29. Egoismo
Quei secondi che mi separarono da un'effettiva risposta mi parvero interminabili minuti che mi fecero avvertire nell'aria una terribile e improvvisa tensione, accompagnata da quel pizzico d'ansia, nell'attesa che Taehyung chiarisse il mio dubbio. Io non ero mai stata una persona che pretendeva dagli altri delle scusanti o delle richieste in particolare, non avevo mai assunto quel genere di comportamento poiché non lo ritenevo affatto consono, neanche con i miei genitori malgrado ad un figlio spettassero determinate pretese. Non mi piaceva l'idea di dover riscuotere dagli altri delle parole forzate, delle storie che in realtà con avrebbero mai voluto raccontare o dei sentimenti che la gente non avrebbe voluto tirare fuori, neppure con la forza.
Quel giorno però mi imbattei per la prima volta in una visione che non solo non avrei voluto vedere, ma della quale avrei persino richiesto una spiegazione, con una certa insistenza. I miei occhi erano stati testimoni di una scena che probabilmente da un lato mi sarei anche dovuto aspettare ma che dall'altro, non ero per niente pronto per assorbire quello che per me era uno sgomento interiore ma anche un'affronto a quella nostra specie di relazione.
Pretendevo che mi dicesse chi fosse quel ragazzo dai capelli arancioni che stava in casa sua, beatamente seduto sul suo divano mentre io invece me ne stavo sdraiato sul suo letto. Volevo un chiarimento e se avessi potuto avrei anche scelto di conoscere tutti i minimi dettagli pur di sciogliere il nodo che mi si formò, non solo alla gola ma anche nella bocca dello stomaco.
Quello che provavo era fastidio puro e chiamarlo in quella maniera, era solamente un modo per non usare la parola gelosia, come se fosse qualcosa di tanto brutto da poter ammettere. Era uno di quei sentimenti che tutte le persone parevano non voler provare mai e che allo stesso tempo, non volevano neppure far provare alle persone attorno a loro. Era una di quelle tormentose emozioni che tutti giuravano di non provare ma che puntualmente, dinnanzi ad una scena disapprovata, finivano per mangiarsi tutte le unghie di una mano.
Probabilmente facevo parte di quella categoria, considerato che non mi ero mai ritenuto una persona gelosa, non potei però negare di averla provata per Taehyung, in quel determinato momento. Ero consapevole di non aver alcun diritto per esserlo e ne tantomeno per potergli porre delle domande, motivo per cui quell'attesa mi parve non finire mai.
Io avevo da sempre saputo che nella nostra relazione fosse lui ad avere le redini in mano, così come sapevo che anche lui ne fosse consapevole e per qualche tempo avevo persino creduto che quel particolare, che non faceva altro che aumentare il suo essere megalomane, lo divertiva parecchio. Era ormai scontato che non fossimo legati da alcun tipo di patto; non eravamo fidanzati e non ci eravamo mai scambiati nessuna promessa, allora perché provavo un formicolio proprio sul cuore?
In quel dannato istante compresi però che era qualcosa che andava oltre; io mi ero appena reso conto di essere geloso di Taehyung ma non era una semplice gelosia per quello che avevo visto, né tantomeno possessione o ossessività nei suoi confronti. Ero semplicemente geloso di qualsiasi cosa, a partire da quel gesto sino a finire alla sua persona: ero geloso di lui e di tutto ciò che aveva vissuto poiché non facevo altro che pensare che quelli erano stati attimi di cui io non avevo fatto parte. Ero geloso dei pensieri che lo avevano tormentato durante le giornate e durante le notte, quando io per lui neppure esistevo.
Quando lo guardai negli occhi, lo vidi voltarsi prima verso quel ragazzo e poi di nuovo verso di me, come in cerca di una risposta o forse solo perché non si aspettava quella mia domanda. Ammirarlo in quel tratto di tempo, mi diede modo di constatare quanto geloso fossi di chiunque prima avesse potuto assaporare il gusto delle sue labbra o aveva potuto condividere con lui delle situazioni intime a livello sentimentale, oltre che carnale. Solo al pensiero di tutte quelle ragazze che avevano potuto toccare il suo corpo, sentire il suo buon profumo, giocare con i tuoi capelli o ascoltare il suono della sua voce mi irritava come poche cose nella vita.
Beccare Taehyung in quel frangente però mi aveva ricordato, non solo che non sarei dovuto essere geloso di quelle idiozie dal momento che lui non mi apparteneva ma soprattutto, che io e lui non eravamo nulla di concreto; ero consapevole che alcune emozioni non potessero essere controllate, motivo per cui dopo tutto quello che era successo tra di noi, non potei di certo negare o nascondere che io, dentro di me, sentissi quel biondino già un po' mio.
Ero troppo debole e cedevole alle emozioni che mi era impossibile rimanere freddo a tutto ciò che avevamo vissuto, non ero capace di reagire a quelle effusioni e a quelle attenzioni come faceva Taehyung; ci eravamo baciati più volte ed io ero riuscito anche a superare tutte le mie paure per fare quel grande passo, che ci avrebbe però permesso di portare ad un altro livello il nostro strano rapporto. Non pretendevo che dopo quel preliminare, ufficializzasse le cose tra di noi, anche perché non era di certo lo scopo per cui mi ero inginocchiato davanti a lui, tuttavia mi rendevo conto che le cose tra noi stessero cambiando.
Nulla di ciò che avevamo aveva ancora un nome ben definito però io, in cuor mio, mi rendevo conto che quando si trattava di me, Taehyung diventava magicamente più buono e comprensivo, quasi romantico alle volte. Con me era senza dubbio meno arrogante di come tutti lo definivano e di come io, per primo, lo avevo conosciuto quel giorno in metropolitana e in più, in quel poco tempo di conoscenza, lo avevo visto a poco a poco perdere tutta quell'acidità che aveva da sempre contraddistinto quel suo caratteraccio.
Tutte quelle ipotesi non avevano alcun senso però messe a confronto con quello che avevo appena visto: beccarlo ad un centimetro di distanza dal volto di un altro ragazzo mi fece capire che stessi andando incontro a qualcosa di troppo grosso, quasi incontenibile, sentimentalmente parlando ma soprattutto mi resi conto di quanto stupido fossi stato nel costruirmi dei castelli di sabbia. Mi chiesi come fosse possibile che mi avesse stregato sino a quel punto, sino a farmi credere tutto ciò che in realtà non esisteva ma soprattutto mi chiesi come io fossi potuto rimanere talmente tanto coinvolto da lui in quel breve lasso di tempo.
Mi ritrovai a credere che ogni sua scusa non sarebbe stata credibile alle mie orecchie e che avesse potuto dire qualsiasi cosa, in ogni caso non lo avrei creduto poiché ai miei occhi, quella visione apparve come un'evidente prova che io per lui non contassi nulla o perlomeno non contassi tanto quanto lui contava per me. Li avevo letteralmente colti sul fatto e non vi era nulla da aggiungere, sempre nell'eventualità che avrebbe spero due parole per rispondere alla mia domande o per chiarire le mie evidenti perplessità.
"Ecco lui è il mio migliore amico" esclamò finalmente un po' timido, quasi titubante ma mi convinsi che fosse solo perché non si aspettava che gli porgessi quella questione, almeno non in quel momento. "Jimin" disse ancora e mi ricordai immediatamente di quel nome, dato che in precedenza l'avevo già sentire pronunciare dalle sue labbra.
Li fissai insistentemente con la bocca semiaperta dalla sorpresa, alternando lo sguardo tra di loro, incapace di dire anche sola mezza parola. Sarei voluto sprofondare per l'imbarazzo, avrei dovuto spostare indietro le lancette dell'orologio pur di evitare di porgli quella domanda con quel tono astioso tuttavia tirai quasi un sospiro di sollievo. Il peso al petto, al cuore e tutti i problemi che la gelosia pareva avermi causato erano magicamente svaniti e d'altro canto fui sollevato dal fatto che non mi fossi controllato e che non avessi fatto una scenata del tutto insensata. Probabilmente le mie gote si erano colorate di un lampante rosso fuoco che mi fecero apparire ancora di più come un perfetto idiota e così cercai di reagire, levando per prima cosa quella faccia da pesce lesso, che sicuramente aveva già da qualche minuto, caratterizzato la mia espressione. Tutta quella circostanza mi fece apparire come uno stupido ma l'unica cosa in grado di rincuorarmi fu il fatto che Taehyung non sembrò minimamente aver colto la mia palese gelosia.
Avevo frainteso tutto e dunque mi sentii un perfetto idiota, cercai di non farlo a vedere ma quello che invece era abbastanza palpabile e visibile persino ad un cieco, era senza dubbio il mio interno alleggerimento. Mi ero ritrovato a fare un sospiro di sollievo come se fossi contento di quella sua risposta poiché essendo solo il suo migliore amico, non mi sare dovuto preoccupare di nulla, ragion per cui tornai ad stare nella mia nuvoletta di conforto, lo stesso che mi aveva dato Taehyung, tramite quelle poche ma concise parole. Mi aveva parato di lui durante la nostra prima uscita notturna e avevo compreso sin da subito il loro legale quasi viscerale: si conoscevano da anni e probabilmente loro due avevano quel tipo di rapporto che faceva indivia a tutti gli altri.
Quel ragazzo dai capelli arancioni mi aveva da subito provocato un certo fastidio; quando me ne parlò il primo giorno colsi dentro di me una dannata gelosia che mi fece sentire uno stupido. Il loro rapporto mi causava un'invidia che non mi avevo mai provato prima di allora e quella sensazione aumentò a dismisura, quando li vidi tanto intimi. Quel Jimin sapeva tutto su di lui, tutti i suoi segreti, il suo passato e probabilmente aveva anche avuto l'onore di conoscere la temuta famiglia Kim, quella che invece io non avrei mai potuto conoscere e ancora una volta provai quasi risentimento nei suoi confronti, considerato che anch'io per Taehyung, sarei voluto essere importante tanto quanto lo era il suo amico e soprattutto sarei voluto arrivare a quel determinato grado di fiducia.
Ovviamente ero arrivato dopo nella vita del biondino e dunque era giusto e naturale che non fosse come io avrei sperato. Mi resi conto che se avessi pronunciato tutti i miei pensieri ad alta voce, sarei sicuramente potuto sembrare un perfetto egoista, dal momento che avrei semplicemente dovuto essere felice e grato che ci fosse una persona che si prendesse cura di Taehyung e del suo disturbo eppure non lo ero affatto.
"Ti avevo detto che un giorno te l'avrei fatto conoscere" continuò con un sorriso stampato sul viso, pareva essere contento di quella nostra interazione, al contrario io non lo ero affatto e come me, neppure lui mi diede l'impressione di essere felice. Certo non pensavo in questo modo ma spero comunque che vada bene" disse toccandosi la nuca per il disagio e dopodiché fece alzare il suo amico dal divano per portarlo proprio di fronte a me. "Allora cominciamo con le presentazioni ufficiali" continuò facendo tutto da solo, facendomi dunque arrivare la sua contentezza in contrasto però con la nostra serietà.
"Lui è Park Jimin, il mio unico e migliore amico, quasi fratello" parlò catalogando il loro rapporto e mantenendo quello spirito raggiante, tuttavia dovette dare qualche colpo sulla schiena di Jimin per far si che mi salutasse.
"Mentre lui è Jeon Jungkook, il mio..." si fermò un attimo come se avesse bisogno di pensaci su, evidentemente non sapeva cosa avrebbe dovuto dire. "Be... Si ecco, lu-lui è..." assottigliai lo sguardo, aspettando che dicesse qualcosa di concreto e che magari mi avrebbe potuto fare piacere, malgrado sapessi che quell'attesa non significa nulla di buono tuttavia sperai comunque che trovasse il coraggio di stupirmi in qualche modo. "Ah si lui è il mio adorabile coniglietto" continuò quella straziante frase, mettendomi un braccio sulle spalle così sbuffai visibilmente.
"Allora piacere di conoscerti nuovo animale domestico" rispose Jimin cercando di essere divertente ma nessuno rise, anzi Taehyung lo guardò male per poi rivolgere tutta l'attenzione su me. "E comunque i suoi animali domestici non durano molto quindi fai attenzione" mi stuzzicò ancora malgrado io non avessi detto nulla di sgarbato e a meno che non avesse il potere di leggere nella mente, non avrebbe avuto alcun motivo di essere talmente maleducato nei miei confronti. Misi il broncio quasi deluso da quella nostra interazione ma d'altronde cosa avrei potuto aspettarmi dal migliore amico di Taehyung?
Non risposi a quella provocazione e d'altro canto Jimin tornò a sedersi sul divano mentre Taehyung mi fece cenno di seguirlo in cucina e così feci. Nei minuti successivi il biondino parve irrequieto e preoccupato per le mie condizioni, mi fece sedere su una sedia attorno al tavolo, obbligandomi a stare fermo finché non mi avesse preparato una bibita fresca. Mi stava trattando come se mi fossi appena frantumato il cranio cadendo da una rampa di scale, motivo per cui mi venne da ridere nel vederlo muovere tanto freneticamente per tentativo di darmi un po' di sollievo. Non avevo evitato che si occupasse di me poiché ne sentivo il bisogno, la testa continuava a farmi male ma fui quasi sollevato dal fatto che fossi insieme a lui piuttosto che con qualcun altro.
Quando mi porse il bicchiere pieno, lo afferrai senza levargli mai gli occhi di dosso e pensai che probabilmente non si stava comportando in quel modo solo perché voleva aiutarmi nella ripresa della sbronza ma anche per evitare le mie possibili domande. Taehyung rimase di fronte a me e proprio in quel momento di ispezione da parte mia, notai dei dettagli che mi riaffiorarono la memoria per pochi secondi: i suoi capelli generalmente morbidi come la seta, adesso erano leggermente rugosi e alcuni ciuffetti erano appiccicati tra di loro, mi accorsi anche di come quel biondo che tanto mi piaceva era contaminato leggermente da un altro colore che spiccava visibilmente sopra la sua testa. I suoi ciuffi erano caratterizzati da un rosso scuro e capii subito che non fosse semplice sporcizia, così gli affettai una mano piuttosto che la bevanda che mi porse e tramite quel gesto, lo feci avvicinare maggiormente a me giacché potessi spostare con cura i suoi capelli.
"Taehyung" lo richiamai quando lo vidi abbassare lo sguardo ai miei tocchi delicati.
"Bevi, ti sentirai meglio"
"Mi sentirò meglio quando mi avrai detto cosa hai combinato ieri" dissi andando direttamente al punto. "È sangue questo?" mi riferì ai capelli e porsi la domanda con un tono intimidito anche se in cuor mio ero semplicemente rassegnato da quel suo comportamento, io ero pronto per ascoltare la sua versione sebbene fossi consapevole che non fosse una cosa bella da sentire. Taehyung alla mia domanda, rimase impassibile come sempre tuttavia pareva essere arrendevole a tirar fuori il rospo e difatti spostò una sedia, che mise proprio accanto alla mia e dopo di che si sedette, sbuffando.
"Jungkook prima ci tengo a dirti che io in altre occasioni e magari con altre persone non mi sarei fatto scrupoli a raccontare balle" cominciò facendomi capire sin da subito dove volesse andare a parare. "Ma come sai di te mi fido e non ho paura di dirti ciò che ho fatto nonostante me ne vergogni" continuò a parlare tuttavia i suoi gesti si contraddissero alle sue parole e difatti lo vidi abbassare lo sguardo, segno che sicuramente non andava fiero delle sue azioni, né tantomeno di doversi esporre dinnanzi a me.
"Ecco io lo so che tu non avrei voluto ma ieri ho guidato verso lo strip club, questa volta non avendo la minima l'intenzione di venirti a riprenderti piuttosto avevo una grand voglia di entrare dentro" spiegò sincero e mi mordicchiai il labbro, troppo stanco anche per arrabbiarmi. "Sono venuto a trovarti con Jimin e mi dispiace perché so che non avrei dovuto ma alla fine penso sia stato un bene" disse finalmente alzando la testa per incontrare i miei occhi confusi. "Se non ci fossi stato io, non so cosa ti sarebbe successo" continuò e pensai che stesse peccando di presunzione tuttavia non bloccai il resoconto di quella serata per me annebbiata e che lasciai mi rinfrescasse. "Credo che tu abbia semplicemente bevuto fin troppo, oltre il tuo limite tanto da non essere in te" mi spiegò e lo vidi fare fatica, era come se stesse misurando tutte le parole nel tentativo di nom usarne neppure una sbagliata. "Ecco io non sono riuscito a controllarmi" disse infine, lasciandomi intendere che avesse creato l'ennesima rissa nella quale solamente l'avversario di Taehyung ne usciva come vittima.
"Dimmi perché" sussurrai apparentemente tranquillo tuttavia vidi Taehyung negare con il capo, come se non avesse alcuna intenzione di rivelarmi il motivo.
"Taehyung con chi cazzo hai fatto a pugni?" continuai cominciando allora ad innervosirmi per quell'attesa non doverosa.
"Ho notato il proprietario del locale nonché tuo capo approcciare a te in una maniera fin troppo premurosa e fino a lì ti giuro che avrei anche potuto sopportare ma quando ho visto quel bastardo approfittando della tua condizione, non ci ho visto più" disse facendomi agghiacciare il sangue nelle vene e facendomi dunque credere di aver avuto ragione sin da quando lo incontrai. "Jungkook ha cercato di metterti le mani addosso e credo proprio avesse tutte le intenzioni di molestarti e magari anche di fare altro, non lo so ok?" continuò confuso proprio quanto me.
Le mie ipotesi erano davvero diventate realtà così velocemente? Per un momento pensai di aver sentito male e mi ritrovai dunque a ridacchiare quasi istericamente.
Ridacchiai perché improvvisamente quelle parole assurde mi parvero possibili; da giorni non mi fidavo più di Lee e lo ritenni quindi capace di compiere un gesto del genere. Il cuore mi batteva forte e i pensieri si fecero molto più rumorosi di prima, credevo nelle parole di Taehyung e quelle mi portarono a vergognarmi di me stesso, mi vergognai e mi disprezzai terribilmente perché non ero stato abbastanza prudente e maturo per potermi difendere da solo.
Paradossalmente però la cosa peggiore rimase il fatto che non continuassi a non ricordare nulla, così senza che me ne rendessi conto, i miei occhi si riempirono di lacrime e non provai neppure a scacciarle. Volevo sfogarmi e dal momento che non indugiarono a scorrermi sulle guance, semplicemente glielo lasciai fare così proprio come avevo lasciato che le mani di Lee si posassero sul mio corpo.
"Mi hai fatto preoccupare tanto ieri" sussurrò dolce Taehyung portando una mano tra i miei capelli, che solo dopo avermi toccato delicatamente, si ritrovò anche a scompigliare con una mossa veloce. "Non devi essere triste, ha avuto la lezione che meritava" disse quasi fiero in contrasto con il mio dissenso; immediatamente mi tornò in mente la visione di Taehyung sopra il corpo immobile di Namjoon o quella volta in cui fui io a prendere i suoi pugni pieni di rabbia e freddezza. Un brivido mi percorse la schiena poiché potei solo immaginare quello che aveva subito, giustamente o non, il capo dello strip club, avrei tanto voluto chiedergli i dettagli ma mi sentii in imbarazzo e probabilmente sarebbe stato un bene anche per me non conoscere ciò che Lee aveva provato a farmi.
Pensai bene e per molto tempo a cosa dire, da un lato sentivo di doverlo ringraziare dato che mi aveva aiutato ma allo stesso tempo ero abbastanza scombussolato per poterlo fare; non mi piaceva la violenza, dunque per me rimaneva comunque un gesto ingiustificabile e ignobile ma d'altro canto conoscevo il problema di Taehyung e non potevo essere arrabbiato con lui per qualcosa che non riusciva a controllare. Cercai ancora per un po' le giuste parole da dire ma nel momento in cui aprii bocca per parlare, avvertii un altro conato di vomito che a differenza degli altri, non riuscii a trattenere così piegai la schiena in avanti e vomitai, sporcando naturalmente tutto il pavimento.
"Cazzo allora ho fatto bene a portarti a casa di Jimin" esclamò Taehyung divertito da quella scena e nonostante io sentissi un gran dolore allo stomaco non riuscii a non ridere insieme a lui. Proprio nel momento in cui venne nominato, l'arrogante testa arancione fece il suo ingresso in cucina e imprecò alla vista della chiazza sotto i miei piedi.
"Porca troia il prossimo step è cagare palline di merda e poi possiamo mandarti dritto allo zoo" disse portandosi le mani ai capelli. "Io non ho intenzione di pulire questo schifo"
"Si, passo anch'io" si affrettò a dire Taehyung alzando le mani in segno di resa e dopo di che, si alzò dalla sedia. "In realtà devo proprio andare ora" continuò e persino il suo amico aggrottò le sopracciglia, stupito.
"Che hai di meglio da fare che raccogliere gli avanzi del tuo piccolo Kookie" ruotai gli occhi per il soprannome che mi affibbiò e ancora una volta, nel giro di pochi minuti, mi ritrovai a pensare a quanto fosse antipatico. Non volevo rimanere da solo con Jimin quindi sperai vivamente che mi avrebbe portato con lui, ovunque dovesse andare, soprattutto dopo quello che avevo appena scoperto.
Non volevo mi lasciasse solo.
"Ho degli affari da sbrigare in azienda che non posso più rimandare ma cercherò di fare presto" disse infilandosi il giubbotto. "Passo dalla farmacia per comprare qualcosa per farti stare meglio d'accordo?" continuò discutendo ormai da solo, io e Jimin ci fissammo per qualche secondo probabilmente terrorizzati di dover stare insieme per qualche ora.
"Jimin non dargli troppo fastidio e trattalo bene" disse puntandogli un dito contro. "E tu fai il bravo e riposa" mi sussurrò, toccandomi il mento con l'indice e mi lamentai ancora per quel gesto fastidioso che si ostinava a voler fare ma ancora di più trovai irritando quel suo atteggiamento. Perché doveva andare via in un momento per me tanto delicato?
Non trovai però il coraggio di dirglielo e così senza altri giri di parole, voltò le spalle e se ne andò via per davvero, lasciandomi nelle mani di quel suo amichetto presuntuoso.
"Allora..." iniziò Jimin alzando le braccia per stiracchiarsi. "Chi vince una partita alla playstation pulisce per terra?" propose con aria di sfida.
"Accetto" risposi immediatamente e forse fin troppo determinato data la mia sicurezza di poterlo battere in qualsiasi campo ma soprattutto mi ritrovai ad accettare nel tentativo di pensare di meno a quello che avevo scoperto. Al mio consenso Jimin sorpassò il vomito con un saltello e mi mise un braccio attorno le spalle, cosicché mi guidasse nuovamente verso camera sua.
Taehyung's pov
Uscito di casa, chiusi la porta alle mie spalle e mi affrettai nel raggiungere la mia macchina che quando misi in moto, senza neppure pensarci due volte, le ruote dell'auto svoltarono e si prepararono per una destinazione ben precisa. Ero sicuro e determinato di spingermi in quell'intento poiché sentivo di doverlo fare malgrado i sensi di colpa che quello avrebbe scaturito, generalmente erano soliti affiorare all'atto compiuto, questa volta però cominciarono a tormentarmi sin dal principio. La sola idea e la sola intenzione di ciò che stavo per fare mi fece percepire dei rimorsi tuttavia quelle sensazioni non furono abbastanza intensi da potermi fermare.
Ovviamente non avevo alcun proposito per recarmi in azienda e in cuor mio sapevo pure che neppure il peggior sbaglio lavorativo o il peggior scombussolamento tra i miei dipendenti mi avrebbe fatto correre a lavoro, abbandonando così Jungkook in quelle condizioni tuttavia avevo un conto in sospeso con una persona e non avevo intenzione di rimandare per nessun motivo al mondo. Avevo mentito a Jungkook così come avevo mentito al mio migliore amico, mi dispiaceva non dirgli la verità ma se c'era che una cosa che mi dispiaceva maggiormente era senza dubbio, il fatto che le persone colpevoli non incassassero tutto il male che meritavano. Quella fu il movente che mi spinse a dirigermi verso l'ospedale nella quale era stato portato il proprietario dello strip club.
Jimin si era tenuto in contatto con la persona che il giorno precedente l'aveva aiutato con quella faccenda, sia per sapere delle sue future condizioni, sia per farsi dare qualche informazione a riguardo. Il mio amico aveva avuto modo di scoprire che quel maniaco si chiamava Lee ed io, oltre che conoscere il suo nome, sentivo anche l'urgente bisogno di vederlo; inizialmente per costatare le sue condizioni fisiche e secondo poi per poter parlare con lui a quattrocchi. La rabbia era decisamente diminuita, specialmente adesso che sapevo che Jungkook fosse al sicuro e con una delle persone di cui mi fidavo di più al mondo, l'unica cosa che mi rimaneva da fare era dunque risolvere e chiudere quella parentesi per sempre.
Arrivai abbastanza velocemente e gli addetti alla reception mi fecero entrare senza neppure richiedere i miei documenti né tantomeno il motivo della mia visita, così solo dopo aver posto loro qualche questione, salì al piano superiore dove per l'appunto mi dissero che avrei trovato la stanza di quel verme. Mi affacciai senza mettere piede dentro per constatare prima le sue condizioni e notai con piacere che poteva tranquillamente muoversi dacché il suo corpo non aveva riportato alcun segno di dolore, gli unici muscoli conciati male erano naturalmente quelli della sua lurida faccia che nonostante la pulizia fatta dagli infermieri, rimase ricoperta da macchie rossastre causate dal troppo sangue fuoriuscito. La sua faccia era colorata da una decina di lividi bluastri e la cosa peggiore era decisamente il suo naso rotto e i suoi zigomi fratturati. Guardando le sue condizioni mi resi conto ancora una volta di aver esagerato ma malgrado quel minimo pentimento, entrai con decisione.
Lo salutai con una finta allegria ma non rispose e mi guardò confuso e accigliato, considerato che probabilmente non aveva alcuna visita in programma. Pensai subito che non mi avesse riconosciuto, dal momento che all'interno del locale vi era troppo buio per poter distinguere i volti degli sconosciuti e soprattutto, il giorno prima aveva perso i sensi nel giro di qualche secondo a causa della mia brutalità, ragion per cui gli era davvero impossibile riconoscermi. Eppure io volevo che si ricordasse di me così sebbene non avesse memoria del mio viso, cercai di rinfrescargli la memoria.
"Qui hai già trovato qualcuno da molestare o ancora no?"
"E tu chi cazzo sei?" chiese mettendosi a sedere, già abbastanza allarmato.
"Quello che ti ha spaccato la faccia" risposi orgoglioso avvicinandomi a lui e prima che potesse reagire in qualche maniera, mi misi un dito tra il naso e la bocca per fargli capire che doveva stare zitto e che non avrebbe dovuto chiamare aiuto. Non ero lì per procurargli altro dolore, nonostante la rabbia che cominciava a ribollirmi nelle vene mi intimava di spedirlo all'altro mondo. "E quello che farà di peggio la prossima volta se continuerai a infastidire Jungkook"
"E tu chi saresti per decidere quello che devo o non devo fare io con i miei dipendenti e per giusta nel mio locale?" alzò subito i toni. "Sei per caso il ragazzo di Jungkook o sei solo geloso perché quella puttanella non calcola neanche te?" chiese con un tono nervoso e probabilmente anche tanto risentito, così ridi per procurargli ancora più fastidio.
"Deve essere frustante provarci con qualcuno che non ricambia vero?" lo stuzzicai appositamente. "No davvero, dimmelo tu perché io non ho mai provato nulla di simile" avevo proprio intenzione di mettergli i piedi in testa. Più dava aria alla bocca più il mio rimorso diminuiva, era uno stronzo senza scrupoli, uno di quelli che offendevano e screditavano tutto ciò che non riuscivano ad ottenere ed era una di quelle categorie che odiavo di più al mondo. "In ogni caso non sono venuto qui per chiacchierare con te o tantomeno per rispondere ai tuoi quesiti del cazzo, sono venuto solo per avvisarti che non devi più permetterti di sfiorare Jungkook o ti giuro che la prossima volta non ti mando all'ospedale ma direttamente all'obitorio" mormorai serio.
"Se non ritiri questa minaccia, giuro che licenzio Jungkook oggi stesso" mi disse alzandosi. "E tu sai bene i problemi che deve affrontare ogni giorno quel povero ragazzino no?" alzò un sopracciglio come se avesse in pugno la vittoria, come se avesse toccato un punto delicato della vita di Jungkook ma di cui io non ne ero a conoscenza. Aggrottai le sopracciglia e cercai di comprendere quelle sue parole prima che mi cogliesse alla sprovvista; Jungkook non mi aveva mai parlato della sua vita privata e non si era mai confidato con me dei suoi problemi quindi non potevo sapere cosa stesse passando in quel periodo, mi aveva detto che avrebbe cominciato a lavorare per diventare indipendente e non a causa di problemi economici ma non mi sarei stupito se mi avesse mentito ancora. "Oh no!" si finse improvvisamente dispiaciuto. "Non mi dire che non ti ha detto nulla?" strinsi i pugni per contenere la mia rabbia e continuai a rimanere in silenzio lasciando che mi provocasse e che si prendessi gioco di me.
"Mi sembra di aver capito che i suoi genitori sono un po' una merda e che sono stati mandati a calci in culo dal negozio in cui lavoravano e quindi il piccolo figlioletto si è dovuto rimboccare le maniche per portare il cibo a tavola" spiegò e mi morsi la lingua. "Nonostante gli studi e la quella sua strana passione per lo sport però trova anche il tempo per fare la troia nel mio locale" disse ridendo mentre io mi sentii uno stupido per non averlo capito prima.
Ogni giorno ostentavo la mia ricchezza senza alcun ritegno mentre lui faticava anche a comprare la spesa? Era questo che Lee stava cercando di dirmi?
Chiusi gli occhi, incapace di rispondergli e mi logorai dentro per i sensi di colpa tuttavia in quell'instante, fui capace di pensare ad una cosa soltanto: non avrei mai più permesso a Jungkook di mettere piede lì dentro.
"Ha bisogno del mio lavoro per vivere, lui ha bisogno di me" esclamò appagato e solo all'ora lo afferrai dal colletto della maglia e lo avvicinai a me, prendendolo di sorpresa.
"Non ha bisogno del tuo stipendio da quattro soldi, sono il figlio dei Kim" ringhiai sul suo viso, ormai terrorizzato.
Lo vidi sgranare gli occhi per la paura e quasi lo sentii tremare come una foglia; era questo il motivo per cui non usavo quasi mai il mio cognome ma quel ragazzo mi dava sui nervi e avrei voluto vederlo inginocchiarsi davanti a me per scusarsi sia per aver infilato le mani dentro i boxer di Jungkook sia per tutte le offese che aveva usato nei suoi confronti. Il suo coraggio diminuì nel giro di pochi secondi e quando lo lasciai, si allontanò da me per fare un leggero inchino, simbolo di rispetto.
"Ti prego dimentica il mio gesto, sono davvero dispiaciuto e spero che entrambi possiate accettare le mie scuse" si affrettò a dire.
"So che sei solo spaventato ma mi farò bastare questo finto rispetto e queste finte scuse perché non ho intenzione di rivederti ancora"
"Che vuoi che faccia?" mi chiese allora ubbidiente.
"Fai ciò che hai detto un secondo fa" dissi malgrado le mie iniziali intenzioni non fossero state quelle. "Devi licenziare Jungkook" ero convinto di quello che dicevo, nonostante sapessi che Jungkook non avrebbe voluto. Conoscendolo avrebbe preso una scusa pur di tornare in quello strip club ma non poteva continuare a lavorare lì dentro dopo quello che il suo capo aveva provato a fare e dopo quello che aveva detto alle sue spalle. Non volevo che rivedesse la sua faccia e pur di tutelarlo avrei preso una decisione che in realtà spettava unicamente a lui.
"Inviagli una email, chiamalo per telefono, fai il cazzo che vuoi ma licenzialo e digli addio perché non lo rivedrai mai più" gli diedi una pacca sulla spalla e senza aspettare una risposta me ne andai, sapendo che mi avrebbe accontentato.
Quando lasciai l'ospedale per dirigermi nuovamente da Jungkook pensai molto a quello che feci, non me ne pentii neppure per un secondo ma mi sentii un perfetto egoista. Sapevo che Jungkook non avrebbe mai voluto lasciare il suo posto di lavoro ed era proprio per questo che decisi di agire prima che fosse lui a scegliere per se stesso, io dovevo avere tutto sotto controllo anche ciò che non riguardava me in prima persona.
Da bambino mi avevano insegnato a stare zitto, a mettermi da parte, a nascondermi quando le cose peggioravano ma quando crebbi compresi che erano stati degli insegnamenti sbagliati e che mi avevano portato a scappare, a subire ogni cattiveria e ad essere un codardo. Nessuno avrebbe voluto un intelligente ribelle tra i piedi, quindi sarebbe stato più comodo addomesticarlo e comandare ogni sua mossa, spezzargli le ali e distruggerlo mentalmente pur di averlo in pugno tuttavia un giorno persi quel controllo che mi era stato imposto e conobbi la rabbia. Improvvisamente le mie regole di vita cambiarono e mi ritrovai a decidere sia per me stesso che per gli altri; le persone che mi circondavano dovevano assecondarmi o avrebbero passato dei guai, ero io a scegliere l'intera vita di coloro che mi ruotava attorno ed ero persino io a decidere chi doveva vivere e chi invece sarebbe dovuto morire.
Spazio Autrice
Come avete visto il proprietario è uno stronzo a tutti gli effetti ma ha avuto la lezione che meritava tuttavia a causa di questi avvenimenti Taehyung ha preso una decisione che non spettava a lui ma che sarebbe dovuta spettare a Jungkook, che per il momento è scosso per ciò che ha passato. Come ho detto i due litigheranno presto ma probabilmente sarà solo la loro ennesima dimostrazione d'amore.
Per quanto riguarda Taehyung è sempre più evidente il fatto che abbia non solo qualcosa da nascondere riguardo la sua famiglia e il suo passato ma anche il tormento che prova per qualcosa che ha commesso durante la gioventù, ma che cosa avrà mai fatto di tanto dannoso per gli altri e soprattutto talmente dannoso da renderlo negli anni una persona così violenta e al punto di sviluppare un disturbo della personalità?
Se avete delle teorie I want to know, don't be shy.
Per quanto riguarda Jimin e Jungkook che ne pensate? io li amo tantissimo insieme, non vi preoccupate del loro primo approccio perché avranno modo di diventare amici.
Detto questo, se avete domande fatele tranquillamente e se avete tempo andate a leggere l'inizio della mia prima ONE-SHOT perché ci tengo tanto. Vi abbraccio fortissimoo!
-Federica
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