62. Verità
L'anno antecedente mi aveva insegnato a lottare, ad amare le persone intorno a ma e nello specifico una persona in particolare e mi aveva insegnato persino a vivere davvero la mia vita, al cento per cento delle mie energie ma soprattutto mi aveva dimostrato quanto forte potessi essere in qualsiasi circostanza. Durante quell'anno ho però imparato a persistere, che non bisogna mai arrendersi o fermarsi dinnanzi agli ostacoli piuttosto era molto meglio provare a saltarli o addirittura smantellarli.
Avevo imparato a correre sotto la pioggia, ad ammirare le stelle, avevo imparato a fare sesso con sentimento, avevo imparato a mettere da parte le mie insicurezze, a tuffarmi nelle emozioni senza provare ansie e inutili paure e avevo imparato cosa significasse impegnarsi in un lavoro e soprattutto in una relazione d'amore.
Quell'anno mi sono impadronito della spensieratezza, della felicità, dell'amore e ho capito cosa significasse sperare o sognare in qualcosa, diventando una persona migliore giorno dopo giorno motivo per cui non avevo alcuna intenzione di voltare pagina e lasciarmi alle spalle tutto le cose belle che avevo avuto modo di provare. A volte era un bene lasciare andare le persone, chiudere le porte e guardare avanti tuttavia non era quello che avrei davvero voluto fare, mi sarebbe piaciuto rimanere al fianco della persona che mi aveva insegnato come stare al mondo essendo semplicemente me stesso ma sapevo anche di non poterlo più fare. Quell'anno dunque avevo imparato tante cose nuove ma forse tra quelle non vi era abbandonare le abitudini e lasciare che le persone potessero prendere una strada differente dalla mia, non sapevo ancora cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato ma ero certo che mi sarei appigliato con le unghie e con i denti pur di non mollare l'unica cosa che mi rendeva davvero felice.
La cosa che più spaventava tuttavia non erano le verità che avevo appena scoperto dalla bocca di Taehyung, al contrario la cosa che più mi terrorizzata erano i cambiamenti che avrei dovuto prendere dopo quelle, ero cosciente che le cose stavano per prendere una piega completamente diversa e che avrei dovuto cercare nuovi orizzonti ma non ero affatto pronto.
Perché non riuscivo semplicemente a mettermi nei suoi panni e vedere la visione dei fatti per come allora la vedeva lui. Perché mi veniva tanto difficile essere empatico tanto quanto Jimin? Lui aveva scavalcato tutte le sue paure per stare accanto alla persone che aveva nel cuore e aiutarla in tutti i modi in cui disponeva mentre io ero in grado di pensare solo a me stesso e alla maniera in cui avrei vissuto adesso che sapevo quella verità. Da quando avevo conosciuto quella testolina arancione, per quanto apprezzassi la sua assenza e il suo atteggiamento, nel mio petto si era formato una specie di gratitudine nei suoi confronti poiché dentro di me avevo intuito quanto bene avesse fatto al mio ragazzo ma sebbene da un lato fossi felice che Taehyung avesse nella sua vita una presenza come lui, dall'altro ne ero sempre stato geloso. Tanto geloso. E non ero in grado di rivelare a nessuno quel mio sentimento poiché ero cosciente del fatto che fosse sbagliato, impudico e mi rendeva nervoso poiché non solo non riuscivo a scacciarlo ma finiva per condizionare il rapporto che avevo costruito con loro due. Dentro al mio petto era inevitabile una strana presenza che mi consumava i pensieri e che di continuo mi aveva sempre ripetuto che non sarei mai stato come loro due e la notte di capodanno finalmente ne avevo avuto la conferma.
Erano qualcosa di irraggiungibile e per quanto mi sforzassi non avrei mai creato il trio che invece avevo creduto di poter formare: loro due non avevano bisogno di nessun altro poiché a Jimin era sempre bastata la presenza di Taehyung e allo stesso modo, a Taehyung era sempre bastata la presenza di Jimin.
Allora mi chiedevo perché avessero lasciato entrare nelle loro vite persone come me e Yoongi, persone che non avrebbero mai sopportato la portata di quel fatidico evento.
Avevo sempre giurato che non avrei mai permesso a nessuno di separarmi da Taehyung e mi ero permesso di fare una tale considerazione perché mai avrei pensato che potesse sporcarsi l'anima con un gesto tanto riprovevole, motivo per cui non credevo di dover fare i conti con una questione tanto grande. Taehyung aveva forse più volte provato a prepararmi, a mettermi in guardia e potei intuirlo dal fatto che continuasse spesso a ripetere che fosse un mostro, che avesse una natura violenta e che sarebbe stato meglio per entrambi non finire in una relazione seria tuttavia era accaduto tutto quello che sarebbe stato meglio evitare ed ora era troppo tardi per rimediare. Come potevo lasciare la cosa che più amavo al mondo? Come avrei potuto vivere senza di lui? Da quel momento in poi sapevo che il mio cuore e la mia testa sarebbero stato in eterno conflitto fino a quando non avrei trovato la soluzione adatta che mi avrebbe dunque permesso di trovare la pace anche dentro di me.
La pace che invece lui non avrebbe mai trovato.
Al contrario per me quello era un concetto del tutto lontano ma sicuramente ritrovabile. In quel momento non riuscivo neppure a vederla di quanto distante fosse dalla mia persona, era un po' come quando la gente si ritrovava a dover cercare la luce dentro al tunnel ma nonostante fosse sempre ad occhi aperti rimaneva comunque accerchiato dal buio.
Taehyung pareva aver aspettavo l'anno nuovo per rivelare il suo passato e così sarebbe stato più facile mettere un punto e ripartire da zero, un po' come quando le persone attendevano il lunedì per ricominciare la palestra o per mettersi a dieta tuttavia le questioni sentimentali erano tutt'altra roba ed io non volevo proprio che Taehyung scivolasse via dalle mie mani. In precedenza avrei fatto di tutto per tenerlo stretto a me, al contrario ora che ero stato messo al corrente di ogni tassello sapevo di dovermi allontanare da lui il prima possibile però era così dannatamente difficile che ero quasi certo che non ce l'avrei fatta tanto facilmente. Addirittura forse non ce l'avrei mai fatta.
Ad ogni modo alla vista delle condizioni del mio migliore amico, mi ritrovai a dover spegnere il cervello e mettere da parte ogni tediosa questione che era precedentemente sorta. La rabbia passò subito in un secondo stadio e difatti la sensazione preminente fu lo spavento che quella accidentale circostanza poteva causare; il solo posare gli occhi su di lui mi fece percepire una fitta di dolore al petto, che mischiato al male che già popolava all'interno del mio corpo, non mi fece capire più nulla. Per quanto scossi e turbati fossimo da quella situazione dovevamo prima stabilire delle priorità e mettere in salvo Yoongi era una di quelle: avremmo dovuto capire cosa avesse e l'unico metodo affidabile era chiamare aiuto, specialmente in quel momento di totale solitudine e con zero mezzi per poter fare qualcosa di realmente concreto per lui.
Jimin al mio richiamo si piegò sulle ginocchia di fronte a Yoongi ma non osò toccarlo considerato che era in preda a delle pericolose convulsioni e nessuno di noi sapeva bene come comportarsi. Era scontato che volessimo aiutarlo ma d'altro canto avevamo paura di compiere qualsiasi mossa per timore che potesse causare la reazione contraria, dunque peggiorare il suo stato. Era l'ultima cosa che volevamo.
Eravamo solo dei fottuti ragazzini: qualcuno era già crollato e lo avremmo fatto tutti se avessimo continuato con quell'andazzo, era impossibile gestire tutta quella roba accumulata e anch'io sentivo di star cedendo tuttavia dovevamo prima pensare al menta, che evidentemente era quello messo peggio. La preoccupazione per lui superò il ribrezzo per i due ragazzi che avevano appena rivelato il loro passato e così per qualche secondo sembrò tornare tutto come prima, in cerca di una soluzione per risolvere le difficoltà di tutti ma in cuor nostro sapevamo che le cose in verità erano già cambiate e che non potevamo fare nulla per far tornare le cose com'erano: quello era solamente un momento di stallo inevitabile e quasi costretto da forze maggiori.
"L'universo ci ha mandato una cazzo di maledizione porca puttana" urlò Hoseok isterico e a quel punto sfilò il cellulare dalla tasca del pantalone e digitò un numero, quasi sicuramente un'ambulanza mentre io mi portai le mani tra i capelli per l'esasperazione.
Hobi si allontanò quando il 118 rispose alla sua chiamata e parlò con calma facendogli comunque tanta pressione per farli venire il più presto possibile, invidiavo la sua compostezza e il suo modo di fare sempre risolutivo e ben disposto a trovare un sistema per migliore sempre tutto a differenza mia che invece rimasi inerme, non sapendo affatto come muovermi. Yoongi avrebbe potuto tranquillamente riprendere conoscenza dopo un paio di minuti tuttavia era stato bene chiamare i soccorsi considerato che non potevamo sapere quanto realmente potesse durare una crisi convulsiva, e affidarsi agli specialisti era meglio di qualsiasi altra cosa difatti ringraziai il cielo che avessimo Jimin con noi che era pur sempre un infermiere e dunque aveva dimestichezza con quel genere di problemi.
"Solitamente i tremori dovrebbero fermarsi da soli ma finché non si arrestano è bene rimanergli accanto" esclamò Jimin, parlando agli altri che immediatamente si accovacciarono attorno a lui. "La cosa più importante è che non si faccia male durante un attacco" continuò come per darci ordini ma conoscendo il carattere dell'arancione potei cogliere un abbondante inquietudine che era ben visibile anche dallo scintillio dei suoi occhi. Era afflitto, spaventato e probabilmente si sentiva anche colpevole per quella reazione, aveva preferito bisticciare con lui pur di prendere le parti del suo migliore amico ma ora Yoongi si ritrovava in quelle condizioni e anche il ragazzo più duro e insensibile si sarebbe sentito in colpa.
Quella sensazione cominciava a darmi la nausea, ne avevo sentito parlare fin troppo e l'idea che iniziavamo a provarla un po' tutti dentro di noi mi innervosiva poiché avrei solo voluto che scomparisse dalla faccia della terra e che tutti gli esseri umani cancellassero una volta per tutte quell'effetto autopunitivo che avrebbe finito per distruggere chiunque, prima che potessimo realmente accorgercene.
Qualsiasi cosa stava diventando difficile da sopportare e ancora di più lo sarebbe stata l'attesa di sentire suonare le sirene dell'ambulanza. Eravamo dispersi nel buio, in una città che non era la nostra e con la testa confusa dalle verità scottanti di Taehyung e Jimin ma soprattutto con un ragazzo in preda ad un'agitazione psicofisica che rendeva il suo corpo esposto a delle scosse e a degli spasmi che non sapevamo come calmare. Ad un tratto mi ritrovai a pensare al peggio e quello mi tolse quasi la capacità di riflessione, volevo solo distaccarmi da tutto quel calvario e chiedere semplicemente pietà per tutto quello che ingiustamente ero stato costretto a vivere in poco tempo.
"Jungkook" mi sentii chiamare e riconobbi la sua voce immediatamente; implorante e affranto, tanto che dovetti scostarmi ma non in modo arrabbiato, più schifato da un suo possibile tocco. Non volevo alcun contatto con lui, non in quel momento così critico e soprattutto non dopo l'imperdonabile bugia a cui mi aveva sottoposto per troppo tempo. La mia non era né un'esagerazione né una specie di vendetta: era solo una valida necessità di rimanergli lontano.
"Non è il momento per favore" sussurrai semplicemente perché non avevo alcuna voglia di litigare, ero solo tanto preoccupato per il mio amico e non avrei pensato ad altro se non a lui, almeno fino a quando non sarebbe stato fuori pericolo. Avevo appena scoperto la verità sul passato di Taehyung e che allo stesso tempo si erano rivelate anche quelle di Jimin, tuttavia mi costrinsi a spegnere la spina perché la cosa che più mi importava era la salute di Yoongi.
Nient'altro.
E d'altronde mi convinsi che non l'avrei lasciato parlare neppure in una situazione di totale serenità, perché avevo già sentito abbastanza e non c'era altro che avrei voluto sentire dalla sua bocca.
I nostri amici provarono a placare gli spasmi terrificanti di Yoongi, cercarono di rasserenarlo con parole dolci che però ero quasi certo che non avrebbe potuto udire visto le sue condizioni alterate. Yoongi aveva preso a stare male all'improvviso e senza alcun segno premonitore, non riuscii a capirne la causa e dunque mi convinsi che potesse essere collegato al racconto di Taehyung o forse era solo un effetto conseguenziale del fatto che Jimin facesse parte di quel racconto.
Dalla sua bocca cominciò a sgorgargli della schiuma bianca e non sapendo cosa fare, suggerii semplicemente di non toccarlo affatto tuttavia Jimin tentò, senza riuscirci, di fermare quella movenza. Aveva sbottonato la sua camicia come per farlo respirare meglio e l'aveva fatto sdraiare su un fianco piuttosto che farlo rimanere seduto sul marciapiede, ci aveva informato che in quel modo avrebbe evitato di inalare la sua stessa saliva e avevo ammirato quella sua pratica e quella familiarità in quel contesto che invece per tutti gli altri, compreso me, era totalmente nuovo e l'unica cosa che avremmo potuto fare era preoccuparci e pregare che non gli capitasse nulla di brutto, così come non gli era capitato la prima volta che aveva avuto un attacco simile.
Stavo cominciando a innervosirmi, tutto attorno a me mi dava sui nervi: a partire dal fruscio del leggero venticello che scorreva talmente velocemente che sembrava che la terra potesse in qualche modo scivolare sotto di me, ai continui botti artificiali che parevano invadere il naturale cielo di quella notte, tanto da far sparire tutte le nuvole e tutte le stelle luminose lo popolavano. Persino il rumore dei miei passi iniziava a farmi fastidio, difatti avevo preso a camminare in maniera compulsiva e da li a breve avrei anche creato una buca sul pavimento considerato che i miei piedi continuavano a vagare in cerchio in attesa che qualcosa cambiasse. Provai a placare la mia ansia guardandomi intorno ma non potevo non pensare che quelli sarebbero potuto essere gli ultimi instanti del menta, generalmente le convulsioni non erano preoccupanti al punto che qualcuno avrebbe potuto lasciarci la vita, ma sapevo che potevano causare dei danni altrettanto critici e non volevo che accadesse il peggio.
Intanto che mi straziavo dagli incessanti assilli che produceva la mia mente, Yoongi si era lentamente ripreso: i suoi occhi si erano a poco a poco rilassati così come gli spasmi che lo avevano avvolto chiaramente per pochi minuti, gli stessi che però a me parvero delle interminabili ore. Quando udii in lontananza l'altoparlante delle sirene che strigliava anche in lontananza, mi sembrò un miraggio considerato che ancora neppure ero in grado di vedere il veicolo ma il solo sentire che si stava avvicinando a noi mi diede un sollievo straordinario, tanto che avrei voluto urlare dalla gioia perché non solo avrebbe assestato lo stato di salute di Yoongi ma anche perché avrebbe salvato noi dalla strada. Non capii bene quanto minuti fossero trascorsi dalla chiamata alla reale assistenza medica poiché in quelle condizioni era difficile persino possedere una cognizione del tempo e dunque mi convinsi del fatto che sarebbero potuti essere un battito di ciglio, giusto il lasso di tempo che si piega per lanciare uno sguardo ad uno sconosciuto o anche solo di un respiro oppure un intervallo parecchio esteso che aveva messo a dura prova i nostri nervi e che aveva goffamente aumentato la nostra percezione di smarrimento.
Era così che mi sentivo, un bambino lasciato solo dinnanzi una scuola in cui si conoscevano tutti i visi degli insegnanti e persino quelli dei bidelli ma in realtà non si conosceva davvero nessuno. Mi guardavo intorno spaesato, con il cuore a mille e il respiro irregolare, non riuscivo a compiere un ragionamento sensato e tutto quello che prima mi appariva come un sogno ad occhi aperti ora mi pareva del tutto annebbiato, avevo la vista colma di una fitta nebbia che non mi permetteva di essere lucido o cristallino nei confronti di me stesso. Anche il suono delle sirene era fittizio, come se in verità l'ambulanza non fosse vicino a noi ma che me lo stessi solamente immaginando e che dunque stesse suonando solo nella mia testa, come un'ingannevole e illusoria speranza che avevo formato io per aggrapparmi a qualcosa che sembrasse concreto.
Nelle situazioni più difficili la gente tendeva a sostenersi su ogni ramo di qualsiasi albero, ogni sostegno e pretesto era ben accetto e non importava nemmeno da chi provenisse, l'importante sarebbe stato ricavare aiuto o fiducia. La mente era propensa a fare brutti scherzi eppure quello che io credevo fosse irreale in verità in men che non si dica si piazzò di fianco la traversa, facendo svolazzare i miei vestiti per la velocità del mezzo che mi si impiantò davanti.
Le sirene continuarono a suonare ma le ruote del veicolo si fermarono e nel giro di due secondi, uscirono dai grandi sportelli due uomini indistinti con in mano una barella completamente bianca e immacolata e ai miei occhi fissi e inchiodati nel vuoto apparirono quasi come due fantasmi. I lampeggianti mi accecarono gli occhi, così li chiusi e non osservai neppure l'opera che prestarono i due dottori al mio amico, li sentii discutere con l'interessato in questione e fare qualche domanda anche agli altri tuttavia io mi distaccai completamente da loro, avevo bisogno di silenzio e di sentire il vento sulla mia faccia, mi aveva debolmente accarezzato il viso e mi aveva persino congelato le ciglia, tanto che ogni volta che sbattevo le palpebre riuscivo a percepire il gelo sugli occhi. Poi avanzai e mi portai le mani alle orecchie per smettere di sentire tutte quelle voci che mi stavano facendo venire il mal di testa, mi sentii svenire e fui quasi grato di trovarmi già dinnanzi ad un'ambulanza.
Uno di loro ci disse di seguirla con la nostra propria macchina ma improvvisamente ci ricordammo di non avere neppure un misero pattino per poter guidare o per uscire da quella zona a noi estranea e così cogliemmo quell'occasione non solo per rimanere di fianco a Yoongi ma anche per poter raggiungere velocemente il centro di Seoul che pareva ormai lontano miglia da noi. Generalmente però non era concesso a nessuno di salire all'interno delle ambulanze con il paziente infermo e il solo permesso conferito era concesso alle famiglie o a qualcuno con un grado minimo di parentela e di certo non erano ammesse tutte quelle persone tuttavia spiegammo loro la situazione e forse per pietà o anche solo per rispetto di uno di noi, ci fecero salire cordialmente. I primi a farlo furono appunto i due dottori che soccorsero il menta e solo quando tornarono sui sedili anteriori, salirono gli altri circondando il nostro amico mentre io rimasi immobile come se le suole delle mie scarpe fossero rimaste incollate su quel pavimento nella quale avevamo lasciato le bottiglie vuote di birra. Solo quando sentii una mano calda scuotermi la spalla, tornai al mondo reale e anche la mia vista tornò normale, non più fuori fuoco e indefinita e quella volta non ebbi il coraggio di scansarmi dal tocco di Taehyung, difatti feci solo qualche passo per poter entrare all'interno del mezzo.
Gli avevo già detto di non voler essere toccato da lui e non volevo neppure che mi parlasse, non volevo nulla da lui in quel momento ma non mi interessava più ricordarglielo.
Forse l'indifferenza sarebbe stata l'arma migliore. Avrei tanto voluto essere indifferente nei suoi confronti però dentro di me sapevo che non sarei mai stato in grado di provare un sentimento del genere per una persona tanto importante come lo era stato lui, eppure tramite quella totale apatia riuscii a non urlargli in faccia sebbene dentro di me le parole strepitassero come se mi trovassi in una stanza vuota capace di far echeggiare tutti i miei sentimenti contrapposti.
Il mio sguardo si posò per un attimo su Yoongi che aveva perso conoscenze, i suoi occhi erano serrati e la sua espressione era finalmente rilassata proprio come se dormisse sogni sereni ma la verità era che di sereno in quelle quattro pareti non c'era assolutamente nulla e lo constatava anche il rumore dell'ambulanza, che si contrapponeva alla festa che ancora si celebrava in città.
"Quindi il mio ragazzo è quello più normale tra tutti voi" esclamò Ryujin da un momento all'altro, portandosi le mani sul viso e sfregandosi gli occhi non curandosi del trucco nelle sue palpebre. Malgrado la situazione, sorridemmo un po' tutti a quella frase poiché mi resi conto dell'impressione che avessimo potuto dare a quella ragazza che aveva solamente intenzione di festeggiare il capodanno nei migliori dei modi ma si era ritrovata incastrata da tutti i nostri problemi, inizialmente causati dai report che ci avevano scortesemente accerchiato come se fossimo un branco di animali selvaggi che avevano bisogno di far sopprimere e secondo poi dal passato di Taehyung che stavamo prendendo un po' sotto gamba. "Ti prego se hai qualcosa da dire, dilla adesso" lo pregò ma Hoseok scosse il capo come per dire che non aveva nulla da dire e in quel momento invidiai anche la loro relazione.
Erano puliti, nulla pareva intralciare la loro relazione e soprattutto non vi era alcuna bugia o problema che poteva mettere loro i bastoni tra le ruote, al contrario della mia che probabilmente non aveva mai avuto una base. Non c'era alcun stabilimento tra di noi, abbiamo sempre vacillato tra menzogne e insicurezze che avevamo però tranquillamente occultato tramite il sesso. Per un attimo mi chiesi se l'unica cosa bella che ci accumunava fossero quelle ore di passione però dovetti contraddirmi da solo poiché io sentivo di essere innamorato di lui, dei suoi gesti, delle sue parole, persino del suo sguardo ammaliante e del modo in cui mi toccava e lo ero ancora prima che potessimo finire a letto insieme. Mi convinsi che era amore quello che provavo per lui ma allora come avrei potuto fingere di stare bene anche senza la sua presenza? Come avrei potuto elaborare quel dolore e riempire il vuoto che la sua assenza mi avrebbe causato?
Io e lui avevamo il brutto vizio di lasciare il segno dappertutto; ovunque andassimo lasciavamo un qualcosa di noi ma più di tutto avevamo lasciato qualcosa all'interno di noi stessi e quello sarebbe stato incancellabile mentre al contrario nei diversi luoghi si sarebbero potute sfumare tutti i segni che avevamo riprodotto lungo il nostro tragitto di alti e bassi.
Le poche macchine presenti in strada si erano tutte scansate per far passare l'ambulanza in cui ci trovavamo, ragion per cui arrivammo a destinazione in poco tempo. L'edificio era strutturato in diverse categorie ed era un grande palazzo interamente di vetro composto da quattro piani compresa la terrazza mentre attorno vi era un curato giardino che probabilmente faceva star bene tantissime persone costrette a rimanerci per più di qualche giorno. Vi erano almeno una quarantina di alberi intorno, delle panchine ben stabilite e delle scalinate che portavano all'entrata ma il mezzo ambulatorio prese la parte opposta poiché quella di Yoongi, essendo considerata un'emergenza, ci diede l'opportunità di entrare tramite il codice rosso che dava accesso immediato alle cure. Quando l'ambulanza parcheggiò, scendemmo tutti insieme così da dare modo ai due dottori di passare e di trasportare il menta direttamente all'interno dell'ospedale.
Yoongi aveva preso lieve conoscenza: i suoi occhi si erano leggermente schiusi e la sua bocca probabilmente secca, si spalancò per ricevere un po' di aria, riempii i polmoni ma sembrò essere del tutto rimbambito non solo dal breve sonno che si era fatto ma soprattutto dal calmante che aveva ricevuto in precedenza. Non capii dove si trovasse ma non ebbe neppure la forza di chiedercelo, Jimin gli avevo preso la mano e lui glielo aveva permesso ma alla fine dovette lasciarla poiché lo fecero entrare nella sala controllo e non vi era permesso entrarci, così rimanemmo fuori dove un'anziana signora ci fece accomodare in sala d'attesa.
Una volta seduto su una di quelle fredde e pallide sedie, la mia mente tornò a vagare e mi concentrai sull'ultima visione che i miei occhi furono costretti a vedere: le mani unite di Jimin e di Yoongi. Era stato un gesto spontaneo, quasi bisognoso da entrambi i casi e così provai a chiedermi come avessi reagito se fossi stato io al loro posto, avrei accettato un contatto tanto intimo? Se fossi stato io quello a stare male, avrei accettato l'aiuto di Taehyung? Ero quasi certo che la risposta sarebbe stata negativa, specialmente dopo una litigata di quella portata o dopo una rivelazione tanto grande da farmi addirittura disprezzare la sua persona, la stessa che avevo scelto per condividere la mia adolescenza e fino a qualche minuto prima, avrei detto di desiderarlo anche per tutta la vita.
Che l'amore tra i nostri amici fosse più forte di quello instaurato tra me e Taehyung? O forse Yoongi era semplicemente troppo rincoglionito per poter comprendere ciò che gli stava accadendo intorno? Non l'avrebbe fatto se fosse stato lucido? Non potevo rispondere a quelle domande ma mi sembrò di non potere rispondere neppure alle mie. Non sapevo quello che avrei fatto ma sapevo che in quel momento non volevo né vedere e né sentire il biondo.
In verità la parte autodistruttiva di me stesso continuava a ripetere che sarei dovuto essere contento di provare quel particolare dolore a causa sua, considerato che lui aveva sofferto molto a causa mia sentivo di star pareggiando i conti. Ci eravamo feriti entrambi e questo paradossalmente mi fece sentire meglio, leggermente più a posto con la mia coscienza e meno peccatore nei suoi confronti anche se la veridicità della faccenda era ben differente: io l'avevo ferito con i miei gesti del presente mentre lui mi aveva ferito tramite il suo passato. Non vi era paragone tra le due azioni poiché il gesto che avevo compiuto io era stato infantile, stupido e così come tutti gli altri a seguire mentre il suo racconto, sebbene mi avesse quasi lacerato l'anima non era rapportato alla mia persona o alla coppia che avevamo da poco formato, al contrario il mio tradimento l'aveva portata ad una rottura. Venire a conoscenza dei fatti di cui mi aveva da sempre tenuto all'oscuro mi fece male in egual modo di un infedeltà poiché avevo finalmente compreso la vera natura di Taehyung, quello che era stato capace di fare con le sue stesse mani pur di uscire da una situazione raccapricciante ma non per quello giustificabile.
Se prima in qualche modo avrei voluto riparare quel vaso rotto, ora sapevo di dover buttare tutti i resti nella pattumiera e voltare le spalle per sempre. Avrei potuto comprarmene un altro nuovo di zecca nei giro di qualche giorno tuttavia davo un particolare valore al vecchio vaso e sapevo di non poterne trovare un altro unico e privilegiato come quello che possedevo già.
Ad ogni modo sebbene avessi voluto fingere di essere ragionevole e responsabile, ero cosciente del fatto che in realtà avrei gettato quei cocci ma non avrei mai osato o trovato il coraggio sufficiente per poter gettare anche quel sacco dell'immondizia, giacché qualora avessi avuto ancora bisogno o voglia di riavere tra le mani quelle dannose schegge, avrei sempre potuto ripescarle.
Prima di cedere però mi sarei affidato a qualsiasi altra cosa pur di non riavvicinarmi a quel persistente e instancabile desiderio di avere Taehyung ad ogni costo. Mi odiavo per quel ragionamento ma non potei non udire i miei stessi pensieri che per tutto il tragitto e persino nell'attesa del responso dei medici, vagarono, si intrecciarono e partorirono un giudizio totalmente tossico nei confronti della relazione che avevo intrapreso con il biondino. Si, mi odiavo terribilmente per aver dato alla luce una complicità nociva che ci attraeva e che non si permetteva di rimanere distanti l'uno dall'altro malgrado tutto quello che capitava attorno o dentro di noi. Non era qualcosa di positivo.
I nostri sguardi si incontrarono un paio di volte ma in ognuno di quei attimi non riuscimmo a mantenere quel contatto e finimmo per disperdere l'appetito che avevamo di osservarci tuttavia mi aggrappai a quell'approccio e a quella specie di intesa perché era forse l'unica cosa che sarebbe rimasta di noi.
Non potevo continuare a stargli accanto dopo quello che avevo scoperto e così non mi rimaneva altro che guardarmi intorno, nella speranza di trovare qualcosa a cui sostenermi pur di non ricadere tra le sue braccia. Distoglievo lo sguardo ogni volta che finivo per scontarmi con i suoi occhi imploranti e avrei giurato che avrei lasciato l'ospedale se solo avessi avuto le forze necessarie per poterlo fare; non mi sentivo incatenato da Yoongi perché sapevo che ora era in un posto sicuro in cui disponeva di persone specializzate e ovviamente ero certo che avesse Hoseok, che non l'avrebbe mai lasciato a differenza mia che non vedevo l'ora di starmene da solo in una camera a fissare il soffitto e a rimuginare su tutto quello che era venuto a galla in così poco tempo.
Mi sentivo uno straccio.
Qualsiasi cosa provassi ad afferrare risultava fradicia, motivo per cui continuavo a cadere e ritrovarmi per terra, tuttavia ora che non riuscivo più a risalire, capii di non essere affatto solo. Attorno a me, su quel pavimento freddo vi erano le persone a cui volevo più bene: eravamo tutti lì, terribilmente scossi e desiderosi di scordare tutto ciò che avevamo passato, tutto tranne le promesse che ci eravamo scambiati sotto alla torre di Seoul e i desideri che avevamo espresso uno di fianco all'altro. Quelli erano da custodire gelosamente.
"Stai bene?" mi chiese Hoseok esitante ma allo stesso tempo dolce, avvicinandosi alla mia figura poggiata al bancone della segreteria che in quel momento era vuota da qualsiasi cliente e persino dall'addetto in questione. L'ospedale era spoglio, vuoto e non vi era quel tipico via vai di dottori e gente che si lamentava o che urlava per la troppa attesa, forse perché era notte fonda o semplicemente perché era capodanno; sembrava essere privo di malati e difatti le uniche persone presenti eravamo noi, qualche anziano e un paio di genitori che probabilmente avevano riscontrato dei problemi con il proprio figlio.
"Come dovrei stare?" risposi anche se non poteva definirsi una vera e propria risposta.
"Sembri sotto shock" mi fece notare.
"Sono solo preoccupato per Yoongi" mormorai continuando a guardare un punto fisso. "È già la seconda volta che gli capita una cosa del genere" sospirai ripensando alla paura di quel momento.
"È solo questo Jungkook?" ammiccò cercando di estorcermi la vera motivazione per la quale stavo male. "Lo sai che con me puoi parlare" mi ricordò mettendomi una mano sulla schiena e a quel semplice tocco le lacrime mi pizzicarono gli occhi e minacciarono di scendere lungo le guance. Un po' come quando hai davvero tanta voglia di piangere ma non lo fai fino a quando qualcuno non te lo fa notare o ti chiede esplicitamente "ma ti viene da piangere" e a quel punto finisci per esplodere.
"Hai ragione" esclamai voltandomi verso di lui. "Sono realmente sotto shock" riconobbi quello stato perché ci aveva preso in pieno, era davvero quello il modo in cui mi sentivo.
"Credi di poterti riprendere?" domandò serio come se quella ipotesi potesse davvero far parte delle possibili opzioni.
"Come potrei mai Hobi?"
"Per amore si fanno tanto cose" alzò le spalle e potei anche scorgere un lieve sorriso spuntare sul suo viso, non mi rincuorarono affatto quelle sue parole. Per mesi interi avevo messo dinnanzi a tutto il mio amore verso Taehyung, alle volte avevo anche sacrificato me stesso pur di compiacerlo o anche solo per seguire quel forte sentimento che pareva guidare tutte le mie azioni tuttavia ora mi pareva che fosse arrivato il momento giusto e che avessi tra le mani anche il giusto movente per poter stoppare quella che stava diventando sempre più una malata dipendenza. Non volevo dipendere da lui e né tantomeno dalle sue briciole d'amore, sarei potuto andare avanti anche senza di lui e con il tempo avrei sicuramente imparato a farlo.
"Non si tratta più di amore cazzo" ringhiai a denti stretti, evitando così di urlare all'interno dell'edificio che per quanto vuoto, rimaneva comunque un ospedale. "Si tratta che è pericoloso" dissi quasi piagnucolando. "Ha ucciso una persona" gli afferrai la mano forse per fargli notare del tremore delle mie o forse per avere un qualsiasi contatto fisico. Mi faceva paura e allo stesso tempo ribrezzo il fatto che io avessi speso delle giornate con una persona del genere senza saperlo, avevo condiviso con lui attimi di intimità fisica ma anche al livello emotivo e ora mi ritrovavo quasi a pentirmene perché solo il pensiero di essere stato disteso al suo fianco o di aver mangiato con lui mi faceva venire i brividi. Da quando aveva confessato tutto nella mia mente si schierarono differenti visione e ognuna di quelle mi faceva letteralmente perdere la ragione tanto da far vaneggiare persino i miei pensieri, mi tornarono tutte le risse che aveva causato e persino lo sguardo fisso che era solito a spuntare ogni qual volta che prendeva a pugni qualcuno, come se dinnanzi a lui non ci fosse più una chiunque persona ma una ben precisa e in particolare avrei giurato che fosse la conformazione e l'abbaglio di suo padre. Era come se i suoi sensi lo ingannassero e così tutte le volte che si ritrovava in una rissa credeva di dover fare i conti con la figura dell'uomo che l'aveva generato e cresciuto, motivo per cui non riusciva mai a fermare i suoi colpi e si ritrovava sempre ad un passo a mandare qualcuno all'altro mondo.
Taehyung era malato mentalmente e solo allora avevo compreso la gravità della situazione e per vero dire avevo capito che avrebbe potuto rifarlo ancora. Avrebbe potuto commettere di nuovo quel errore madornale ma la cosa che più mi faceva paura era l'idea che l'avrebbe già potuto fare in qualsiasi momento: avrebbe potuto uccidere i miei compagni di scuola, il proprietario del locale in cui lavoravo, Mingyu e persino me. In tutte quelle occasioni era riuscito a fermarsi in tempo ma cosa sarebbe successo se non l'avesse fatto? Saremmo tutti cadaveri sulla sua coscienza?
Come potevo continuare a farmi toccare dalle stesse mani che avevano messo fine ad una vita umana? Non ne sarei stato in grado tuttavia una parte di me mi ricordò che probabilmente non sarei neppure stato in grado di vivere per lungo termine senza percepire il tocco delicato ma alle volte anche rude di Taehyung, che si intrufolava tra i miei vestiti e tastava sempre come la prima volta ogni centimetro della mia pelle.
"Non posso passare sopra una cosa così grave" feci chiarezza nonostante fosse troppo presto per poter prendere una decisione definitiva, non volevo affrettare quella volontà ma sapevo in cuor mio che fosse la più giusta che potessi fare, considerato che per me in quel preciso istante Taehyung non era più il ragazzo bello e affascinante che avevo magicamente incontrato un giorno come tanti ma era diventato solo una maledizione che si aggirava ancora nella mia vita e finalmente riuscivo a vederlo per come lui si era sempre visto: un assassino.
"Lo capisco sul serio" ammise cercando di darmi forza e ragione, era evidente che fosse dalla mia parte però era come se volesse in qualche modo farmi aprire gli occhi alla realtà. "Adesso sei arrabbiato perché ti ha tenuto nascosto una questione del suo passato ma allo stesso tempo sei anche sconvolto, turbato perché non ti aspettavi di certo una cosa di questa portata" parlò gesticolando. "Anch'io sono fottutamente spaventato ti giuro, è una questione più grande di noi ma ficcati in quel cervelletto che la colpa non è affatto nostra chiaro?" alzò la voce come per farsi sentire meglio da me, come per tenermi concentrato sulle sua parole. "Non siamo responsabili delle loro azioni solo perché siamo o eravamo loro amici, questo è importante che tu lo sappia capito?" esclamò e mi ritrovai ad annuire debolmente perché ero d'accordo tuttavia non sarebbe bastato un conforto per smettere di elaborare tutto ciò sentivo dentro di me.
Perché non potevo semplicemente essere forte e incosciente come Jimin? Perché non potevo reagire come aveva fatto lui, rimanendo al fianco di Taehyung ad ogni costo senza neppure pensare alle conseguenze? Io non ero come loro, l'avevo sempre constato e non ci sarei mai riuscito però ora non ero nemmeno certo che fosse una cosa positiva o una cosa negativa.
Hoseok allargò le braccia come se volesse incoraggiarmi a fare lo stesso, difatti mi ritrovai a copiare il suo gesto e così ci abbracciammo, ricevendo finalmente un calore che mi fece sentire meglio per qualche secondo tuttavia alle sue spalle vidi la figura di Taehyung che mi tolse il sorriso dalla faccia.
"Scusate non volevo interrompervi" annunciò e avrei azzardato a dire che il tono che aveva utilizzato era quasi timido, caratterizzato da una certa soggezione che non gli apparteneva affatto. "Ma Yoongi ha acquisito definitivamente coscienza e il dottore ha detto che sarebbe carino se ci fossimo tutti" ci fece sapere senza guardarci negli occhi, aveva lo sguardo basso e mi resi conto che non l'avevo mai visto in quel modo prima di allora. "Specialmente voi" aggiunse, così annuii per fargli capire che ero d'accordo alle sue parole; se il menta avesse aperto gli occhi e avrebbe trovato solamente Jimin e Taehyung attorno al suo lettino si sarebbe preso un colpo considerato che erano gli stessi ragazzi che avevamo appena scoperto come due bugiardi ma soprattutto come due fottuti assassini.
Aveva bisogno dei suoi amici di sempre e difatti lo sorpassammo senza neppure ringraziarlo o aspettarlo.
Prima di voltare direzione ed entrare nella stanza in cui gli infermieri avevano disposto Yoongi, mi girai per constatare la reazione di Taehyung però non ebbi modo di vedere la sua espressione perché rimase fermo sulla sua posizione e dunque la mia visione era limitata alla sue spalle. Era rimasto zitto e immobile, improvvisamente pensai che era quello che si meritava. Era sempre l'amore della mia vita ma forse era davvero quello il comportamento che avrei dovuto riservargli da quel momento in poi.
Ero consapevole del fatto che non esistesse nessuna rosa senza alcuna spina ma non capivo se valesse la pena provare tutte quelle angustie per un amore fuggevole come il nostro.
Forse avrei solo dovuto rinunciarci.
La testa mi scoppiava talmente tanto dopo essere venuto a conoscenza della verità di Taehyung che avrei voluto solamente cancellarla dalla mia testa e avrei preteso un'altra e unica verità: la mia. Era la cosa che volevo più al mondo, considerato che non sapevo più chi fossi o con chi fossi stato; era un sensazione orribile e avrei preferito di gran lunga cadere in un oblio piuttosto che continuare a rimuginare su quella storia che doveva già essere chiusa da un pezzo tuttavia un imprevisto ci aveva tenuti legati per un tempo indefinitamente prolungato.
Anche se una parte di me diceva che sarei dovuto rimanere al fianco di Yoongi per principio di fratellanza dall'altro sapevo che se avessi seguito la mia volontà, non mi troverei più nelle loro vicinanze però c'era qualcosa che me lo impediva ed era la grande città di Seoul; era notte fonda e anche se noi non avevamo potuto continuare con i festeggiamenti, rimaneva pur sempre la notte di capodanno motivo per cui sarebbe stato pericoloso rimanere solo e per giunta in una città a me sconosciuta. Ero in trappola, costretto a trattenermi in quel luogo insieme a persone con la quale non avrei nemmeno più voluto respirare la loro stessa aria, sentivo che fosse contaminata a causa loro e avevo paura che mi avessero potuto contagiare, tanto che non sarei riuscito più a purificarmi da quelle azioni che avevano commesso e che non mi personificavano affatto.
La stanza d'ospedale di Seoul non era molto differente da quella di Busan; erano molto similari e li accumunavano quelle pareti pallide, quella tenda sottile, una flebo all'angolo della stanza quasi dimenticata dagli infermieri o dagli addetti della pulizia che mi sembrava di aver visto anche la prima volta che ero venuto a constatare le condizioni del menta e infine quei piccoli comodini che affiancavano i lettini quasi spogli delle lenzuola, erano sempre ricolmi di medicinali o di avanzi di cibo. Tutto mi sembrò uguale alla prima volta, solo i nostri umori erano differenti.
"Aspettavamo tutti voi" esclamò il dottore, quasi stanco di attenderci mentre Yoongi alla nostra vista, ci sorrise debolmente e i nostri passi avanzarono verso di lui, per stargli vicino anche fisicamente. I suoi occhi erano stanchi proprio come quelli nostri ma per il resto sembrò stare bene, considerati i tranquillanti che gli erano stati somministrati in ambulanza affinché quei movimenti involontari che si erano impossessati del suo corpo, si fermassero o ancora per prevenire qualsiasi altra convulsione che avrebbe potuto avere a seguire. Per qualche strana ragione l'uomo con il camice bianco aveva aspettato anche l'arrivo di Taehyung, probabilmente perché ci aveva visto arrivare tutti insieme e di conseguenza non avrebbe iniziato a parlare finché non fossimo stati tutti presenti: quando difatti la stanza si riempì, lui prese ad informarci sulla condizione del paziente che aveva appena esaminato.
"Il vostro amico sta più che bene" disse evitando così ogni suspense. "Ha avuto delle semplici convulsioni e dico semplici perché sono quelle che non hanno alcuna conseguenza celebrale. Non corre alcun tipo di pericolo perché hanno una breve durata ma è ovvio che bisogna comunque stare molto attenti e lo dico soprattutto alle persone che gli stanno più accanto durante la quotidianità" disse mettendosi le mani sulle spaziosi tasche che comprendeva la sua veste. "È bene che abbia sempre qualcuno che lo aiuti durante questi attacchi poiché potrebbe ferirsi da solo inconsapevolmente ma soprattutto c'è la possibilità che si affoghi con la sua stessa saliva e quello si che potrebbe causare effetti mortale" ci avvisò quasi come per farci spaventare cosicché avessimo più cura di lui.
Fui ovviamente sollevato dalla notizia; mi ero preoccupato tanto durante l'attesa e avevo sperato con tutte le mie forze che stesse bene e allo stesso tempo che quelle non causassero dei danni permanenti al cervello del mio amico e i miei desideri si erano fortunatamente tutti avverati.
"Il ragazzo mi ha detto che non è la prima volta che capita, purtroppo però la medicina non può dirvi altro" si scusò in maniera sottile. "Non siamo in grado di comprendere le motivazioni causate dalle sue convulsioni, quindi questo è quanto" continuò semplicemente. "Sarebbe bene che rimanesse qui qualche giorno, solo per delle questioni di controllo" la sua voce non era più svogliata come quando ci aveva accolto, pareva essere abbastanza coinvolto in quella situazione. "Specialmente io vorrei poter tenerlo sott'occhio ma se non siete di qui, potete sempre portarlo nella clinica più vicina a voi e lo dico solo per correttezza. Siete giovani e posso dire di conoscere quelli come voi dal momento che ho un figlio della vostra stessa età; rimandate di continuo tutto quello che vi capita ma vi prego di non scherzare con la salute e prendetevi cura di voi stessi" annuii ai suoi stessi avvertimenti e dopo di che lasciò la stanza, causando così una leggera tensione creata dalla diffidenza e dal muro che avevamo innalzato tutti e sei nei confronti dei rispettivi gruppetti. Quei gruppi che non avrebbero mai dovuto mischiarsi.
"Avete sentito, sto bene" Yoongi parlò per primo, spezzando così quella disarmonia che si era creata tra di noi. "Il dottore ha detto che gli è impossibile comprendere il quadro generale delle mie convulsioni e che non può dunque definire le motivazioni che le scaturiscano ma io al contrario, credo di aver capito" annunciò con un pizzico di sconfortò ma allo stesso tempo mi sembrò entusiasta di quella scoperta. "Adesso ricordo tutto" disse semplicemente, facendomi però aggrottare le sopracciglia. Ora quello a non capire ero io e mi voltai immediatamente verso Hoseok, per vedere se anche lui fosse nelle mie condizioni o se a differenza aveva avuto una specie di illuminazione che lo aveva portato ad intuire il discorso del menta.
"Posso dire che è anche merito del mio percorso terapeutico; parlare ad alta voce dei miei problemi o anche solo dei miei sentimenti con uno sconosciuto di cui non avevo alcun timore che potesse giudicarmi o anche solo guardarmi con un occhio storto, mi ha fatto bene mentalmente e mi ha aiutato a comprendere le cose che non andavano in me" spiegò rivolgendosi a tutte le persone presenti in quella camera ma i suoi occhi erano puntanti solo su noi due, difatti le sue pupille divagavano prima su di me e poi su Hoseok e mai verso il suo ragazzo o verso il mio; era come se per noi quei due non esistessero più. "E poi..." sussurrò abbassando lo sguardo. "Paradossalmente il racconto bruto di Taehyung mi ha aiutato a ricordare il mio passato offuscato" disse facendomi rimanere di sasso.
Come poteva il trascorso del biondo aver contribuito al reinserimento dei ricordi che per anni non erano più stati presenti nella sua testa? E cosa significavano per lui le parole "passato offuscato"? Avevo sempre sostenuto che ci fosse qualcosa che ci teneva all'oscuro ma di certo non avevo mai pensato che lo facesse inconsapevolmente, non aveva mai parlato con noi del suo passato con la madre e né del rapporto difficile con il padre per il semplice motivo che ne era all'oscuro anche lui. Provai per un attimo a mettermi nei suoi panni e compresi quanto arduo e desolante potesse essere per lui non rammentare gli eventi che avevano caratterizzato la sua infanzia, quelli che aveva trascorso con i suoi genitori o quelli che lo avevano portato ad avere un distacco con il padre. Cercando di captare le sue emozioni, per un attimo la mia mente mi fece tornare allo strip club e alla notte in cui il proprietario del locale mi aveva fatto bere fin troppo e appurando la reazione che ebbi il giorno dopo, ero certo che mi avesse fatto assumere anche qualcos'altro di cui però non ero a conoscenza. A detta di Taehyung, Lee aveva provato a fare con me qualcosa di disdegnoso, qualcosa che non avrei augurato neppure al mio peggior nemico e ricordai come l'assenza di ricordi mi aveva quasi tormentato, mi aveva fatto stare male sapere che una persona mi aveva toccato e aveva anche solo pensato di poter fare del mio corpo ciò che più desiderava ma allo stesso tempo mi aveva fatto ancora più male l'idea che non potessi ricordare il tocco delle sue mani o la sua espressione soddisfatta nel vedermi arrendevole, proprio come lui mi voleva.
Chiusi gli occhi e cercai di scacciare quel pensiero, ero solo desideroso di mettermi nei panni di Yoongi e di certo l'ultima cosa che volevo era dare vita a delle immagini che invece avrei voluto dimenticare. Sospirai avvilito, era in quel modo che il mio amico si sentiva.
"Mi sono tornati in mente tutti i ricordi che da bambino avevo cancellato, sicuramente per difendermi da ciò che avevo dovuto subire" spiegò come contento di aver riacquisito le sue memorie, le stesse di cui era stato privato per fin troppo tempo. "E tramite quelli, oggi capisco tante cose" si prese qualche secondo per pensarci su e si grattò la nuca prima di aprire bocca di nuovo.
"Vuoi parlarcene?" dissi sedendomi sul lettino accanto a lui.
"Finalmente capisco perché ho un brutto rapporto con mio padre e il motivo del mio odio nei suoi riguardi" si guardava intorno mentre parlava e vagava con lo sguardo ma ero sicuro che non stesse realmente guardando nulla; stava solamente cercando di ricordare meglio e di scavare tra le sue memorie. "Credo sia tutto collegato, così come la paura di qualsiasi contatto fisico o degli attacchi veloci e violenti che mi hanno sempre spaventato durante gli allenamenti nel nostro liceo" cercai di stargli dietro malgrado non stessi afferrando tutti i passaggi. "Anche il fatto che io abbia riconosciuto la stanza d'ospedale di Busan mi conferma che i ricordi a me raffievoliti siano corretti" tramite quel discorso mi tornò in mente la volta in cui chiesi a Jimin di indagare sul suo conto e difatti dalle vecchie cartelle cliniche di Yoongi venne fuori che era già stato ricoverato in passato tuttavia quella testimonianza scritta si contrapponeva alle parole di Yoongi; allora non era ancora a conoscenza di quel passato che ora invece aveva definito semplicemente offuscato.
"Credo che i miei genitori si amassero davvero tanto e per questo quando mia madre è venuta a mancare, mio padre ne ha sofferto tanto forse più di me, considerato che ero molto piccolo per capire ma la cosa che più mi turba è che io abbia sempre pensato che il nostro rapporto si fosse raffreddato dal momento stesso che non fosse più presente in casa quella figura femminile che faceva bene al cuore ad entrambi ma le cose non sono andate esattamente così. Le immagini nella mia testa non sono affatto chiare ma adesso ho questa visione di mio padre che dopo la veglia funebre, entra in casa e sfoga tutta la sua rabbia su di me" non sapevo come reagire. "Credo che le sue botte mi abbiano portato al coma" disse facendomi sobbalzare.
Aveva ragione cazzo.
Era la stessa cosa che riportavano le schede che aveva trovato Jimin e difatti automaticamente mi voltai verso di lui; eravamo gli unici a sapere quella verità ma entrambi rimanemmo in silenzio, come per paura che quell'improvvisa confessione avesse potuto portare Yoongi a reagire male.
Deglutii e mi pentii di non averglielo detto prima. Io volevo solo aiutarlo a comprendere tutte quelle situazioni che fino a quel momento gli erano state nascoste ma finivo per commettere sempre lo stesso dannato errore: cercare di fare tutto con le mie forze, complicandomi così la vita e per giunta non riuscendo mai a concludere nulla. Ero un buon annulla che non meritava di avere alcun rapporto.
"Non so di preciso per quanto ma sono sicuro che il coma abbia cancellato buona parte della mia memoria" sollevò le spalle come se non gli importasse realmente o forse fremeva dalla voglia di arrivare ad un'altra questione, apparentemente più importante. "Devo ringraziare Taehyung se mi sono tornati in mente quei momenti che da ragazzino avevo spazzato via" aggiunse con un pizzico di ironia. "Non so se ci hai fatto caso ma mi pare che nella nostra storia ci siano tantissime analogie a partire dalla morte delle nostre madri e per finire ai padri violenti che tramite le loro azioni fanno sviluppare in noi dei traumi, peraltro anche abbastanza evidenti nel tuo caso" specificò insensibile, facendosi una ridacchiata che finì per contagiare anche Hoseok, che si morse l'interno della guancia per evitare di scoppiare a ridere definitivamente.
"Il tuo passato non può giustificare le tue azioni perché come vedi esistono diverse strade e diverse tipologie di reazioni" continuò tornando serio. "Taehyung tu hai scelto la peggiore" disse infine e compresi appieno quel suo discorso, qualcun altro però non lo fece affatto. Jimin forse rimasto bloccato dal pentimento che quella rivelazione gli aveva scaturito, non riuscii ad ascoltare altro motivo per cui si avvicinò al menta.
"Yoongi io ti prometto che quell'uomo pagherà per quello che ti ha fatto" si permise di dire, afferrandogli una mano tuttavia quella volta ebbe la prontezza di scansarsi in tempo evitando così di avere contatto con lui a differenza della prima volta che l'aveva quasi stretta con urgenza.
"Stai lontano da mio padre" esclamò subito con un'espressione sul viso terrorizzata. "Non ti permetto di fare al mio ciò che hai fatto al padre di Taehyung, non ti azzardare" lo indicò con un dito facendolo così indietreggiare.
"No, non intendevo quello" mise la mani avanti con un tono di voce tremolante, come se non si aspettasse quella reazione da parte sua.
"Non voglio avere niente a che fare con te" disse crudo. "Ti prego di andartene" continuò e poi volse lo sguardo verso Taehyung. "Vorrei che andassi via anche tu"
Era stato fin troppo gentile tuttavia se Jimin ebbe la decenza di fare qualche passo indietro, come scosso e dispiaciuto dalle parole che aveva usato il menta, Taehyung si voltò verso di me. Era evidente che non fosse d'accordo, non voleva andare via ma avrebbero dovuto farlo con le buone o con le cattive maniere considerato che da quel momento in poi, avremmo potuto avere il coltello dalla parte del manico; eravamo venuti a conoscenza del loro passato e delle loro sporche azioni perciò avremmo potuto minacciarli di spiattellare quella loro scottante verità e averli in pugno tramite però una mossa che non avrei mai avuto il coraggio di fare realmente.
"Jungkook" fece per parlare.
"No Taehyung, ha ragione Yoongi" lo fermai subito. "È arrivato per noi il momento di prendere strade diverse" dissi calmo e mettendo le mani avanti, non volevo che mi raggiungesse.
"Non vedo alcuna strada se non ci sei tu al mio fianco" in un altro contesto conoscendomi, mi avrebbe sicuramente intenerito tuttavia in quell'occasione le sue parole erano vane, completamente inutili e gettate al vento poiché la mia testa era talmente tanto concentrata a ciò che aveva commesso da ragazzino che non riuscivo più a guardarlo con gli stessi occhi con cui li guardavo solo qualche oretta prima.
"Questo non è più un problema mio" scrollai le spalle.
"Avevi promesso che mi saresti stato accanto" urlò a quel punto, venendomi incontro e automaticamente cercai di scansarmi per paura di quella reazione inaspettata. "Avevi promesso che non mi avresti lasciato solo e che avremmo superato tutto insieme" si scagliò contro di me, ma quella volta non in maniera violenta, al contrario mi diede l'impressione che avrebbe voluto stringermi in un abbraccio tuttavia Hoseok glielo impedì, mettendosi in mezzo.
"Vattene di tua spontanea volontà o giuro che te ne faccio andare io a calci in culo" disse difendendomi per timore che potesse accadere ciò che era accaduto per strada, ancora prima che si rivelasse a noi e a quel punto Taehyung sospirò arrendevole, come se finalmente avesse capito che era la cosa più giusta da fare.
"Farò in modo che tu possa pentirti di questa scelta Jungkook" disse prima di afferrare il polso di Jimin e uscire una volta per tutte da quella stanza, che cominciava a farsi sempre più stretta. Era come se le pareti a poco a poco si stessero stringendo, l'aria iniziava a diminuire e da li a breve quelle mura avrebbero finito per sgretolarci; era quella la sensazione che provai quando Taehyung, per mia scelta, mi lasciò solo. Provai una stretta al cuore, era come se qualcuno stesse stringendo forte tutte le mie parti del corpo facendomi così un male che non avevo mai provato sulla pelle e per altro quelle sue ultime parole mi lasciarono l'amaro in bocca.
Non avevo mai capito a cosa si riferisse fino a quando non lo rividi per l'ultima volta.
Spazio Autrice
Avete visto i concerti questi giorni? Io sono stremata, non ero abituata a tutti questi contenuti ma allo stesso tempo sono felicissima, mi erano mancati tanto <3
Questo capitolo è forse uno dei più lunghi ma non mi pento della lunghezza questa volta considerato che comprende sia la reazione di Jungkook al passato di Taehyung che la storia di Yoongi. MI sono affezionata molto al personaggio di Yoongi e spero piaccia anche a voi!
Il prossimo aggiornamento sarà caratterizzato da un flashback: indovinate quale -.-
-Federica
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