58. Gettare la spugna

Taehyung's pov

Un vigoroso raggio di luce attraversò la finestra senza tenda del mio grande salone, lo stesso in cui io e Jungkook finimmo per addormentarci dopo aver fatto l'amore e dopo aver raggiunto l'orgasmo un paio di volte. Avevo dormito magnificamente sebbene fossimo rimasti per tutta la notte stesi sul divano, forse perché ogni cosa dentro la mia casa era fastoso e confortevole o forse perché semplicemente avevo dormito abbracciato comodamente sul petto di Jungkook.

Avevo aperto gli occhi a causa del fastidio ma quello che prima avevo criticato come un irritante e indesiderato bagliore che aveva osato svegliarmi, ora mi parve di una delicatezza avvenente che risultò piacevole alla mia pelle fredda e rigida. Era come se desiderassi quel calore, oltre ovviamente a quello che mi donava il corpo di Jungkook, sdraiato ancora accanto a me.

Mi voltai verso di lui e un sorriso amaro mi si formò automaticamente sul viso, allo stesso tempo trattenni il respiro e solo qualche secondo dopo trovai il coraggio di sputare l'aria dai polmoni come se con quel comune gesto potessi far in modo di sopprimere la mia rabbia verso di lui o anche solo il vuoto che continuavo a provare all'interno del mio petto, ancora meglio però se fosse stato possibile avrei chiesto di cancellare tutti gli avvenimenti che erano accaduti durante quei giorni apparentemente infiniti.

Ero stanco mentalmente e fisicamente tuttavia mi ero appena svegliato da un sonno meraviglioso che riparò di poco il mio stato, quella era stata la prima notte dopo tempo che riuscivo a dormire sereno, senza alcun incubo di mezzo o senza svegliarmi di soprassalto con un vuoto allo stomaco che mi dava non solo sui nervi, ma mi creava una sensazione spiacevole su tutto il corpo che continuava a ripetermi che per quanto pareva andare bene, vi era qualcosa di sospetto nel comportamento di Jungkook. Solo il giorno prima avevo avuto una chiara visione sulla nostra situazione, ma non sono mai stato stupido o incosciente, avevo già capito che ci fosse qualcosa che non andava tra noi eppure quel bacio confessato da Mingyu era davvero l'ultima cosa che mi sarei aspettato. Avevo spesso avuto il timore di Mingyu, mi irritava il modo in cui lo guardava, il modo in cui si rivolgeva a lui e il modo in cui cercava di sfiorarlo e di toccare il suo corpo anche sotto il mio sguardo vigile ma mai mi ero preparato a dover affrontare una batosta come quella.

Quel bacio era una cosa grave, per quanto avessi voluto accantonarlo e basta, non ci riuscivo perché era più forte di me ed ero sicuro che sarebbe stato così per chiunque altra persona. Non avevo mai provato quel tipo di sensazione o quel tipo di malessere, non ero neppure in grado di catalogarlo o di scindere ciò che fosse giusto o ciò che fosse sbagliato perché non avendo mai vissuto una relazione d'amore come quella in cui ero mi ero ritrovato, non avevo mai sentito il cuore battere a mille, tanto da darmi la sensazione che sarebbe potuto uscire fuori dal petto e in egual modo però non mi ero mai dato la possibilità di soffrire o stare male per qualcun altro. Avevo sempre pensato che non avessi bisogno di nessuno nella mia vita, che avessi già tutto sia nel senso positivo che in quello negativo dal momento che ogni sofferenza era causato da me in prima persona e da ciò che era stato il mio passato tuttavia ora mi ritrovavo coinvolto in un legame da favola, quasi inverosimile per i presupposti che mi ero creato e se da un lato ero contento di vivere nuove emozioni dall'altro non ero pronto per patire a causa di terze persone.

In realtà non mi sarei fatto scrupoli nel soffrire pur di avere Jungkook al mio fianco, ero cosciente che in ogni relazione fosse necessaria una buona dose di sofferenza poiché non vi era amore senza dolore ed io ero disposto a provarlo per lui e in generale avrei potuto provare ogni cosa assieme a lui. Vi erano persone come Jungkook che riuscivano a nascondere la sofferenza in sorrisi finti mentre io al contrario avevo sempre assunto un comportamento freddo e distaccato che mi aveva reso impenetrabile e non perché lo fossi davvero, ma per il semplice fatto che con il tempo avevo imparato a convivere con il dolore incastrato nella pelle ed ero il primo masochista che in fondo godeva nel tormentarsi.

Avevo passato tutta l'adolescenza e buona parte dell'infanzia a sentirmi affranto, schiacciato da una pena che non avevo scelto di avere ma che d'altro canto in fondo sapevo di meritare, ragion per cui avevo imparato ad essere forte e a fingere che nulla mi interessasse davvero. Volevo far credere che la mia persona splendesse di luce propria quando in verità ogni volta che mi ritrovavo da solo, sdraiato su un letto, guardavo in alto e non riuscivo a vedere neppure uno spiraglio di luce e sebbene per un periodo avessi creduto che l'oscurità di cui mi ero circondato mi andava bene, dopo aver conosciuto Jungkook avevo capito di non voler rimanere al buio per sempre. Mi sarebbe bastato un chiarore per rimanere in piedi e quella luminosità la vedevo in lui e anche in quel momento era l'unica cosa che mi sembrava brillare, malgrado il sole che si infiltrava in casa mia attraverso le vetrate della cucina e le grandi finestre del mio salone. Pareva tutto perfetto attorno a me eppure dentro di me e persino nell'aria che mi circondava percepivo un'atmosfera diversa da quella che generalmente respiravo, non riuscivo a non pensare che la realtà in cui vivevo mi facesse schifo e che io mi sentissi una merda.

Mi sentivo una merda per essermi comportato in modo sfacciato con Jungkook prima dell'appuntamento con Mingyu poiché nella mia mente, per un millesimo di secondo, arrivai a pensare di avere la colpa di quel bacio. Forse se mi fossi comportato diversamente quel giorno Jungkook non si sarebbe buttato tra le braccia di Mingyu ma in fondo sapevo di pensarlo cosicché potessi ferirmi ancora di più, cosicché potessi sentire ancora più male di quanto già non stessi provando. Alla fine era quello che facevano gli autolesionisti no? Avevo un trascorso con quella merda e riuscivo a riconoscerne i sintomi: io volevo bruciare per il dolore e sentirmi colpevole di quel tradimento era un'ottima tattica, tanto che senza accorgermene, una lacrima scorse la mia guancia. La scacciai immediatamente come per paura che potesse sporcare il rivestimento del divano eppure il senso di inettitudine rimase, forse aumentò poiché il mio sguardo si riposò sul volto di Jungkook.

Mi dispiaceva terribilmente per come erano andate le cose tra di noi il giorno prima, non avrei mai voluto reagire in quella maniera tuttavia la rabbia e l'alcool mi avevano reso più violento del solito e non riuscii a controllare il mio istinto, quello che per anni aveva governato sulla ragione e che mi aveva trasformato in una persona aggressiva e attaccabrighe. Non mi sarei mai concesso il perdono se avessi preso e ferito Jungkook, per fortuna aveva fatto in tempo a spostarsi ma ero certo che se fossi potuto tornare indietro, non mi sarei più permesso di farlo. Nel momento stesso in cui avevo lanciato quella dannata bottiglia verso di lui mi ero ritrovato a fare i conti con il rimorso e sebbene fossi frastornato dai liquori non mi ero tirato indietro nel chiedergli scusa, poiché lo sentivo veramente. Ero sincero e allo stesso modo riuscii a percepire la sua di sincerità e pensai che probabilmente anche lui si fosse pentito sul serio di aver baciato Mingyu tuttavia era qualcosa che aveva fatto e qualcosa che non avrei dimenticato facilmente.

Non ero pazzo, non lo ero mai stato tuttavia qualcosa all'interno della mia testa tendeva a non funzionare bene e non ero di certo l'unico a dirlo, al contrario molte persone mi avevano giudicato in quella maniera ma non era da loro che mi ero lasciato influenzare bensì dai medici specializzati che mi avevano visitato. Sebbene prima non ci credessi ora ci avevo fatto l'abitudine, da ragazzino non credevo di essere realmente malato eppure i miei gesti avevano spesso contraddetto quella mia visione di normalità, non ero normale anche se i medicinali mi concedevano spesso di esserlo per qualche ora o per qualche giorno finché qualcosa o qualcuno non avesse creato caos nella mia vita a quel punto avrei perso la ragione anche se mi fossi imbottito di pillole, poiché per quanto non lo ammettessi, quella era la mia realtà e la mia normalità. Jungkook mi aveva sempre accettato per com'ero, non aveva mai avuto paura di me e l'avevo realizzato sin dal primo giorno quando mi aveva pregato di lasciare andare un ragazzino che neppure conosceva o quando non aveva neppure provato a reagire ai miei pugni quel giorno in cui gli avevo rivelato di avere un disturbo della personalità. Aveva preso quell'informazione talmente bene che addirittura per qualche tempo avevo creduto che non avesse capito bene, che non conoscesse la gravità di quello che gli avevo rivelato ma più i giorni passavano e più lui mi dava conferma di capirmi e di tollerarmi così per com'ero e me l'aveva dimostrato in tutti i modi possibili.

Jungkook non aveva mai provato a cambiarmi eppure io da quando l'avevo incontrato, avevo cominciato ad assumere un atteggiamento differente dal solito: non mi spingevo più al limite, non mi buttavo più tra le risse notturne, non avevo più rapporti sessuali occasionali e avevo persino diminuito di fumare per lui. Avevo corretto alcuni miei comportamenti in modo del tutto automatico, come se la sua sola presenza mi rendesse una persona migliore eppure ora riuscivo a percepire il desiderio di tornare a com'ero prima. Forse era la delusione a rendermi in quello stato, quando chiudevo gli occhi riuscivo a vedere solo la figura di Mingyu che urlava ai quattro venti di volersi scopare il mio ragazzo ma quando li riaprivo e mi rendevo conto che quel ragazzo era proprio accanto a me allora avrei solo voluto che le cose rimanessero per com'erano e non le avrei cambiate per nessuna ragione al mondo.

Quel torto sarebbe rimasto dentro di me ma lo stesso giorno in cui lo scoprii, avevo giurato di passarci sopra poiché io più di tutti potevo comprendere la gravità di un semplice errore ma allo stesso tempo conoscevo il rammarico e tutto quello che ne conseguiva. 

La mia testa era già pronta per dare una seconda possibilità a Jungkook ma lo sarebbe stato anche il mio cuore?

Per la prima volta nella mi vita provai la tristezza e la delusione mettendole dinnanzi alla rabbia e allo stesso tempo provai una fottuta paura, una paura che non ero in grado di controllare né di contenere. Era come se non fosse generata da me in prima persona, piuttosto che qualcuno me la stesse buttando addosso come un enorme frammento di roccia che pesava almeno due quintali, si era così che mi sentivo: sommerso da qualcosa di pesante che non mi lasciava riprendere fiato. Dentro di me sentivo che le cose stavano per cambiare, ogni cosa pareva prendere una piega diversa sia nel mio privato come Kim Taehyung, il celebre figlio dei due più grandi imprenditori della Corea ma allo stesso tempo anche la mia relazione con Jungkook stava mutando. Questa volta le pagine del mio libro non si stavano semplicemente sfogliando, si stavano pian piano strappando e qualcuno era intenzionato a riscriverle daccapo, senza lasciare alcun indizio o traccia di ciò che ero stato fino ad adesso.

Volsi lo sguardo verso Jungkook e mi accorsi del suo respiro perfettamente regolare e delle sue palpebre schiuse, segno che stava dormendo perfettamente e che si sarebbe fatto qualche altra ora se non l'avessi svegliato, dal momento che non avevo premura di farlo, mi alzai e mi vestii nella maniera più silenziosa possibile. Di seguito andai nella mia camera per prendere un plaid con la quale coprire il corpo nudo di Jungkook visto che presi dall'euforia e allo stesso tempo dalla stanchezza, la sera prima avevamo dormito scoperti giacché fossimo avvolti dal nostro ardore. Una volta tornato in salotto, lo avvolsi nella coperta e lo lasciai dormire fino a quando avrebbe voluto, non prima però di lasciargli una carezza sui capelli e un delicato bacio sulla fronte.

In quell'esatto momento mi ritrovai a pensare che non era importante ciò che mi avrebbe potuto fare, rimaneva pur sempre il mio bambino.

Qualche ora prima gli avevo donato tutto me stesso ed ero stato talmente in pace da dimenticare tutto per un po', forse quello era stato il compleanno peggiore della mia vita perché quelli precedenti, per quanto restassero una merda, perlomeno il giorno dopo tendevo a scordarli totalmente dal momento che mi imbottivo di alcool e alle volte quando non bastava anche di pillole che definivo magiche, tuttavia quella sera non mi spinsi al mio solito limite. Jungkook mi aveva beccato prima che potessi farlo e dunque ricordavo perfettamente tutti gli avvenimenti e se a livello sentimentale quel compleanno mi era sembrato il più brutto che avessi vissuto, il sesso con lui lo aveva reso straordinariamente bello e meritevole da rievocare.

Avevo lasciato che stesse sopra perché non avevo le forze per poter padroneggiare come ero solito fare e perché non avevo alcuna intenzione di sottometterlo, al contrario io mi sentivo già abbastanza ubbidiente e arrendevole, completamente sottoposto a lui dunque gli avevo permesso di possedermi, così come aveva posseduto il mio cuore e la mia mente, tanto da piegare i miei ideali. Era assurdo quello che mi aveva fatto ed era assurdo che io glielo consentissi, per un attimo mi domandai se quella potesse essere una di quelle relazioni tossiche che ti distruggeva su tutti i fronti tuttavia la scacciai immediatamente poiché anche se lo fosse stata, mi sarei voltato dall'altro lato per fingere di non saperlo.

E d'altronde avevo goduto come non mai, avevo staccato la spina del cervello lasciando che i brividi prendessero il sopravvento sul mio corpo, donandomi di una visione celestiale chiamato comunemente orgasmo. Jungkook quando stava sotto mi dava l'impressione di essere inesperto, non sapeva come muoversi o dove mettere le mani tuttavia quando gli lasciavo fare l'attivo pareva prendere le redini della relazione ed era in grado di portarmi in paradiso con delle semplici spinte che però riuscivano a toccare tutti i miei punti deboli, facendo così in modo che mi abbandonassi interamente a lui e alle sue propensioni.

Sospirai e solo allora mi resi conto di essere ancora piegato e sporto verso di lui, così presa coscienza di quell'attaccamento nocivo, mi recai in cucina dove sarei potuto stare un po' da solo.

Accesi il gas, poggiai la moka del caffè e nel frattempo mi bevvi un sorso d'acqua poiché avevo le labbra screpolate dal freddo e forse anche leggermente rovinate dai continui morsi che ero solito a provocarmi quando me la spassavo con qualcuno. In realtà era un vizio che mi portavo dietro da tempo, prima di iniziare un discorso inumidivo sempre le labbra mentre quando ero nervoso o infervorato tendevo a morderle fino a strappare tutta la pellicina.

Cercai di reprimere quel pensiero e quella esigenza dettata dall'istinto e dall'abitudine di provare anche un semplice pizzicore dal momento che avevo ormai smesso, un po' per via della mia consapevolezza e un po' per via delle terapie, di usare i taglierini o le lamette per crearmi dei tagli sulla pelle o in generale di volermi procurare del male appositamente. Non lo facevo ormai da anni e non capii il motivo per cui la testa stava formulando un pensiero del genere proprio in quel momento di tanto instabilità mentale, non era proprio l'attimo giusto per ricordare il mio passato e le mie vecchie abitudini, le stesse che bastava menzionare per farti venir voglia di riprenderle, di accoglierle nuovamente nella propria vita e che quasi nel giro di pochi secondi iniziavano a sembrare giuste e per nulla dannose. Era questo che si tendeva a creare nel cervello quando qualcosa cominciava a diventare una dipendenza: si inizia a credere di averne bisogno solo per un po', solo per una volta fino a che non si ci ritrovava a dover convivere per sempre con quel determinato vizio o fissazione, tanto da concepire che fosse fruttuoso per la propria persona o per l'intera esistenza.

Le persone che avevano un vizio tendevano a dire di poter smettere quando meglio credevano, erano convinti di poter scegliere tuttavia io ero cosciente che non fosse proprio così. Anch'io dapprima ne ero sicuro, tanto da vantarmi con Jimin di poterne uscire quando lo desideravo ma mi ritrovai a cambiare idea quando mi resi conto di non poter controllare il mio corpo e il mio desiderio di veder fuoriuscire quel sangue attraverso la piccola e sottile ferita che io stesso mi causavo. Era dannatamente eccitante e piacevole, il bruciore era pura adrenalina e non sentivo il dolore fino a quando non portavo il polso o la parte alta del braccio sotto il fruscio dell'acqua fredda.

Scossi la testa cercando di non pensarci ma fu peggio, quando mi poggiai sul bancone della cucina rividi tutte le volte in cui la doccia si riempiva più di sangue che di schiuma o quando davanti allo specchio mi prendevo qualche minuto in più per far coprire il taglio e per assicurarmi che non si vedesse in alcun modo, mi tornarono in mente tutte le volte in cui mi sentivo uno schifo e l'unica cosa in grado di donarmi un minimo di sollievo era proprio un oggetto distruttivo che avrebbe lasciato i segni anche dopo anni. I miei erano ormai spariti del tutto, non erano più visibili tranne per alcuni, i tagli più profondi avevano formato una cicatrice talmente grande da non cancellarsi e malgrado gli anni, parevano non voler abbandonare il mio corpo. Ad ogni modo però se da un lato fossi mortificato di essermi fatto una cosa del genere dall'altro ogni qual volta che sprofondavo nel mio amato e familiare baratro, mi soffermavo nel pensare che avrei tanto voluto riaprire tutte le mie vecchie ferite così non solo da ricordare le sofferenze che avevo dovuto subire in passato ma anche nel tentativo di trovare un conforto per le sofferenze del presente.

Chiusi gli occhi per calmarmi e cercai invano di regolarizzare il respiro, che si faceva a poco a poco sempre più irregolare, avrei di gran lunga preferito colpirmi la testa con un martello piuttosto che continuare a formulare quei pensieri palesemente controproducenti che mi facevano fare almeno mille passi indietro, dopo che per interi anni avevo provato a farne giusto un paio nel tentativo di uscire da quella spirale nociva una volta per tutte. Non era facile come credevo, anzi era forse la cosa più difficile e contraddittoria che avevo dovuto subire, dopo la morte di mia madre e dopo essermi sporcato le mani di un atto condannabile.

Quando aprii gli occhi mi convinsi che era tutto finito, che fossi ritornato in me tuttavia mi bastò ricordare il tradimento di Jungkook per farmi crollare nuovamente nel caos più totale e in quello scompigliato circolo di emozioni che continuava a farmi salire e poi scendere come se fossi in una montagna russa. Sapevo che anche quello fosse solo l'ennesimo sintomo del mio disturbo di personalità e per quanto provassi a fingere di essere una persona normale come tutte le altre, in realtà sapevo che ogni mio comportamento era totalmente dettato da quell'ultimo. Non ero solo una persona, io ne ero almeno dieci e la cosa peggiore era che tutte e dieci tendevano ad essere profondamente pericolose sia per me che per le persone che mi circondavano. Ognuno di loro pareva essere un Taehyung differente e l'unica cosa che li accumunava era la freddezza e l'impassibilità che avevo acquisito negli anni: vi era il Taehyung violento, quello sempre pronto a immischiarsi in una rissa e prendere a pugni tutti pur di spaccarsi le nocche, vi era quello che non riusciva a controllarsi e finiva sempre per perdere il lume della ragione, vi era quello insicuro e che non si sentiva mai abbastanza nonostante avesse tutto, quello che cambiava umore ogni minuto e poi vi era quello che ricorreva agli atti autolesionisti pur di provare qualcosa.

Era complicato essere me, mi detestavo come non avevo mai detestato nessun altro e l'unica cosa che mi faceva stare bene e in pace con me stesso era credere che a Jungkook piacessero tutte quelle personalità che mi plasmavano. Jungkook pareva essersi innamorato di tutte loro e questo mi dava speranza di essere normale o di poter essere apprezzato per ciò che realmente ero senza dover per forza indossare una maschera o ingerire una pillola per rendermi meno squilibrato agli occhi della gente. Jungkook mi aveva illuso di potercela fare per il semplice motivo che mi ero poggiato troppo su di lui, così tanto che se solo si fosse spostato di un millimetro io sarei finito per cadere per terra e forse quella era la definizione più giusta per cercar di comprendere come mi sentivo in quel momento.

Non mi sentivo affatto bene, malgrado ci avessi provato con tutte le mie forze. Il mondo mi era crollato addosso quando avevo sentito Mingyu pronunciare quelle fatidiche parole tuttavia avevo fatto in modo di riversare la mia ira solo ed esclusivamente su di lui, mi ero scaraventato con l'intento di ucciderlo e di vederlo inalare l'ultimo respiro di fronte la mia faccia eppure mi era bastato poco per rinsavire e tornare in me. Avevo provato ad evadere, a fuggire il più lontano possibile da quello che avevo appena scoperto ma paradossalmente volevo ancora fuggire con Jungkook, mano nella mano. Alla fine ci ritrovammo in terrazza e in quell'istante preso da mille emozioni non capii come mi venne in mente l'idea di ammirare le stelle con lui, dopo quello che mi aveva fatto eppure solamente qualche ora dopo avevo compreso che fosse una maniera per fargli acquisire punti. Era come per dire "ora che Jungkook ha fatto questo grande passo, non posso cacciarlo via da me come un vecchio vestito", era come se pretendessi una scusa, una specie di polizza, per assicurarmi di non mandare Jungkook troppo lontano da me e sapevo di aver toccato il punto giusto dal momento che quel gesto intimo era una cosa riservata solo a me e a mia madre e se l'avevo reso partecipe di un atto tanto importante era perché ritenevo Jungkook importante tanto quanto quel ricordo.

L'odore del caffè mi riportò con i piedi per terra e il fumo che fuoriusciva dalla caffettiera mi spinse a girare la manopola dei fornelli cosicché da spegnere il fuoco tuttavia il desiderio di provocarmi dolore fu molto più forte e vincente della ragione che mi continuava a ripetere di non farlo e di non commettere gli stessi errori del passato, i medesimi che credevo di aver superato da anni sebbene recentemente in palestra avevo preso a pugni il sacco da boxe fino a rovinarmi la mani. In men che non si dica tutto mi parve irrecuperabile e dunque non mi rimase altro che seguire il mio istinto malato, che senza che me ne rendessi conto mi portò a mettere la mano proprio dove prima vi era la fiamma del fuoco.

"Cazzo" urlai tirandomi indietro immediatamente.

Per quanto ci avessi provato non ero riuscito ad opprimere la voglia matta che avevo di causarmi del male fisico, in quel caso di bruciarmi, cosicché potessi concentrarmi esclusivamente su quella sofferenza, finendo per ignorare quello che sentivo dentro.

Per quanto impulsiva e azzardata fosse quella mia azione però non mi preparò per il vero dolore che avrei sentito, difatti mi ritrovai ad urlare a quel contatto e mi lasciai scivolare per terra quasi piagnucolando per lo strazio che mi obbligai a provare. Mi ritrovai a sventolare la mano come per trovare un po' di sollievo e allo stesso tempo dalla mia bocca non smisero mai di balzare fuori dei lamenti atroci che mi fecero per un secondo pentire di ciò che avevo fatto. Mi ero spinto troppo in avanti e ora dovevo pagare le conseguenze, le lacrime uscirono automaticamente dai miei occhi e notai come il palmo della mia mano si colorò immediatamente di un rosso che mi causò un fastidio e un calore ancora più intenso di quello precedentemente.

Quella scottatura eccessiva mi stava velocemente causando una lesione sulla pelle e forse anche un gonfiore ben visibile tuttavia strizzai gli occhi e corsi a prendere il telefonino, dove con le dita di una mano sola mi ritrovai a cercare i rimedi per le lesioni gravi tuttavia fui distratto dalle numerose mail e dalle eccessive notifiche.

Aggrottai le sopracciglia preoccupato e visto che finivo sempre per dare priorità al lavoro, misi semplicemente la mano sotto il rubinetto, nel mentre che controllai ciò che riempiva interamente il mio schermo.

Se prima avevo il respiro irregolare a causa del dolore lancinante che mi causò quella terribile ustione totalmente voluta, ora il fiato mi si mozzò d'un tratto e feci fatica a collegare il tutto. La confusione prese il sopravvento e il cuore cominciò a battere come il sound di una canzone rock, chiusi anche l'acqua e mi sedetti a terra, poggiando la schiena sul mobile della cucina come se da un momento all'altro non riuscissi neppure a reggermi in piedi.

"Il reale comportamento del signorino Kim esce finalmente allo scoperto" lessi velocemente tra gli articoli appena usciti. Non lo aprii poiché non mi focalizzai sul singolo ma bensì sui mille che popolavano i social media e su tutte le news di internet come se l'unica cosa interessante accaduta durante quella settimana riguardasse me. "Il figlio dei Kim non è colui che tutti acclamavamo?" erano questi i titoli clickbait che avevano creato per sotterrare la mia figura, probabilmente molto invidiata e di conseguenza abbastanza attaccabile. Scorsi velocemente tra le pagine e continuai a leggere con un nuovo peso sul petto, quello della paura che pian piano la mia vita si stesse sgretolando e che quegli avvenimenti stavano costando sul mio personaggio e soprattutto con il terrore che quelli avrebbero portato alla verità che tanto cercavo di tenere nascosta.

"In tutti questi anni Kim ha solo nascosto la sua indole violenta? Cosa accadrà all'interno della sua azienda adesso?" quelle parole mi facevano un male pazzesco eppure non riuscivo a smettere di leggerle perché volevo saperle, volevo conoscere il pensiero delle persone che per anni mi avevano ammirato e che adesso per uno scivolone, giusto o sbagliato che fosse, mi stavano mettendo alla gogna. Uno in particolare mi fece paralizzare e dovetti far fatica a deglutire per poterlo leggere, come se dovessi sussurrarlo a qualcuno vicino a me anche se in quel momento ero completamente solo, come difatti sarei voluto rimanere. "L'identità del figlio dei Kim è finalmente svelata, si chiama Taehyung" fu quello il titolo che mi fece lanciare e scaraventare il cellulare dalla parte opposta della cucina e scoppiai finalmente in un pianto disperato. Non ce la facevo più sul serio, tutto attorno a me stava crollando e ovviamente quello che sarebbe caduto per prima sarei stato io se non avessi trovato un appiglio.

Cominciai a tremare come una foglia, l'ansia si stava impossessando del mio corpo e in più la mano cominciava anche a pulsare e a gonfiarsi ogni secondo di più.

Lanciai un grido di nervosismo e solo in seguito mi ricordai del fatto che Jungkook stesse dormendo proprio nella stanza accanto così mi mordi la lingua e cercai di contenere la mia rabbia. Alzai il volto per contenere il pianto e strinsi i denti nel tentativo di ritrovare il controllo delle mie azioni e soprattutto delle mie emozioni, anche se l'unica cosa che volessi realmente fare era mandare a fanculo tutto ma ancora con più fermezza volevo mandare a fanculo Jungkook e tutte le rogne che mi aveva portato.

Che vada a farsi fottere Jungkook e che vada a farsi fottere anche la fiducia che avevo riposto in quel ragazzino che mi aveva fatto crollare come invece credevo di non poter fare mai. Avevo passato cose peggiori di quello tuttavia erano passati così tanti anni da quegli eventi che mi avevano cambiato che non sapevo se fossi riuscito a sostenere altre batoste, pesanti quasi come quelle del passato. Il lavoro per me era sempre stato tutto, l'unica cosa concreta che rimaneva della mia famiglia e della mia infanzia, l'unica cosa al mondo che non faceva credere di essere solo nella vita bensì mi faceva credere di aver avuto qualcuno in passato e che appunto mi aveva lasciato tutto quello che ora possedevo, come un qualsiasi dono. Ero cosciente che le cose non fossero proprio andate in quella maniera tuttavia crederlo mi rendeva più felice e allo stesso tempo mi rasserenava l'anima.

La terra sotto di me si muoveva fin troppo, proprio come durante un terribile terremoto e in realtà era sempre stata molto traballante tuttavia ero sempre rimasto in piedi nonostante tutto. Ero forte da solo e forse avere qualcuno al mio fianco non mi aiutava come invece avevo inizialmente creduto, al contrario mi aveva buttato giù come non accadeva da troppo tempo difatti essendo rimasto per troppo tempo in superficie, non ricordavo più com'era provare a risalire per tornare a galla. Avrei dovuto imparare di nuovo se fossi voluto uscire da quel fosso in cui ero caduto e che credevo l'avesse direttamente scavato Jungkook sebbene non di proposito.

Per un attimo mi balenò per la mente l'idea che l'unica soluzione per poter uscire da quel grande buco in cui ero finito, fosse rimuovere Jungkook dalla mia vita. In quel momento di completa instabilità e vulnerabilità dell'umore credetti anche di voler cancellare tutti i ricordi che avevo condiviso con Jungkook e di non volerlo più rivedere eppure allo stesso tempo sapevo che non fosse più possibile. Ormai faceva parte di me, ogni cosa di lui era sotto la mia pelle e non sarebbe stato facile rimuovere il suo odore, il suo sapore, la sua esteriorità e tutte le cose belle che mi aveva mostrato e che mi aveva fatto vivere. Mi ero sentito vivo come non mai con lui e sebbene ora stessi soffrendo sapevo di star vivendo anche in quel preciso istante, al contrario quando ancora non faceva parte della mia quotidianità ero vuoto come non mai, non provavo nulla ed era quasi come se stessi muovendo le mie gambe per inerzia, motivo per cui non ero pronto e probabilmente non lo sarei mai stato per iniziare a camminare nuovamente senza Jungkook. Non ne ero più in grado e dentro di me non volevo neppure farlo.

Era talmente impossibile distaccarmi da lui che avrei di gran lunga preferito rovinare la mia carriera, rinunciare ai miei soldi e alla mia stupida fama, la stessa che non avevo mai cercato e che non avevo mai desiderato ma che mi ero ritrovato ad avere malgrado non mi ritenessi idoneo a quel genere di vita. La mia reputazione era la cosa che continuava a mantenermi, l'unica cosa in grado di tenermi in piedi e con la testa alta, come se la considerazione altrui fosse l'unica cosa buona che mi rincuorava dal momento che io non avevo alcuna stima o alcun rispetto nei miei confronti. Ero consapevole di non darlo a vedere, non volevo che la gente accanto a me che fossero amici o sconosciuti venissero a conoscenza di come mi sentivo in verità, della mio vero stato d'animo poiché se avevo imparato una cosa da mia padre era proprio che chi si mostrava debole veniva facilmente attaccato e aveva molte più probabilità di venire sottomesso, schiacciato come una formica fino a morire come un insulso insetto di merda.

In sostanza la gente mi aveva sempre visto come una potenza fuori dal comune, un ragazzino tanto fortunato quanto capace, invulnerabile ed eccellente in tutto, dunque si erano creati quella dannata visione di me come se fossi perfettamente invincibile su tutto e mi dava rabbia pensare che fosse tutto l'opposto. Avevo sempre odiato dover indossare una maschera eppure era fondamentale mantenerla salda sul mio volto se avessi voluto continuare a sopravvivere in quel mondo che mi rappresentava come l'orgoglio della Corea. Sapevo che ormai dopo tutti quegli anni non sarei più potuto sfuggire da quella vita in maniera pulita, era scontato che mettendo le reali carte in tavola tutti sarebbero rimasti delusi di sapere che in realtà ero solo un ragazzo privo di carattere e con problemi mentali che si era preso con forza tutto quello che aveva creato il padre, lo stesso che odiava dal profondo del suo cuore per avergli rovinato la vita. Sarebbe stato lo scandalo più grande del paese e non ero pronto per esserlo, non dopo che mi avevano sempre definito e trattato come una divinità: avrei solo dovuto continuare con quella menzogna se non avessi voluto macchiare il cognome dei Kim.

Per anni avevo cercato di mantenere quella dignità e quel rispetto che i miei genitori avevano acquisito malgrado non ne fossi capace come loro, eppure non avevo mai smesso di provare a mantenere quel titolo e non solo. Dopo quello che avevo commesso non potevo permettere che le persone scoprissero ciò che avevo avuto il coraggio di fare così non mi rimase che riprovare a ripulire il nostro cognome, solo ed esclusivamente per il bene e la vecchia volontà di mia madre: tutto quello che facevo lo facevo per lei, oltre che ovviamente per me dal momento che non mi bastava togliere il sudiciume dal mio cognome bensì mi sentivo in dovere di ripulire anche le mie mani sporche di sangue, come se farmi carico di tutto quello in un età non evidentemente consona, avrebbe potuto darmi la redenzione.

Improvvisamente mi venne voglia di voler mollare tutto, di ricominciare da zero e di mandare ogni cosa a farsi fottere acquisendo una volta per tutto la visione che non tutto doveva per forza dipendere da me. Non mi sentivo più all'altezza di tutto quello, io volevo solo vivere serenamente all'interno della mia casa e magari insieme a Jungkook eppure compiere quel grande passo, mi era sempre sembrato qualcosa di impossibile ora però, forse dal momento che ero arrivato davvero al limite della sopportazione, quell'idea mi sembrava al quanto realizzabile. Per un secondo mi balenò in testa la volontà di voler licenziare tutti gli uomini e tutte le donne che per anni avevano lavorato per me, avrei persino voluto distruggere tutte le mie aziende con una grossa sfera demolitrice cosicché non mi rimasse più nulla. Per la prima volta nella vita non mi importò più di nulla e quell'idea mi convinse talmente tanto che fui in procinto di alzarmi, per andare a recuperare il telefono che precedentemente avevo lanciato.

Camminai con le ginocchia fino ad arrivare di fianco al telefonino tuttavia sobbalzai quando i miei occhi si scontrarono non solo con il mio dispositivo ma anche con le gambe di Jungkook. Sussultai e alzai lo sguardo verso di lui che se inizialmente mi parve sereno, alla visione della mia mano si agitò come se avesse visto un uomo puntargli una pistola alla tempia.

"Taehyung oddio" sussultò mettendosi una mano sul cuore. "Ma che cazzo hai fatto?" si inginocchiò velocemente per arrivare alla mia altezza e mi prese il viso tra le mani. "Taehyung che hai? Che ti prende?" domandò a raffica come se gli mancasse il respiro a quella visione e paradossalmente potei capirlo poiché anch'io se avessi visto Jungkook in quelle condizioni, avrei reagito alla stessa maniera.

"Non piangere va bene?" mi disse asciugando tutte le lacrime che avevano bagnato il mio volto, probabilmente aveva creduto che stessi piangendo per il dolore fisico ma la verità, quella che non sapeva, era che il male più forte che provavo non era affatto causato dall'ustione. "Ci penso io, posso farcela" ripeté come per dare sicurezza più a se stesso che a me tuttavia fece in modo di alzarmi, facendomi sedere sulla sedia attorno al tavolo mentre lui si precipitò in bagno, per prendere l'occorrente per medicarmi la ferita che io stesso mi ero procurato.

Poggiai i gomiti sul tavolo e mi ritrovai a pensare che avrei tanto voluto che Jungkook non si fosse svegliato, almeno il tempo di licenziare tutti e godermi la mia età per una cazzo di volta tuttavia il suo arrivo mi aveva fermato giusto in tempo, consapevole che non avrei mai più trovato il coraggio di farlo. Sospirai avvilito e prima che potessi formulare anche solo un altro pensiero, Jungkook tornò con il necessario e si sedette accanto a me con un espressione in viso che mi diede sui nervi.

In realtà era bellissimo appena sveglio: amavo i suoi tratti dolci, le sue labbra delineate come in un disegno fatto a matita, i suoi occhi da cerbiatto, il neo sotto il labbro inferiore o il neo leggermente più largo che aveva sul setto nasale. Tutto di lui mi piaceva e persino la cicatrice che possedeva sullo zigomo destro rendeva il suo viso ancora più particolare di quanto già non fosse. Ai miei occhi era stato bellissimo e ancora di più lo era da appena sveglio, i capelli erano scompigliati sebbene provasse ad aggiustarli ogni volta e i suoi occhi, che naturalmente erano grandi e rotondi come una palla, da assonnato tendeva a lasciarli in due fessure e questo lo faceva sembrare ancora più sexy del solito. Ammirando Jungkook e le sue abitudini mi ero presto reso conto di quante volte al giorno aggrottasse le sopracciglia, in realtà era un gesto talmente abituale per lui che non se ne accorgeva neppure, io però lo notavo ogni volta e ogni volta mi faceva impazzire: lo faceva quando era arrabbiato, quando non capiva qualcosa, quando era sorpreso e persino quando un cibo gli piaceva particolarmente e così quando vidi Jungkook fare quell'espressione anche in quell'esatto momento, automaticamente riuscii a sorridere. Con lui mi veniva naturale ridere per delle piccolezze ed era questo il motivo per cui quando passavo del tempo con lui, mi ritrovavo sempre ad essere felice e a ridere come non avevo fatto mai.

Se prima ero incazzato, nervoso e immerso in una crisi di pianto, ora dinnanzi a lui riuscii a calmarmi totalmente, avevo di nuovo trovato la pace interiore come se il suo sguardo o la sua sola presenza avesse avuto la funzionalità di un anestetico o di chissà quale altro farmaco. Era assurdo me ne rendevo conto eppure era così tuttavia nel giro di qualche secondo mi resi conto che senza il mio caos mentale, il dolore alla mano divenne molto più forte di prima. Era come se non fossi più posseduto dall'adrenalina e dunque riuscivo a percepire appieno tutto il dolore che prima, per causa delle mie preoccupazioni non sentivo.

Avevo sempre creduto di essere forte eppure solo ora mi rendevo conto che la mia vera forza fosse Jungkook. Era tutto per me, anche se non davo modo di vederlo io dentro di me sapevo che fosse così ed ero felice di aver finalmente trovato qualcuno per cui ne valesse la pena. Valeva la pena di cambiare vita e di mettere uno stop a quel casino che me la stava rovinando, io volevo davvero gettare la spugna una volta per tutte perché ero talmente fragile da non credere di poter sopportare oltre. Avrei solo voluto buttarmi tra le braccia di Jungkook, confidarmi, spogliarmi di tutti i miei tormenti e raccontare tutto quello che negli anni mi ero tenuto per me e quello di cui avevo sempre avuto paura anche solo di pensare eppure l'unica cosa che feci fu rimanere ad osservare Jungkook che si prendeva cura di me, facendomi così sciogliere il cuore in mille pezzettini poiché per quanto avessi voluto continuare a mantenere il personaggio che negli anni mi ero costruito, in realtà sapevo di aver bisogno di una quantità smisurata di amore e di affetto, lo stesso che non avevo mai ricevuto in precedenza.

Jungkook fece in modo di ripulire il palmo della mia mano e tutti i piccoli tagli che la bruciatura aveva creato, li disinfettò con un'attenzione particolare ed io nel frattempo in un assoluto silenzio mi persi a guardare i suoi gesti tanto delicati. In verità avrei tanto voluto dire qualcosa ma ogni commento o discussione in quel momento mi parve inutile, non riuscii a comprendere cosa avesse all'interno di quella testolina visto che non si era affatto sbilanciato su nulla: non sapevo se avesse visto la scena, se mi avesse sentito urlare o se avesse semplicemente capito le mie folli intenzione o se magari pensava che avessi avuto quella reazione solamente a causa del bacio e della delusione che aveva scaturito in me.

"Taehyung non so cosa ti frulla nel cervello ma sono sicuro che supereremo tutto questo insieme, possiamo farcela" disse guardandomi negli occhi dopo aver coperto l'ustione con una garza sterile e una banda adesiva.

"Tu non capisci" mi limitai a dire.

"No hai ragione, non capisco perché sei tu che non mi dai modo di capire" disse quasi arrabbiato, facendomi così di colpo perdere le staffe.

"Lasciami stare" mi scansai da lui con un gesto veloce perché per quanto quei giorni i miei pensieri fossero contraddittori, quella che prevaleva rimaneva il fastidio verso di lui. Mi urtava la maniera in cui mi parlava, la faceva facile a parole ma la verità era che non avrebbe mai potuto capire appieno come mi sentivo in quel momento e non solo per il suo schifoso tradimento nei miei confronti ma soprattutto per il fatto che avesse sbandierato non solo la mia identità ma anche la mia vera natura, la stessa che mi avrebbe messo nei guai al lavoro e la cosa che più mi irritava era la sua empatia del cazzo mentre io invece dentro di me sapevo che mai avrebbe potuto capire, neppure se glielo avessi spiegato per bene.

"La vuoi smettere porca puttana" urlò Jungkook facendomi sgranare gli occhi e sussultai quando le sue mani si poggiarono sulle mie spalle, le stesse che scosse violentemente come per farmi rinsavire in qualche modo, proprio come si scuoteva il telecomando ogni qual volta che i tasti prendevano a non funzionare. "Smettila di fare così cazzo, prima fai del male agli altri e adesso ti metti anche a fare del male a te stesso" disse facendomi abbassare lo sguardo.

"È stato un incidente" mormorai giusto per difendermi da quelle urla ma in realtà sapevo fin troppo bene che Jungkook non avrebbe mai creduto ad una tale stronzata, la stessa che rifilavo agli impiccioni ogni volta che avevo un taglio o una scottatura nuova.

"Non hai colpe in questa storia, anzi è forse tutta colpa mia perciò fidati se ti dico che siamo ancora in tempo per poter rimediare" parlò Jungkook con un tono della voce più calmo, quasi confortante tuttavia non mollò ancora le mie spalle, che anzi prese ad accarezzare. Stava dicendo quelle cose proprio come se mi avesse letto nel pensiero e dunque senza accorgermene mi ritrovai ad annuire, come se la sua sicurezza stesse in qualche modo convincendo anche me. "Ma dobbiamo farlo insieme perché io ho bisogno di te" continuò poggiando la fronte sulla mia e a quel punto sapevo già che non avrei mollato proprio un bel nulla perché con Jungkook al mio fianco sarei stato in grado di fare qualsiasi cosa.

"E cosa pensi di fare?" chiesi timoroso ma speranzoso che avesse già in piano in mente.

"Che ne dici di pensare prima alle cose belle?" rispose alla mia domanda con un'altra domanda e di conseguenza non capii se realmente sapesse già cosa fare per aiutare la mia situazione e magari anche per farsi perdonare dallo sbaglio che aveva commesso. Io non l'avrei dimenticato tanto facilmente ma lui avrebbe dovuto fare di tutto purché accadesse.

"Vale a dire?"

"Abbiamo un capodanno da festeggiare" mi ricordò anche se quel giorno era ancora il mio compleanno, l'indomani sarebbe stata la vigilia di capodanno e sarebbe stato davvero un peccato non festeggiarlo nei migliori dei modi, soprattutto dopo che avevamo già sprecato e rovinato la maggior parte delle festività.

"Promettimi che almeno questa volta ci divertiremo" bisbigliai ridacchiando sulle sue labbra.

"Te lo prometto Taehyung" disse facendomi venire la pelle d'oca e così gli lasciai un bacio a stampo sulle labbra poiché fu quello il momento in cui capii che sarei voluto ripartire proprio da quella promessa.

Sarebbe stata la sua seconda chance.

Spazio Autrice

Buonasera amici, devo confessare che sono molto giù in questo periodo però allo stesso tempo sono davvero soddisfatta di questo capitolo, mi rispecchio sempre molto quando i punti di vista riguardano Taehyung perché per quanto lui rimanga un personaggio di una semplice storia inventata, le sue parole sono le mie e così come le sue esperienze. 

Purtroppo ho passato un periodo in cui davvero l'unica cosa che mi faceva stare bene era strisciare quella dannata lametta quindi sono legata particolarmente a questa sfumatura di Taehyung, sappiate che adesso sto bene perché sono maturata e adesso so che quella non è mai l'opzione giusta per provare sollievo.

Non fatelo mai, amatevi mi raccomando <3

-Federica

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