24. Idee chiare
Per un'intera settimana tutto si trasformò in una noiosa e banale routine: le giornate apparivano più lunghe e qualsiasi cosa facessi mi risultava pesante. Ero estremamente stanco ma soprattutto avvilito da tutta la mia situazione, non facevo altro che andare a scuola, partecipare ad ogni lezione, studiare tutto il pomeriggio per cercare di passare le interrogazioni che avrei dovuto sostenere nei giorni successivi e infine mi recavo allo strip club per lavorare. Avevo ripetuto questi passaggi sino alla nausea e in pochi giorni, quasi non mi sentii più in grado di sostenere quelle abitudini, il mio corpo cominciava a reagire male e oltre lo stress che quelli mi causavano, iniziavo a percepire i primi dolori fisici. Le gambe e le braccia si erano indebolite, sentivo bruciare la schiena e le spalle a causa delle troppe ore trascorse in piedi e difatti dovetti ricorrere a delle vitamine per potermi mantenere in forze ma soprattutto a delle pillole per cercare di dormire il meno possibile, dal momento che non avevo il tempo materiale per poter compiere quell'abituale gesto a tutti concesso.
La cosa più dolorosa rimaneva comunque il fatto che non avessi più i miei spazi e ancora peggio spazi da dedicare ai miei amici. Mi sentivo stretto e completamente disorientato, come se vivessi una vita non mia e che non mi avrebbe dato alcuna soddisfazione.
Sapevo che i dolori fisici fossero quasi dovuti e scontati mentre al contrario non riuscivo a comprendere la motivazione per la quale stavo male anche a livello mentale; per quanto mi sforzassi di dare una spiegazione logica però ero consapevole, dentro di me, che ero semplicemente stanco di quella che ormai era diventata una noiosa quotidianità. Eseguivo quelle giornate con un'espressione sempre annioita e sebbene fossi sempre pieno di impegni, desideravo comunque avere una distrazione, un qualcosa che mi avrebbe potuto risollevare il morale.
Sapevo che per vivere serenamente avrei dovuto cercare e secondo poi trovare la forza all'interno del mio corpo e della mia mente tuttavia era più difficile di quanto pensassi; non stavo bene in quel momento di totale solitudine e al contrario ero desideroso di possedere un'evasione da tutte quelle incombenze che stavano opprimendo la mia vitalità.
Ero cosciente che per poter proseguire quella folle routine che avevo iniziato e che avevo intenzione di estendere sino dove le mie forze me l'avrebbero permesso, avevo bisogno di una spalla che non appartenesse a me. Percepivo la necessità di avere qualcuno al mio lato, non pretendevo che quel qualcuno mi supportasse nelle mie scelte o che mi aiutasse a risollevare i miei problemi perché non era ciò di cui avevo bisogno. Io avrei solamente voluto una distrazione, una semplice persona su cui contare quando sentivo di dovermi rifugiare per poter ricaricare le mie batterie sociali.
Volevo poter dire di avere tra le mani un'opportunità di libertà, una scelta di poter rompere quelle catene che mi avrebbero fatto sentire incatenato per tutta la vita se solo non avessi trovato presto una via di fuga, una via per poter evadere dalla monotonia che il lavoro, gli amici, la scuola e tutto quello che pareva essere vincolato dalla società, ti costringeva ad avere.
Volevo godere di un rapporto che non avesse legami opprimenti ma che sarebbe servito solo come una pausa per poter riprendere fiato o per poter staccarmi da tutto per almeno un po'.
Ogni qual volta che mi ritrovavo a pensare ad una qualsiasi distrazione, mi si formava nella testa una specifica visione ed era proprio quel singolare e tanto esorbitante biondino che mi aveva ammaliato tramite la sua presenza e tramite la sua personalità.
Io volevo poter contare su Taehyung o anche solamente poter trascorrere del tempo insieme a lui.
Non mi sarei accontentato, non mi sarebbe bastato ammirarlo da lontano o scambiare con lui delle chiacchiere superflue e banali. Io volevo stare con lui per davvero, volevo evadere da quel tedioso e sconveniente mondo insieme a Taehyung.
Il giorno che passammo in azienda, lo stesso in cui mi regalò la sua rivista fu l'ultima volta che lo vidi, dopo di ciò non ebbi più sue notizie se non per i talk televisivi o per i media che continuavano a pubblicizzare i suoi nuovi scatti e il suo nuovo impiego da modello. Tutti stavano apprezzando il lavoro che aveva svolto all'interno del nostro liceo: le ragazze e anche alcuni ragazzi più giovani erano esaltati da quelle paginette tanto che andarono a ruba nel giro di qualche ora dalla loro svendita, gli adulti lo valutavano con un occhio più critico ma alla fine cedevano anche loro al fascino del biondo che finivano per adularlo in tutte le lingue mentre i suoi colleghi lo rispettavano e lo stimavano sino alla nausea.
Naturalmente i complimenti erano rivolti tutti verso di lui ma anch'io in fondo mi sentivo responsabile di quel buon lavoro, sebbene avessi svolto il minimo indispensabile. Ero fiero di lui e di quello che eravamo riusciti a fare insieme, avevo messo da parte tutte le mie paure e tutti i miei iniziali pregiudizi pur di compiere il volere del preside, motivo per cui fui felice e soprattutto soddisfatto di ricevere i suoi complimenti. Li meritavo non per quello che avevo fatto per il figlio dei Kim ma per il fatto che ero riuscito a superare le mie perplessità e il mio imbarazzo nei suoi confronti, ottenendo così anche un solida base su cui poter fondare un rapporto che non era affatto previsto.
E forse la causa del mio turbamento fu causato da quell'idea assurda che mi creai nella testa; avevo creduto di essere diventato importante per il biondo sebbene avessimo passato insieme solo qualche giorno eppure era quello che sentivo io dentro di me. Avevo timore di scoprire che per lui non fosse lo stesso, che provasse quella sua odiosa indifferenza anche nei miei confronti.
I suoi atteggiamenti mi facevano pensare che non fosse così eppure la sua improvvisa lontananza mi diede quella terribile impressione: inizialmente pensai che gli fosse successo qualcosa, in seguito però mi ritrovai a dare la colpa ai suoi troppi impegni lavorativi ma quando capii l'impossibilità di quelle ipotesi mi preoccupai ancora di più. Mi convinsi dunque che Taehyung si volesse semplicemente distaccare da me. Si era allontanato da un momento all'altro, ragion per cui non potei negare di esserci rimasto male.
Era stato lui a cercare un bacio ed era stato sempre lui a convincermi a restare nel suo studio sebbene avessi l'umore a terra, quindi non capii cosa non fosse andato bene tra noi per non farsi vivo per una settimana, oltre quel dannato contatto fisico che gli avevo vietato.
Per giorni interi ebbi il timore di non piacergli abbastanza, avevo paura che dopo avermi baciato si fosse reso conto di aver commesso un errore e arrivai anche a pensare che magari non gli fosse piaciuto. Avevo ipotizzato di tutto e ad un certo punto mi ritrovai persino a pensare che Taehyung potesse essere arrabbiato con me, considerato che ancora una volta non mi ero concesso a lui. Pensai a tutte quelle possibilità che mi misero a disagio e mi ritrovai a pensarlo anche nei momenti meno opportuni; immaginavo di poter toccare i suoi morbidi capelli biondi o di sentire ancora quel singolare profumo che emanavano i suoi vestiti e persino la sua pelle, allo stesso tempo però mi chiedevo se anche lui provasse quella mancanza nei miei confronti e senza rifletterci a lungo, mi autoconvinsi che la risposta fosse negativa.
Durante quell'assenza che mi parve infinita, mi ritrovai a sfogliare la sua rivista in modo quasi ossessivo nel tentativo di rivivere nella mia testa tutti i momenti trascorsi con lui ma la mancanza di Taehyung mi aveva spinto a compiere mosse ancora più ridicole, che probabilmente non avrei mai neppure trovato il coraggio di poter confessare ad alta voce. Ogni sera, dopo il lavoro, avevo continuato ad aspettarlo nella speranza che mi venisse a riprendere ma tutte le notti mi rendevo conto che non sarebbe venuto.
Quando per la prima volta non lo vidi arrivare mi sentii un perfetto idiota poiché mi ero talmente abituato a quel suo gesto, che avevo malamente pensato che potesse essere in ritardo. Taehyung non mi aveva mai promesso niente, era capitato un paio di volte che venisse a riprendermi allo strip club e sebbene non avessi ancora capito il motivo di quelle sue azioni, era scontato che provassi piacere nel vederlo arrivare con la sua auto costosa e quel suo solito sorrisino stampato in viso, solo ed esclusivamente per me. Ero onorato e mi faceva quasi sentire speciale, così come non avevo mai creduto di poter essere.
Più volte mi ritrovai ad aspettare per parecchi minuti, che al freddo e in solitudine mi parvero persino ore tuttavia di quella lussuosa macchina non vi era neppure l'ombra. Per diverse notti fui dunque costretto a tornare a casa a piedi ma la cosa peggiore era di dover rimanere da solo.
Io avrei tranquillamente saltato altre mille ore di sonno pur di trascorrere con Taehyung altre interminabili notti insieme eppure forse lui non la pensava come me, forse per lui non ne valeva la pena.
Inutile dire che più passavano i giorni e più la sua presenza mi mancava, mi domandai come potessi risultare così acquiescente per una persona che avevo appena conosciuto e che era appena entrata nella mia vita; ero diventato remissivo come non lo ero mai stato in vita mia e così mi ritrovai a riflettere su come Taehyung fosse riuscito ad ammaliarmi e su come io fossi riuscito ad affezionarmi tanto velocemente a lui.
Mi sentii un rimbambito e difatti mi ritrovai a pentirmi di tutto ciò che avevo fatto ma soprattutto di tutto ciò che continuavo a sperare: mi ero comportato come un ragazzino deluso che non aveva mai smesso di credere, neppure per una notte, che quel biondino sarebbe tornato a recuperare quel "grasso culo", così da lui definito, da quel locale notturno.
I miei genitori d'altra parte sembravano aver ritrovato il lume della ragione e quella fu davvero l'unica cosa positiva che accadde quella settimana; non si opposero più al mio volere e mi lasciarono stare fuori sia il giorno che la notte e malgrado i nostri rapporti rimasero distanti, non si lamentarono e soprattutto non osarono più mettermi le mani addosso. Ci ritrovavamo solo durante la cena e così ricominciammo a parlare lentamente: mio padre non mi chiese scusa e non mi apparse neppure dispiaciuto per ciò che mi aveva fatto tuttavia mi aveva fatto presente di aver trovato un piccolo lavoro che ci avrebbe permesso di pagare almeno le bollette e difatti quelle sue parole mi risollevarono quell'animo che diventa sempre più pesante con il passare dei giorni. Quel salario ovviamente non sarebbe bastato per vivere ma non potei che essere felice per quella notizia poiché avrebbe potuto dare un minimo contributo alla nostra famiglia.
Dopo aver bevuto la mia amata e abituale tazza di latte uscii di casa per dirigermi a scuola e quando arrivai a destinazione, trovai Hoseok seduto da solo sul prato. Mi strinsi nello zaino e gli andai incontro, sembrò essere immerso nei suoi pensieri e difatti non mi notò neppure, così mi sedetti accanto a lui nel mentre che aspettammo l'inizio delle lezioni e ancora prima, il suono della campanella.
"Devo parlarti" esclamò immediatamente, voltandosi verso la mia direzione e afferrandomi per un braccio.
"Buongiorno, come stai Jungkook? Oh io bene e tu?" parlai da solo, costruendo una conversazione tra due normali amici dal momento che lui non si era neppure degnato di salutarmi o di accertare le mie condizioni, al contrario era andato direttamente al sodo della questione.
"No davvero è importante" si riprese come per zittirmi. "Riguarda Yoongi" continuò abbassando il tono della sua voce generalmente tanto alta e stridula, poiché improvvisamente sembrò aver paura che qualcuno potesse sentirci o che da un momento all'altro potesse arrivare proprio Yoongi alle nostre spalle. Subito misi da parte l'ironia cosicché potessi ascoltare le parole che a breve mi avrebbe rivelato e quasi mi agitai, considerato che sapevo quanto si stesse prendendo cura di lui in quell'ultimo periodo. I miei due migliori amici trascorrevano tutto il tempo insieme e da giorni dormivano persino nella stessa stanza, pur di non lasciare Yoongi da solo con il padre, con la quale per l'appunto avevano un pessimo rapporto.
"Ho scoperto che parla nel sonno" sussurrò al mio orecchio.
"Hoseok mi stai prendendo in giro?" urlai io invece, spostandomi di poco per poi spingere anche lui.
"Stai zitto" mi riprese per poi riprendere subito a parlare. "Mentre dormiva ho sentito che sussurrava qualcosa nel sonno, ho pensato che stesse facendo un brutto sogno ma quando mi sono avvicinato per svegliarlo, ho sentito che parlava della sua infanzia" sputò il rospo finalmente, rendendomi così curioso. "Bisbigliava solo parole disconnesse ma c'entrava con suo padre ed era qualcosa legato al passato, ne sono sicuro" confessò tutto d'un fiato, da un lato preoccupato ma dall'altro curioso tanto quanto me, di sapere se era un buon metodo per conoscere gli eventi che gli avevano causato un turbamento talmente forte da non poter gestire una relazione con l'unico membro della famiglia che gli era rimasto.
La campanella riuscì a distrarmi dalle mie riflessioni e non ebbi neppure il tempo di continuare quella conversazione appena iniziata, poiché di punto in bianco fui colpito da un senso di ansia causato dal pensiero che a da lì a poco avrei dovuto sostenere le interrogazioni che avevo saltato a causa del mio vecchio incarico. Buttai tutta l'aria che avevo nei polmoni e solo dopo aver dato una pacca amichevole sulla spalla di Hoseok, entrai nell'edificio.
"Cerca di scoprire più informazioni possibili e poi ne riparliamo d'accordo?" dissi semplicemente poiché nonostante in quel periodo non avessi tempo materiale da dedicare a Yoongi, rimanevo comunque intenzionato ad aiutarlo.
Quella mattinata a scuola fu più pesante di tutte le ore che avevo trascorso a ballare al di sopra di una pedana e difatti quando il professore lasciò finalmente l'aula, io tornai al mio posto stremato come se avessi appena vissuto un incubo. Per me scienze era sempre stata l'ora più terribile tra tutte ma quel giorno sia la materia che l'insegnante mi parvero ancora più sgradevoli del solito: mi sarei volentieri sotterrato dopo la pessima interrogazione che sostenni poiché malgrado avessi studiato giorno e notte, fallì miseramente. Ero deluso da me stesso per essermi beccato una grave insufficienza ma lo ero ancora di più poiché tramite quella, avrei permesso ai miei genitori di rimproverarmi ancora.
"Questa maledetta biologia avanzata" urlai buttando giù i libri dal mio banco per distendermi interamente con le braccia.
"Oh Jungkook hai superato tutte le altre materie, dovresti gioire" cercò di rincuorarmi Hobi e sapevo avesse ragione poiché nelle ore precedenti avevo recuperato la maggior parte delle mie lacune, prendendo anche delle ottime valutazioni. "Fregatene di biologia, significa che la recupererai un altro giorno" aggiunse alzando le spalle menefreghista e dopo di ciò mi lasciò in aula senza nemmeno prima aspettare una risposta da parte mia poiché evidentemente aveva l'urgenza di dirigersi verso la mensa, il luogo dove avrebbe trovato Yoongi.
Sospirai pesantemente e dondolai con la sedia per poter fissare il soffitto; ero rimasto finalmente solo e come di consueto, mi ritrovai a pensare a quel dannato biondino. Dopo quello stupido e incompiuto patto che avevamo sancito, anche la scuola mi ricordava lui. Avevamo promesso di studiare insieme in vista del mio recupero ma soprattutto per poter accontentare la sua voglia di imparare qualcosa eppure non ebbi più alcuna notizia di lui e finì per scomparire completamente dalla mia vista, senza che nemmeno me ne rendessi conto.
Chiusi gli occhi non curandomi di poter cadere dalla sedia da un momento all'altro e mi ritrovai così a vagare con i pensieri: immaginai che mi sarebbe piaciuto studiare accanto a lui, immaginai di potermi perdere nell'osservare le piccolezze che lo avrebbero distinto come ad esempio l'impugnatura della penna o la maniera in cui sfogliava le pagine o ancora mi sarei potuto focalizzare sui suoi occhi curiosi che vagavano nella lettura dei libri. Potei solo fantasticare e così pensai che sarebbe stato divertente e senza alcun dubbio molto più coinvolgente di studiare da solo. A quella mia costatazione mi saltò per la testa un audacia che non credevo di possedere e specialmente un insolita sfacciataggine che mi fece desiderare la visione di lui che interrompeva lo studio pur approfittarsi di quella situazione intima per mettermi le mani addosso, proprio come era solito a fare in ogni occasione.
"Pagherei per riavere quelle mani su di me" sospirai, lasciando che i miei pensieri prendessero una voce.
"Quali mani?" sentii d'un tratto dall'altra parte dell'aula e balzai dallo spavento talmente tanto che finii non solo per perdere l'equilibrio della sedia ma finii anche per cadere all'indietro come una pera cotta.
Sgranai gli occhi sia per il dolore che per la sorpresa di quelle parole, mi domandai se avessi sentito bene o se fosse stata solo la mia squallida immaginazione a farmi percepire la voce di colui che tanto mi aveva fatto penare. Dal momento che non trovai la forza di rialzarmi, cercai di capire se quella fantasia, che stavo iniziando ad usare male e troppo spesso, potesse compiere dei brutti scherzi alla mia mente tuttavia, in quell'istante, l'unica cosa che riuscii ad udire perfettamente furono una risatina incontrollata e dei passi che si avvicinavano verso di me.
La sua figura alta si inginocchiò accanto alla mia, ancora dolorante e distesa per terra e senza aprire bocca, si sporse maggiormente verso di me per avvicinarsi al mio viso e finendo così per offuscare la mia vista da tutto il resto. I suoi occhi ardenti rimasero fissi sui miei per qualche secondo mentre io mi ritrovai ad abbassare lo sguardo per incrociare le sue labbra schiuse e screpolate, e come d'abitudine lo vidi passargli sopra la lingua prima di cominciare a parlare.
"Ti sei fatto male?" mi chiese ridendo sotto i baffi mentre il suo volto si dipinse con un'espressione esilarante ma allo stesso tempo cercò di mantenere una finta preoccupazione. Io d'altra parte cercai di mandare giù la saliva che alla sua vista si fece torrida e quasi inesistente; fu tutto così inaspettato che mi parve persino di sognare e poi lui era talmente bello che riuscii a mandarmi il cervello in tilt e a farmi perdere anche l'uso della parola.
Mi massaggiai la parte della testa dolorante e dopo di ciò mi rimisi in piedi, rifiutando però il suo aiuto e imprecando contro me stesso. Ero così immerso nel mondo dei sogni che la sua voce mi parve una visione e solo dopo aver strizzato gli occhi un paio di volte, compresi che Taehyung si trovasse realmente di fronte a me.
"Perché sei qui?" gridai puntandogli una qualsiasi cosa che avevo recuperato dal banco. "No anzi..." mi ripresi. "Dove sei stato in tutti questi giorni?" chiesi ancora, poiché pretendevo delle spiegazioni esaustive considerato che senza neppure avvertirmi, fosse sparito dalla circolazione per troppi giorni di fila.
"Mi stai minacciando con una penna?" chiese alzando un sopracciglio.
"Fai meno lo spiritoso e parla" ordinai.
"E perché dovrei dare spiegazioni a te?" esclamò prendendomi in giro e a quel punto indietreggiai, colpito da quelle parole.
"So che non dovresti giustificarti in alcuna maniera e né tantomeno con me" risposi mettendo da parte quell'inutile penna. "Ma volevo semplicemente poter capire il motivo per cui da un momento all'altro mi hai lasciato da solo" sussurrai a testa bassa sapendo già di risultare ridicolo ai suoi occhi.
Non volevo mentirgli al contrario se solamente me l'avesse chiesto, gli avrei detto tutto ciò che avevo provato durante quella settimana e durante la sua assenza immotivata. Quando sbirciai la sua reazione, visi sul suo viso una bozza di un sorriso e neppure un secondo dopo, a sorpresa prese un'iniziativa che ancora una volta mi lasciò impressionato.
Taehyung si avvicinò a me con cautela e una delicatezza che non avevo mai visto in lui, mi spinse fino a farmi sbattere contro il banco dietro di me mentre con un dito mi alzò il mento cosicché i nostri occhi potessero scontrarsi. Subito annullò ogni minima distanza tra noi due, facendomi così tremare a causa di quelle scosse di piacere che solamente lui sapeva provocarmi. I nostri corpi sembravano combaciare perfettamente l'un l'altro e le sue mani, quelle che tanto avevo desiderato, si erano già infilate sotto la maglia, accarezzandomi gli addominali e stringendo di tanto in tanto i fianchi, facendomi percepire immediatamente il suo calore.
"Ti sono mancato così tanto?" mi chiese con una voce particolarmente roca mentre ogni suo tocco non faceva altro che accrescere quella evidente e struggente tensione sessuale. "Lo so che ti sono mancato" parlò sempre più piano e premette la fronte sulla mia. "Mi dispiace" aggiunse infine e sgranai gli occhi per la sorpresa; ero abituato all'idea che ridesse di me e che si approfittasse della situazione per mettermi le mani addosso ma mai mi sarei aspettato delle scuse da parte sua.
"Ti ho aspettato davanti lo strip club" parlai dopo vari minuti cercando di mantenere la sua stessa calma, quando in verità sentivo il cuore esplodere dentro il mio petto. "Non mi piace che sia sempre tu a decidere quando e come vederci" dissi prendendo coraggio. "Non sono il tuo giocattolo Taehyung"
"Lo so ed è per questo che ti ho lasciato una settimana per riflettere" rispose facendomi aggrottare le sopracciglia. Dopo tutte quelle moine alla fine aveva deciso di giustificare la sua assenza e anche se non era proprio quello che mi aspettavo da lui, fui felice di poterle sentire. "L'ultima volta che ci siamo visti, mi sei apparso molto più confuso del solito così ho pensato bene di lasciarti i tuoi spazi cosicché potessi capire ciò che sta accadendo tra di noi" spiegò senza troppi giri di parole.
"Perché cosa sta accadendo tra di noi?" gli domandai immediatamente, cogliendo la palla al balzo.
"Noto che la lontananza non ti è servita poi così tanto" si burlò ancora di me e ruotai gli occhi per il nervoso. Cercai di allontanarmi da lui per comprendere appieno il suo discorso; averlo a quella distanza mi bloccava l'uso della parola ma ancora di più mi danneggiava il meccanismo di comprensione, così poggiai le mani sui suoi avambracci e feci forza per potermi distaccare dalla sua presa, tuttavia lui non me lo permise e mi circondò il bacino con entrambe le braccia.
Mi piaceva quando mi toccava in quel modo.
"Non so se sia servita a qualcosa o no ma sai, non mi piace avere le cose in maniera facile" parlò vagando con lo sguardo, come se stesse preparando un discorso. "Quel giorno nel mio studio eri strano, sembravi avere molte cose per la testa ed io non volevo confonderti maggiormente" continuò e finalmente capii. "Spero solo che tu ora abbia le idee un po' più chiare" disse infine facendomi sentire uno stupido.
Quella che avevo creduto fosse stata un'agonia e un'azione del tutto egoista in realtà per lui era un stato un gesto premuroso e da apprezzare; io di certo non avrei mai voluto che Taehyung si allontanasse da me, specialmente per quella motivazione sciocca e priva di fondamento ma non potei far altro che sorridere.
In quei giorni ero stato talmente occupato nel cercare il giusto motivo per cui Taehyung fosse sparito che finii per trascurare i miei sentimenti e difatti non cercai mai di comprendere le emozioni che quel bacio mi aveva trasmesso.
Ero consapevole che Taehyung mi piacesse, era quasi scontato, d'altra parte però non avevo mai pensato ad un ragazzo sotto quel punto di vista, ragion per cui quella situazione ai miei occhi appariva nuova ma soprattutto tanto strana.
"Lo sai che io non pretendo nulla da te" parlò dopo un paio di minuti lasciandomi intuire il significato di quelle semplici e brevi parole; lui non sentiva il bisogno di esigere niente da me e di conseguenza neppure io mi sarei dovuto aspettare nulla da lui. "Vorrei solo che smettessi di provare paura" continuò e pensai che avesse colto il punto esatto di tutti i miei timori.
La verità era che io avevo paura di quelle sensazioni che continuavano a mettermi in subbuglio lo stomaco e i pensieri. Percepivo la necessità di dover dare un nome a quell'emozione che provavo dentro di me ma non riuscivo a comprendere se fosse solo un'effimera ebbrezza destinata a durare poco, una semplice adrenalina provata per qualcosa di nuovo o se fosse davvero un'infatuazione.
"Vorrei che cominciassi a fare ciò che senti realmente" spiegò calmo spostandosi di lato e soffiando contro la pelle del mio collo. Il suo tono era rilassante, talmente tanto che smisi di divincolarmi e piuttosto chiusi gli occhi per godermi appieno le sue movenze e il suono gradevole della sua voce.
Si, mi era mancato terribilmente tanto ma mai l'avrei ammesso dinnanzi a lui.
"Ma soprattutto vorrei che mi concedessi il via libera" continuò arrivando a poggiare le sue labbra sul mio collo ma non mi baciò mai, continuò semplicemente a parlare. "So che le mie voglie sono anche le tue perciò devi solo lasciarti andare" disse infine e con quelle parole capii esattamente a cosa si riferisse.
Il giorno in cui mi risvegliai nella sua azienda ero stanco e agitato per diverse ragioni e forse proprio a causa di quelle non riuscii a stare al passo con gli sfizi e le reali intenzioni di Taehyung. Avevo capito da tempo che volesse di più da me ma era stato tanto bravo a temporeggiare e a farmi credere che gli importasse davvero qualcosa di me, al contrario quel giorno mi diede l'impressione di avere un solo e unico obiettivo. Non volevo che mi usasse solo per i suoi scopi, forse volevo di più da Taehyung ma era chiaro, dal modo in cui mi stava parlando, che lui non era pronto e disposto a fare lo stesso. Ero sempre più confuso e improvvisamente, senza pensarci troppo, gli feci una domanda che mai avrei creduto di poter fare.
"Tu provi qualcosa per me?" gli chiesi e subito mi sentii un bambino delle elementari, era imbarazzante allo stesso tempo però sentivo il bisogno di udire delle conferme da parte sua per potermi lasciare andare sul serio.
"Credevo di avertelo fatto capire ormai" disse semplicemente alzando le spalle. Non era la risposta che mi aspettavo di ricevere.
Io in cuor mio sapevo di provare qualcosa per lui e magari anche lui in cuor suo sapeva di provare qualcosa per me, forse entrambi eravamo confusi o forse semplicemente quel sentimento era così nuovo per entrambi da non riuscire a comprendere che ciò che provavamo non era sola attrazione fisica o tensione sessuale ma era ben altro, qualcosa di più complesso. Per la prima volta entrambi sapevamo di provare qualcosa ma allo stesso tempo nessuno sapeva di essere corrisposto dall'altro. Era così dannatamente difficile aprire il proprio cuore a qualcun altro? Era così imbarazzante ammettere un innamoramento? Ma più di tutto era così complicato viversi un rapporto senza il bisogno di doverlo etichettare per forza?
Quella settimana di vuoto sarebbe dovuta servire per riordinare i sentimenti che provavo verso Taehyung tuttavia non ne ero stato in grado, ad ogni modo però quella mancanza mi fece aprire gli occhi su un'altra questione; capii di voler vivere quella relazione senza alcuna preoccupazione e lui peraltro pareva avere la mia stessa visione.
Era ovvio però che se avessimo voluto provare a vivere serenamente ciò che stava per nascere avremmo dovuto mettere le nostre paure da parte: io avevo timore che per lui fosse tutto un gioco ma ancora di più ero terrorizzato dalla società e dalle persone che avrebbero giudicato la nostra possibile relazione mentre Taehyung pareva semplicemente avere paura di sé stesso e alle volte mi dava l'impressione di essere bloccato a causa di quel misterioso passato.
Io di natura ero parecchio paranoico e il fatto che Taehyung mi lasciasse costantemente nel baratro, evitando di rispondere alle mie domande e continuando a compostarsi in modo indecifrabile, non mi aiutava affatto. Mi stropicciai gli occhi e sospirai rassegnato perché ancora una volta per lui, sapevo di dover stringere i denti e di dovermi accontentare di ciò che riusciva a darmi, rischiando costantemente una fregatura.
Proprio in quel preciso instante Taehyung mi sorrise e si avvicinò velocemente a me, come se mi avesse letto nel pensiero. Mi lasciò solo un veloce bacio sull'angolo della bocca e in quell'istante pensai che lui e i suoi modi di fare fossero una tortura atroce ma che allo stesso tempo fosse la tortura più piacevole del mondo e dunque mi ritrovai a pensare che mi sarei fatto torturare volentieri, ancora per molto.
"Mi fa piacere che siano guarite" bisbigliò accarezzandomi la guancia, riferendosi alle ferite che lui stesso mi aveva causato qualche settimana prima.
"Taehyung io devo chiederti una cosa urgente" esclamai d'un tratto euforico spingendolo per farmi spazio, staccandomi definitivamente dal suo corpo a causa di un improvvisa illuminazione. Lui mi guardò stranito mentre io misi le mani sui fianchi e con un sorriso beffardo gli porsi la domanda.
"Come te la cavavi con biologia avanzata?"
Spazio Autrice
Doppio aggiornamento questa settimana perché sono presa a bene e non ho molte cose da fare ultimamente, poi non vedo l'ora di arrivare al capitolo piccante quindi questi li sto pubblicando velocemente.
Volevo ringraziarvi per continuare a leggere la mia storia nonostante io vi abbia fatto aspettare parecchio, davvero grazie io non me l'aspettavo <3
Comunque ci tengo a dire che in questi ultimi capitoli ho inserito dei dettagli che sembrano superficiali ma che in realtà non lo sono, Jungkook comincia a stare male fisicamente: lo è stato quando è uscito dallo strip club dinnanzi a Taehyung e anche ora comincia a prendere dei medicinali nella speranza di stare meglio. Non è solo stanchezza, cosa sarà?? non voglio mettervi ansia.
Per quanto riguarda i taekook, sono sempre più vicini e a quanto pare malgrado tutte le paranoie e le risposte non date hanno intenzione di viversi la loro storia senza etichette ma per quanto durerà??
UN BACIO VI AMO ^^
-Federica
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