23. La rivista
Certi giorni, e quello era sicuramente uno di quelli, mi sembrava di sprofondare in un luogo oscuro in cui non sapevo come muovermi per rimanere indedde a tutto quel male che mi circondava, era un luogo in cui regnava il caos più totale ed era causato e dettato da me in prima persona. Mi sentivo confuso, stordito come se avessi appena dormito per mesi o mi fossi risvegliato dopo un lungo coma in cui non solo non ero riuscito a muovere neppure un muscolo, facendoli così intorpidire tutti ma era come se il mondo attorno a me fosse andato avanti, tutti continuavano a muoversi in maniera frenetica mentre io, continuavo a rimanere fermo e immobile nella stessa posizione di sempre. Tutte le persone che conoscevo e persino gli sconosciuti facevano baccano mentre io mi sentivo come se stessi urlando ma che allo stesso tempo nessuno riuscisse a sentirmi.
Continuavo a sentirmi fuori luogo, un pesce fuor d'acqua e mai abbastanza nelle situazioni che mi circondavano. Nessuno oltre i miei genitori mi avevano fatto sentire in quella maniera ma forse, proprio perché quelle che sarebbero dovute essere le figure che più mi avrebbero dovuto rispettare e soprattutto sostenere in tutte le scelte, non facevano altro che screditarmi e rovinare tutto ciò che cercavo di costruire.
Avevo sentito i miei genitori litigare, dire di non amarsi più e li avevo anche sentiti addossare tutte i loro mali a me, che ero il loro unico figlio e che peraltro facevo sempre di tutto per accontentarli e renderli felici; era sempre stato quello il mio scopo e forse era quello il motivo per cui ora ero infelice e sconnesso dal mondo intero. Avevo sottovalutato la situazione che mi accerchiava poiché avevo da sempre cercato di essere positivo nella speranza che le cose tra noi potessero un giorno migliore ed essere magari una famiglia, proprio come quelle che avevano i miei compagni di classe.
Mi ero da sempre sentito diverso ma non avevo mai dato loro la colpa, almeno sin a quel momento. Ero deluso, arrabbiato e probabilmente non li avrei mai perdonato del tutto; mi avevano mortificato e fatto persino del male fisico che non credevo affatto di meritare.
Avrei fatto di tutto per loro; mi ero preso cura della casa e alle volte mettendo da parte anche la mia adolescenza, avevo sofferto la solitudine in silenzio pur di non fargli pesare tutte le loro ore lavorative tuttavia quando presi coscienza che loro non avrebbero fatto lo stesso per me, giurai di non ripetere ancora quell'errore. Non avrei più fatto nulla per loro e se avessi deciso di continuare a lavorare, sarebbe stato solo ed esclusivamente per me stesso.
Mi ero impossibile non pensare a quello schiaffo in pieno volto, motivo per cui continuavo a rimuginare come se quello fosse stato il torto più grande che avessero potuto farmi; per un attimo con le palpebre ancora chiuse mi sembrò di sognare quel momento o di immaginare in loop quella visione, persino nei miei sogni.
Quando la mia mente cominciò a partorire dei pensieri logici, capii di essermi definitivamente svegliato così in maniera lenta ma soprattutto a fatica, aprii gli occhi per abituarmi alla forte luce del sole, che all'inizio per il disorientamento non riuscii neppure a capire da dove provenisse. Quando però la visione di fronte a me fu più chiara, mi misi subito a sedere con la schiena diritta poiché compresi di non essere nella mia camera e così sussultai per la preoccupazione.
Mi guardai intorno e senza alcuno sforzo riconobbi lo studio del biondino, mi bastò davvero poco nonostante fossi ancora stordito e confuso dalla notte precedente, tuttavia la paura svanì immediatamente poiché sebbene non fosse un posto che apparteneva a me, mi era comunque tanto familiare.
Mi stropicciai gli occhi per cercare di svegliarmi in fretta e mi alzai sentendo un gran dolore alla schiena, che portò poi a lamentarmi e allo stesso tempo a chiedermi il motivo per cui mi trovassi lì ma soprattutto perché ero rimasto a dormire in un posto talmente scomodo.
Mi stirai i muscoli, cominciando a sentire il tipico rumore dello scrocco e cercai nel frattempo di tornare indietro con la memoria tuttavia l'unica cosa che mi ricordai fu la mia improvvisa stanchezza e il buon odore di Taehyung, tutto il resto sembrò scomparire. Non ricordai nessun dettaglio e il solo pensiero di aver passato tutta la notte in un luogo che era solo riservato al proprietario mi mise agitazione, ma ancora peggio ero terrorizzato dalla sensazione di aver fatto qualcosa di cui poi mi sarei sicuramente pentito.
"Se fosse successo qualcosa di serio con Taehyung, non mi sarei trovato a dormire in una sedia" cominciai a riflettere ad alta voce malgrado fossi solo. "Quindi posso stare tranquillo giusto?" continuai mentre facevo avanti e indietro in quella gigantesca stanza vuota.
Ero confuso e immerso tra le mille ipotesi che mi vennero in mente fino a che il mio sguardo non si posò su un piccolo quadretto, poggiato su uno scaffale accanto ai vari libri ed enciclopedie. Senza pensarci due volte, forse per cercare una qualsiasi distrazione, lo afferrai e osservai la figura attentamente: era ritratta una donna di mezza età con i capelli corti castani e gli occhi scuri, aveva un sorriso puro e sincero quasi simile a quello di Taehyung e all'improvviso granai gli occhi al solo pensiero che fosse sua madre. Mi vennero i brividi nel vedere le loro somiglianze e pensai che per tenerla lì con sé doveva sicuramente essere una persona importante per lui così diedi per scontato che fosse una foto della madre e mi girai la cornice tra le mani notando una frase sul retro.
"Non ho potuto salvarti, ma ti ho vendicato"
Lo lessi ad alta voce e cercai invano di capire a cosa potesse riferirsi, anche sulla base delle informazioni che avevo appreso il giorno precedente durante le mie ricerche tuttavia non riuscii a fare alcun collegamento; io sapevo troppo poco e d'altro canto lui non si decideva a raccontarmi nulla. La sua storia era più complessa di quanto avessi mai potuto immaginare, ragion per cui mi era impossibile arrivare a conclusioni accertate. Cercai di ragionare da cosa avrebbe dovuto salvare quella donna e soprattutto con chi e come si vendicò ma dei passi provenienti dall'esterno mi spaventarono, così sentendo in estremo difetto, posai di fretta e furia il quadretto e mi spostai completamente dallo scaffale, in modo che non sospettasse di nulla.
La porta si aprì lentamente come per non voler far rumore e quando la testolina luminosa di Taehyung sbucò all'interno dello studio, mi sentii sollevato ma nello stesso tempo intimorito.
"Sei sveglio finalmente" esclamò sorridente, probabilmente contento di vedermi in piedi e difatti il silenzio che pareva voler inizialmente mantenere si dissolve nell'aria e si trasformò in rumore, provocato sia dalla botta che fece la porta e sia dalle sue parole. Si avvicinò e mi persi ad ammirarlo: indossava un completo elegante e curato nei minimi dettagli, era di un tessuto caldo e sicuramente anche di marca, nero e attillato, tanto da far risultare tutte le sue bellissime curve. Quella volta persino la cravatta era stretta attorno al suo collo mentre tutte le altre volte l'avevo visto portarla in maniera lenta ma del tutto sensuale e mi piaceva da matti vedere come riusciva a trasformare un'indumento di classe in qualcosa di molto casual. Non l'avevo mai visto in quel modo e difatti quella visione mi lasciò ancora una volta senza fiato.
Aveva in mano tantissime cartelle che posò in maniera non molto ordinata sulla scrivania, la stessa nella quale qualche secondo prima stavo riposando io, per poi rivolgermi tutta l'attenzione. Si voltò verso di me con ancora quel sorrisino sul viso e mi scompigliò i capelli con una mano.
"Buongiorno" esclamò con un tono che mi fece intuire che fossi rimasto a dormire per molto tempo.
"Che significa finalmente?" ripetei con un pizzico d'ansia la sua iniziale frase, aggrottando le sopracciglia. "Che ore sono? Ti prego Taehyung non mi dire che ho saltato la scuola" lo supplicai come se potesse portare indietro le lancette dell'orologio, nel caso la sua risposta fosse stata positiva.
"Dipende da che lato vediamo la questione" cercò di prendersi tempo.
"Che significa?" urlai dato che intuii dalla sua espressione che mi stesse prendendo in giro.
"Si può entrare a mezzogiorno?" chiese retorico e mi misi le mani nei capelli per lo stress; la coordinatrice mi avrebbe sicuramente ucciso se avessi continuato con quel pessimo andamento.
Subito pensai che i miei amici, i miei genitori e compreso Taehyung avessero ragione nel credere che non avrei potuto farcela, anche se avrei tanto voluto dimostrare il contrario; non stavo affatto andando bene a scuola ed ero consapevole che la colpa non fosse solo dovuta al compito che mi ero stato affidato dal preside ma anche dal lavoro che avevo appena cominciato.
Sentivo di star accumulando tante cose, tutte differenti tra di loro e se prima credevo di potercela fare, ora mi rendevo conto di quanto arduo fosse come lavoro. Malgrado quella consapevolezza però sentivo il bisogno di continuare a provare, nel tentativo di trovare un buon equilibro in quel pazzo ritmo che mi sfiniva al livello fisico e portava anche la mia mente ad una confusione demoralizzante, sebbene fossero trascorsi solamente due giorni.
"Ti senti meglio?" mi chiese calmo, tornando a sistemare i fogli e in generale tutta la roba al di sopra della sua scrivania.
"Mi hai lasciato dormire su una sedia, secondo te come dovrei stare?" risposi con un tono di voce che era l'opposto del suo. "È ovvio che sto peggio di ieri ed è tutta colpa tua" gli puntai un dito.
"Ehi ragazzino frena" mi stoppò, tornando al suo tono di sempre. "Sei praticamente svenuto sulla mia scrivania, ringrazia che ti abbia lasciato tenere le chiappe su quella sedia" disse come per difendere ciò io avevo appena denigrato.
"E tu che hai fatto per tutto questo tempo? Potevi svegliarmi sai?" esclamai perdendo la pazienza e sbuffando, visto che mi sembrava di aver perso l'intera mattinata per nulla
"Ieri mi hai fatto preoccupare" disse d'un tratto inaspettatamente, facendo così sciogliere tutti i nervi che stavano affiorando sulla mia pelle. "Non mi è piaciuto lo stato in cui ti trovavi perciò ho preferito lasciarti dormire" disse scrollando le spalle e facendo poi una breve pausa, nella quale si voltò verso di me per mostrarmi ancora quel suo sorrisetto, quella volta però parava avere un altro scopo e difatti mi irritò. "Mentre per quanto riguarda me..." fece finta di pensarci su, portandosi una mano sul mento. "C'è un divano abbastanza comodo in un'altra stanza perciò sai ho dormito una favola" disse infine allargando le braccia e portandosele dietro la nuca.
"Sei uno stronzo" sussurrai mentre lui rise, finendo di contagiare anche me sebbene non avessi la reale voglia di ridere. Ero ancora leggermente stanco e probabilmente se mi fossi trovato su un letto, piuttosto che su una sedia, non mi sarei proprio svegliato.
Taehyung mi guardò negli occhi prima di cominciare a camminare verso di me in un modo fin troppo provocante; senza rendermene conto deglutii la poca saliva che mi rimaneva in bocca e sebbene fossi rimasto immobile, quasi con i piedi piantati al suolo, sentito l'urgente bisogno di cambiare direzione pur di scappare dalle grinfie del biondino. Io non potevo ancora dire di conoscerlo bene come persona tuttavia potevo essere certo di riuscire ad intuire con un solo sguardo le sue intenzioni e ancora più facile era riuscire a fiutare la tensione che emanava il suo corpo. Non ci volle molto a capire che, sia per me che per lui, sarebbe bastato davvero poco per modificare quel contesto e difatti ero certo che a breve avrebbe preso tutt'altra piega.
Rimasi immobile mentre Taehyung si allentò la cravatta; lo vidi compiere quel gesto e mi sembrò che lo stesse quasi facendo a rallentore, in realtà però era la mia mente a prolungare quella visione celestiale che mi si presentò davanti, per il semplice motivo che non volevo finisse. Le sue dita lunghe finirono per percorrere tutta la lunghezza della cravatta e prima di aprire bocca, lo vidi inumidirsi le labbra, facendomi così deglutire ancora, questa volta però a vuoto.
"Questo stronzo, come lo chiami tu, ha lavorato tutta la mattina di sotto pur di lasciarti riposare in pace e mi ringrazi così?" anche il suo tono di voce era cambiato.
"Come dovrei ringraziarti allora?" chiesi quasi ipnotizzato da lui e da tutte le sue mosse.
"Non lo so, ci sono tanti modi per farlo" sussurrò accarezzandomi il collo, le sue dita disegnarono qualcosa sulla mia pelle e così chiusi gli occhi come per voler indovinare le carezze che stava percorrendo su di me. Per un attimo i suoi tocchi attenti mi provocarono anche il solletico tuttavia non riuscii a sorridere poiché neppure un secondo dopo, con la mano scese un po' più giù, fermandosi sulle mie clavicole. "Invece di chiederlo a me, dovresti prima porti tu la domanda" mormorò ancora provocandomi dei brividi su tutto il corpo. "Vuoi ringraziarmi in qualche modo?"
Cazzo!
La sua voce roca mischiata alla sua vicinanza e alle sue mani su di me mi fecero perdere la testa, tutto quello mi parve impossibile da sopportare e se da un lato il suo comportamento suscitava in me una certa devozione nei suoi confronti dall'altro non sapevo ancora come reagire ai suoi continui giochetti.
Fortunatamente o sfortunatamente, il telefono riposto all'interno dei miei jeans, prese a squillare con una certa veemenza. Sussultai quasi spaventato da quell'improvviso rumore mentre lui, al contrario inizialmente rimase impassibile e solo dopo, sospirò come infastidito tuttavia non ebbi il tempo di osservarlo perché feci un passo indietro per allontanarmi e per sfilare il cellulare dalla tasca. Sullo schermo apparì il numero di mio padre e mi bloccai nel guardarlo; al solo pensiero delle sue crude parole, il sangue mi si congelò nelle vene e al ricordo della sua minaccia, non risposi quasi di proposito, sapendo che l'avrei fatto arrabbiare più di quanto non lo fosse già.
"Come mai non rispondi?" domandò frettolosamente, come se non fosse davvero interessato nel sentire la risposta e mi parve quasi felice del fatto che fossi di nuovo libero e totalmente disposto alle sue voglie e ai suoi capricci, tuttavia mi venne automatico rispondere in modo serio alla sua domanda, malgrado la consapevolezza che non me l'avesse posta con l'intento di sentirmi parlare.
"Perché non ho alcuna voglia di litigare" dissi quasi piagnucolando, stanco dalla mia situazione familiare e da tutte le loro pressioni. Avrei fatto di tutto per renderli felici, per essere quel figlio perfetto che tanto desideravano però qualsiasi cosa facessi sembrava che non andasse bene e ogni giorno mi convincevo di più che fossi io il problema. Forse non riuscivo a comportarmi nel modo che loro avrebbero voluto e nonostante io ci provassi con tutte le mie forze, per loro rimanevo un ragazzo insignificante, mediocre e mai all'altezza.
"Io non voglio più tornare a casa Taehyung" parlai ancora e finalmente le lacrime fuoriuscirono dalle mie iridi; sentivo talmente la necessità di piangere che non importava più se avessi la sua figura dinnanzi a me o se avessi appena rovinato un momento che sarebbe potuto diventare memorabile.
"Oh no che ti prede?" esclamò di getto il biondo, mettendo le mani avanti e cogliendo nel suo sguardo il panico più totale nel vedere i miei occhi pieni di lacrime. "Ti prego non scoppiare a piangere, io non so che fare" continuò e non potei far altro che scoppiare a ridere per quella sua esilarante reazione sebbene le lacrime continuarono ad uscire senza che me ne rendessi conto. Vedere Taehyung allarmato per così poco, mi fece intendere quanta poca familiarità e poco contatto avesse con la gente e se lui mi parve tanto dolce, al contrario io mi sentii solo tanto ridicolo; avevo trattenuto quel pianto per troppo tempo così alla prima sbandata mi ritrovai a piangere come un bambino.
"Forse è meglio che io vada" sussurrai asciugandomi velocemente le guance e sorpassando la sua figura, che però non mi permise di compiere più di un passo.
"Cosa? Ma che stai dicendo?" parlò con gli occhi grandi. "Non puoi andartene in queste condizioni" me lo vietò con un tono dolce. "Perché non ne parliamo prima?" chiese e se prima mi diede l'impressione di voler starmi vicino solo a livello fisico, in quel momento mi sembrò voglioso di starmi vicino anche mentalmente. Io riuscii a percepire il suo sforzo nel dirmi quelle parole e difatti provai a sorridergli tuttavia l'ultima cosa che volevo, ero risultare un peso per lui.
"Non voglio essere di troppo" ammisi cercando di andarmene ma ancora una volta non me lo permise; mi afferrò il polso e per un attimo ebbi come la sensazione che volesse baciarmi di nuovo.
"Non sei di troppo Jungkook" lo disse così prontamente che quasi ci credetti. "Non pensarlo mai" sussurrò con uno sguardo sincero, lasciandomi il polso solo per cingermi la vita e avvicinarmi a sé mentre con l'altra mano mi asciugò le lacrime. "Ti prego Jungkook resta qui con me" aggiunse e quasi scoppiai a piangere ancora per tutte le attenzioni che mi dava e che pensavo di non meritare. Era uno strano periodo per me; mi sentivo vacillare nel vuoto e nel buio più totale ma la cosa ancora più strana era che l'unico punto di luce sembrava essere proprio Taehyung, per questo motivo mi lasciai andare e mi fiondai sulle sue braccia.
Mi accasciai sul suo petto sotto il peso dei miei singhiozzi mentre lui rimase inizialmente immobile, come spaventato da quell'abbraccio inaspettato, un secondo dopo però mi accarezzò dolcemente la schiena e mi strinse di più a sé per confortarmi. Era la prima volta che i nostri corpi si scontravano in quel modo; senza alcuna malizia ma solo stretti l'un l'altro in un silenzioso abbraccio e così, in quella posizione, pensai che sarei voluto restare tra le sue braccia per sempre.
"Perché non ti dai una sistemata e ti rilassi un po'?" disse accarezzandomi la nuca mentre mi distaccai per guardarlo, sembrava così diverso dalla prima volta che lo vidi ma mi piaceva ogni giorno di più in tutte quelle sue sfaccettature. "Sono sicuro che con una doccia ti sentirai meglio" esclamò ed io annuii lentamente come se avessi accettato ancora prima di poterci riflettere su, di conseguenza avevo anche accettato di rimanere con lui, nella sua azienda.
Quelle parole mi confortarono ma non potei evitare di sentirmi piccolo di fianco alla sua figura, per me colossale.
Io fingevo tanto di essere forte e sempre pronto a nuove sfide eppure mi ritrovavo a stare male per le piccole cose che mi accadevano; in quell'istante mi resi conto di quanto provassi a giocare a fare l'adulto mentre al contrario Taehyung lo era per davvero. In quell'istante io mi sentii ancora un bambino, uno di quelli che era solo capace di piangersi addosso e che si lasciava consolare da un suo coetaneo, poiché desideroso di avere un appoggio mentre lui a differenza mia ero davvero autonomo e dipendente, aveva tutto e non aveva perciò bisogno di nessuno.
"Dai che poi ho una cosa per te" esclamò mettendomi le mani sulle spalle, spingendomi così verso una porta bianca. Notai nelle sue parole il tentativo di farmi sorridere ma non trovai comunque la forza di rispondere, nonostante fossi curioso di sapere a cosa si riferisse.
Una volta dentro il bagno, chiusi la porta alle mie spalle e mi guardai intorno solo per un attimo: vi erano delle mattonelle bianche accostate a delle mattonelle grigio scuro e in una sola stanza erano presenti sia la doccia che una grande vasca colma di creme e cosmetici sia per il corpo che per i capelli. Era evidente che il biondino si trattasse bene e se erano presenti tutte quelle robe nel bagno aziendale, non potrei neppure immaginare come fosse quello di casa sua. Risi quasi istericamente quando pensai che il suo bagno fosse più grande della mia intera camera da letto ma cercai di calmarmi poiché non volevo che Taehyung mi sentisse e dunque che pensasse che fossi diventato pazzo.
Come da suggerito, entrai in doccia e cercai di rilassarmi attraverso l'acqua calda che in men che non si dica prese a scorrere fluida sul mio corpo teso.
Dopo essermi schiumato e infine risciacquato, rimasi per un attimo a pensare a quello che stava accadendo nella mia vita e a quante persone in quel momento avrebbero voluto essere al mio posto; avevo appena dormito all'interno del suo studio e ora mi stavo anche lavando mentre nella stanza accanto vi era il ragazzo più celebre della Corea, colui su cui reggeva l'intera economia del paese. In sostanza stavo usando una delle aziende più importanti del paese come se fosse un hotel e in più avevo anche la possibilità di trascorrere del tempo con Taehyung.
Era esilarante la differenza che vi era tra me e lui ma ogni qual volta che i miei occhi incontravano i suoi, il famoso figlio dei Kim scompariva e riuscivo a vederlo come un normale ragazzo della mia età; solo molto più bello e dannatamente ammaliante di tutti gli altri miei coetanei.
Presi l'unica accappatoio che era presente e solo dopo averla indossata, mi ritrovai ad annusarla per sentire ancora quel profumo che mi mandava letteralmente in estesi, tuttavia sussultai quando la porta si aprì di scatto.
"Cazzo Taehyung almeno bussa prima" urlai dalla vergogna perché si era fiondato dentro come se fosse una stanza vuota.
"Se avessi saputo che avevi già finito, sarei entrato un po' prima per vederti nudo" ammise senza alcuna difficoltà mentre io diventai rosso come un peperone cercando di cacciarlo e di spingerlo fuori. "Ehi aspetta non mandarmi via così" disse e mi bloccai immediatamente, come incantato dai suoi occhi e da ogni singola parola che usciva dalla sua bocca. "Ti ho portato dei vestiti puliti" esclamò mentre la nostra distanza diminuiva sempre di più, come d'altronde ogni volta che ci ritrovavamo a parlare.
"Grazie" dissi facendo un passo indietro ma non mi diede neppure il tempo di allontanarmi che prontamente afferrò la cinta dell'accappatoio cosicché il mio corpo potesse scontrarsi con il suo.
"Perché ho l'impressione che tu oggi mi voglia evitare?" mi chiese scrutandomi da vicino ma la verità era non sapevo come rispondere a quella sua impressione, poiché non la conoscevo neanch'io. Non sapevo cosa mi stesse prendendo ma forse, dopo tutto quello che era successo tra di noi ma anche in generale nella mia vita, avevo solamente bisogno di un po' di più tempo per pensare prima di agire.
Io e Taehyung ci eravamo baciati ma non avevo ancora avuto il tempo di metabolizzare e prima di continuare con quella storia, avevo il diritto di capire i miei sentimenti e soprattutto i suoi. Non volevo che giocasse con me ed io non pretendevo nemmeno una relazione seria da lui tuttavia volevo solo che ne parlassimo insieme, anche se non mi sentivo ancora pronto per affrontare l'argomento.
"E perché io ho l'impressione che tu muoia dall'idea di baciarmi di nuovo?" lo provocai mente alcune goccioline dei miei capelli bagnati gli caddero sul viso. Fu quasi sorpreso dalla mia domanda ma non si lasciò sopraffare e rispose ancora una volta con quella fastidiosa sincerità che ogni volta non mi aspettavo.
"Perché forse voglio davvero baciarti ancora..." bisbigliò sfiorando con un dito il mio petto nudo e rabbrividì a quel semplice tocco. Stavo lottando contro quel desiderio di lasciarmi andare completamente, di arrendermi al suo volere che del resto era anche un po' mio, tuttavia mi opposi ancora e indietreggiai. Cercai di dire qualcosa ma lui mi anticipò, restando tranquillo come se non gli importasse nulla di quella specie di rifiuto.
"Va bene" disse lasciando la presa su di me. "Allora vestiti, asciugati i capelli e poi raggiungimi" ordinò chiudendosi la porta alle spalle.
Tirai un sospiro di sollievo quando mi lasciò da solo ma quasi mi presi a schiaffi per il comportamento che stavo assumendo con l'unica persona che mi stava davvero dando una mano. L'unica cosa che mi rincuorò fu vederlo indifferente al mio scarto, era talmente sicuro di sé stesso che persino il mio rifiuto passò in secondo piano.
Quando i miei lunghi capelli furono asciutti, mi levai l'accappatoio per indossare gli indumenti che mi aveva portato Taehyung e mi accorsi che i suoi vestiti mi stavano a pennello: mi diede una larga tuta firmata e una maglia a maniche corte poiché nonostante fuori ci fosse freddo, dentro il suo studio c'era un ottima temperatura.
Quando uscii dal bagno sentii nuovamente quella strana sensazione di casa che non voleva lasciare la mia pelle ma cercai di scacciare quel pensiero sciocco e mi diressi verso di lui più confuso che mai.
"Cos'è che dovevi darmi?" chiesi immediatamente.
"Mi piace come ti stanno i miei vestiti" mormorò sognante da dietro la scrivania.
"Allora?" insistetti e a quel punto sorrise e prese in mano una rivista.
"Ecco quella che ti avevo promesso" esclamò porgendomela. "La settimana prossima uscirà al pubblico ma tu mi hai detto che la volevi prima per chissà quale losco motivo, quindi è tua" continuò e nel frattempo la presi per poterla sfogliare. Tutti gli scatti erano perfetti e difatti non mi limitai con i complimenti, lo elogiai per la sua innata bellezza e naturalezza davanti la fotocamera, facendo così alzare maggiormente il suo ego.
"È anche un po' merito tuo" sussurrò guardando altrove e sgranai gli occhi perché quelle parole erano davvero le ultime che mi sarei aspettato. Io non avevo fatto nulla di importante se non supportarlo e insegnargli qualche passo della boxing ma ero felice che mi diede quel riconoscimento.
"Grazie" dicemmo all'unisono per dei motivi diversi e poi ci lasciammo andare ad un risata impacciata.
Il destino ci aveva fatto incontrare in una maniera del tutto casuale ma quella rivista ci aveva permesso di unire le nostre vite in una sola e proprio per quella ragione pensai che quelle semplici pagine, rappresentassero noi in tutto e per tutto. In quell'istante promisi di conservarla come una delle cose più preziose al mondo, l'avrei custodita come simbolo del nostro quel qualcosa che magari un giorno avrei potuto chiamare diversamente.
Per gli altri sarebbe stata l'ennesima pagina che riguardava il figlio dei Kim ma per noi era ciò che aveva modellato e caratterizzato il nostro rapporto.
Quella rivista semplicemente segnava l'inizio di tutto quello che stavamo diventando.
Spazio Autrice
Sono tornata più velocemente del previsto su richiesta di una ragazza che ha molti pregi ma la pazienza non è tra questi. Ciao rebs grazie per ricordarmi l'aggiornamento ti amo.
Lasciatemi commenti di supporto che ne ho bisogno e dato che le cose piccanti piacciono a tutti ci tengo ad avvisarvi che i capitoli spicy stanno per arrivare^
-Federica
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