" sussurrai deluso e facendo una smorfia pur di non piangere dinnanzi a lui ma soprattutto nel bel mezzo del corridoio, che nonostante le nostre urla, iniziava a svuotarsi dal momento che la campanella era ormai suonata da un pezzo e soprattutto in previsione delle lezioni.
"Aspetta Jungkook ragioniamo insieme" mi pregò raggiungendomi. "Fermati" disse a quel punto bloccandomi per la spalla e non ebbi la forza di spingerlo via e neppure di scansare la sua debole presa. Non potevo sperare che qualcuno mi comprendesse poiché in quel momento non riuscivo neanch'io a capire appieno i miei pensieri o il mio comportamento; non sapevo la ragione per cui ero tanto incazzato con i miei amici che stavano semplicemente vivendo la loro vita autonomamente dalle mie vicende e senza far caso al mio stato d'animo che per l'appunto pareva bloccato in quella situazione nata nella capitale del nostro grande paese. Avevo tante emozioni in corpo e qualsiasi miccia riusciva ad accendere in me un fuoco che continuavo a cercare di tenere spento ad ogni costo per paura non solo di bruciarmi ma anche per paura che potesse in qualche modo divampare sino a infuocare tutto ciò che mi circondava. Qualsiasi cosa accadesse in quel momento mi dava l'impressione che la vita si fosse rivolta contro di me e che tutte le persone fossero dal lato opposto al mio sebbene fossi cosciente della mia piccolezza e della nullità che rappresentavo a confronto dei problemi che realmente esistevano, tuttavia perlomeno dai miei amici mi sarei aspettato un modo di fare completamente differente da quello che mi stavano riservando.
Non potevo dire di sentirmi escluso da loro poiché non ero cieco e riuscivo a vedere quanto si sforzassero per includermi nelle loro uscite e soprattutto quanto provassero nel portarmi fuori da quella bolla di tristezza che avevo creato io stesso e nella quale continuavo a voler viverci pur di non stare male tuttavia ero amareggiato, quasi mi era rimasto l'amaro in bocca per quella loro condotta; era come se stessero andando avanti senza di me, senza aspettarmi e senza curarsi di un mio possibile riscontro negativo. Hoseok era ovviamente esonerato da tutto, non era coinvolto in quella questione anche se il fatto che fosse sempre dalla parte del menta piuttosto che dalla mia, come a priori e in qualsiasi caso, mi faceva dubitare del nostro trio di amicizia poiché io al suo posto non mi sarei mai schierato dalla parte di uno, mettendomi di conseguenza l'altro contro. Hobi mi dava l'impressione di non essere mai d'accorto con me, non mi sentivo appoggiato da lui quando le discussioni riguardavano anche quello che lui riteneva più un fratello piuttosto che un semplice amico. Dunque per lui Yoongi era molto più importante di quanto lo fossi io? Quell'idea mi fece intristire maggiormente ma la cosa che più mi disturbava rimaneva comunque quell'omissione da parte loro; sapevano quanto io stessi soffrendo per Taehyung ma allo stesso modo per Jimin che non solo era il suo migliore amico, ma era coinvolto in quella faccenda tanto quanto lo era il mio biondino.
Credevo che io e Yoongi stessimo navigando sulla stessa lunghezza d'onda ma dopo aver realizzato che non era affatto così mi sentii quasi affogare in quel mare che non aveva né una riva e né una roccia su cui appigliarsi nel tentativo di poter rimanere a galla. Tramite quella conservazione del tutto spontanea, avevo potuto comprendere che ero l'unico ad aver deciso di rinunciare alla propria relazione e abbandonare dunque l'unica persona che mi faceva stare bene in quel periodo tanto buio quando lungo, da un lato avevo preso coraggio perché era quello che mi sentivo di fare ma dall'altro avevo trovato la giusta spinta per farlo, poiché sapevo di non essere il solo eppure avevo appena scoperto il contrario.
Io avevo lasciato Taehyung ma Yoongi non aveva lasciato Jimin.
"Cos'altro ci sarebbe da dire?" chiesi, questa volta con un tono di voce basso ma che rimaneva comunque colmo di collera, quasi rancoroso. "Dopo tutto quello che è successo a Seoul e dopo tutto quello che entrambi hanno rivelato tu trovi ancora piacere nel scopare con Jimin" continuai con una faccia di disgusto poiché era quello che provavo in quel momento ed era pure quello che avrei voluto trasmettere a loro, specialmente al menta. "Cosa vuoi che ti dica?" lo provocai ancora. "Vuoi che ti faccia i complimenti perché tu a differenza mia sei riuscito a dimenticare in tempo record che quello che te lo lecca, in realtà è un'assassino?" sputai fuori i miei pensieri in una maniera forse troppo diretta e quasi risultai maleducato persino a me stesso.
Yoongi abbassò lo sguardo come mortificato dalle parole che avevo appena vomitato senza che realmente me ne rendessi conto e difatti un secondo dopo mi ritrovai a pentirmene. Avevo senza dubbio esagerato ma in cuor mio sapevo di non essere andato tanto lontano da quello che era il mio effettivo pensiero su quella questione che avrebbero voluto tenermi nascosto. La verità era che mi sentivo quasi tradito da quel suo gesto non compiuto; per me era scontato che anche lui avrebbe messo una barriera tra lui e Jimin pur di non rivederlo e pur di dimenticarlo, ragion per cui venire a conoscenza di quella realtà era per me come una coltellata.
Mi sentii per un attimo costretto nell'aver preso quella decisione; era come se Yoongi mi avesse portato a lasciare Taehyung ma che lui a differenza mia non aveva trovato il coraggio sufficiente per poter fare lo stesso con Jimin.
Avrei voluto urlargli contro, avrei voluto dirgli che era tutta colpa sua e che se non fosse stato per lui o per la sua impertinenza, probabilmente Taehyung non si sarebbe mai sentito costretto a rivelarci il suo passato e le sue azioni deplorevoli. Se non avesse insistito quella sera, io non avrei mai scoperto la verità e la vera essenza del biondino che per quanto continuasse a ripetermi di essere un mostro io non gli avevo mai creduto, così come non avrei voluto credergli ora malgrado tutte le parole che erano uscite dalla sua bocca. Io avrei di gran lunga preferito indossare una benda sugli occhi e dei tappi alle orecchie pur di continuare a stare al fianco di Taehyung perché non avevo mai smesso di pensare, neppure per un minuto, che fosse l'amore della mia vita e la persona pià importante che avessi incontrato in tutta la mia esistenza eppure dinnanzi ai reali fatti, non riuscivo a fingere che tutto quello fosse solo frutto della mia immaginazione. Sapevo di dover voltare pagina poiché non avrei mai potuto accettare di stare accanto a un ragazzo tanto crudele che era in grado di compiere gesti tanto atroci, ma allora perché Yoongi ne era capace? Perché Yoongi avrebbe potuto passarci sopra mentre io no? Qual era la differenza tra me e lui? Ma soprattutto qual era la differenza tra Taehyung e Jimin?
Avevo odiato Yoongi poiché mi aveva aperto gli occhi e mi aveva fatto scoprire cose che avrei voluto non conoscere mai, avrei preferito che Taehyung me le avesse tenute nascoste ancora per un po' mentre in quel preciso instante mi ritrovai ad odiare Yoongi poiché lui aveva scelto di sorvolare e di andare avanti come se nulla fosse successo, come se i nostri rispettivi fidanzati, in passato, non avessero compiuto degli atti intollerabili e dalla quale non potevano discolparsi in alcuna maniera.
Per un attimo mi balenò per la testa il pensiero di voler picchiare il mio amico, proprio come era solito a fare il biondino ogni qual volta che qualcosa non gli andava bene, eppure la ragione prese il sopravvento e così semplicemente mi ritrovai a sospirare e ad avvicinarmi nuovamente a Yoongi, quasi dispiaciuto per come l'avevo trattato in precedenza. Non gli avrei chiesto scusa e non gli avrei nemmeno rivolto un gesto affettuoso per il semplice motivo che continuavo a provare rancore nei suoi confronti, ciononostante però cercai di non fomentare quel conflitto e di togliere in maniera conclusiva quel piede di guerra con la quale finora mi ero trovato pronto ad agire. Ero stanco di tutto e come tale non avevo alcuna voglia di protrarre litigi che non avrebbero portato a nulla se non ad un mio crollo definitivo.
"Ti prego Yoongi" mi lamentai quasi senza forze. "Dimmi come hai fatto a perdonarlo" mi ritrovai a dire contro la mia volontà.
"Jungkook" li sentii mormorare all'unisono come per pietà, era evidente che quella condizione gli dispiacesse e gli pesasse tanto quanto pesava a me. Percepii la mano calda di Hoseok sulla mia schiena nel tentativo di darmi un leggero conforto ma la contrario mi fece sentire peggio; io avrei solamente voluto sprofondare nelle braccia di qualcuno, non era neppure più importante chi avessi davanti perché sentivo il bisogno di un appoggio e tanto ero disperato che non importava nemmeno più chi me lo desse. L'avrei accettato da chiunque pur di sollevare il mio stato d'animo e difatti non riuscii a portare a lungo il mio risentimento verso il menta, anzi ero persino disposto ad ascoltarlo e a prendere i suoi consigli come legge certa.
"In questo momento sei confuso e stai troppo male per poter prendere una qualsiasi decisione" cercò di farmi capire, evitando però di rispondere alla mia domanda.
"Ma tu sei riuscito a prenderla" gli feci notare. "Voglio sapere cosa ti ha spinto a perdonare Jimin" continuai a parlare con un tono di voce supplichevole. "Ti prego Yoongi, ho bisogno che tu sia sincero" le mie mani si toccarono senza rendermene conto e si unirono spontaneamente come in segno di preghiera e difatti vidi l'espressione del menta cambiare, ora pareva essere arrendevole e potei intuire che stava per cedere. La mia domanda non era affatto complicata eppure mettere in gioco la carta dei sentimenti risultava come una prova che nessuno era mai pronto a superare, la gente continuava a tirarsi indietro pur di non rischiare di apparire stupidi o pur di preservare intatto il proprio cuore o il proprio orgoglio e specialmente Yoongi, che non era mai stato molto pratico con i rapporti tra persone e ne tantomeno con le relazioni amorose, non era in grado di esprimersi tramite semplice emozioni.
"Io in realtà..." iniziò sospirando come se stesse facendo una fatica immane o forse semplicemente aveva paura di ferirmi tramite le sue parole, riguardo quell'ipotesi avrei tanto voluto dirgli che non potevo stare peggio di come già stavo e dunque avrebbe davvero potuto dirmi di tutto. "Io credo che l'amore possa superare tutte le difficoltà" disse semplicemente, lasciandomi così a bocca aperta e per un momento ebbi il presentimento che mi stesse prendendo in giro.
"Ami Jimin sino a questo punto? Lo ami così tanto da poter superare tutto ciò che ha fatto in passato?" chiesi cercando conferma e spiattellando quell'evidenza, dal momento che pareva aver preso una botta in testa e che dunque non riuscisse più a ragionare in maniera lucida o forse ero io ad essere semplicemente tanto invidioso di lui e della sua ottima reazione. Pareva che quello strano tra di loro fossi io, mi facevano sentire come uno sventato che agiva in modo sconsiderato e quasi incauto, quando in realtà erano stati loro a prendere sotto gamba quell'ammissione e mi fecero apparire non compreso, dandomi di conseguenza l'impressione di star sbagliando tutto.
"Sarò sincero con te Jungkook" mi avvertì prima. "Io non ho mai avuto bisogno di nessuno nella mia vita perché come sapete, sono sempre stato bene da solo, soprattutto dopo la morte di mia madre io non volevo nessuno al mio fianco eppure Jimin in qualche maniera, è riuscito ad entrato nella mia vita. Io non stavo cercando una persona come lui e né tantomeno la desideravo, ma è risaputo che le cose belle accadono quando meno te lo aspetti ed è così che definisco Jimin, senza che me ne rendessi conto è riuscito ad entrarmi nel cuore e non è più uscito dal momento che i miei occhi incrociarono i suoi, in ospedale" confessò con lo sguardo basso dall'imbarazzo. "È una di quelle persone che trovi una sola volta nella vita ed io non voglio farmela scappare perché penso di amarlo sul serio" disse infine alzando gli occhi leggermente luccicanti.
Mi ritrovai tanto nelle parole di Yoongi ma allora perché lui era riuscito a passare sopra quella loro brutalità mentre io non ero ci ancora riuscito? Per giorni interi in realtà avevo creduto di non potercela mai fare, io non volevo chiudere un occhio sul passato di Taehyung perché la sola immagine di quello che ero stato in grado di compiere ma anche l'ipotesi di quello che ancora avrebbe potuto fare mi faceva venire il mal di stomaco dalla troppa nausea. Il mio cuore dava ragione al menta poiché dentro di me ero consapevole che non avrei mai potuto trovare nessun altro come quel singolare biondino che mi aveva letteralmente stregato e fatto perdere la testa in tutte le maniere possibili, ragion per cui quell'organo che continuava a pulsare per lui, non faceva altro che ripetermi di seguire l'istinto e di buttarmi di nuovo tra le comode braccia dell'unica persona che mi aveva fatto sentire eppure mi sentivo bloccato. Era come se qualcuno mi stesse tenendo fermo, non riuscivo ad avanzare verso nessuno per il semplice fatto che la testa e tutto il resto del corpo non erano d'accordo con ciò che mi diceva di fare il mio cuore; ero diviso in due e motivo per cui se una parte di me cercava di fare un passo in avanti, l'altra l'avrebbe fatto automaticamente indietro poiché non ero ancora stato in grado di trovare un sano equilibrio e una giusta decisione che mi avrebbe messo in pace con me stesso, sensazione che invece il menta e l'arancione parevano aver trovato.
"Non posso però non dirti tutto ciò che penso" disse incerto facendomi aggrottare le sopracciglia, un secondo dopo però mi ritrovai ad annuire poiché ormai la rabbia era scemata totalmente. "Io sono riuscito a perdonare Jimin e a passare oltre le azioni che ha compiuto in passato per il semplice fatto che lui non ha fatto nulla" parlò gesticolando ma potei intuire dal tono della sua voce che non voleva alterare nuovamente il mio umore abbastanza vulnerabile. "Jungkook io non voglio mettere altra legna sul fuoco però Jimin a differenza di Taehyung non può essere definito un assassino, lui non ha mai ucciso nessuno" disse facendomi spezzare il cuore ancora una volta, mi chiesi in quanti altri pezzi avrebbe potuto spezzarsi prima di disintegrarsi del tutto. "In confronto a Taehyung non può essere incriminato per quell'omicidio perché lui è arrivato in casa solo quando non c'era più nulla da fare, lo capisci?" continuò timoroso ma deciso di dirmi tutto quello che si era tenuto dentro per qualche giorno, forse per paura di rattristarmi più di quanto non fossi già. "Io ritengo che Jimin lo abbia solamente aiutato" concluse cercando l'approvazione da Hobi che non tardò ad arrivare, come sempre.
"Quindi mi stai dicendo che Jimin è esonerato da tutto quello che è successo" parlai in maniera quasi retorica per poter sentire la loro replica.
"L'unica colpa di Jimin è quella di essere stato un amico troppo buono" lo giustificò come se fosse ammaliato dall'amore che provava per lui, facendo però risultare Taehyung come l'unico cattivo della situazione, tanto da farmi venire le lacrime agli occhi.
Io avrei tanto voluto difenderlo proprio nel modo in cui Yoongi riusciva a difendere il suo ragazzo tuttavia non ebbi la forza di contestare le sue frasi poiché non ero in grado di prendere le sue parti; Taehyung a differenza dell'arancione non aveva scusanti e sebbene avessi voluto trovarne anche mezzo, non riuscii ad elaborare alcun pensiero. In poche e concise parole il mio amico mi stava dicendo che se lui fosse stato innamorato di Taehyung, non l'avrebbe mia perdonato mentre al contrario era riuscito a perdonare Jimin perché era considerato innocente e di conseguenza esentato da quel delitto che per me avevano quasi commesso insieme. In quell'istante avrei voluto ricordargli che esisteva l'accusa di favoreggiamento o ancora peggio l'atto di occultamento e se solo qualcuno avesse confessato quel reato, persino lui che era stato da loro svincolato poiché definito l'amabile e dolce amico della situazione, poteva chiaramente essere ammanettato e portato in carcere insieme al biondino.
A quelle parole totalmente inaspettate, io non ebbi più nulla da dire e difatti li lasciai in corridoio per potermi finalmente dirigere all'interno dell'aula in cui all'interno vi era il professore, intento a chiamare l'appello. Tutti e tre riuscimmo a non farci cacciare per il ritardo e seguimmo le lezioni in maniera ordinata e senza alcuna distrazione, quello era il primo giorno dopo tutte le vacanze che ci erano state assegnate e dunque non fu molto pesante sebbene io mi sentissi sempre più soffocato da quelle mura pallide che mi ricordavano di non possedere più alcuna ambizione e allo stesso tempo mi ripetevano continuamente di avere un futuro incerto, tanto che avrei voluto abbandonare ancora prima di affrontare le prossime interrogazioni e secondo poi l'esame finale.
Mi distaccai per qualche ora dai miei amici ma non riuscii comunque a riprendere aria, al contrario mi ritrovai molto a riflettere su tutto ciò che mi avevano detto; era come se mi avessero avvertito a non ricadere nella trappola del biondo, come se mi avessero detto di aver fatto bene a rompere quella nostra tossica relazione e che per l'appunto non avrei dovuto fare retromarcia per nessun motivo al mondo. Mi avevano fatto capire in tutti i modi di aver preso la scelta giusta, persino io ne ero cosciente eppure mi ritrovai ad essere geloso di Yoongi e del loro rapporto che non era stato affatto scalfito, tuttavia per un attimo, nonostante tutto, arrivai a pensare di volermi comportare come aveva fatto lui; Yoongi aveva assolto l'arancione pur di protrarre quell'amore che era appena sbocciato e probabilmente se non fossi stato tanto deluso ma anche tanto orgoglioso, l'avrei già perdonato anch'io.
Non pensavo che il loro amore fosse più solido del nostro e non pensavo neppure che la colpa di Taehyung fosse più grave di quella che aveva Jimin; per me avevano condiviso quel reato in egual maniera e non vi era nessuno meno colpevole dell'altro e mi stupii che il menta non riuscisse ad avere la stessa mia visione su quella storia tanto surreale.
Ero più confuso di prima.
Io avevo mollato Taehyung perché non credevo di poter essere in grado di gestire quella situazione, evidentemente molto più grande di me e delle mie possibilità ma il fatto che Yoongi ci fosse riuscito, mi dava speranza di potercela fare in un futuro non molto lontano. Avevo paura di cadere nel ripensamento o ancora peggio nel pentimento di aver lasciato andare l'unica cosa bella che possedessi, senza neppure aver lottato per la nostra relazione o senza aver tentato di ricucire quella fiducia che ci eravamo strappati a vicenda nell'esatto momento in cui si era confidato con me, abbattendo dunque tutte le sue barriere, le stesse che probabilmente dinnanzi alla mia reazione, aveva rimesso in piedi.
La mia testa annebbiata da mille contraddizioni non riuscii a comprendere se le lezioni scolastiche fossero terminate oppure no, eppure non curandomi di quel dettaglio, mi ritrovai a firmare un permesso in segreteria pur di sfuggire da quell'edificio e correre così fuori scuola. Una volta sorpassato anche il cancello e lasciatomi tutto alle spalle, riempii i polmoni d'aria e senza connettere il cervello mandai diversi impulsi al resto del corpo che proprio come un robot, cominciò a muoversi automaticamente. Avevo una meta ben precisa ma cercai di non pensarci poiché per una volta, dopo tanto tempo, avrei preferito comportarmi in maniera istintiva e seguendo una volontà ben precisa.
I passi che stavo compiendo erano veloci e decisi e parevano conoscere bene quelle strade che stavo percorrendo poiché in passato, avevo avuto modo di camminarci sopra con i miei stessi piedi ma anche attraverso le ruote di una macchina costosa, dunque avevo per forze di cose memorizzato quel tragitto e in quel momento mi sentii come spinto da una grossa mano che mi invitava a raggiungere quella determinata destinazione. Così senza una reale motivazione mi ritrovai di fronte la grande azienda Kim e quando realizzai di trovarmi a pochi passi dal biondino, il mio corpo fu invaso da mille brividi, specialmente quando dentro di me sorse il pensiero che quello era lo stesso edificio in cui, prima di lui, avevano lavorato i due celebri imprenditori nonché genitori di Taehyung. Deglutii prima di alzare lo sguardo verso quella colossale costruzione che avevo visto per la prima volta tanto tempo fa, quando ancora ero all'oscuro di tutto e quando ancora mi sarei potuto sottrarre da tutto il male che avrei poi acquisito da quella storia; quando misi piede all'interno di quello studio che ne aveva visto di tutti i colori, non solo non conoscevo il turbolento passato di Taehyung ma non ero a conoscenza neppure di quella famosa famiglia di cui tutti parlavano.
Malgrado lo scandalo che avevo provocato all'interno di quella mura, il mio viso aveva ancora una ragguardevole notorietà e dunque quando le porte scorrevoli mi lasciarono passare, non solo mi sentii lo sguardo di tutti i dipendenti addosso ma non si azzardarono neppure ad aprire bocca, non mi bloccarono alla hall ma al contrario mi fecero salire senza chiedermi nulla. Forse loro non sapevano che avessi litigato con Taehyung o peggio ancora non erano a conoscenza della nostra rottura e dunque non si intromisero poiché credevano che il mio lavoro lì, contava ancora qualcosa, così proprio come contava la posizione del figlio dei Kim sebbene gli ultimi scalpori che lo avevano reso protagonista.
Superai chiunque mi ritrovai davanti e presi l'ascensore per arrivare al solito nostro piano; quando mi ritrovai dinnanzi alla porta dello studio di Taehyung non pensai a nulla, neppure a quello che avrei dovuto dirgli una volta dentro e così poggiai la mia mano tremolante sulla maniglia e senza nemmeno prima bussare, sebbene fossi consapevole di quanto il biondo odiasse quella maleducata abitudine, aprii la porta ed entrai dentro come un fiume in piena. Camminai deciso verso il centro della stanza, proprio dove era posizionata la grande scrivania bianca nella quale dietro, trovai comodamente seduto il famoso imprenditore che ora vedevo solo come una persona che non aveva pagato le conseguenze delle sue azioni passate.
L'ultima volta che l'avevo visto era la notte di capodanno; quando eravamo ancora avvolti da quel calore che solo l'amore riusciva a donarci, quando ci eravamo promessi di rimanere insieme sotto la torre dalla quale sbucavano mille palloncini contenenti desideri e fuochi d'artificio che sancivano la bellezza dell'anno nuovo, quella bellezza che non avevo ancora visto. Tuttavia la vedevo ora, dinnanzi a me c'era la persona più bella che avessi mai visto e rimaneva tale malgrado le brutalità che aveva commesso contro il padre; aveva gli occhi spenti e contornati da delle occhiaie che mi fecero intuire che in quel periodo avesse problemi a dormire, le labbra screpolate così come le avevo lasciate io e i capelli scompigliati come se li avesse messi in disordine appositamente. Gli abiti invece erano sempre curati nei minimi dettagli così come il suo atteggiamento.
Per un istante mi sembrò di essere tornato indietro nel tempo, proprio ai primi giorni di conoscenza quando io non riuscivo a comprendere le emozioni e i pensieri di Taehyung e a quando lui faceva di tutto pur di camuffare ciò che provava dentro di lui. Era tornato ad essere freddo, indifferente e con un aria misteriosa, quasi minacciosa che mi metteva paura soprattutto dopo quello che avevo avuto modo di sentire dalle sue stesse labbra.
Mi era mancava così tanto. Mi mancava tutto di lui, di noi.
"Taehyung" pronunciai cercando di rimanere stabile con la voce mentre in lui vidi finalmente una reazione che mi fece perdere un battito, prese a mordicchiarsi l'angolo della bocca in maniera ripetitiva come se fosse ansioso di scoprire il motivo per cui l'avessi raggiunto sino in azienda, dopo settimane intere di lontananza e soprattutto dopo avergli detto addio.
"Io ti perdono" forse erano quelle le parole che avrei voluto pronunciare e che lui allo stesso tempo voleva sentirsi dire da me tuttavia le cose andarono diversamente. Non ero pronto per dirgli quelle semplici parole poiché non erano quelle che sentivo davvero dentro di me, al contrario la ragione continuava a ricordarmi di non affidarmi più a lui e di non cedere a quella che pareva essere una bellissima tentazione. Non volevo tornare al punto di partenza, non ora che ero riuscito a distaccarmi da lui definitivamente e difatti cercai di scindere la visione che provavo verso la sua persona e verso ciò che aveva fatto dalla visione che aveva provato a farmi vedere Yoongi qualche ora prima; avevo tentato di mettermi nei suoi panni e di capire come avesse fatto a lasciar correre il trascorso dei nostri rispettivi fidanzati ma non riuscivo a capacitarmene.
"Perché sei qui Jungkook?" chiese alzandosi dalla sedia e sporgendosi verso la scrivania, come se volesse arrivare a toccarmi e difatti trovai subito il coraggio di far uscire le parole dalla bocca prima che le cose avessero potuto prendere una piega che non avrei voluto prendesse. "Volevi dirmi qualcosa?" odiavo quel suo modo di fare provocatorio, sembrava che volesse stuzzicarmi come d'altronde sapeva di poter fare e se non mi fossi deciso a parlare, sarei crollato ancora prima che potesse sfiorarmi o pronunciare qualsiasi altro tipo di parola.
"Si, Taehyung" annuii serio facendo un passo in avanti. "Sono qui perché pretendo che firmi le mie dimissioni" dissi semplicemente e vidi il suo sguardo mutare, dapprima indisponente e quasi arrogante ad un risvolto quasi deludente. Sicuramente non era quello che si aspettava da me e forse non era neppure quello che mi aspetto io da me stesso eppure furono le uniche parole che riuscii a dire quando incrociai il suo sguardo.
Ancora una volta, ero stato io a richiedere un contatto con lui, ero sempre stato io a cercarlo fisicamente da quando eravamo tornati a Seoul ma ancora una volta, lo avevo fatto non per riavere una vicinanza piuttosto per chiudere in maniera definitiva. Volevo mettere un punto e un banale addio non era abbastanza, volevo qualcosa di più, qualcosa di concreto che avrebbe per sempre messo la parole fine tra di noi e quelle dimissioni avrebbero sancito una separazione conclusiva.
Spazio Autrice
Mi sarebbe piaciuto fare un pesce d'aprile e mettere un capitolo vuoto ma sono troppo buona e poi ci bastano già i bts per far venire infarti quindi mi sono limitata ad aggiornare e basta. Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Allora Yoongi e Jimin sono tornati insieme nonostante tutto mentre Jungkook non solo non riesce a perdonare Taehyung ma non riesce neppure a concepire il ragionamento del suo amico, per un momento sembra quasi disposto a mettere tutto da parte per poter vivere il suo amore con il biondino tuttavia quando lo vede, cambia nuovamente direzione di pensiero tanto da continuare con quell'atteggiamento di voler mettere a tutti i costi un punto definitivo.
Le dimissioni verranno firmate o finiranno per arrendersi ai loro sentimenti più profondi? Amo leggere le vostre ipotesi, potete anche sbizzarrirvi su un possibile finale che si sta avvicinando sempre di più^
-Federica
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top