49. Carte in tavola
Taehyung's pov.
Un tuffo al cuore per me era sempre stato il sogno di un bambino, era il profumo dell'attesa, la memoria vigile di un uomo anziano, un tuffo al cuore era quando si ascoltava una canzone che ti ricordava qualcuno e che non sentivi da tantissimo tempo, un tuffo al cuore era quando si leggeva un messaggio che si aspettava da giorni, era quando ritrovavi una foto che credevi di aver cancellato o il solo ricordo di una persona che adesso non c'era più. Credevo che potesse essere solo ed esclusivamente un'emozione positiva dal momento che provai il mio primo tuffo al cuore quando vidi Jungkook per la prima volta eppure quel giorno dovetti ricredermi poiché più che un tuffo al cuore in quell'istante provai una tempesta, simile ad una scossa che mi lasciò senza fiato.
Era un brivido di paura, un terribile vuoto allo stomaco che mi scombussolò le viscere come se stessi per perdere la cosa più importante della mia vita e in quel preciso instante compresi che tutte quelle sensazioni erano dovute da un unico movente: l'amore.
Provavo amore per Jungkook sin da quando aveva rischiato di prendere le botte per salvare quel ragazzino che io stesso stavo picchiando in un momento di rabbia, allo stesso tempo sapevo che stava provando a salvare anche me e ci era riuscito perfettamente. Provai sin da quel giorno un amore sconfinato per Jungkook che nella mia mente confondevo e chiamavo con il nome di curiosità pur di non ammettere quei sentimenti che non avrei mai immaginato di poter provare, cercavo invano di camuffarli tuttavia erano evidenti quando ogni scusa era buona per mettergli le mani addosso, quando non riuscivo a dormire sapendo che lui lavorasse in uno strip club tutta la notte, quando perdevo le ore di sonno pur di andare a prenderlo, quando gli permettevo di stare nella mia azienda, quando gli presentai Jimin e quando gli avevo consentivo di stare sopra durante il sesso. Avevo sempre pensavo che quegli elementi fossero sinonimo di vulnerabilità, motivo per cui non mi ero mai sentito abbastanza pronto per confessare il mio amore per lui e per ufficializzare quella nostra tormentata relazione, al contrario tutte le cose che credevo che mi avrebbero reso terribilmente debole in realtà mi rendevano solo tanto felice.
E dinnanzi a quella scena, l'unica cosa che riuscii a concepire fu l'idea che mi stesse lasciando e così si sarebbe portato via anche la mia felicità.
Quando di punto in bianco vidi il corpo di Jungkook fermarsi nel bel mezzo della pista mi allarmai immediatamente, non mi ero posto neppure per un secondo una misera domanda e né lo stupore e né tantomeno la delusione si fecero spazio tra la mia mente. Io che avevo sempre imparato a lasciare i sentimenti lontano dal mio corpo e dal mio cervello, adesso nel solo vedere quella scena, avevo sentito un dolore lancinante al petto come se in qualche modo fossimo legati e di conseguenza ciò che provava lui, lo provai anch'io. Inizialmente sbarrai gli occhi preoccupato ma allo stesso tempo speranzoso che andasse avanti nella sua corsa tuttavia quando si accasciò per terra sofferente, scattai per poterlo raggiungere e neppure le parole di Jimin riuscirono a fermarmi.
Quella inaspettata situazione fu come ricevere una freccia dritta sul cuore e che pareva muoversi in fondo alla mia schiena, provocandomi così ancora più dolore.
Faticosamente ero riuscito a oltrepassare tutta la folla di persone che, curiose si erano intromesse nella strada che mi distanziava da Jungkook. Sgomitai quelli che avrebbero dovuto essere i suoi compagni che però non si erano fatti alcun scrupolo a ridacchiare e a domandarsi che cosa avesse piuttosto che aiutarlo. In un'altra occasione mi sarei preso due minuti per fargliela pagare, avrei volentieri tirato un pugno ad ognuno di loro tuttavia avevo una priorità e niente e nessuno al mondo avrebbe potuto cambiare quella mia urgenza.
Una volta in pista mi inginocchiai accanto a lui e quella importuna ciarla su di lui, divenne ben presto su di noi ma non mi importò minimamente. L'importante era stargli vicino e capire cosa avesse, misi tutti a tacere quando li pregai di chiamare un'ambulanza e così fecero gli adulti mentre gli altri rimasero fermi a temporeggiare.
"Jungkook che ti prede?" domandai quasi piagnucolando seppure cosciente che non potessi ricevere alcun riscontro da parte sua. Il suo viso si fece pallido, quasi bianco mentre i suoi arti divennero fiacchi, come privi di forze. Era collassato ma continuai imperterrito a scuotere il suo corpo, sperando che si risvegliasse da un momento all'altro.
"Jungkook parlami ti prego" sussurrai ormai con le lacrime agli occhi. Era successo tutto così velocemente che per un attimo dubitai persino di essere nella realtà, avrei tanto voluto che fosse un incubo eppure le emozioni che stavo provando in quel preciso istante erano le più vive che avessi mai provato, dopo la morte di mia madre: paura pura, un macigno di ansia e un senso di angoscia che non poteva essere sopportabile a lungo, che ti paralizzava e che ti portava ad avere il fiato corto, la gola secca e il battito del cuore che somigliava sempre più al suono di un tamburo.
Non avevo idea di quanto tempo fosse passato dal momento in cui Jungkook era svenuto sul freddo e sporco pavimento della palestra a quando arrivò l'ambulanza che avevamo chiamato di fretta e furia. Non avevo smesso di accarezzare il suo corpo, in quel momento tanto fragile, e neppure di sussurrargli delle parole che qualcuno avrebbe ritenuto senza alcun filo logico e del tutto inutili eppure in qualche modo presunsi che potesse alleviare il male di Jungkook, alla fin fine probabilmente stavano facendo del bene solo alla mia condizione. Quelle frasi che gli dedicai nel mentre che era incosciente forse non avrei mai trovato il coraggio di dirgliele se mi avesse guardato dritto negli occhi, pertanto alleggerirono quel peso che mi sembrò intollerabile.
Il suono mi ricordò momenti terribili che avrei voluto dimenticare eppure l'unica cosa che continuavo a pensare era la salute di Jungkook. Forse per la prima volta nella mia vita la memoria non aveva giocato brutti scherzi sul presente poiché la preoccupazione che provavo per Jungkook era la cosa più rilevante che avvertivo dentro di me.
Quando gli infermieri arrivarono in palestra, lo misero su una barella e la portarono in ospedale, dissero che non avrebbero potuto far entrare nessun altro eppure al solo sentire il mio cognome, mi fecero spazio cosicché potessi accompagnarlo.
Sostai un attimo dinnanzi le portiere bianche e rosse dell'ambulanza e feci un lungo respiro nel tentativo di riprendere aria. Era difficile per me entrare in quel veicolo eppure non ci pensai oltre, guardai Jungkook sul lettino e salii immediatamente, non avrei voluto lasciarlo solo neppure per un secondo. Avrei superato ogni trauma per lui.
Avrei voluto dargli tutto quello di cui aveva bisogno, quella situazione di merda mi aveva aperto gli occhi sui miei sentimenti. Se stavo così male nel vederlo in quelle condizioni non era solo perché ci tenevo a lui, andava oltre quel semplice sentimento: era amore vero. Un amore che non avevo mai provato se non quell'amore puro che qualsiasi figlio provava per la propria madre. L'amore che provavo per mia madre era l'unico amore che ricordavo forse perché era il solo che avessi mai provato, sebbene durante gli anni mi convinsi di non poter cedere a nessun altro tipo di sentimento romantico, ora mi ritrovavo a tremare per paura di perdere quel ragazzo che mi aveva scombussolato le giornate e l'intera visione del mio mondo.
Poteva sembrare banale e forse anche esagerato ma prima di conoscere Jungkook ero un ragazzo triste, colmo di rabbia repressa e con una voglia di spaccare l'intero pianeta terra e uccidere qualsiasi essere umano che osava anche solo rivolgermi la parola, ragion per cui mi convinsi che Jungkook mi aveva pian piano cambiato. Rimanevo il solito stronzo di sempre e di certo non avrebbe potuto modificare le mie terribili azioni del passato eppure la sua presenza aveva in qualche modo alleviato il mio dolore, trasformandomi in una persona leggermente migliore.
A Jungkook avrei dato la possibilità di amarmi, gli avrei dato la possibilità di conoscere tutte le mie verità e gli avrei dato la possibilità di ascoltare tutti quei miei pensieri e rimpianti che non avrei mai raccontato a nessuno. Era questa la mia promessa dinnanzi al corpo esanime di Jungkook, se si fosse ripreso era questo il mio prioritario obiettivo.
Lo giurai.
Una volta che le sirene si spensero e il silenzio regnò finalmente all'interno dell'ambulanza, capii che eravamo finalmente giunti in ospedale così senza neppure aspettare i paramedici, scesi dal vano sanitario, cominciando ad impartire ordini. Volevo che fossero sotto pressione, che temessero il figlio dei Kim cosicché avrebbero trattato Jungkook con rispetto, come se fosse uno della mia famiglia. Forse lo era per davvero.
"Per favore tenetemi aggiornato" dissi però infine con un tono per nulla autoritario, era piuttosto scarso di vigore, quella volta non vi era autorità nel mio tono, al contrario li stavo quasi supplicando.
Portarono Jungkook alla sala monitoraggio per comprendere l'origine del problema e nel frattempo effettuarono la stabilizzazione del respiro dal momento che non aveva più aria nei polmoni. Gli somministrarono l'ossigeno tramite la maschera facciale e quella fu l'ultima scena che videro i miei occhi scintillanti di lacrime, il cui unico desiderio era quello di rigare finalmente le mie guance.
Mi dissero di aspettare nella sala d'attesa e solo in quel momento mi ricordai di andare a prendere la roba di Jungkook, la stessa che i suoi compagni avevano infilato all'interno del mezzo di trasporto con una sgradevole avventatezza. Se non fosse stato per i suoi migliori amici, avrei tranquillamente additato tutti quei scolari come dei coglioni buoni annulla giacché non si erano neppure sforzati di soccorrerlo o anche solo di intervenire in qualche maniera. Ero stato l'unico ad andargli incontro e questo mi fece provare rabbia, un odio impulsivo verso la sua squadra e persino verso gli adulti, quali i giudici e l'allenatore.
Sospirai e rientrai nell'ambulanza, dove raccolsi da terra una zaino, una felpa nera e un telefonino.
Non avevo alcuna intenzione di rovistare tra le sue cose, era l'ultima cosa a cui ero realmente interessato in quel momento, eppure il mio occhio vigile finì per captare le notifiche del cellulare di Jungkook, che al mio tocco si era illuminato come uno scattante richiamo. Senza volerlo lessi qualche messaggio di un certo gruppo a me sconosciuto, un paio di sms da parte di Hoseok e infine, oltre le numerose notifiche di Instagram, anche un avvertimento da parte di un contatto salvato dott. Sin.
La curiosità prese subito il sopravvento, sapevo quanto sbagliato fosse sbirciare tra le cose altrui eppure non riuscii a farne a meno. Il mio respiro si ridusse ad un sbuffo di fiato, condensato come una piccola nuvoletta di fumo, prima che cedessi alla tentazione. Così sbloccai il display e ficcanasai in giro proprio come un fidanzato geloso in cerca di prove peccaminose o semplicemente per il gusto di assicurarsi che nella coppia andasse tutto liscio, senza alcun tipo di segreto.
Non persi tempo e mi precipitai ad aprire la chat con questo signor Sin, come se avessi timore che qualcuno potesse cogliermi in fragrante. Scrollai velocemente e rimasi a bocca aperta per ciò che mi ritrovai a dover leggere, quelle semplici e concise parole distrussero quel muro che con il tempo era diventato una forte e indistruttibile corazza, con tanta fatica però ero riuscito a buttarlo giù per amore di Jungkook. Sebbene non fosse stata una decisione cosciente e ragionevole, in quel momento mi ritrovai a pentirmi. Mi pentii di aver smantellato la mia stessa barriera, che era in qualche modo anche la mia azione difensiva per non rimanere turlupinato dal comportamento delle persone.
Eppure era appena successo quello che temevo maggiormente.
Mi fidavo ciecamente di Jungkook, motivo per cui mi aspettavo che anche lui facesse lo stesso eppure avevo appena scoperto il contrario. Non si era confidato con me su una questione talmente importante, come potevo fidarmi ancora di lui dopo quello che avevo scoperto?
Aveva tradito quella fiducia che avevo riposto in lui e che gli avevo persino dichiarato.
Sospirai e sentii l'urgenza di rilassare i miei muscoli così mi sedetti portando le mani tra i capelli. Jungkook stava male sul serio. Aveva un problema ed io non me ero accorto, non avevo neppure mai sospettato malgrado fossimo sempre insieme.
Mi chiesi se fosse stato bravo lui a nasconderlo o se fossi stato io lo stupido a non capirlo.
Improvvisamente però mi sembrò di rivivere alcune situazioni che all'oscuro del suo disturbo, credevo frivole e senza alcuna importanza ciononostante adesso si mostravano espressamente: mi ricordai del tremolio alle mani che notai a casa sua ma che scambiai per freddo, mi ricordai di quando lo vidi stranito all'interno dell'ascensore della mia azienda, di quando si addormentò stanco sulla mia scrivania o di quando si sentì male al lavoro. Avevo giudicato quella sua reazione in modo abbastanza sproporzionato per il semplice motivo che avevo confuso il suo malessere per una banale sbornia o stanchezza. Solo ora mi rendevo conto che probabilmente era dovuto alla malattia di cui ero ignaro e soprattutto impreparato.
Non sapevo neppure cosa fosse uno scompenso cardiaco ma istintivamente ebbi timore di venirne a conoscenza.
Ero preoccupato ma soprattutto deluso dal suo atteggiamento, per un attimo mi ritrovai ad essere persino incazzato. Come aveva potuto omettere una questione talmente seria e importante al suo allenatore, ai suoi migliori amici, alla sua famiglia e specialmente a me che gli ero sempre tra i piedi? Perché si era tenuto tutto dentro e perché non si era lasciato aiutare dalle persone che lui stesso riteneva care? Ma soprattutto come si permetteva di fare la predica a me, sul fatto che non mi confidassi abbastanza con le persone, quando lui per primo nascondeva un segreto grave come una malattia fisica che addirittura sarebbe potuta peggiorare e sfociare in qualcosa di indocile. Non riuscivo davvero a comprenderlo.
Mi rigirai il telefono tra le mani e solo in quel momento indirizzai tutta la mia attenzione verso le date in cui i messaggi erano stati mandati e mi resi conto di un particolare che mi fece rimanere di sasso, al punto da non sapere come reagire. Secondo la chat, Jungkook avrebbe scoperto di avere un grave problema di salute la stessa sera in cui io mi confidai con lui della persona più importante della mia vita: gli avevo parlato di mia madre e lui avevo avuto il coraggio di tenersi per sé una cosa talmente rilevante, anche dopo la conversazione che avevamo avuto quel giorno. Era solo un ipocrita perbenista che adorava tanto fare la predica alle persone, mi aveva convinto a fidarmi di lui e in un certo senso mi ero anche sentito in dovere e di conseguenza quasi obbligato a sfogarmi e confidarmi con lui, tuttavia ora mi rendevo conto di quanto stupido fossi stato e allo stesso tempo di quanto bene avessi fatto a non raccontargli eventi molto più significativi e compromettenti della morte di mia madre. Aveva tradito la mia fiducia e malgrado fossi preoccupato per lui, avrei tanto voluto riempirlo di parolacce e persino di botte, data la mia poca tolleranza. Si era comportato da stronzo e stranamente, forse per la prima volta, pensai di non meritare quel trattamento.
Quel giorno era per me stato importante non solo per la confidenza che gli avevo fatto ma soprattutto perché era stata la sera in cui avevamo fatto l'amore per la prima volta, motivo per cui ricordai la data come se fosse stato il giorno precedente, mi ritrovai così a pensare che probabilmente le cose sarebbero andate diversamente se solo Jungkook mi avesse parlato di quel suo problema. Per un attimo la mia testa si chiese se Jungkook avesse fatto quel passo solamente per avere qualcos'altro a cui pensare, semplicemente per svagarsi e che quella sera fossi stato per lui solo una distrazione. Mi ritrovai a riflettere su tante cose spiacevoli prima che qualcuno potesse fermare il fiume di pensieri che cominciava a sciupare il mio cervello, già precedentemente affaticato e stanco.
"Signorino Kim" pronunciò un infermiere per richiamarmi, non seppi neanche quanto tempo fosse passato da quando mi separai da Jungkook o quanti minuti fossi rimasto a rimuginare su quella bugia e nonostante tutte le mie caotiche emozioni, quella che prevalse alla chiamata del medico fu il nervosismo di conoscere le reali condizioni del mio ragazzo. Quel ragazzo che in quel momento avrei voluto prendere a schiaffi per la sua innata stoltezza, tuttavia per il suo bene cercai di mettere da parte il mio inconfutabile cattivo umore a quella notizia.
"Mi dica" sussurrai con un peso nel cuore, fingendo di non sapere il problema di Jungkook.
"Non vorrei offenderla ma in base alla regolamentazione dell'ospedale, prima di diffondere le condizioni del paziente è fondamentale conoscere il grado di parentela che ha con il ragazzo" spiegò calmo e mi diede come l'impressione di aver calcolato con attenzione e precisione tutte le parole, dal momento che probabilmente non avrebbe voluto infastidirmi in alcun modo ma in ogni caso in quell'istante l'ultima cosa su cui mi sarei impuntato sarebbe stata la sua ipotetica maleducazione o il suo eventuale non rispetto per il mio cognome.
"Sono il suo fidanzato" dissi di getto senza pensare neppure per un secondo che se la notizia si fosse diffusa, qualcosa per me sarebbe sicuramente cambiato.
"La sua situazione sembrava critica perché crediamo che abbia forzato troppo la mano, ma non è una malattia grave se curato in tempo" disse rientrando in ospedale così fui costretto a seguirlo per poter continuare ad ascoltare ciò che aveva da dirmi, anche se con la sola premessa mi aveva già sollevato in una maniera portentosa. "Ha solo bisogno di una terapia farmacologica per alleviare i sintomi e uno stile di vita adatto a ciò che richiede il disturbo" mi spiegò.
"Può dire direttamente a me" dissi impacciato poiché volevo sapere a cosa Jungkook stesse per andare incontro.
"Non si preoccupi perché andrà tutto bene" mi rincuorò come se mi avesse appena letto nel pensiero. "Il ragazzo dovrà semplicemente seguire con attenzione la terapia, possibilmente assumere un cardiologo che possa aiutare e migliorare la sua attuale condizione e per il resto è importante che mangi bene e che faccia attività fisica tuttavia non potrà mai affaticarsi più del dovuto poiché sennò accadrà ciò che è appena accaduto o peggio"
Finalmente tirai un sospiro di sollievo, per quanto la situazione fosse critica ero comunque felice e alleggerito che Jungkook fosse salvo e fuori pericolo. Quando lo vidi perdere i sensi nel bel mezzo del campionato avevo pensato al peggio, avevo creduto di averlo perso e di essere rimasto solo ancora una volta tuttavia se da un lato mi ero liberato di quel peso, dall'altro un nuovo macigno occupò il mio petto. Per un attimo misi da parte il mio egoismo e cercai di mettermi nei suoi panni. Lui che aveva desiderato con tutte le sue forze di vincere il campionato, lui che aveva la passione e che eccelleva in qualsiasi tipo di sport e che possedeva il sogno di divenire un importante atleta, ora si ritrovava a dover addio a quel mondo a causa del suo problema al cuore.
Era ingiusto e improvvisamente mi sentii inutile, ebbi la sensazione di avere le mani legate poiché mi resi conto di non poter fare nulla per lui se non rimanere al suo fianco. Abbassai la testa rattristato poiché sapevo che ogni mio gesto non sarebbe mai stato abbastanza per poter alleviare quel suo dolore.
"È sveglio?" bisbigliai anche se provavo un certo batticuore nel dover trovare le parole giuste da dire o anche nel solo doverlo rivedere dopo quello che avevo scoperto.
Quando l'uomo con il camice bianco annuì alla mia domanda, mi diede le indicazioni per poterlo raggiungere e solo allora cercai di trovare il coraggio, tuttavia mi fermai proprio sull'uscio della sua porta. Sbirciai dentro sperando che il suo sguardo non fosse rivolto verso l'uscita e che quindi non mi notasse, almeno finché io non avessi voluto. Jungkook aveva finalmente aperto gli occhi e il solo vederlo stare bene, mi alleviò da tutto il logorio che aveva conquistato il mio corpo dal momento che lo avevo visto stare male, in quell'istante mi sembrò di respirare per la prima volta dopo una lunga e instancabile difficoltà di inspirare ed espirare regolarmente. Vedere Jungkook sollevarsi nel tentativo di mettersi a sedere sul bianco lettino dell'ospedale fu più che tornare a respirare normalmente, fu come la prima vera boccata d'aria.
Quel pomeriggio gli ero stato accanto in modo del tutto spontaneo, molteplici sensazioni avevano pervaso la mia mente: ero stato preoccupato, angosciato, deluso e persino arrabbiato. Avevo visto crollare il suo corpo, quello che ritenevo uno dei più muscolosi e di conseguenza forti che avessi mai visto da vicino eppure quel giorno mi apparve il più fragile del mondo e questo mi fece venire un nodo alla gola che non seppi come sciogliere. Avrei voluto avvicinarmi a lui con cautela, come se avessi paura di svegliare un neonato appena addormentato, malgrado quelle mie attenzioni però quando finalmente lo ebbi vicino, non riuscii a controllarmi. Mi catapultai all'interno della stanza e senza che me ne rendessi conto mi avvicinai a lui, non per chiedergli delle sue condizioni o per vedere se andasse tutto bene, semplicemente mi lasciai trasportare dalle mie emozioni, sapendo già di sbagliare e soprattutto sapendo già che me ne sarei pentito presto.
A passo svelto andai incontro il lettino dell'ospedale e quando gli afferrai i lati della maglia lo strattonai in una maniera poco gentile, facendolo così sussultare e in seguito gemere per il dolore.
Durante la lunga attesa mi ritrovai a pensare a cosa avrei dovuto dirgli una volta che avrebbero ripreso coscienza, dopo una accurata e imbranata serie di opzioni optai per un semplice ma efficace "come ti senti?" eppure una volta che lo rividi in sé, le uniche parole che uscirono dalla mia bocca furono "perché cazzo me lo hai nascosto?"
"Aspetta ti prego" pronunciò immediatamente, forse per paura che la mia reazione potesse peggiorare nel giro di pochi secondi e proprio quella mia percezione mi bloccò i muscoli del corpo. Quelle tre parole mi ricordarono un preciso momento che avrei tanto voluto cancellare dalla mia memoria: nella mia testa venne ricreata la notte in cui Jungkook aveva testato la mia tolleranza, finendo così in uno scontro a senso unico. Avevo picchiato Jungkook senza alcun ritegno e mi vergognavo terribilmente per averlo fatto, se solo fossi potuto tornare indietro nel tempo non mi sarei mai permesso di rifarlo eppure quelle azioni disumane rimanevano tra i nostri ricordi, motivo per cui in quel momento riuscii a fermarmi in tempo. Ero arrabbiato con lui si, ma non avevo alcuna intenzione di comportarmi come in passato e soprattutto di ferirlo ancora, era una situazione delicata però quella sua semplice esclamazione era riuscita a fermarmi e a non farmi perdere il controllo delle mie azioni.
A quel punto allentai la presa e solo in quell'istante mi resi conto che le mani di Jungkook fossero sopra le mie, quel gesto mi addolcì e così lo lasciai definitivamente. Mi voltai dal lato opposto forse perché senza quel mio naturale istinto strapieno di ribalderia, mi sentii pari a zero e non ebbi nemmeno più il coraggio di guardarlo dritto negli occhi.
"Non lo farò ok?" esclamai con fermezza, probabilmente per memorizzarlo nella mia testa piuttosto che nella sua. "Ma sappi che adesso avrei tanta voglia di metterti le mani addosso" semplicemente ci tenevo che lo sapesse perché si era comportato da perfetto stronzo ed io ci ero rimasto di merda. Se mi avesse mentito su un'altra questione magari non me la sarei neppure preso, dal momento che ero l'ultima persona sulla faccia della Terra a poter metter bocca sulla lealtà e sulla sincerità giacché la mia intera figura come imprenditore e tutta la storia della mia famiglia reggeva ancora bene nel territorio della Corea, solo ed esclusivamente perché era ben fondata su una menzogna che nessuno avrebbe potuto rivelare.
Era assurdo come il destino si fosse fatto beffa di me sotto quel punto di vista: non me ne era mai fregato nulla degli altri eppure ora sentivo dentro la pelle come un fastidio che in realtà non era altro che preoccupazione dettato dal sentimento che provavo verso quello stupido che mi aveva nascosto la cosa più fondamentale degli esseri umani e sulla quale non era permesso scherzare: la salute e Jungkook aveva messo a rischio la sua vita pur di tenermi all'oscuro di tutto. Mi chiedevo perché... Non si fidava abbastanza di me?
"Avresti tutte le ragioni per farlo" mi assecondò. "Ma non incentrare il problema su di te perché non ti riguarda affatto" solo a quel punto mi voltai verso di lui. Era uno scherzo? Oggi aveva deciso di prendermi per il culo con tutte le sue forze o chissà forse dopo tanto tempo aveva davvero bisogno di provare l'ebrezza dei miei pugni o di sentire le mie nocchie impiantate su quel suo bel faccino pallino, quasi angelico. Voleva essere malmenato sul serio? Perché se quello era il suo scopo allora ci stava riuscendo benissimo.
"Pensi davvero che il mondo giri solo intorno a Kim Taehyung?" continuò con lo sguardo basso. "Sai per un attimo potresti anche metterti in un secondo piano per riuscire a vedere chiaramente la situazione e solo a quel punto ti accorgeresti che non sono io lo stronzo" ero ad un passo nel pestarlo e a quel punto, conoscendomi, una volta fatto la prima mossa non mi sarei più tirato indietro eppure ancora, con i suoi fottuti discorsi che mi ingarbugliavano il cervello, riuscii a frenarmi.
"Sono io quello a stare male Taehyung" gridò con le lacrime agli occhi e percepii un brivido sulla schiena. "Vorrei solo ricevere affetto per una volta" si asciugò velocemente una goccia che scese sulla sua guancia ancora prima di tutte le altre. "Chiedo tanto?" sussurrò infine e a quel punto non potei fare a meno di avvicinarmi a lui ma solamente per stringerlo a me. Non ero in grado di soddisfare i bisogni di Jungkook, me ne rendevo conto ma sarei stato disposto ad imparare pur di stare al suo fianco, avrei fatto di tutto per lui ma Jungkook era troppo caparbio per poterlo comprendere ed io d'altro canto era troppo cinico per farglielo afferrare.
Con un aria inesperta e quasi spaventata, avvolsi il suo corpo in un abbraccio caloroso nella speranza di dargli il conforto di cui aveva necessità tuttavia Jungkook poggiò le mani sul mio petto cercando di spingermi indietro cosicché potesse allontanarmi da lui, solo quando lo strinsi a me con impeto e quasi forzatamente, lo sentii piangere a dirotto.
Rimanemmo fermi e zitti in quella posizione per qualche minuto e solo allora mi resi conto di quanto non mi importasse nulla di tutta quella storia. Non era importante per me il fatto che Jungkook mi avesse nascosto una faccenda talmente delicata, non era neppure importante che l'avessi scoperto tramite un telefono e che forse quel giorno aveva usato il sesso con me solo per avere una distrazione da quel pensiero che quasi sicuramente lo aveva distrutto totalmente. L'unica cosa che contava in quel momento era che stesse bene e che ci fosse speranza per un futuro.
"Sei forte Jungkook" sussurrai accarezzandogli i capelli e scendendo leggermente sulla nuca. "Ci sarà un modo per superare questo schifo" cercai di rassicurarlo per quello che potevo.
"Io non ti lascio okay? Sono qui con te" continuai fregandomene di quel lato di me che continuava a ripetere di non lasciarmi andare troppo o di non mostrare i miei sentimenti in modo talmente ovvio eppure sapevo che quella fosse la cosa giusta da fare, non solo per lui ma anche per me stesso. Era ciò che sentivo di fare nonostante fossi ancora deluso dal suo comportamento, credevo che dopo la questione dei soldi e della sua condizione familiare non mi nascondesse nient'altro eppure solo in quell'istante mi resi conto di quanto avevo valutato male il suo essere. Era molto più simile a me di quanto mai potessi immaginare.
"Però sappi che non ti darò l'indennità di malattia" esclamai nel tentativo di farlo ridere e così fece. Si distaccò da me lentamente ma con ancora il sorriso stampato sul viso in contrasto con le lacrime appiccicate sulle sue guance. Delicatamente gli accarezzai uno zigomo con il pollice e lo guardai attentamente, cercando di comprendere le sue sensazioni, alla fine però mi persi tra i suoi occhi che nonostante tutto rimanevano caldi e luminosi.
"Mi dispiace per prima" dissi sincero allungando l'indice per sfiorargli il mento e ancora una volta, come consuetudine cercò di spostarsi in tempo ma come sempre non riusciva mai ad evitare quel contatto che continuava a fingere che gli desse fastidio. Sapevo che in fondo gli facesse piacere. "Quando ti ho visto star male in palestra mi sono sentito come se un treno mi fosse passato sopra" spiegai cercando di mettermi a nudo il più possibile, forse per il semplice motivo che avevo bisogno di giustificarmi in qualche modo per l'azione che stavo per commettere qualche secondo prima. "E quando ho scoperto che ti eri tenuto questo problema solo per te, come se un fosse un segreto da non dover rivelare a nessuno mi sono sentito persino peggio"
Si morse nervosamente il labbro poiché probabilmente quando mi ero scagliato su di lui non ne aveva compreso il motivo, ma volevo che sapesse che fossi a conoscenza di tutto non perché credevo che fosse giusto, ma per il semplice fatto che pretendevo una spiegazione sul motivo per cui non me ne avesse parlato subito o quantomeno prima.
"Ti chiedo scusa anch'io" bisbigliò dolcemente tuttavia quando cercò di proseguire con il discorso, venimmo interrotti da delle voci squillanti che riconobbi immediatamente.
Jimin, Hoseok e Yoongi entrarono nella stanza senza nemmeno bussare e da quel momento in poi non ci fu neppure un attimo di tranquillità e né tantomeno di silenzio. Cominciarono a disperdere una marea di domande che non riuscii a comprendere per quanto parlassero velocemente e tutti insieme tra loro, mescolando così le loro voci e le loro parole, era straziante averli in quella stanza, specialmente in quella situazione in cui ero ad un passo nel discutere seriamente con Jungkook. Sebbene lui sembrasse divertito da quella situazione, io ruotai gli occhi e a quel punto gli diedi una pacca sulla spalla in modo che potesse scostarsi per farmi spazio sul letto, cosicché potessi sedermi accanto a lui.
"Jungkook sapeva già di avere un problema al cuore prima di oggi" dissi io per mettere a tacere il loro chiacchiericcio inutile e mi voltai verso Jungkook con un finto sorriso.
"Cosa?" domandarono all'unisono.
"E hai comunque deciso di partecipare al campionato?" urlò Hoseok, pronto a rimproverarmi.
"Sicuro che non abbia anche problemi al cervello?" chiese a quel punto Jimin che come sempre riusciva ad alleviare la tensione in una maniera genuinamente divertente.
"Perché diamine ce l'hai nascosto?" intervenne anche Yoongi, solo dopo che l'arancione controllò scherzosamente la fronte del castano. Quando venne posta quella domanda però l'aria si rifece seria e in men che non si dica ci ritrovammo tutti attorno a Jungkook, propensi ad ascoltare le sue ragioni.
"Ecco diciamo che sono stato male un paio di volte prima di decidermi di andare dal medico ed è stato difficile per me affrontare i dolori da solo, quando però ho scoperto di avere uno scompenso cardiaco, oltre a sentirmi terribilmente abbattuto, mi sono fortunatamente trovato con Taehyung che senza saperlo aveva curato il mio umore" parlò sfregandosi bruscamente le dita contro l'anello che teneva nell'anulare. "Nonostante la sua vicinanza però non me la sono sentiva di condividere con lui quel mio problema e in realtà in cuor mio sapevo che non avrei trovato il coraggio di parlarne con nessuno per un semplice motivo" continuò prendendosi una breve pausa. "Mi prenderete per stupido ma non vi ho detto nulla perché non volevo che vi preoccupaste per me" disse sincero ma estremamente agitato, lo percepivo dai suoi movimenti e anche da tono della sua voce. "Non volevo diventare un peso per voi... Però adesso mi dispiace essermi comportato così"
"Siamo i tuoi migliori amici" esclamò Hoseok come per dire che avrebbe potuto fidarsi di loro o forse solo per ricordarglielo giacché non commettesse lo stesso errore una seconda volta.
"Non dirlo come se Jungkook fosse più importante per voi" esclamò Jimin puntandogli il dito contro.
"Lo conosciamo da più tempo, è così" rispose Hoseok prontamente, come se fosse una gara così entrai subito nella conversazione, giusto per marcare un po' il mio territorio.
"È il mio ragazzo" mi vantai.
"Ecco infatti, è il ragazzo del mio migliore amico" si intrufolò spontaneamente Jimin, solo per averla vinta anche lui
"Aspetta cosa?" chiesero tutti e tre con un'espressione sorpresa in volto, dopo una manciata di secondi che si presero per realizzare ciò che avevo appena rivelato. "Siete fidanzati?" disse ancora Jimin che in quel momento sembrava forse il più euforico tra tutti.
Sia io che Jungkook ridemmo di gusto alle loro facce e solo dopo annuimmo alla loro domanda, facendoli così complimentare con noi.
"Grazie ragazzi" sussurrò Jungkook sorridente e poggiando la testa sulla mia spalla. "Non voglio più avere segreti con nessuno, davvero" continuò come rassegnato e come se fosse amareggiato dal suo stesso comportamento e nello stesso istante anch'io mi ritrovai a pensare la medesima cosa. Neppure a me piaceva avere segreti con lui e mi rendevo conto, solo ora che mi ero ritrovato dalla parte opposta, di quanto brutto e controproducente fosse per la nostra relazione, allo stesso tempo però sapevo di non avere altre scelte. Non potevo ancora rendere partecipe Jungkook del mio passato e forse addirittura non volevo.
"Da oggi mettiamo le carte in tavola" dissi ma solo per fargli capire che concordavo con le sue parole, di certo non intendevo dire che da quel momento sarei stato con lui un libro aperto eppure qualcuno qualche minuto dopo, sembrò aver capito tutt'altro. Uscii dalla stanza di Jungkook sia per andargli a prendere qualcosa da mettere sotto i denti e sia per lasciarlo un po' da solo con i suoi migliori amici, nel tragitto però fui seguito da Jimin che mi assillò con il suo sermone.
"Quando parlavi di non avere più segreti, parlavi anche di te o è una cosa che riguarda solo lui?" mi chiese ed ebbi l'impressione che fosse quasi arrabbiato con me. Non aveva il tono con cui era solito parlarmi, avevo sempre apprezzato anche quel suo lato sempre sincero e estremamente spontaneo ma odiavo quando qualcuno cercava di impormi le loro posizioni o le loro regole. Non avrei parlato con Jungkook, non avevo alcuna intenzione di ritornare per l'ennesima volta sugli errori che avevo commesso da ragazzino e specialmente in quel momento non avevo nemmeno alcuna voglia di rendere partecipe un ragazzo che non si era fatto scrupoli a nascondermi una cosa che riguardava lui in prima persona e soprattutto che riguardava il suo presente. Se me ne avesse parlato avrei fatto di tutto per aiutarlo, per sostenerlo o anche solo per stargli accanto come avrei voluto, al contrario i miei segreti anche se rivelati, non avrebbero aiutato nessuno, tantomeno il nostro rapporto che probabilmente si sarebbe addirittura sgretolato in mille pezzettini se solo avessi trovato la forza di raccontargli il mio passato.
"È diverso" dissi semplicemente poiché l'ultima cosa che volevo era litigare con Jimin.
"Sai che non è così" insistette.
"Ma è più complicato"
"Taehyung non hai mai pensato anche solo per un secondo che potesse essere complicato anche per me?" domandò e quelle poche e semplici parole mi colpirono al petto come una lancia. "Eppure tu non ti sei mai fatto scrupoli a rendermi partecipe dei tuoi sbagli, io d'altro canto però ti sono sempre rimasto affianco. Ci sono sempre stato per te nonostante tutto e sai perché?" chiese retorico. "Perché ti voglio un bene immenso e per quanto le tue azioni, abbastanza discutibili per me rimani e rimarrai per sempre Taehyung. Il mio migliore amico e il fratello che non ho mai avuto" finì quasi per commuovermi tuttavia non cambiai il mio punto di vista, anzi cercai quasi di ringraziarlo senza però essere troppo evidente o troppo sentimentale.
"Ed è per questo che di te mi sono sempre fidato"
"Credo sia arrivato il momento di fidarsi anche di Jungkook" esclamò prontamente e ruotai gli occhi a causa delle sue battute sempre pronte. "Per quanto ti rifiuti di accettarlo provi amore per lui ed è persino un sentimento che supera il nostro. Non avere paura perché sono sicuro che Jungkook ti amerà a prescindere da ciò che hai fatto" sospirai a quelle parole e cominciai quasi a credergli.
"Ma devi dirglielo prima che sia troppo tardi o peggio ancora che lo scopra da solo, più tempo ci impieghi e più diventa difficile"
"Lasciami in pace ti prego" quasi piagnucolai dato che sapevo che avesse pienamente ragione e rientrai nella stanza dove trovai anche qualcun altro intento a voler invadere quello spazio.
Un infermiere con delle rose in mano si precipitò da Jungkook e così feci anch'io, cercando di comprendere meglio la situazione, che sembrava essermi scivolata di mano nel giro di qualche minuto, giusto il tempo di andare alle macchinette per comprare una banale merendina.
"Una persona ha lasciato questo per lei nella hall" lo informò gentilmente prima di donare il bouquet di rose al diretto interessato, poggiandoli in modo delicato sulle gambe di Jungkook, che carinamente ringraziò con le gote arrossate probabilmente per l'imbarazzo. "Non ho visto chi fosse ma c'è un biglietto" disse ancora prima di lasciare definitivamente la camera.
Curioso e forse anche geloso mi sporsi per sbirciare il fogliettino attaccato al mazzo, ma Jungkook mi mandò un'occhiataccia che mi fermò. In quel preciso instante giurai che se il proprietario di quel regalo fosse stato Lee o qualche altro maniaco che si era invaghito di Jungkook, sarei andato direttamente allo strip club e l'avrei fatto chiudere una volta per tutte tuttavia quando sentii il vero nome mi parve ancora peggio di quei luridi porci che aveva incontrato a lavoro.
"Allora da parte di chi è?" chiese Hoseok stanco di attendere, proprio come me.
"Li ha mandati Mingyu..."
Spazio Autrice
Ed eccoci qua! Finalmente Taehyung ha scoperto della malattia di Jungkook tuttavia nella loro relazione sappiamo che vi sono altri terribili segreti che a quanto pare rimarranno tali ancora per un po' di tempo. Lo scompenso cardiaco come avete letto è una malattia grave se non curata in una certa maniera, fortunatamente però vi è una terapia che può aiutare a vivere normalmente.
Io sono molto fiera della reazione di Taehyung perché si vede che è maturato con il tempo e che ci tiene a dimostrare l'amore che prova per Jungkook, ma riuscirà a mantenere il controllo?
Vi avverto che sta per arrivare una nuova era in cui l'antagonista è naturalmente Mingyu, io sono molto entusiasta ma allo stesso tempo mi odio per aver pensato/scritto determinate cose. TENETEVI PRONTI!
Vi do un altro spoiler: prossimo capitolo ci sarà una smut abbastanza piccante e diverse da quelle precedenti. Mi avete sempre fatto notare nei commenti che faccio smut dolci QUINDI HO PENSATO BENE DI MOSTRARVI QUALCOS'ALTRO.
se vi va fatemi sapere come è stato il vostro ritorno a scuola/lavoro che sono curiosa. bye bye vi amo ciao!
-Federica
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top